di FRANCO BARTUCCI – Mercoledì 13 settembre, alle ore 17,30, nella ricorrenza del triduo della scomparsa del già direttore del Centro Residenziale dell’Università della Calabria, Antonio Onofrio, familiari, parenti, amici e colleghi della stessa Università si ritroveranno nella chiesa parrocchiale universitaria “San Paolo Apostolo” dei Padri Dehoniani, in Via Pietro Bucci, per la celebrazione di una Santa Messa, a cura di Padre Emanuele Sgarra, ed un breve ricordo.
Come noto il dr. Antonio Onofrio fin dal primo anno accademico 1972/1973 è stato direttore dell’Opera Universitaria, istituita dal Rettore prof. Beniamino Andreatta, quale organismo preposto a gestire i servizi residenziali ed il diritto allo studio per gli studenti universitari, e poi del Centro Residenziale, a partire dal 1978 fino al 2012, anno in cui lasciò ogni competenza amministrativa e di consulenza per sopraggiunti limiti di età.
Il prof. Pietro Brandmayr, già Presidente e delegato del Centro Residenziale, in qualità di Pro Rettore dell’UniCal per 17 anni dal 1997 al 2014, ne traccia un ricordo di stima ed affetto.
«La triste notizia della scomparsa del dr. Antonio Onofrio, al quale mi legava una profonda amicizia maturata in tanti anni di lavoro, fianco a fianco, nel nostro Campus ci emoziona. Quando iniziai il mio percorso come Presidente del Cr nel 1997 mi accorsi immediatamente della statura umana e morale di Antonio, che univa ad una ferrea impostazione professionale una grande umanità nel trattare le persone e far esprimere da parte di ogni dipendente il meglio di sé».
«Fu facile per me – ha ricordato –assecondarlo in questo suo modo di fare ed entrare in sintonia nel perseguire i tanti obiettivi che costituivano la missione del Centro e superare le tante ed inevitabili difficoltà di gestione di una struttura che ospitava quasi tre mila studenti e che offriva alloggio e servizi anche a un numero crescente di docenti nelle foresterie».
«Antonio era di fatto l’anima del Centro Residenziale – ha sottolineato – l’aveva costruito con impegno e sacrificio, e pur nella grande dispersione iniziale degli alloggi, aveva organizzato intorno un sistema di trasporti degno di una metropoli, ancor oggi funzionante, dimostrando indubbie doti di manager e grande tatto e diplomazia nel trattare con autorità i politici. Era anche molto aperto all’innovazione, ebbi sempre la soddisfazione di veder realizzata, prima o poi, quasi ogni idea nuova e migliorativa della vita del Centro».
«Pazienza, tenacia ed attaccamento all’Unical come istituzione pubblica erano doti che esprimeva in ogni sua azione, malgrado le sue condizioni di salute fossero sempre piuttosto precarie. Alcuni colleghi l’hanno definito un democristiano tutto d’un pezzo, un uomo di altri tempi. Per me è stato soprattutto un vero Cristiano, premuroso amante del prossimo – ha concluso – di chi era nel bisogno e si rivolgeva a lui. Caro Antonio, per me sei stato un Direttore ed un amico indimenticabile, un amministratore esemplare al quale la nostra università deve moltissimo. Hai combattuto la buona battaglia, riposa in pace». (fb)