Il racconto / Hanno arrestato Babbo Natale di Frank Gagliardi

di FRANK GAGLIARDI – Così gridava a squarciagola zia “Giuseppina e Burdune” la vigilia della notte santa affacciatasi dall’astrachiello della sua casetta di Via Salita D’Annunzio N.11. La gente del luogo sentendo le grida disperate di zia Giuseppina accorse sotto la sua abitazione e voleva sapere cosa era veramente accaduto. Si domandava: Chi hanno arrestato? Perché lo hanno arrestato? Cosa ha combinato di così grave che lo hanno arrestato proprio questa sera?

È la notte di Natale e tutti dobbiamo essere più buoni. Quello che hanno arrestato è forse il ladro che l’altro giorno ha scassinato l’ufficio postale del paese vicino? Zia Giuseppina non sapeva perché avevano arrestato Babbo Natale. Aveva dato la notizia. Gridava e basta. Anche i ragazzi, che stavano preparando in piazza la grande “Focara” che avrebbero acceso a mezzanotte prima dell’inizio della Santa Messa, abbandonarono la legna e si precipitarono a vedere cosa era realmente successo. I Carabinieri avevano arrestato Babbo Natale. Ma perché? Cosa aveva combinato di strano? Si era forse rifiutato di portare i regali ai bambini del luogo? Forse dalla casa gentilizia della famiglia Mazzotta in cui si era infilato attraverso i camini aveva rubato le posate d’argento che erano sulla tavola parata per il pranzo di mezzanotte? Nulla di tutto questo. E allora? Il Sindaco del luogo aveva emanato una ordinanza urgente: Arrestare tutti coloro che quella sera si sarebbero travestiti da Babbo Natale. In paese c’era tanta apprensione e paura perché in un paese vicino la sera prima un ladro proveniente da fuori regione travestito da Babbo Natale aveva sfondato la porta blindata dell’ufficio postale e si era introdotto nei locali e aveva rubato tutti i soldi che erano custoditi nella cassaforte. C’erano stati pure diversi furti nelle abitazioni private delle sperdute contrade. Ecco perché il Sindaco si era visto costretto ad emanare quel provvedimento urgente: Arrestare tutti i Babbo Natale. Quello vero e quelli falsi.

E così i Carabinieri che erano alla massima allerta, sempre ligi al dovere, quando hanno visto un Babbo Natale che si arrampicava sui tetti delle case e cercava di infilarsi nei camini, lo hanno fermato e lo hanno arrestato per aver violato la privacy delle persone senza autorizzazione. Babbo Natale non era solo, c’erano anche le renne. Alle renne hanno combinato una pesante contravvenzione per aver superato il limite di velocità. Ma questo Babbo Natale era il Babbo Natale vero e le renne erano le sue e tiravano la sua slitta carica di pacchi che quella sera doveva distribuire ai bambini buoni del luogo. Non era dunque un ladro. Comunque lo condussero in caserma e lasciarono le renne in custodia di “Pasquale du Pichiettu”, pastore della contrada di Seminali che era venuto in paese per assistere alla Messa di Mezzanotte. Aveva portato in dono alla famiglia Mazzotta un agnellino lattante.

Babbo Natale venne interrogato dal Comandante la Stazione.  Babbo Natale cercava di difendersi e diceva al Comandante che avevano preso un grosso abbaglio. Sono Babbo Natale vero, io non c’entro con quelli che hanno svaligiato l’Ufficio Postale e rubato posate d’argento, biancheria, salame dalle case di Seminali. Vengo da tanto lontano. Una volta all’anno. E porto i regali ai bambini buoni di tutto il mondo. Anche ai bambini di questo strano paese ho portato i regali. Fatemi uscire, vi prego, le renne mi stanno aspettando. Se arriverà il giorno non potranno più volare. Così rispose il Maresciallo: – Ah, sì. Voi siete il vero Babbo Natale? Mostratemi un documento. Come vi chiamate? Dove siete nato? Dove abitate? Perché siete venuto qui questa sera? Cosa portate nel sacco? Oggetti rubati? Forza, dimostratemi che siete davvero Babbo Natale e io vi lascerò libero di andare e di raggiungere le renne e la vostra slitta.

Babbo Natale era infastidito e turbato: Ma cosa volete che io possa dimostrare. Non sono come voi. Io non ho la carta d’identità. Non ho nessun documento perché tutti mi conoscono in quel paese dove abito. È un paese lontanissimo abitato da poche persone e da tantissime renne. C’è, però un Ufficio postale, e ogni anno ricevo tante letterine dai bambini di tutto il mondo. Fatemi uscire, Vi prego. Le renne mi stanno aspettando. Dobbiamo rientrare in casa prima dell’alba. Prima però dovrò fare l’ultima consegna dell’anno ad un bambino povero ed ammalato che da ore mi sta aspettando. Quindi lasciatemi andare e lasciatemi lavorare in pace-.     – Anch’io sto lavorando -rispose il Maresciallo. – Il mio compito è di arrestare i ladri come lei. Guarda un po’ un ladro travestito da Babbo Natale finto. Finta è la barba, finto è il naso tutto rosso, finta la gobba, finto il sacco. Nel sacco non ci sono giocattoli per i bambini, ma attrezzi vari per sfondare porte, finestre, casseforti-.

– Ma io non sono un ladro, sono il vero Babbo Natale e nel mio sacco ci sono giocattoli e dolciumi vari per i bambini.

– Ma cosa ci faceva sui tetti delle case con un sacco pieno di roba? –  Ma gliel’ho detto, porto i doni ai bambini e nel sacco mi è rimasto qualche giocattolo e qualche dolcetto. Guarda, signor Maresciallo, anche sotto il suo albero di Natale allestito in caserma ho depositato caramelle, gomme da masticare che le piacciono tanto, tre barrette di cioccolato e un giocattolino: Una pistola di plastica finta calabro 9.

Sotto l’albero effettivamente c’era tutto quello che Babbo Natale aveva detto. Il Maresciallo alla fine si convinse che i suoi subalterni avevano preso un grosso abbaglio e lasciò andare Babbo Natale, il quale, molto turbato e seccato per la perdita di tempo subita, incominciò a riflettere a quella strana disavventura che gli era capitata per la prima volta nella sua lunga vita in questo strano paese. “Ma in Calabria sono davvero tutti matti? Così accolgono Babbo Natale nei loro paesi? Non sanno distinguere il vero dal falso? Il prossimo anno eviterò di scendere giù in Calabria, eppure ci sono paesi meravigliosi”. Uscì dalla caserma, montò sulla slitta, e le renne presero la via del ritorno a casa. Incontrarono delle difficoltà perché si era fatto quasi giorno e incominciarono a perdere l’orientamento. Non erano abituate a volare con la luce del giorno. Babbo Natale aveva, però, dimenticato di consegnare i regali a quel bambino ammalato che lo stava aspettando. La mattina dopo la notizia si sparse per tutto il paese e i giornali locali e la televisione regionale diedero la notizia commentandola e strumentalizzandola. E i commenti sarcastici si sono sprecati. Era la prima volta che un bambino era rimasto senza i regali di Babbo Natale. Il motivo c’era e i giornali misero la notizia eclatante a caratteri di scatola in prima pagina.

E non è finita qui. L’accaduto ha turbato tutto il paese e i paesi viciniori. Il Maresciallo è stato chiamato a riferire dal Comando Provinciale di Cosenza ed è stato sospeso dalla carica e dallo stipendio per 10 giorni. Quando è ritornato in caserma si è vendicato con i suoi subalterni perché gli avevano fatto fare una brutta figura e il suo nome era finito sulle prime pagine dei giornali e nei vari talk show delle televisioni.

Venne intervistato il Sindaco che cercò di minimizzare l’accaduto, raccomandò la calma e disse che ogni cosa sarebbe chiarita per evitare che lo scandalo assumesse proporzioni nazionali. Il fatto avrebbe potuto rovinare l’immagine del paese. Ma ormai il guaio era fatto. Allora il Sindaco incaricò il panificio di Contrada Pignanese di preparare un bel pacco dono da consegnare al bambino ammalato. Aveva allegato anche un biglietto di auguri e di scuse spiegando che Babbo Natale aveva sbagliato indirizzo e aveva depositato il pacco in Municipio. (fkg)

Giù le mani da Babbo Natale

di GREGORIO CORIGLIANO – Come, come? Babbo Natale non esiste? E chi l’ha detto? Dopo una vita, scopriamo che è una invenzione? Si è alzata una mattina una docente fiorentina e, fresca fresca, ha detto agli alunni attoniti: «chi di voi crede che Babbo Natale esiste?».

La notte prima della decisione di comunicare la sua verità ai ragazzi delle scuole elementari e medie, non avrà dormito, avrà avuto una indigestione, avrà litigato col marito, dopo aver spento la televisione ed essere andata a letto e le è scattato di dover dire agli alunni che Babbo Natale non esiste.

È da una vita che ci crediamo, che sappiamo della sua esistenza, che parliamo con lui per lettera, che gli chiediamo i regali e, adesso, fresca e pettinata, come si dice dalle mie parti, questa insegnante va dagli alunni e racconta loro la favola, questa sì, che Babbo Natale non esiste. E fino ad ora cosa a abbiamo visto, a cosa abbiamo creduto? Sono stati i bambini a riferirlo ai genitori e, addirittura, a rimproverarli: «è da anni che ci prendete in giro, la maestra ha detto che Babbo Natale lo avete inventato voi e ci avete imbastito la favoletta dei regali»!

Apriti cielo, giustamente. Lettere al dirigente, assemblee, come si è permessa la signora maestra di distruggere quello che poeti, scrittori e genitori di tutto il mondo hanno costruito da tutta la vita? E, quindi, discussioni su discussioni. Un trauma per i bambini di dieci anni ai quali è sembrato cascare il mondo, soprattutto perché è accaduto in questi giorni, quando in casa, si comincia a parlare del Natale, dell’albero, del presepio e, soprattutto dei regali.

Da dove arriva Babbo Natale? Gli dobbiamo scrivere una lettera o lo sa già leggendo nei nostri pensieri, il nostro benefattore di questo mese che porta col freddo, i regali scendendo dal caminetto e che gira il mondo viaggiando su una slitta carica di regali per piccini, bambini, ma anche grandicelli e che poi si siede per mangiare un culluriello, una zeppola, una pitta di San Martino? Perché ha dovuto, la maestra senza fantasia, rompere il secolare incantesimo? Chi l’ha autorizzata, come le è venuto in mente? Non è stata bambina, non ha ricevuto i regali, non ha mai scritto una letterina che dalle mie parti si metteva sotto il primo piatto del papà, la vigilia di Natale, accanto tutti i familiari, i parenti, i nonni, gli zii.

E al momento dell’apertura, solenne solenne, il genitore più che leggerla pareva declamarla e rinviava la consegna dei regali alla notte di Natale, quando i bambini eravamo a letto e trovavamo poi i regali chiesti sotto le coperte imbottite, specie quando non c’erano termosifoni e diavolerie varie. Ricordo che una mia zia, metteva i regalini vicino al braciere che si lasciava nella stanza più fredda, sistemato su quella ruota che faceva da poggiapiedi. Si può die che quella maestra di Coverciano dev’essere promossa al liceo, dove non ha più a che fare con i bambini o mandata negli uffici di quello che un tempo si chiamava Provveditorato agli studi. In altri posti, potrà fare altri danni, ma non rompere la magia della favoletta di Babbo Natale. Della quale i bambini hanno bisogno perché, poi, avranno tutto il tempo di occuparsi e preoccuparsi della realtà. E tutti quelli che abbiamo creduto, adesso che abbiamo saputo della lezione, gratuita e priva di senso della maestra fiorentina, cosa dovremmo dire, cosa dovremmo fare?

Prendere atto delle parole della maestra-non-maestra e ai nostri bambini parlare della guerra israelo palestinese o tra Ucraina e Russia, e lasciarli senza l’arrivo del vecchietto con la barba bianca, con la slitta carica di regali? “Papà hai aperto tu la porta quando è arrivato Babbo Natale, gli hai dato una zeppola con l’uva passa?” “Come faceva a sapere che quelli che ci ha portato erano i regalini che avevamo chiesto?” C’è magia superiore all’innocenza? Anche quando Babbo Natale portava cenere e carbone per i bambini che non erano stati buoni?

Si sta al mondo anche con i sogni, se non soprattutto. Strumenti fondamentali della crescita e della formazione, dice lo scrittore Marino Niola. Giù le mani dal Babbo Natale che porterà cenere e carbone alla maestra fiorentina e la farà trasferire all’archivio di quella stessa scuola, nella quale le sue colleghe porteranno i regali a quei bambini ai quali non è stata raccontata la nostra verità, la verità di sempre. (gc)