SUD: INGIUSTIZIE SOCIALI, LEA, ASILI NIDO
IL GOVERNO NON PUÒ PIÙ RESTARE INERTE

di SANTO BIONDO – Quella della carenza di asili nido e della mancata applicazione dei livelli essenziali di prestazione nei servizi di cittadinanza al Sud, rappresentano certamente alcune delle più insopportabili diseguaglianze tra cittadini del Nord e quelli del Mezzogiorno. 

Su questo argomento sarebbe interessante capire, cosa ne pensano i candidati alla presidenza della Regione Calabria e quale impegno nei confronti della Calabria e del Mezzogiorno assumono i rispettivi partiti nazionali, all’interno delle aule parlamentari. 

Nei mesi scorsi il già ministro Boccia e di recente l’attuale ministra Mara Carfagna, hanno in tempi diversi, solo fatto accenno alla questione, rispolverando vagamente la questione dei livelli essenziali delle prestazioni, senza spingersi oltre.

Roberto Occhiuto, Amalia Bruni, Luigi De Magistris, soprattutto il primo, dato il suo ruolo di capogruppo alla Camera, dovrebbero porre con forza sul piano nazionale, la questione delle diseguaglianze di cittadinanza e provare a far rientrare con determinazione questo tema, sia nell’ambito di questa contesa elettorale, sia nel rapporto politico con propri esponenti  nazionali di partito.

È vietato voltarsi dall’altra parte, fingendo di non capire che la questione riveste un aspetto importante per la vita dei calabresi.

Tuttavia quella sugli asili nido non è la sola asimmetria nazionale, utile a certificare quanto, in questi anni, il Mezzogiorno sia stato sacrificato, dalla politica e dalle istituzioni di questo Paese, sul versante dei diritti di cittadinanza. 

La scorretta distribuzione statale, della spesa pubblica in conto corrente e in conto capitale, conseguenza di una legge discriminatoria votata da tutti i partiti, la legge 42/2009; è altrettanto evidente, se si prendono in considerazione anche altri ambiti e altri diritti di cittadinanza negati al sud, legati alla vita delle persone, solo per citare alcuni esempi: il diritto allo studio e all’istruzione, il diritto alla mobilità, il diritto alle cure sanitarie e alla autosufficienza di anziani e giovani con disabilità, il diritto abitativo.

In questi dodici anni di vigenza la legge 42/2009, meglio conosciuta come legge Calderoli, eludendo in modo scientifico la definizione e l’applicazione su tutto il territorio nazionale dei Lep, ma continuando ad utilizzare in maniera impropria, nella distribuzione della spesa pubblica in conto corrente, il criterio della “spesa storica”; ha di fatto sottratto risorse economiche, nell’ambito dei servizi di cittadinanza, ai territori che ne avevano e continuano ad averne più bisogno, tra questi la Calabria.

Una riduzione di finanziamenti nel Mezzogiorno, che in violazione al dettato Costituzionale, ha costretto in questi anni e costringe ancora oggi, molti Comuni soprattutto di piccole e medie dimensioni, a sacrificare, nell’ambito della loro programmazione di bilancio pluriennale, le politiche sociali.

Adesso che i guasti causati dalla legge sul federalismo fiscale sono venuti fuori, la politica nazionale e locale deve intervenire, deve farlo subito e senza tentennamenti. 

Le ingiustizie sociali e le sperequazioni di cittadinanza cagionate da questo provvedimento normativo, se c’è la volontà politica, potrebbero essere sanate all’interno della più ampia riforma fiscale, che il Governo dovrà varare nei prossimi mesi, in risposta anche alle richieste avanzate al nostro Paese, dalla Commissione europea. 

Le risorse che Bruxelles ha assegnato alla convergenza del Sud e della Calabria, non possono essere più considerate, come è accaduto in passato, sostitutive della spesa pubblica nazionale, ma dovranno invece ritenersi aggiuntive degli stanziamenti statali.

Questo presupposto vale anche per le risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Per fare questo, nell’ambito dei diritti di cittadinanza, occorre che si vengano a definire i Lep, così come è indispensabile l’istituzione e il finanziamento da parte dello Stato, del Fondo perequativo nazionale, previsti peraltro entrambi dalla Costituzione. 

[Santo Biondo è segretario generale di Uil Calabria]

 

RENDE – Un nuovo appello alla Regione e al Presidente Conte per gli asili nido privati

Un nuovo appello alla Regione da parte di due giovani educatrici di Rende, Laura Giordano e Daniela Castrovillari, titolari dell’asilo nido e scuola dell’infanzia Il mondo di Lolli, perché non venga trascurato il comparto, soprattutto in ambito privato. È un servizio fondamentale per le famiglie e i bambini, ma la crisi del coronavirus ha messo in affanno strutture ed educatori.

Caro Presidente – si legge nel messaggio indirizzato alla Santelli Laura e Daniela – chi scrive sono «due donne che hanno investito tutto nella realizzazione del loro sogno: quello di costruire un ambiente sereno, accogliente, sicuro per accogliere bambini. Ci manca tutto, alzarsi la mattina, con la paura di non sentire la sveglia, alle 6 per andare ad aprire il nostro asilo, fare il “toto”bambino su chi busserà per primo al campanello, scambiare due chiacchiere con le mamme , accogliere tutti con il sorriso e un “Buongiorno principe,buongiorno principessa”, preparare insieme ai bambini le attività da svolgere durante la giornata scoprire e conoscere, entusiasmarci ancora attraverso i loro occhi cosi genuini , osservarli mentre svolgono i loro giochi mettendo in moto una fantasia che non appartiene al nostro mondo di adulti, coccolarli dopo una semplice caduta ai nostri occhi, ma che nella loro mente sono già proiettati in una sala del pronto soccorso. Quanto mancano le frasi “Maestra vedi che Luigi ha fatto questo… sì ma Giuseppe ha iniziato a spingermi. Manca Tutto».

«Tutti noi titolari – scrivono le due educatrici – avevamo un sogno e dobbiamo dire che in parte siamo riusciti a realizzarlo , un posto magico dove l’amore verso il prossimo regna sovrano, dove l’amore verso i bambini ci ha reso migliori, dove ogni bambino non è un semplice ospite della struttura ma viene considerato unico e speciale. Non so se ancora vi ricordate di noi, perché a quanto pare sia Lei in qualità di Governatrice della nostra amata terra e sia il Governo nella figura del Premier Conte vi siete dimenticati della nostra esistenza, eppure anche noi siamo chiusi dal 5 marzo ma nonostante tutto continuiamo a sostenere spese senza ricevere alcun incasso né tantomeno aiuti dalla regione e dal governo. Le nostre strutture offrono servizi per la fascia di età 0-6 anni, consentendo alle mamme di poter andare a lavoro tranquille, serene di aver lasciato i propri figli in un ambiente sereno, costruito e ideato proprio per loro. Al momento nessun decreto varato dal governo ha preso in considerazione le nostre strutture eppure gli asili privati e le scuole paritarie accolgono ben 900.000 alunni in tutta Italia. Vi chiediamo nuovamente di poter tornare a vivere il nostro sogno insieme ai nostri bambini ricevendo la vostra collaborazione che al momento appare indispensabile per poter continuare a credere nel nostro impegno verso una comunità formata dal nostro futuro, ovvero i bambini». Il messaggio, a nome del Comitato Calabria servizi educativi 0-6, è stato fatto pervenire anche agli assessori Gianluca Gallo, Fausto Orsomarso e Sandra Savaglio. (rcs)