IN NOME DI CORRADO ALVARO, LO STATO
RIDIA DIGNITÀ AL PAESE DI SAN LUCA

di SANTO STRATI – Oggi è l’anniversario della nascita di Corrado Alvaro. 130 anni fa vedeva la luce a San Luca uno dei più grandi scrittori del Novecento. Ma c’è poco da festeggiare: il Comune è stato commissariato per mafia, la terza volta in 22 anni, ma in realtà dallo scorso maggio era senza Consiglio comunale, dopo la naturale decadenza del sindaco Bruno Bartolo. Lo reggeva fino al 27 marzo, data del decreto di scioglimento un commissario, Rosario Fusaro, che peraltro è stato cooptato nella terna prefettizia che dovrà occuparsi del Comune per 18 mesi, come prescrive la legge.

Proprio di recente San Luca ha subito l’onta dell’azzeramento del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Corrado Alvaro (che ha sede nella casa natale dello scrittore) con palate di fango gettate senza ritegno sul Presidente, il massimo esperto italiano di Corrado Alvaro (e non solo), Aldo Maria Morace e sui componenti del CdA. E alcuni mesi prima analogo trattamento era stato riservato al sindaco-galantuomo Bruno Bartolo. Insomma, San Luca nel mirino dello Stato come male assoluto, come cancro da estirpare in nome di una legalità che – ci permettiamo di osservare – sembra però pelosa e cieca.

Non si può far passare tutti i sanluchesi come delinquenti abituali, in stretta connessione con la ‘ndrangheta, così come non si può colpire nel mucchio senza che sussistano inequivocabili indizi di malaffare e prove concrete di infiltrazione mafiosa.

Intendiamoci, la mafia – quella sì – è un cancro da estirpare che ha fatto tante vittime (morti ammazzati o perseguitati e afflitti con le peggiori angherie e prepotenze) e, inoltre, ha rovinato la reputazione di una terra bellissima epperò abbandonata da tutti (incluso lo Stato).

Uno Stato che si è dimenticato a lungo del Sud e tutto fa tranne che porgere una mano d’aiuto a San Luca che chiede da tempo immemorabile un intervento importante per il ristabilimento dell’ordine e della legalità.

Dov’era lo Stato quando su nomi e cognomi di mafiosi conosciuti nulla veniva fatto? E dov’è adesso lo Stato che pensa di risolvere tutto con una, pur rispettabilissima, terna prefettizia a commissariare un Consiglio comunale decaduto dieci mesi fa e mai rieletto, perché nessuno presenta la una candidatura?

La risposta non è lungo il torrente Bonamico né nel vicino Santuario di Polsi, anche questo vittima di un’insopportabile nomea di “capitale della ‘ndrangheta”. Che non merita e falsa la verità e offende la genuina devozione di un numero straordinariamente grande di fedeli.

Ecco, finisce che colpiscono più le parole e i gesti del Governo che la pur evidente presenza mafiosa, ma la ‘ndrangheta, quella sì è l’impero del male, ha fatto famificazioni dovunque e continua a espandersi, va fermata, è chiaro, ma è una misisone pressoché impossibile. Ci sono più ‘ndraghetisti a Roma, al Nord, nelle zone produttive del Paese, che nella desolata Calabria. Non è primato di cui menare vanto, ma è anche l’inevitabile constatazione che certi atteggiamenti “punitivi” verso la popolazione calabrese risultano profondamente ingiusti e sopra le righe.

La magistratura ha fatto moltissimo e continua a condurre una battaglia senza arretrare di un passo, ma la spinta vera sta nei Palazzi che contano, a Roma, nella sede del Governo che deve impegnarsi – questa volta seriamente – a “salvare” San Luca, ridando dignità al paese di Corrado Alvaro e alla sua: gente lo dicono fior di studiosi e magistrati in prima linea come Nicola Gratteri, il quale indica i pericoli del dark web che consente il proliferare di traffici illeciti gestiti per lo più dalla ‘ndrangheta. La mafia calabrese da pastorale e contrabbandiera è diventata temibilmente tecnologica e pronta a utilizzare la Rete (quella nascosta, supersegreta) per continuare a crescere. Seminando morti e terrore, distruggendo famiglie e aziende ed educando alla violenza nuove generazioni di futuri delinquenti perché manca cultura e impegno sociale a trasformare il vuoto terribile che circonda i nostri ragazzi meno fortunati.

Per chi non ha lavoro, non ha studio e cultura, non ha prospettive di futuro, l’unica risposta   sono il malaffare e la malapianta della ‘ndrangheta. È qui che bisogna agire, intervenire per fermare la crescita e lo sviluppo dell’antiStato che, certamente, non vuole il bene del territorio, perché nel sottosviluppo può continuare a crescere. Che certamente non ama la Calabria e la sua gente, ma colpisce corrompendo, minacciando, uccidendo.

Ecco dunque che l’anniversario di Alvaro oggi diventa una festa triste, che mestamente ricorda e sottolinea come lo Stato continui a dimenticare la Calabria, che in realtà è il vero propulsore dello sviluppo del Paese partendo dalla sua centralità mediterranea. Servono più risorse umane, più mezzi, più strutture al servizio di chi combatte ogni giorno la delinquenza mafiosa locale e la multinazionale “‘ndrangheta SpA” che sparge il seme della violenza e dell’illegalità diffusa. Ci sono giudici che rischiano ogni giorno in prima persona, ma confessano a bassa voce, con vergogna, di sentirsi soli e dimenticati.

Non servono commissariamenti e terne di prefetti, serve l’impegno a risolvere i problemi del territorio e garantire piena dignità ai suoi abitanti. Utilizzando anche l’esercito, se serve: la gente perbene (e a San Luca lo sono quasi tutti) non ha timore di vedere le strade pattugliate: i sanluchesi vogliono ordine e sicurezzza, vogliono vivere serenamente col rispetto di tutte le regole democratiche. Ma esigono rispetto e su questo mi sento di dire che siamo tutti sanluchesi.

Capisco che non sarà semplice, ma bisogna pensare che non è nemmeno difficile o impossibile. Ci vuole volontà politica e detrminazione. Stato, se ci sei, batti un colpo! (s)

Il reggino Aldo Maria Morace eletto presidente dell’Edizione Nazionale di Pirandello

Prestigioso incarico per il reggino Aldo Maria Morace, eletto – all’unanimità – presidente della Commissione Nazionale per l’Edizione dell’Opera Omnia di Luigi Pirandello.

La nomina è avvenuta nel corso della scorsa seduta, avvenuta il 12 ottobre, a seguito della scomparsa di Angelo Raffaele Pupino, studioso del romanzo tra ‘800 e ‘900 e presidente della Commissione per l’Edizione nazionale dell’opera omnia di Luigi Pirandello.

Le Edizioni Nazionali curano la pubblicazione di tutte le opere, edite e inedite, di un autore di grande importanza in edizione critica, cioè filologicamente rigorosa, chiarendone attraverso ogni possibile documentazione storia e formazione. Il Ministero della Cultura, che le finanzia, nomina una Commissione scientifica, composta dai maggiori studiosi di ogni autore, che ne indirizza lo sviluppo sia sotto il profilo scientifico che sotto quello operativo, fissando i criteri dell’edizione e applicandoli alla preparazione dei volumi. E per decenni i testi dell’autore verranno letti e stampati in questa forma, che li consegna alla storia italiana.

La Commissione Nazionale dell’Opera Omnia di Pirandello è stata istituita nel novembre 2016 ha prodotto sino ad oggi, per l’editore Mondadori, sedici volumi Oscar e dieci volumi di edizione critiche, nonché una edizione digitale, di libera consultazione (www.pirandellonazionale.it), che si colloca in Europa tra le più innovative e frequentate nel panorama digitale.

Guidata da Morace, la Commissione Nazionale è stata ricevuta (un fatto prima mai avvenuto) nel novembre dello scorso anno dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale è stata donata, nel corso del lungo e cordiale incontro, tutta la produzione cartacea e digitale dell’opera pirandelliana che sino a quel momento era stata prodotta dai curatori dell’Edizione Nazionale.

E il Presidente, lettore appassionato di Pirandello, ha avuto parole di calda lode per la vastità, il rigore e la celerità del lavoro compiuto, ringraziando «a nome della Repubblica».

Aldo Maria Morace, uno dei massimi italianisti viventi, è stato docente ordinario di letteratura italiana (molto amato dagli studenti) presso l’Università di Sassari dal 2000 al 2020 ed ha ricoperto nell’ateneo le cariche di Preside della Facoltà di Lettere, di Prorettore e di Direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche e sociali. È già presidente delle Edizioni Nazionali di Capuana, De Roberto e Deledda, alla quale ha dedicato importanti studi; ed è stato ed è Presidente della Sezione narrativa del Premio Deledda.

Studioso di grande prestigio, ha pubblicato oltre 150 saggi e una quarantina di volumi – fra monografie e curatele – su autori, testi e tematiche che vanno da Dante alla contemporaneità. Per l’Edizione Nazionale ha curato I Vecchi e i Giovani: una edizione che è stata decisiva nell’assegnazione del Premio Pirandello (2023) e che lo ha consacrato, per i suoi molti saggi pirandelliani, tra i maggiori studiosi di uno dei tre autori più studiati nel mondo (gli altri due sono Dante e Shakespeare).

Reggino purosangue (e fiero di esserlo), meridionalista militante, cittadino onorario di San Luca, Morace ha dedicato buona parte delle sue forze alla valorizzazione della letteratura e della cultura calabrese (La Morgana della scrittura. Studi di letteratura calabrese Rubbettino, 2016). Sono numerosissimi i saggi critici che ha scritto con questo fine; e si è speso senza risparmio nell’attività della Fondazione Corrado Alvaro, della quale è da oltre un ventennio il Presidente e che ha condotto al riconoscimento nazionale e all’istituzione di un Parco letterario intitolato ad Alvaro. Dell’autore calabrese è il massimo studioso nel mondo: con un po’ di civetteria afferma di non sapere quanti studi ha scritto su Alvaro.

Fra gli ultimi volumi, tralasciando i saggi sparsi che continua a pubblicare su riviste nazionali e internazionali: una poderosa monografia su Alvaro nel labirinto (2016); un’altra su Alvaro e la Grande Guerra (2018); e due importanti edizioni da lui curate: Vent’anni, pubblicata da Bompiani (2016); e Gente in Aspromonte, da Garzanti (2021). Sta progettando l’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Corrado Alvaro.

REGGIO – Incontro con l’archeologa Flavia Zisa

Questa sera, a Reggio, alle 21.00, presso il terrazzo del Museo Archeologico Nazionale, l’incontro con l’archeologa Flavia Zisa.

L’evento, organizzato in collaborazione con il Cis della Calabria, rientra nell’ambito delle Notti d’Estate al MArRC 2019, organizzate dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. 

La studiosa interverrà sul tema Kore pudica e Kore orgiastica: le due ragazze di Hades.

La studiosa presenterà i risultati di una ricerca sull’iconografia di Kore-Persefone, in particolare sui materiali ritrovati nell’area dell’antica Locri. La tradizione della narrazione figurata del rapimento di Kore da parte di Hades, secondo archeologa , ha subito nei secoli una rielaborazione, finché, in un momento storico preciso –  individuato nella fine del IV secolo a.C. – non fu compiuta una scelta che s’impose nel tempo fino a sostituire l’immagine precedente.

Prevalse, cioè, il racconto del ratto violento, nella raffigurazione di Kore nuda, sottratta contro voglia al mondo terreno, e quindi, la Kore orgiastica, invece che dell’amore consensuale. La figura di Kore “pudica”, consenziente al rapporto con il Signore degli Inferi, verrà cristallizzato in una singola scena, fino a ridursi a una sola icona, splendida e scenografica. Come spiega la studiosa, la Kore “orgiastica” risulterà vincente rispetto a una dimensione cultuale in origine molto più complessa e articolata. 

«Sono felice – ha dichiarato la studiosa Flavia Zisa – di poter presentare i miei studi al Museo di Reggio Calabria. La mia idea su come cambia la figura di Kore-Persefone nel mito antico e nell’iconografia è il risultato di una ricerca condotta sui documenti e sui materiali archeologici in gran parte ritrovati a Locri e parte della collezione del MArRC. La figura di questa ragazza-dea è cambiata molto nella storia dell’arte. La più conosciuta è quella “berniana” del ratto di Persefone, nella narrazione del suo rapimento in un atto improvviso di Hades. I reperti custoditi al Museo archeologico reggino raffigurano Kore vestita e ci raccontano un’altra storia: fu piuttosto una “fuitina d’amore”, per usare un’espressione siciliana, la ragazza era consenziente e fu un matrimonio d’amore».

Domenica 7 luglio, l’ingresso è gratuito per tutti, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, con la promozione #iovadoalmuseo.

Il MArRC, inoltre,ha aderito alla campagna promozionale promossa dal MiBAC istituendo la prima domenica del mese ticket free tutto l’anno. Una occasione “appetitosa” per poter visitare l’esposizione permanente e le mostre temporanee, come “Paolo Orsi. L’archeologia tra Calabria e Sicilia”, a cura del direttore Malacrino con Maria Musumeci, già direttore del Museo Archeologico Regionale di Siracusa, appena inaugurata.  (rrc)