Unindustria Calabria: Intervenire con bonifica nelle aree industriali dismesse

Intervenire con la bonifica nelle aree industriali dismesse per prevenire i danni del cambiamento climatico. È quanto hanno chiesto Aldo Ferrara, presidente di Unindustria Calabria e Mario Spanò, presidente di Confindustria Crotone, in una lettera inviata al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, al presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari, e al sindaco di Crotone, Vincenzo Voce.

La missiva congiunta, infatti, prendendo le mosse dall’incendio che lo scorso 25 luglio si è generato nell’area ex Sasol, a Crotone, evidenzia come «il cambiamento climatico in atto sta dando luogo a eventi atmosferici di portata eccezionale su tutto il territorio nazionale e da qui in avanti saranno sempre più frequenti e “ordinari”. Tale circostanza rende necessario elevare la soglia d’attenzione e quindi le azioni di prevenzione dai problemi ipoteticamente derivanti da questi fenomeni – o da quelli di matrice dolosa – soprattutto quando interessano aree per le quali è necessario un importante intervento di bonifica».

Dagli industriali giunge poi una spinta collaborativa: «È necessario uno sforzo straordinario e congiunto per risolvere le questioni ancora non definite e dare così seguito, secondo un cronoprogramma condiviso, alle procedure necessarie per bonificare e mettere in sicurezza aree come, per esempio, quella del Sin».

«Interventi del genere – conclude la missiva – non solo hanno un impatto diretto sulla qualità della vita e sulla sicurezza dei territori e dei cittadini, quanto contribuiscono a migliorare la capacità dei luoghi di attrarre investimenti e investitori: riqualificazione delle aree industriali e bonifica dei siti dismessi, dunque, sono uno strumento in più per aumentare l’attrattività della Zes calabrese». (rkr)

GREEN ENERGY E AGRICOLTURA DI QUALITÀ
LA CHIAVE PER RILANCIARE L’ARCO JONICO

di DOMENICO MAZZA e GIOVANNI LENTINI – I recenti accadimenti europei, sfociati nel conflitto tra Russia ed Ucraina, con conseguente rallentamento dei processi di globalizzazione, sono destinati a cambiare il paradigma delle abitudini, fin qui acquisite, dalle popolazioni degli Stati membri. 

Quanto asserito impone una riflessione su ciò che, ormai, è diventato un chiodo fisso: l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili ed un sostanziale ritorno alla cura della terra per quanto concerne la coltura dei suoi prodotti. 

La questione riguarda, anche e soprattutto, noi che ci ritroviamo a vivere in uno spicchio di terra, fortunato per certi versi, desolato per altri, affacciato a raggiera sul Mediterraneo: la baia dell’Arco Jonico. 

Di queste ultime ore le dichiarazioni apparse sulla stampa nazionale del presidente della regione Puglia, Michele Emiliano. Questi ha annunciato la nascita di un Osservatorio regionale sull’idrogeno al fine di dare vita al PRI (Piano Regionale dell’Idrogeno) e contemporaneamente all’aggiornamento del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale). 

Lo scopo dichiarato dal Presidente è quello di “accellerare il passaggio alla clean economy, che usa l’idrogeno come combustibile alternativo alle fonti fossili, attraverso la sua produzione con energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili” e di “utilizzare il surplus dell’energia fotovoltaica ed eolica per alimentare il Polo nazionale dell’idrogeno”. 

Polo da localizzare nella città di Taranto, naturale candidata a questo ruolo, per ovvi motivi strategici. 

Dopo questa notizia, senza entrare nel merito delle questioni e delle scelte, crediamo che i Presidenti delle regioni Calabria e Lucania dovrebbero redigere i rispettivi PRI, aggiornando i PEAR delle due Regioni. 

E dovrebbero farlo in stretto partenariato con la regione Puglia, mettendo sul piatto, intanto il territorio che, senza soluzione di continuità, unisce le tre Regioni, ed in più, sfruttando tutte le potenzialità della fascia jonica da Capo Rizzuto a Leuca. 

Territorio, questo, afferente tutto al contesto allargato del Golfo di Taranto. 

E sarebbe necessario partire con la proposta di un Hub produttivo delle Energie Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica incentrato sull’idrogeno verde, utilizzando tutto ciò che è presente lungo la baia jonica per quanto attiene le energie rinnovabili. 

Dal riutilizzo delle aree industriali dismesse di Crotone, in cui insistevano gli impianti Montedison e Pertusola, e dell’area industriale dismessa di Corigliano-Rossano sulla quale ancora giace la ex centrale termoelettrica Enel. Oltre, come già puntualizzato, ad utilizzare il surplus di energia derivante da fonti rinnovabili di cui il lembo jonico di Calabria e Lucania è particolarmente ricco. 

Tale visione sinergica andrebbe attuata seguendo regole e schemi predisposti, e con il concorso coordinato di tutte le energie e le risorse disponibili, per la riorganizzazione dei distretti agroalimentari di qualità. Gli stessi che restano posizionati, rispettivamente, nel Salento jonico, nel Metapontino e nella Sibaritide. 

Chiaramente una impostazione del genere dovrà prevedere una messa a sistema di tutte le infrastrutture presenti nell’area che, a questo punto, dovrebbero lavorare in stretta sinergia ed a supporto delle menzionate attività produttive. 

L’allusione va ai principali porti di riferimento e relative aree Zes collegate. 

Su quest’ultime, fra l’altro, sono previste importanti novità contenute nel decreto PNRR 2. D’ora in poi, a fianco l’estensione dell’incentivo che concede un credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali, rientreranno nei vantaggi fiscali, l’ampliamento dei beni immobili e l’acquisto di terreni circoscritti nelle perimetrazioni delle zone economiche speciali. 

D’altronde l’obiettivo della decarbonizzazione ed il rilancio di una produzione energetica green, a fianco l’agognato decollo produttivo delle aree a forte vocazione agroalimentare, è alla base dei presupposti dell’autosufficienza energetica ed alimentare a cui i Paesi europei dovranno tendere nei prossimi anni. 

Riteniamo, senza paura di smentita alcuna, che il territorio dell’Arco Jonico calabro-appulo-lucano abbia, già oggi, tutte le carte in regola per soddisfare i dettami europei in materia d’approvvigionamento energetico e filiera agroalimentare di qualità. 

Sarà necessario, però, lavorare all’unisono creando ecosistemi innovativi tra territori contermini e votati alla condivisione delle economie e delle potenzialità. 

Tale strategia di coesione da condividere con le aree joniche di interesse comune delle regioni Puglia e Basilicata, con le quali, da sempre, ci unisce lo stesso destino e ci accomuna la possibilità di condividere lo stesso futuro, sarà alla base di un rilancio sistemico e strutturato di tutto l’Arco Jonico. (dm – gl)