di BRUNO GEMELLI – Tecnicamente ancora non si può parlare di possibile separazione tra Carlo Calenda e Matteo Renzi dopo solo otto mesi di unione. Ieri un alto dirigente di “Azione” ha detto: «Dopo mesi di tatticismi da parte di Renzi sul partito unico, e le sue assenze dalle attività del Terzo Polo per occuparsi di affari privati, a cui da ultimo si è aggiunto Il Riformista, la pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita. In settimana si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere».
Forse, in caso di un eventuale ricomposizione in extremis, sarebbe possibile parlare di inglobamento di “Italia Viva” dentro “Azione”. O forse ancora di prove generali di un Terzo Polo tutto da immaginare. D’altra parte lo stesso Renzi, pensando troppo in grande, ha detto che il giornale che dirige “sarà voce del Terzo Polo ma anche Pd e Fi”.
Certo è che le cose si stanno muovendo più velocemente di quanto si possa pensare. Agatha Christie diceva: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». E quali sarebbero?
Primo. Gli scarsi risultati elettorali ottenuti da Renzi nelle varie prove elettorali hanno di fatto ridimensionato i progetti iniziali. Secondo. La nomina dello stesso Renzi a direttore de Il Riformista ha dato palesemente fastidio a Calenda. Terzo. Lo stato di salute di Silvio Berlusconi, qualunque sia la sua evoluzione/involuzione, preluderebbe, secondo i bene informati, alla costruzione di una terza forza di natura liberal che vedrebbe riunirsi tutto ciò che è a sinistra di Meloni e Salvini e a destra di Elly Schlein e degli ex grillini di sinistra.
In questo bailamme, la Calabria, come spesso è accaduto in passato, rappresenterebbe il laboratorio più avanzato di questa strana asimmetria, se è vero che proprio Calenda ha attirato l’adesione di personaggi come i consiglieri regionali Giuseppe Graziano (ex Udc), Francesco De Nisi (Ex Coraggio Italia), pur restando nel centrodestra, e di Fabio Scionti (ex sindaco di Taurianova); ma è vero altresì che i renziani sono più radicati sul territorio calabrese.
Uno sbilanciamento che è stato notato dal giornale locale Il Reggino che, a firma di Gabriella Lax, cita la posizione del sindaco facente funzioni, Carmelo Versace (dirigente di “Azione”), scrive: «[…] Dall’altra parte c’è il sindaco metropolitano Carmelo Versace. Sono finiti i tempi in cui Versace, nel ricordo di chi lo aveva voluto come suo vice a Metrocity, non perdeva occasione di nominare “l’avvocato Falcomatà”. Informalmente, lo raccontano i toni e i modi, c’è aria di rottura. Un’aria che si manifesta col nervosismo nelle commissioni, coi continui assist che riceve dall’opposizione, con le strigliate che non risparmia in consiglio comunale ai dirigenti.
A palazzo Alvaro il suo ruolo non è particolarmente disturbato, con l’opposizione dei sindaci alla fine si riesce a far quadrato. In tanti casi, i provvedimenti e le decisioni vengono fuori all’unanimità. Cosa a che a palazzo San Giorgio succede raramente. Per non parlare dei comunicati della Metrocity firmati solo Carmelo Versace: dall’asfalto rifatto in una località della Piana alla pace nel mondo, c’è solo il sindaco metropolitano.
Politicamente non sbaglia Versace che, considerata la situazione, cerca di ritagliarsi un posto con dignità per avere un futuro politico. A partire dalle prossime elezioni regionali. Un imbarazzo politico fatto di un’alleanza di Azione al Comune con Falcomatà e dello stesso partito che, nell’area regionale, siede invece tra le fila del centrodestra di Occhiuto. Una situazione scomoda nei fatti che però a Versace potrebbe portare più di un vantaggio politico».
Questo il commento caustico di Pierluigi Bersani: «Dalle mie parti si dice “dove ci son dei problemi ci sono delle litigate”. I problemi nascono dal fatto che è una prospettiva illusoria di creare un centro nel sistema autosufficiente che dirige il traffico, comanda e dà la direzione di marcia a tutti quanti. Secondo me Renzi ne è più consapevole e si tiene con le mani libere, Calenda è più in buonafede e ci crede». (bg)