Il Tribunale di Reggio Calabria sentenzia: pericolo amianto per i vigili del fuoco. Sindacati chiamano le istituzioni

Per i vigili del fuoco esiste un concreto rischio amianto. La sentenza emessa dalla Seconda Sezione Civile del Tribunale di Reggio Calabria che ha visto l’avvocato Pietro Frisani e l’avvocato Elisa Ferrarello, dello Studio Legale Frisani di Firenze, ottenere dal Ministero degli Interni il risarcimento di oltre un milione e duecentomila euro a vantaggio dei familiari di un vigile del Fuoco di Reggio Calabria, deceduto nel 2012 a causa dell’esposizione all’amianto (Ottobre 2023), ha spinto il Conapo (Sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco) e la Fns Cisl (Federazione Nazionale Sicurezza) a chiedere alle più alte cariche dello Stato e del Corpo, interventi urgenti a tutela dei Vigili del Fuoco.

Scrive Marco Piergallini, segretario generale del Conapo: «Sono ancora troppe le morti per cause collegate alla presenza di amianto nei dispositivi di protezione (guanti, tute, coperte) in dotazione al Corpo sino alla fine degli anni ‘90 e quelle conseguenti agli interventi effettuati presso luoghi o edifici con massicce presenze di manufatti contenenti amianto ancora oggi esistenti». Piergallini avanza perciò, intanto, una «…richiesta urgente di definizione dell’attività di mappatura degli edifici contenenti amianto su tutto il territorio nazionale» e aggiunge: «nell’apposita sezione del Mite (Ministero della Transizione Ecologica) viene precisato che la banca dati predisposta da Inali, su apposita convenzione con il ministero, afferma che tale mappatura: “…non consente ancora una copertura omogenea del territorio nazionale… e che le Regioni hanno utilizzato criteri non omogenei nella raccolta dei dati…con moltissime aree, rilevanti in termini di necessità di intervento, che non rientrano ancora tra i siti censiti». In sintesi, purtroppo, ancora troppo da fare.

Dice Massimo Vespia, segretario generale Cisl Fns: «…la nostra azione di denuncia, ora riconosciuta nella sostanza, dal citato Tribunale è sempre stata guidata dalla convinzione che i Vigili del Fuoco italiani non trovassero un’attenzione adeguata da parte dell’Amministrazione». E chiede perciò: «…un’accelerazione per il riconoscimento delle malattie professionali dei Vigili del Fuoco»; sollecita “la messa in atto di strumenti di ricerca e analisi da assegnare all’Osservatorio Bilaterale per la Salute e la Sicurezza dei Vigili del Fuoco e rinnova la richiesta dell’istituzione di un tavolo nazionale permanente tra le parti, che affronti complessivamente il tema della salute e della sicurezza.

Le missive dei due importanti sindacati di categoria, in attesa di risposta, sono state inoltrate ai ministri competenti, al Comandante del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Carlo Dall’Oppio, al Prefetto Laura Lega (capo dipartimento dei Vigili del Fuoco). La lettera del Conapo è rivolta in prima battuta all’interessamento del Presidente della Repubblica.

Commenta l’avvocato Elisa Ferrarello: «E’ chiaro che avere una mappatura certa dell’amianto è elemento basilare per risolvere il problema nei tempi più rapidi possibili su tutto il territorio nazionale. E’ certo che nella Pubblica amministrazione la coorte dei Vigili del Fuoco (VII rapporto Renam 2021) è quella più colpita come riscontriamo anche dalle richieste di tutela legale per risarcimento a familiari di scomparsi da mesotelioma che stiamo ricevendo in questo periodo come studio legale». (rrc)

La denuncia di Italo Reale (PD): La Calabria ha perso 43 mln per avviare bonifica dall’amianto

«La Calabria ha perso 43 milioni per avviare la bonifica delle strutture dall’amianto». È quanto ha denunciato il già assessore regionale all’Ambiente e dirigente del Partito democratico calabrese, Italo Reale, spiegando che, la regione, «è prossima a subire una procedura d’infrazione per il mancato controllo della qualità dell’aria».

«È evidente che il presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto non ha nessun controllo dell’assessorato all’Ambiente di cui ha tenuto la delega. Direi di più, non ha nemmeno notizia di quello che succede e non succede» ha aggiunto Reale, spiegando che «il finanziamento del Governo Nazionale di 43 milioni di euro per la bonifica dell’amianto è stato revocato per una “sciatteria” della Regione. Infatti, il Ministero aveva consentito la modifica della destinazione di tali risorse dalla prima destinazione (edifici pubblici) ad interventi più generali sull’amianto. La Regione però avrebbe dovuto comunicare la sua volontà di scegliere tale nuova destinazione e non lo ha fatto nei termini provocando la revoca dal Ministero della Transazione ecologica».

«Da qualche giorno la rete di centraline della qualità dell’aria – ha detto ancora – non trasmette più i risultati alla rete nazionale e questa omissione è gravissima non solo per l’interruzione di un servizio essenziale per comprendere lo stato dell’ambiente in Calabria ma perché comporterà l’apertura di una procedura di infrazione che potrà costare salata alla Regione. Sembrerebbe che l’Arpacal e la Regione non siano state in grado di onorare il corrispettivo dovuto alla società privata che ha l’appalto per la gestione delle centraline».

«La scelta di quattro linee per l’incenerimento dei rifiuti – ha proseguito – non solo avrà un costo assai elevato pesando in modo importante sulla tariffa di smaltimento (quindi sui comuni e sui cittadini) ma soprattutto costringerà la Calabria ad importare rifiuti da altre regioni per far funzionare il termovalorizzatore in modo costante (come è indispensabile)».

«L’impressione è che Occhiuto abbia costruito una “governance dell’ambiente” – ha concluso – confusa e contraddittoria tale da rendere (al di là del valore dei singoli) difficile gestire anche l’ordinaria amministrazione come dimostrano i primi due punti di crisi sopra richiamati. Ci pare che il Presidente della Giunta abbia cominciato a pagare (insieme alla Calabria) un decisionismo che, in assenza di idee chiare, può essere pericoloso quanto l’immobilismo». (rrm)

Arpacal: Solo 6 laboratori in Calabria eseguono analisi ‘certificate’ sull’amianto

L’Arpacal ha reso noto che, in Calabria, sono soltanto sei i laboratori  privati e pubblici in Calabria in grado di analizzare, ma soprattutto certificare, la presenza di amianto nei materiali.

Queste strutture, unitamente a tutte le altre che intenderanno ottenere questa autorizzazione, dovranno, entro e non oltre il 31 maggio prossimo, procedere al rinnovo delle autorizzazioni al fine di poter continuare la loro attività di laboratorio, potendo quindi certificare le proprie analisi. L’invito a rinnovare le proprie autorizzazioni è giunto dal Centro regionale Geologia e Amianto dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria) che è stato individuato dal Ministero della Salute, in qualità di centro regionale di riferimento amianto della Calabria, quale interfaccia regionale per il programma di qualificazione 2021-2022 dei laboratori che eseguono analisi dell’amianto ai sensi del Dm 14 maggio 1996.

I laboratori che aderiranno, quindi, parteciperanno ad un circuito di interconfronto, controllato dal Centro Amianto dell’Arpacal, diretto dalla dr.ssa Teresa Oranges, che procederà ad una valutazione delle prove eseguite e le trasmetterà al Ministero della Salute, a conclusione del quale potrà essere rilasciata la qualificazione nazionale. I laboratori già certificati che non invieranno la domanda di partecipazione al nuovo circuito saranno considerati rinunciatari e cancellati dall’elenco ministeriale.

Il programma di qualificazione del Ministero della Salute, relativo ai laboratori che effettuano attività analitiche sull’amianto, prevede l’aggiornamento biennale del possesso delle capacità tecnico-professionali e organizzative per il rilascio dei rapporti di prova. In diverse circolari, infatti, il Ministero sollecita una particolare attenzione sui laboratori che, pur possedendo le professionalità opportune, non hanno questa importante certificazione, così come di casi accertati in cui laboratori certificati subappaltano attività di analisi a laboratori non certificati.

«Questo percorso di qualificazione – fanno sapere dal Centro geologia e Amianto dell’Arpacal – è molto importante non solo per i laboratori interessati, ma più in generale per l’intera programmazione regionale contenuta nel Piano regionale amianto, che chiede alle amministrazioni pubbliche ed ai privati cittadini di procedere ad un censimento dei propri manufatti contenenti amianto per procedere successivamente alla cosiddetta autodenuncia. Una mole di dati ed analisi – appunto svolte solo nei laboratori certificati – che il centro Geologia Amianto dell’Arpacal, in ossequio alla normativa regionale di riferimento del 2011, acquisirà ai fini della mappatura regionale. Da qui la necessità di garantire la qualificazione dei laboratori privati e pubblici ai quali cittadini ed enti pubblici potrebbero ricorrere per farsi assistere in tali procedure».

«Proprio in occasione della giornata mondiale dell’amianto che si celebra oggi, è importante che l’intero sistema regionale – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – garantisca il giusto livello di aggiornamento e qualificazione tecnica, al fine di dare l’opportuno supporto nei programmi di censimento e mappatura dell’amianto in Calabria». (rrm)

RISCHIO AMIANTO, BONIFICA IN CALABRIA
ELIMINARE BEN 12 MILIONI DI MQ DI TETTI

D’amianto si muore ancora, anche in Calabria. Secondo i dati dell’Ona (Osservatorio nazionale amianto) ci sono nella regione 150 casi di mesotelioma, si stimano 100 casi di decesso per tumore del polmone da amianto, e altri trenta per altre malattie asbesto correlate. I 280 casi sono stati rilevati dall’Osservatorio Nazionale Amianto nell’analisi dei decessi per esposizione da amianto nel 2020, di cui, oggi, ricorre la Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto.

In Calabria, ma come in tutta Italia, il problema dell’amianto è un problema quanto più attuale, sopratutto per l’assenza – come ha denunciato l’Ona – «di provvedimenti incisivi per la messa in sicurezza e la bonifica dei materiali in amianto», «nonostante sia stato messo al bando nel 1992» e che «continua ad uccidere, perché si trasforma in fibre invisibili che, inalate ed ingerite, causano con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie).

In Calabria «si contano 12.000.000 di mq di tetti in amianto – si legge su Il Giornale dell’Amianto –. Le azioni finora prodotte dalla Regione si sono limitate all’approvazione frettolosa, nel 2017, del Piano Regionale Amianto, incompleto rispetto ai contenuti imposti dalla legge14/2011 e non chiaro rispetto agli adempimenti spettanti ai Comuni, alle Asp e all’ArpaCal. Nella regione si registrano casi di mesotelioma che hanno colpito lavoratori delle ex Ferrovie Calabro Lucane, ex Officine Omeca di Reggio Calabria e centrali termoelettriche nonché numerosi casi di malattie asbesto correlate da ricondursi all’esposizione ambientale all’amianto».

Che la Calabria abbia una importante presenza di amianto anfibolico (tremolite) e di antigorite fibrosa, minerale non regolamentato ma potenzialmente pericoloso per la salute, lo ha rilevato anche uno studio condotto dall’Inail lo scorso anno, che ha individuato lungo la Catena costiera e la Sila piccola, compresa l’area del Monte Reventino, in provincia di Catanzaro, la presenza di asbestiformi nelle ofioliti (pietre verdi).

«Le ofioliti, o pietre verdi, sono rocce di origine magmatica diffuse sul territorio calabrese che possono contenere amianto e costituire una fonte di rischio sia per i lavoratori del comparto estrattivo, sia per la popolazione. Molto utilizzate nel passato come materiali da costruzione o decorativi e come inerti, le pietre verdi sono presenti in vaste aree del territorio regionale, anche in prossimità di centri abitati, mentre le cave sono quasi tutte inattive, ma spesso abbandonate e non messe in sicurezza» si legge sul sito dell’Inail.

Una situazione, dunque, alquanto grave. Ma, forse, è ancora più grave il fatto che la Regione possegga un Piano regionale Amianto datato al 2016 e mai aggiornato e, intanto, la Regione ha pubblicato la seconda edizione dell’Avviso Pubblico “campagna di censimento e pre-adesione procedura concessione finanziamento per rimozione amianto da immobili di proprietà pubblica”, la cui documentazione, da parte delle Amministrazioni comunali interessate, dovrà essere inviata entro il 3 maggio 2021. Che questa volta, i Comuni aderiscano e mostrino più interesse quando, nel 2018, al censimento regionale solo 45 Comuni hanno inviato al Centro di Riferimento Regionale per l’Amianto dell’Arpacal le schede di autonotifica.

E proprio sul tema dell’amianto, l’assessore comunale all’Ambiente di Reggio, Paolo Brunetti, e il Presidente della quarta Commissione consiliare Ambiente, rifiuti, vivibilità urbana, ecologia, arredo urbano, Giovanni Latella, hanno reso noto che «la nostra amministrazione ha da tempo avviato un preciso percorso di confronto e dialogo con i cittadini, i commercianti e le realtà associative di riferimento, per definire al meglio un quadro di iniziative finalizzate, da un lato, ad approfondire gli aspetti conoscitivi del problema amianto che, come sappiamo, è ancora presente in diverse zone e siti della città e, per altro verso, a favorire interventi e azioni sul versante della bonifica delle aree su cui insiste questo pericoloso materiale».

«Di concerto con l’Osservatorio nazionale sull’amianto – hanno proseguito i rappresentanti di Palazzo San Giorgio – stiamo valutando alcune iniziative e progetti che guardano all’esigenza di sensibilizzare la cittadinanza rispetto a questo delicato tema, con uno sguardo rivolto anche alla doverosa opera di ricordo nei confronti di quanti hanno perso la vita a causa dell’esposizione all’amianto, attraverso l’individuazione di un luogo o spazio da intitolare alla loro memoria»

«Guardando, invece – hanno detto ancora – alle azioni da intraprendere per fronteggiare questa problematica, stiamo approfondendo il quadro delle opportunità contenute all’interno di alcune leve finanziarie come il fondo per lo smaltimento dell’amianto, per sostenere le attività di rimozione e bonifica sul nostro territorio».

«E, da ultimo – hanno concluso l’assessore Brunetti e il consigliere Latella – è molto importante rilanciare l’impegno e la consapevolezza della cittadinanza su questo argomento. In questo contesto vogliamo sollecitare tutti all’utilizzo di una importante applicazione per smartphone (“Mappatura Amianto”), quale strumento utilissimo a disposizione della nostra città attraverso cui è possibile segnalare agevolmente la presenza di amianto e quindi facilitare il percorso di mappatura del territorio cittadino e le stesse azioni di bonifica dell’ambiente».

Sarebbe un importante primo passo nella battaglia contro una fibra killer che, nel 2020, in Italia, ha raggiunto dei dati preoccupanti: «mesotelioma: 2000 casi, con indice di mortalità del 93% a 5 anni; tumore del polmone da amianto: 4000 casi, riferiti solo all’asbesto. Indice di mortalità a 5 anni dell’88%; asbestosi: 600 casi: indice di mortalità a 5 anni del 25%; altre malattie asbesto correlate: 2000 casi con indice di mortalità a 5 anni del 50%. In questo profilo, in via assolutamente prudenziale si stima che il numero di decessi nel 2020, tenendo conto della maggiore incidenza per via del Covid-19, sia di 7000 persone solo in Italia prevedendo il picco di mesoteliomi e di altre patologie asbesto correlate tra il 2025 e il 2030 e poi una lenta decrescita».

«L’emergenza inquinamento amianto in Italia è drammatica – ha rilevato l’Ona – ci sono ancora 58 milioni di mq di coperture in cemento-amianto, oltre a 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, con conseguente condizione di rischio. Dai dati aggiornati al 2017 l’ex Ministro dell’Ambiente, gen. Sergio Costa, di concerto con le Regioni, ha steso una prima mappatura del territorio nazionale seguendo le linee del c.d. ‘piano nazionale amianto’ e ha concluso che, in Italia, ci sarebbero 86.000 siti interessati dalla presenza di amianto, di cui 7.669 risultano bonificati e 1.778 parzialmente bonificati. Tra questi, rientrano anche i 779 impianti industriali (attivi o dismessi) censiti (dato giugno 2014) e i 10 SIN (siti di Interesse Nazionale da bonificare)».

«l’Ona – si legge in una nota – ha, più volte, segnalato anche la presenza di amianto in 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto soltanto di quelle censite dall’associazione e confermata dal Censis al 31 maggio 2014). Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente, 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione delle rilevazioni), 250 ospedali (stima per difetto, perché la mappatura Ona è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima Ona), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive)».

«Per evitare nuove esposizioni alla fibra killer – conclude l’Ona – e quindi il rischio di incidenza per cittadini vittime potenziali, urge avviare una bonifica globale con la messa in sicurezza di tutti i siti contaminati, un piano di prevenzione primaria, la sorveglianza sanitaria con dei controlli periodici, e la ricerca scientifica per una maggiore efficacia delle terapie e cure (prevenzione secondaria). Devono essere intensificate anche le tutele previdenziali e risarcitorie (prevenzione terziaria), per permettere, oltre al ristoro dei danni, anche di valutare l’esatta portata di questa strage». (rrm)