BH conferma investimento a Vibo, Lo Schiavo: «Risultato frutto dell’osmosi tra fabbrica e territorio»

Per il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo «la conferma dell’investimento di Baker Hughes rappresenta per tutti i cittadini vibonesi, al di là di ogni colore politico, una buona notizia per il nostro territorio».

«C’è ora solo da augurarsi – ha aggiunto – che l’investimento in questione possa ingenerare un processo virtuoso per l’intera area industriale, una delle più importanti della Calabria. Processo rispetto al quale la Regione deve dimostrare di saper fare la propria parte fino in fondo».

«La scelta della multinazionale statunitense di confermare e incrementare fino a 26 milioni di euro in tre anni l’investimento già annunciato nel novembre del 2023 – ha proseguito Lo Schiavo –, può davvero rilanciare le prospettive di tutta l’area, dell’indotto che vi ruota attorno e dell’intera comunità delle frazioni costiere. Ma è una scelta che non nasce per caso, bensì è da ascrivere anche e soprattutto al contesto in cui Baker Hughes-Nuovo Pignone opera ormai da 60 anni, avendo stabilito un solido e proficuo rapporto con il territorio».

«Ed è, dunque, un risultato figlio anche di questa storia di “osmosi” – ha spiegato – tra la fabbrica e la comunità locale, del lavoro delle maestranze vibonesi che negli anni sono passate da quei capannoni industriali, delle piccole imprese dell’indotto che hanno contribuito a sostenere la sua crescita, dell’instancabile impegno degli operai con il quale si sono costruite anche le condizioni affinché lo stabilimento fosse sempre più efficiente, remunerativo, qualitativamente all’altezza delle aspettative aziendali e, dunque, della sua permanenza e crescita in loco».

«Sapere che ora l’azienda – ha detto ancora – intende continuare a investire soprattutto sul fronte Ricerca e sviluppo ingegneristico fa ben sperare sulla possibilità che si schiudano nuove opportunità per i giovani del territorio e per il territorio stesso, al pari di quanto avvenuto sessant’anni fa al momento dell’apertura dello stabilimento. Per questo ritengo che la Regione Calabria dovrebbe preoccuparsi fin da subito delle azioni da intraprendere per sostenerla e per fare in modo di attrarre nuovi investimenti che possano rilanciare l’area industriale di Porto Salvo nel suo insieme».

«Questa iniziativa nasce da investimenti privati, mentre latitano ancora investimenti pubblici significativi da parte della Regione Calabria per il Vibonese. Un plauso va fatto anche a chi, come il sindaco di Vibo Valentia Enzo Romeo, ha colto per tempo l’opportunità rappresentata da un ulteriore investimento di Baker Hughes su Porto Salvo – ha concluso –, dando ampia collaborazione istituzionale alla società americana. Ed oggi può a buon diritto, da sindaco, accogliere con soddisfazione questo risultato».

BH Fiom Cgil chiede incontro a Urso: Ancora valida possibilità di investimento a Co-Ro

Per il coordinatore Fiom Cgil Nazionale, Daniele Calosi, il segretario Generale Fiom Cgil Calabria, Umberto Calabrone e l’Rsu Bh Paolo De Rito, è «ancora valida la possibilità che l’investimento si concretizzi a Corigliano Rossano», per questo si aspettano che il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso, convochi un incontro come già richiesto dalle sigle sindacali sul caso di Baker Hughes.

I sindacati, infatti, hanno appreso dalla stampa «che il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso, a cui unitariamente a Fim Cisl e Uilm Uuil abbiamo fatto una richiesta d’incontro ancora inevasa, ha inviato una lettera al sindaco di Corigliano Rossano Stasi, in cui ha ribadito che, nonostante il suo impegno, Baker Hughes non ha più intenzione d’investire nel porto di Corigliano Rossano».

«Sempre tramite i media – hanno detto i sindacalisti – leggiamo che grazie all’impegno del governatore Occhiuto, 26 dei sessanta milioni previsti a Corigliano Rossano saranno spostati su Vibo Valentia rafforzando ancora di più quel sito produttivo. Come Fiom, abbiamo sempre ribadito in tutti gli incontri con l’azienda che l’insediamento di Vibo per noi è strategico per le professionalità presenti e per lo sviluppo dell’intero territorio».

«Gli oltre 14 milioni di euro investiti negli ultimi anni, di fatto – hanno detto – hanno aumentato l’organico diretto di oltre il 25 per cento e quello indiretto ha avuto incrementi importanti con ulteriore potenziamento già programmato per il 2025.  Ulteriori 26 milioni sarebbero la conferma, aldilà di quello che si dice e si scrive, di come la Calabria per Baker Hughes sia strategica».

«Nell’ultimo incontro avuto con l’azienda, non più tardi di 20 giorni fa – hanno ricordato – è stato prospettato il congelamento dell’investimento su Corigliano Rossano, oltre al consolidamento degli investimenti su ricerca e diversificazione della produzione, senza prospettare investimenti di queste dimensioni. Per questi motivi – concludono – chiederemo alla Baker Hughes un incontro urgente per verificare l’effettivo investimento di questi 26 milioni di euro ed eventualmente modalità e tempi d’impegno in modo da rafforzare sempre di più lo stabilimento di Vibo».

«Alle istituzioni – hanno concluso – chiediamo nuovamente di rendere sempre più appetibile l’area di Porto Salvo attraverso le bonifiche e le infrastrutture utili ad attrarre ulteriori investimenti partendo dall’avvio delle bonifiche necessarie». (rcz)

Baker Hughes, il ministro Urso scrive al sindaco Stasi: Progetto strategico per il territorio

In una lettera indirizzata al sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso «rammarico» per «la decisione di Baker Hughes-Nuovo Pignone di rinunciare al programma di investimenti relativo al nuovo insediamento industriale nel porto di Corigliano-Rossano».

«Si tratta di un progetto – ha aggiunto il ministro Urso – fortemente strategico per il territorio, sia per la rilevanza che riveste la logistica portuale, sia per l’importanza della riqualificazione di un porto che, ad oggi, nonostante le potenzialità, appare sottoutilizzato».

«Per l’iniziativa era stato attivato il supporto di questo Ministero – ha spiegato il Ministero – mediante un contratto di sviluppo avente ad oggetto un programma di investimenti finalizzati alla realizzazione di un nuovo sito produttivo nel porto di Corigliano-Rossano e all’ampliamento del sito produttivo già esistente a Vibo Valentia».

«Considerata la strategicità del progetto, si ribadisce, dunque – prosegue la lettera – il rammarico per la determinazione dell’impresa di rinunciare al contratto di sviluppo in conseguenza dei forti rallentamenti causati dal ricorso presentato dall’Amministrazione comunale, relativo a meri aspetti procedurali dell’iter autorizzativo, che procrastina inevitabilmente i tempi di conclusione della procedura anche in relazione alla paventata ipotesi di convocazione di una nuova Conferenza dei servizi, con conseguente stato d’incertezza per l’impresa circa l’esito finale».

«Da parte dell’azienda ci è stato, infatti – si legge – comunicato che il quadro d’incertezza dovuto alla presa di posizione della sua Amministrazione avrebbe pregiudicato un investimento che ben difficilmente può realizzarsi in un contesto d’incertezza giuridica connessa al possibile esito negativo di un giudizio pendente”.

«Auspichiamo – ha concluso il ministro Urso – che l’Amministrazione comunale voglia considerare la possibilità d’intraprendere un’interlocuzione finalizzata al più ampio sostegno al progetto nei termini in cui é stato presentato dall’azienda ed autorizzato dalle competenti Autorità». (rrm)

BAKER HUGHES RESTA IN CALABRIA: 26 MLN
STANZIATI PER LO STABILIMENTO DI VIBO

di SANTO STRATI – Quando tutto sembrava perduto dopo l’assurdo ricorso al Presidente della Repubblica contro l’investimento da 60 milioni della multinazionale Baker Hughes, ecco dal cilindro di Mandrake-Occhiuto il recupero. Non ha fatto illusionismi, però, il Presidente della Regione, né ipnotizzato i suoi interlocutori, ha semplicemente esercitato il suo fascino di ammaliatore di industriali e ha convinto Baker Hughes a non scappare dalla Calabria.

Non ci sarà l’investimento da 60 milioni a Corigliano-Rossano, ma la multinazionale investirà 26 milioni di euro per potenziare lo stabilimento di Vibo Valentia. Un respiro di sollievo per tutta la Calabria, affamata più che mai di investimenti importanti per la creazione di occupazione e nuovi posti di lavoro.

«La nostra mission – ha dichiarato il presidente Roberto Occhiuto – è costruire in Calabria un contesto istituzionale favorevole all’attrazione di investimenti. Sono molto contento che aziende di primaria importanza come Baker Hughes, così come altre, abbiano trovato nella nostra Regione la sede di importanti investimenti. Continueremo le interlocuzioni con Baker Hughes per tentare di recuperare anche il resto dei 60 milioni inizialmente annunciati e farli rimanere tutti nella nostra Regione».

Occhiuto aveva incontrato ieri mattina, presso la Cittadella di Catanzaro, il presidente di Baker Hughes-Nuovo Pignone, Paolo Noccioni.

Durante la riunione – alla quale hanno preso parte anche l’assessore allo Sviluppo economico, Rosario Varì, e il vice presidente dell’azienda Paolo Ruggeri – è stato affrontato il tema degli investimenti di Baker Hughes in Calabria.

La multinazionale aveva inizialmente previsto di investire 60 milioni di euro nella nostra Regione, ma nelle scorse settimane è tramontata – com’è noto – l’ipotesi che riguardava il porto di Corigliano-Rossano.

Grazie alle interlocuzioni tra la Regione e la multinazionale, Baker Hughes ha però annunciato ieri l’intenzione di confermare ed aumentare gli investimenti per Vibo Valentia: 26 milioni di euro dei 60 rimarranno, dunque, sul nostro territorio.

Il piano per lo stabilimento vibonese, recentemente rivisto dall’azienda alla luce degli eventi che hanno interessato gli sviluppi delle proprie attività nella regione, prevede per i prossimi tre anni un investimento davvero importante, per l’appunto 26 milioni di euro – maggiore del 50% di quello inizialmente stabilito -, che porterà all’espansione delle attività industriali nel sito.

In particolare, gli investimenti sono funzionali al potenziamento del ruolo di centro di eccellenza dello stabilimento di Vibo nel panorama della catena globale di fornitura di Baker Hughes e prevedono anche la costituzione di un Engineering Digital Hub, quindi anche attività di ricerca e sviluppo ingegneristico.

Il sito Baker Hughes di Vibo è da più di 60 anni un centro di eccellenza per la saldatura, per la progettazione e la costruzione di scambiatori ad aria per diverse applicazioni nel settore dell’energia, per l’assemblaggio di centraline e per la fabbricazione e lavorazione meccanica di grossi componenti di materiale pregiato che vengono utilizzati nella produzione di compressori e turbine a gas.

Anche l’assessore Varì ha espresso viva soddisfazione per l’impegno di Baker Hugues su Vibo: «Sono molto contento che Baker Hughes, anche grazie all’ottimo rapporto instauratosi con il governo regionale, continui ad investire in Calabria, sullo stabilimento di Vibo Valentia, a Porto Salvo, dove è insediata da 60 anni e dove ha creato un ottimo rapporto con la popolazione.

La decisione dell’azienda è importante non solo per le ricadute occupazionali rilevanti che un investimento da 26 milioni di euro determinerà, ma anche perché dette risorse, oltre che per accrescere la produttività e produzione, saranno impiegate in ricerca e sviluppo, un ambito che determina di per sé attrazione di nuovi investimenti e occupazione per i giovani laureati calabresi che vorranno lavorare sul territorio per una grande azienda».

La gestione dell’investimento originariamente previsto per il Porto di Corigliano-Rossano è stata a dir poco disastrosa e non è un’opinione: l’Amministrazione Stasi aveva fatto sfumare non solo l’impegno della multinazionale, ma ispirato il completo disimpegno nei confornti della regione Calabria.

Il Presidente Occhiuto non aveva però perso le speranze e ha cercato in tutti i modi di ricucire lo strappo e riannodare i fili di una complessa trattativa fatta naufragare in modo così banale e assurdo.

Il nuovo investimento, destinato a Vibo, non solo conferma l’intenzione della multinazionale di restare sul territorio, ma lascia persino il margine (è un’idea di Occhiuto) per far destinare la rimanente parte dei famosi 60 milioni iniziali (ci sono 34 milioni in ballo) sempre sul territorio calabrese.

Senza tirare per la giacchetta alcuno, ci permettiamo di segnalare la grande opportunità che è offerta da un diverso utilizzo dell’area del Porto di Saline. Un’area immensa dove peraltro sarebbe bello immaginare il trasferimento della Hitachi Rail nell’ex Officina Grandi Riparazioni delle FS: ci sono le condizioni per invetsire e valorizzare questo territorio. (s)

 

L’OPINIONE / Pasqualina Straface: Su Baker Hughes fallimento personale e politico del sindaco di Corigliano Rossano

di PASQUALINA STRAFACE – Sull’evidentissimo fallimento personale e politico che lo ha visto protagonista assoluto, solitario ed esclusivo di quello che sarà ricordato come il più odioso atto di prepotenza, di presunzione e di arroganza demagogica della storia istituzionale della Calabria, il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, adesso sfiora persino il ridicolo.

Da una parte, infatti, egli continua a non assumersi l’unica responsabilità, gigante e sotto gli occhi di tutti, di avere chiuso le porte in faccia, senza aver mai coinvolto il Consiglio Comunale e la Città, ad uno dei più grandi investitori privati mai approdati nella Sibaritide.

Dall’altra, ormai isolato sul piano politico ed istituzionale territoriale, regionale e nazionale, Stasi pensa di dover e poter studiare di notte per inventare e buttare il mattino seguente in pasto ai media, ricostruzioni fumettistiche su quanto accaduto, solo per cercare improbabili difese allo sfacelo prodotto.

Ci viene da ridere per non piangere, a leggere, ancora a distanza di settimane dalla rinuncia formale all’investimento comunicata pubblicamente dalla Baker Hughes, le piroette di chi, come Stasi, continua a far finta di non sapere che l’unica motivazione del ritiro della multinazionale statunitense, una delle più grandi aziende nel suo settore ed operante come Gruppo in oltre 120 nazioni del mondo, così come dalla stessa dichiarato sui media per iscritto e senza alcuna necessità di ulteriori interpretazioni, è stata e resta l’inutile, inopportuno, ostruzionistico e distruttivo ricorso straordinario del Comune di Corigliano-Rossano al Presidente della Repubblica. Punto.

Solo per pietà e per compassione, ma soprattutto per rispetto dell’opinione pubblica e del senso delle istituzioni democratiche, evito di ripetere tutte le censure che abbiamo già ampiamente illustrato nell’ultimo consiglio comunale monotematico, finalmente concesso alle opposizioni che lo aveva richiesto da mesi.

In quella sede che doveva essere la sede principale per affrontare sin dall’inizio ogni confronto nel merito del progetto oggi fatto fallire, abbiamo smontato, una ad una, tutte le presunte ed inesistenti irregolarità, anomalie, illegittimità ed addirittura le illegalità dalle quali Sindaco e Amministrazione Comunale ci avrebbero tutelati; gli stessi auto-nominati paladini del diritto e della pianificazione che però pare non abbiano più tempo neppure per difendersi in tutte le sedi competenti nelle quali vengono portati, sistematicamente, da denunce e ricorsi per violazioni di ogni natura; e lo stesso Sindaco che non sa neppure cosa sia e cosa comporti la parola pianificazione, non avendo egli pianificato alcunché nel corso del primo quinquennio., come ammette nelle sue stesse linee di mandato. Altro che istituzioni impermeabili, coraggiose o ligie! Ma di cosa parla?

E, tuttavia, al netto del fantasma Occhiuto che evidentemente non fa dormire sonni tranquilli a Stasi che sogna il Presidente della Regione persino impegnato a telefonare la minoranza nel corso dei consigli comunali, almeno su una delle tante aberrazioni sentite in questi giorni voglio ritornare. E voglio farlo sia perché lo stesso Stasi continua a sostenerla, sia perché essa sintetizza emblematicamente l’odio di questo sindaco e della sua coalizione per tutto ciò che è impresa, privato, mercato e sviluppo.

Mi riferisco alla mancata richiesta di sospensiva nel ricorso al Capo dello Stato, rivendicata dal Sindaco anche nella sua replica in assise civica senza mai accorgersi o meglio senza mai ammettere, glielo dobbiamo ripetere, che neppure nella Repubblica della Banane, un investitore decide di continuare nella sua impresa, che già di per se stessa costituisce un rischio, avendo in aggiunta sulla testa la Spada di Damocle rappresentata da un ricorso contrario presentato dalla istituzione pubblica locale che invece dovrebbe accoglierlo e governarne ogni dinamica nel solo interesse dello sviluppo locale.

Ma ciò che oggi porta dall’errore imperdonabile commesso a danno della Città, del territorio e della Regione al ridicolo è l’ultimissima arrampicata di Stasi sugli specchi, gli ultimi specchi, con un’altra delle sue fantomatiche ricostruzioni: questa volta quella delle Zes e della paventata riduzione di agevolazioni fiscali italiane che avrebbe indotto, sentite sentite, un colosso imprenditoriale da 54.000 dipendenti in tutto il mondo e con di 20,5 miliardi di dollari a ritirarsi per micro-valutazioni economiche dal Porto di Corigliano-Rossano.  Evitiamo di continuare ad offendere l’intelligenza di tutti.

E prendiamo atto definitivamente che per unica responsabilità di questi amministratori inadatti al governo della più grande città della Calabria, qui perdiamo non solo i 200 posti di lavoro base previsti per l’avvio dell’investimento, ma gli stimati 800-1000 posti di lavoro derivanti in tutta l’area e la regione dall’indotto incrementale e progressivo che insediamenti come quello della Baker Hughes avrebbero prodotto, come tanti altri casi analoghi confermano; e che a perdere in credibilità come terra capace di attrarre e moltiplicare investimenti straordinari è l’intera Calabria, che grazie a Stasi oggi si presenta nel mondo come area ostile alle imprese, al privato, al lavoro ed alla crescita. (ps)

[Pasqualina Straface è consigliera regionale e comunale]

Il sindaco Stasi: Comune mai contrario a investimento di Baker Hughes

«Il Comune, attraverso le sue rappresentanze consiliari, anche oggi ha dimostrato serietà e trasparenza chiarendo, coi fatti ed i documenti, come il Comune non sia mai stato contrario all’investimento di Baker Hughes, ma stia semplicemente tutelando le prospettive e gli interessi della Comunità, soprattutto occupazionali, anche attraverso la regolarità delle procedure». È quanto ha detto il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, nel corso del Consiglio comunale monotematico del 24 ottobre, chiusosi con l’approvazione dell’unica proposta di delibera caratterizzata dalla chiara apertura a tutti gli investimenti, compreso quello di Baker Huges per il quale si chiede la convocazione immediata di una nuova Conferenza dei Servizi al fine di rilasciare all’impresa un titolo autorizzativo solido e frutto di una procedura trasparente.

Nel corso del dibattito è emersa la volontà unanime da parte del Consiglio Comunale di lavorare per il recupero dell’investimento nell’ottica di un piano di compatibilità con gli altri indirizzi del porto ed ovviamente nel rispetto delle procedure.
 
Al termine del dibattito è intervenuto il sindaco ricostruendo l’intera vicenda, sottolineando come la questione Nuovo Pignone sia stato l’ultimo tratto di un percorso nel quale l’Autorità Portuale di Gioia Tauro, oggi di Sistema, ha operato costantemente penalizzando il Porto di Corigliano. Il sindaco ha ricordato come sia stato messo nel cassetto un piano regolatore condiviso e pronto già nel 2015 e tenuti fermi milioni di euro per anni per la banchina crocieristica, fino a farla diventare insostenibile, mentre in altri porti si è continuato ad investire soldi pubblici per attività di carattere commerciale, ma anche turistico.
 
Sulla vicenda Nuovo Pignone, il primo cittadino ha chiarito, citando i documenti uno ad uno, come l’Amministrazione abbia sempre sottolineato le criticità del progetto in tempi utili ed abbia sempre proposto delle soluzioni, che però non sono mai state accettate né riscontrate con delle controproposte, a partire dalla proposta di Protocollo di Intesa che stabiliva l’indirizzo non industriale di tutte le banchine non interessate dal progetto Nuovo Pignone, tutelando così la marineria e le prospettive di sviluppo turistico.
 
Tutto questo si è tradotto in una procedura distorta e lacunosa che non ha consentito all’ente comunale di esercitare le proprie prerogative e di verificare la sostenibilità del progetto, costringendo l’Amministrazione a dover difendere gli interessi della Comunità attraverso un ricorso, ma senza ostacolare l’investimento. Il sindaco ha infatti sottolineato come non sia mai stato emesso un atto che interrompesse o ritardasse il percorso – smentendo quanto affermato dalla stessa impresa – attestando come ad oggi Nuovo Pignone sia nelle condizioni di ottenere il permesso a costruire che però non è mai stato richiesto.
 
«È sancito – ha proseguito Stasi – che l’unica strada per recuperare l’investimento, nell’immobilità acclarata delle istituzioni superiori, è dare all’impresa un titolo solido. Spiace molto che gli sforzi della maggioranza in questo senso, anche specificando che la nuova conferenza dei servizi avrebbe fatto decadere il ricorso del Comune, siano stati vani. Evidentemente certe posizioni non erano decise in Consiglio ma altrove, non per gli interessi della città ma per calcoli politici di bassa lega. Fortunatamente alla guida della città ci sono una Amministrazione ed una maggioranza seria e che lavora quotidianamente per il bene comune».
 
«Il Porto è una risorsa della Calabria, gestita dalla Autorità, ma è una risorsa soprattutto per la comunità di Corigliano-Rossano – ha proseguito Stasi –  e la democrazia impone regole e condivisione. Purtroppo veniamo da una stagione che, rispetto alla governance portuale, è stata allergica ad entrambe le cose, senza una visione rispetto allo sviluppo dei porti ed in particolare del nostro porto. Una gestione iniqua e goffamente autoritaria che è stata tollerata inspiegabilmente da più governi di diverso colore: credo che aver tirato in ballo la vicenda del Mercato ittico, che riguarda amministrazioni di 30 anni fa, quasi come forma di ripicca nei confronti della città, abbia rappresentato il punto più basso mai toccato da una istituzione nel corso degli ultimi decenni».
 
«A prescindere dagli esiti della vicenda di Nuovo Pignone – ha concluso – è necessario che si apra subito una nuova stagione di condivisione e di visione strategica, di sviluppo reale ed integrato del Porto, che sono obiettivi raggiungibili solo attraverso il confronto tra tutti gli attori competenti, dal Comune alla Giunta Regionale passando dalle categorie e dai sindacati fino alla Autorità di Sistema, un percorso per il quale noi siamo sempre stati e continueremo ad essere disponibili». (rcs)
 

CORIGLIANO ROSSANO – L’opposizione: Stasi ritiri ricorso e inviti Baker Hughes per riprendere confronto

Il Gruppo Consiliare di minoranza di Corigliano Rossano, tramite una delibera, ha chiesto al sindaco, Flavio Stasi, di impegnarlo «all’immediato formale ritiro del ricorso da notificare alle altre parti, con il contestuale invito amichevole alla Nuova Pignone a venire in Città ed in questo Consiglio Comunale per concordare ogni iniziativa volta a recuperare i tempi ed a creare le condizioni più favorevoli per accrescere ogni possibile ricaduta sul piano economico ed occupazionale, per quantità e qualità, per il territorio».

Una richiesta tuttavia rifiutata dalla maggioranza e dal primo cittadino, nel corso dell’ultima assise monotematica svoltasi il 24 ottobre.

«Non ci sono – hanno spiegato nei loro interventi i consiglieri di opposizione – indagini da fare o interpretazioni da fornire, perché la Baker Hughes, attraverso il suo Presidente Noccioni, ha comunicato nella massima trasparenza, a differenza del Sindaco di Corigliano-Rossano, il ritiro accompagnandolo con parole chiare ed inequivoche, riportate su tutti i media nazionali, lo scorso 8 ottobre».

L’incertezza legata ai tempi di sviluppo, rallentati da un ricorso dell’Amministrazione comunale di Corigliano-Rossano e, quindi, il venire meno delle condizioni temporali necessarie per realizzare il progetto come inizialmente concepito, inclusa la concentrazione di tutte le attività in un’unica area idonea ad ospitarle, cioè la banchina sono– ha scandito la Baker Hughes – alla base di questa difficile ma purtroppo inevitabile decisione. Il riferimento è senza mezze parole soltanto al ricorso straordinario al Presidente della Repubblica promosso dal Sindaco Flavio Stasi nel giugno scorso.

«La lettura data a quel ricorso – ha insistito l’opposizione – è stata quella di un atto di ostilità da parte della comunità e del territorio. E deve essere apparsa irridente e beffarda soprattutto l’affermata mancata richiesta della sospensiva, come a voler dire: potete andare avanti se volete.  Non accade – hanno proseguito i consiglieri – nemmeno nella Repubblica delle Banane che il Governante chieda ad una multinazionale di investire decine e decine di milioni di euro, aggiungendo al rischio d’impresa la spada di Damocle di un ricorso di cui non si conosce l’esito! Assurdo. Paradossale. Tragicomico. Solo Stasi poteva arrivare a tanto!».

«D’altra parte – ha sottolineato la minoranza – non si può non rilevare come la Baker Hughes sia solo vittima del contenzioso. Su iniziativa di Stasi, infatti, il Comune di Corigliano-Rossano ha fatto ricorso contro altri organi dello Stato, ovvero l’Autorità Portuale ed il Ministero delle Infrastrutture, accusandoli di aver posto in essere atti illegittimi e creando così un corto circuito istituzionale, e minando il principio di leale collaborazione. Era proprio necessario? Ne valeva la pena?».

«Perché tutti i contenziosi in via amministrativa – hanno proseguito – al di là del facile slogan sul rispetto della legalità che è propagandistico e fuorviante per i cittadini, per loro natura riguardano profili di mera legittimità degli atti che si impugnano, di presunte irregolarità procedimentali e formali, in cui le ragioni sono controverse, ancor più nel nostro caso in cui la contrapposizione è tra pubbliche amministrazioni, che esercitano la facoltà di interpretare le norme nella loro applicazione».

«A fronte della tesi del Comune e del suo legale – hanno detto – c’è, infatti, quella dell’Autorità procedente nella Conferenza dei servizi con il conforto dell’Avvocatura dello Stato. E d’altra parte nessun altro soggetto istituzionale che vi ha partecipato ha sollevato obiezioni, per esempio sulla natura della Conferenza che riguarda tutti: possibile che nessuno degli altri 10 partecipanti si sia accorto di queste asserite gravi irregolarità? A parte la considerazione che il provvedimento impugnato esce fuori da una Conferenza dei servizi e che il Comune – anche con l’esternazione in ricorso – ha manifestato il proprio dissenso: e tanto basta a soddisfare l’esigenza di dichiarare il rispetto delle regole».

«D’altronde, quanto alla più volte invocata (da Stasi) esigenza di una nuova conferenza dei servizi da convocare espressamente ai fini dell’autorizzazione Zes unica, già concessa su originaria domanda di concessione demaniale ma allo scopo di realizzare un complesso industriale – hanno sottolineato i rappresentanti dell’opposizione – è lecito chiedersi: gli attori di questa seconda, eventuale conferenza dei servizi sono gli stessi della prima già svoltasi? Se la risposta è affermativa a cosa essa dovrebbe servire? A parte la duplicazione inutile di un procedimento? E tutto questo non è in contrasto con le esigenze di semplificazione e speditezza previste per le Zes?».

«Ecco perché – hanno confermato i consiglieri di opposizione – il punto di osservazione si deve necessariamente spostare sulla divaricazione e sula sproporzione tra il contenzioso promosso ed il  dichiarato unanime favore all’investimento; unanime perché in tal senso si sono pronunciati i sindacati, le associazioni imprenditoriali, tutti i partiti politici di entrambi gli schieramenti, Regione Calabria, il Mise e naturalmente l’Autorità di sistema portuale e persino lo stesso Sindaco che ha voluto che questo si premettesse nel ricorso».

«È per questo motivo che – ha concluso il Gruppo Consiliare di Opposizione – ogni riapertura di un minimo spiraglio di confronto con la Baker Hughes, sulla prosecuzione dell’investimento originario avviato e con tutte le garanzie legittimamente richieste, dipende, senza se e senza ma, dal ritiro del ricorso presentato al Presidente della Repubblica e dalla contestuale amichevole convocazione della multinazionale per esprimere la disponibilità della Città ad accoglierla, utilizzando ogni possibilità affinché si creino le condizioni più favorevoli per accrescere ogni possibile ricaduta sul piano economico e delle risorse umane». (rcs)

L’OPINIONE / Francesco Forciniti: Baker Hughes, il territorio pretende ben altro

di FRANCESCO FORCINITI – È singolare – ma allo stesso tempo illuminante – il fatto che mentre il carrozzone politico-istituzionale-sindacale e gran parte di quello mediatico continuino a dipingere la rinuncia della Baker Hughes come un disastro di proporzioni bibliche, agitando persino lo spettro di rivolte sociali e pregandoli di tornare, andando ben oltre i canonici tre giorni di lutto previsti in questi casi, in realtà la gran parte della popolazione abbia accolto tale notizia con assoluta indifferenza se non addirittura con sollievo.

Forse perché ha capito che il nostro porto, per quanto oggi certamente valorizzato ben al di sotto del suo potenziale, possa in prospettiva produrre ben più di poche decine di presunti posti di lavoro a bassa qualifica e retribuzione (saldatori, verniciatori e poco altro).

Forse perché ha capito che sarebbe del tutto innaturale e fuori dalla logica delle cose impegnare per sempre le banchine di un porto con degli enormi capannoni industriali, quando a poche centinaia di metri una enorme zona industriale appositamente pensata per questo tipo di cose ce l’abbiamo già.

Forse perché ha capito che per il nostro porto dobbiamo piuttosto pretendere investimenti pubblici (gli stessi che da dieci anni vengono sistematicamente dirottati su Gioia Tauro), banchine crocieristiche, programmazione e pianificazione, collegamenti con la zona industriale e con la ferrovia, affinché anche l’area del porto e quella retrostante retrostante diventino appetibili e fruibili per tutte le aziende, non per una sola.

Forse perché ha capito che sono totalmente fuori luogo gli atteggiamenti arroganti di un ammiraglio che per dieci anni non ha fatto nulla di tutto ciò per il nostro porto, e oggi viene a dirci che nel nostro porto non c’è nulla, come se non l’avesse gestito lui fino a oggi.

Forse perché ha capito che la desertificazione del porto è responsabilità di quella stessa classe dirigente che oggi prova a sfruttarla proponendoci di svendere il nostro patrimonio pubblico, non avendo voluto o non essendo riuscita a farlo fruttare.

E tutto ciò è desolante ma anche illuminante, appunto, perché ci rivela in maniera inequivocabile quanto poco o nulla sia rappresentativa una classe dirigente che ad oggi, nella sua quasi totalità, se la canta e se la suona continuando fino allo stremo, con la bava alla bocca, a raccontare la ormai trita e ritrita favoletta del grande investimento che avrebbe salvato le nostre vite e ci avrebbe reso tutti milionari, mentre sostanzialmente la gente che dovrebbe essere da questi rappresentata se ne frega altamente dei loro deliri. (ff)

[Francesco Forciniti è un libero cittadino e già deputato della Repubblica]

Rinuncia Baker Hughes, Occhiuto: «Parlerò con vertici dell’azienda, ma ci sono poche speranze»

«Sto parlando e parlerò ancora, insieme ai sindacati, spero, con i vertici di Baker Hughes, ma mi sembra di capire, dalle interlocuzioni che ho avuto col presidente dell’azienda, che non ci siano molte speranze. Però chi governa la Calabria deve mettercela tutta, anche quando sembra complicato». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, parlando coi giornalisti.

«Ho incontrato Baker Hughes più di un anno fa – ha aggiunto Occhiuto – quando vennero a propormi un investimento di 6 milioni di euro che poi hanno fatto nell’area di Vibo. Chiesi loro di fare un investimento più importante e tornarono dopo qualche mese dicendomi che volevano investire 60 milioni in Calabria. Un altro esempio di come in qualche modo io abbia fatto il direttore commerciale, il direttore marketing, della Calabria».

«Avevo assicurato – ha sottolineato ancora Occhiuto – un contesto istituzionale favorevole ad accogliere investimenti, purtroppo così non è stato. Speriamo che questo non sia un danno solo per il Comune di Corigliano Rossano, che non avrà questo investimento, ma speriamo che non sia un danno per l’intera Calabria perché quando nel circuito delle grandi imprese viene veicolata una notizia per cui la Calabria rende impossibile un finanziamento di 60 milioni questa notizia ha un effetto di contaminazione di straordinaria importanza».

I Giovani del Movimento del Territorio: Baker Hughes opportunità per tanti giovani

«Consideriamo imperdonabile aver sottovalutato o comunque trattato con arroganza l’opportunità epocale che l’investimento di Baker Hughes poteva e – ci auguriamo – possa ancora rappresentare per almeno 200 persone e famiglie, soprattutto dal punto di vista dei tanti giovani che sono costretti invece a lasciare la propria terra per formarsi, specializzarsi e trovare fortuna altrove». È quanto hanno detto o Giovani del Movimento del Territorio, sottolineando come «è questo atteggiamento, purtroppo, il vero e più odioso sintomo di una mancanza di visione a lungo termine e di comprensione del reale potenziale positivo che una occasione storica del genere avrebbe potuto e potrebbe avere sulla città e sul territorio».

I Giovani, inoltre, nei giorni scorsi hanno incontrato il consigliere regionale e comunale, Pasqualina Straface, per condividere le prossime azioni che saranno messe in campo dal sodalizio, a partire da un’iniziativa di sensibilizzazione dei giovani della Città su quanto accaduto e sta accadendo con la questione Baker Hughes ed il Porto.

Tra le prossime iniziative vi è quella di avviare una campagna di ascolto tra i cittadini, in particolar modo tra i più giovani, per verificare chi era ed è favorevole all’investimento della multinazionale statunitense e, soprattutto, provare a misurare il grado di conoscenza della questione; «perché – sottolineano – se un gap c’è stato in tutti questi mesi è proprio quello della comunicazione istituzionale che, come sempre latitante sulla grandi questioni è stata per di più condizionata dalla posizione ideologica del Sindaco, manifestata con azioni e comunicazioni come al solito solitarie e auto-referenziali».

«L’obiettivo – hanno sottolineato – i Giovani del Movimento del Territorio – resta quello di non vanificare gli sforzi e rilanciare con forza ed incisività l’impegno assunto nella passata campagna elettorale, offrendo ogni utile contributo alla crescita e allo sviluppo eco-sostenibile della città.  Perché i giovani – sottolineano – non sono e non possono essere una categoria da menzionare per convenienza elettorale, ma devono essere destinatari di opportunità e protagonisti consapevoli del loro destino». (rcs)