L’OPINIONE / Franco Cimino: Il Catanzaro ha vinto. Si faccia festa grande

di FRANCO CIMINO – Abbiamo sbagliato, forse, una sola partita, questa. La Cremonese ha fatto la partita perfetta, questa. I due elementi si sono incontrati nello stessa sera, nello stesso stadio, nella stessa partita, nella stessa Città. Ieri. Cremona. Tutto qui. Sarebbe potuto accadere ed è accaduto. Il Catanzaro si ferma alla penultima stazione di un viaggio stupendo. Inimmaginabile a settembre. Sognato a dicembre. Sperato ardentemente in aprile. Ci ha fatto ridere e piangere, di gioia. Sempre di gioia. Ci ha fatto urlare i cori e cantare i canti. Di lotta e di incitamento.

Mai di guerra. Ha costruito in un anno una squadra dal niente. E ne ha fatto la migliore del campionato. Con questa, pur ridotta per gli infortuni a quattro calciatori fra i più bravi, ha praticato il gioco più bello, divertendo e sorprendendo tutti. Ovunque abbia giocato, ha divertito, pubblico ed osservatori. Critici e tifosi. Amici ed avversari. I ragazzi stessi si sono divertiti faticando duramente e soffrendo intensamente. Tutti sono cresciuti in impegno e qualità. In tecnica e in tattica. Giovani e veterani, ciascuno acquisendo un valore, anche di mercato, che sarà utile al Club e a loro singolarmente.

Chi per restare in giallorosso, chi per andare, potendo accasarsi in squadre di livello di A o di B e le più ambiziose della C. Questa squadra bella é stata “creata”dall’allenatore bello. Questa squadra ha “creato” l’allenatore più bello. Per questa squadra si è costruita una Società più forte ancora della stessa compagine. Una Società che con pochi mezzi ha realizzato grandi imprese. E un gruppo dirigente, presidente in capo, di grandi qualità manageriali e sportive. Questa squadra ha fatto di più, ha riunito tutti i suoi tifosi sparsi per l’Italia, e sono decine di migliaia, riaccendendoli tutti di quell’amore perduto, addormentato, impigrito.

Tantissimi di loro li ha fatti incontrare negli stadi. E con la memoria dei padri. E con la nostalgia dei ritorni. Ha unito, sia pure sotto le bandiere del pallone, i catanzaresi, tutti finalmente dalla stessa parte. Questa squadra ha vinto, pertanto, il campionato più affascinante, quello sportivo e della sportività. Il prossimo campionato, Vivarini restando, vincerà anche quello per la promozione in serie A. Direttamente. Lontano dai playoff. Ieri sera (sabato ndr) è successo qualcosa. Le gambe non hanno girato come al solito. E non era per la stanchezza.

La testa si è offuscata, e non per la paura. O per l’emozione o non so che. Tornare a fare i direttori tecnici della nazionale o gli esperti che non sbagliano un giudizio, i saputelli del giorno dopo, per analizzare nel dettaglio il confronto con i biancorossi, come al solito in tanti faremo, non serve a nulla. Abbiamo perso solo una partita. Che essa coincidesse con l’importante posta in palio, conta davvero assai poco. Sì, davvero poco. Conta solo aver vinto quel campionato e ricevere la coppa più ricca dell’argento che non la rovinerà.

La coppa dello Sport e del calcio elegante. Pulito. Del bel gioco e della signorilità. Dell’educazione e del rispetto. Valori, questi, che si racchiuderebbero, per i “soloni” di turno, nell’unico difetto che attribuiranno al gioco di Vivarini, la debolezza della difesa. Mentre, in verità, rappresentano i fondamentali di quella cultura, e dello spirito sportivo che caratterizza il Catanzaro. Potrei pure io, rubando parole che non sono mie, parlare di gioco offensivo. Ma non lo faccio, ché di questo non si tratta. Il nostro gioco è stato un gioco aperto. Allo spirito sportivo, allo spettacolo cui hanno diritto chi va a vedere la partita. E se il risultato è prevalentemente dei tifosi, lo spettacolo è del pubblico. Tutto il pubblico, indistintamente, ché nello sport gli atleti sono tutti uguali, come sugli spalti chi guarda la partita, pur con diversità di cuore. Questa è la Coppa d’argento che gli sportivi di tutta Italia ci consegnano. Con unanimità di consensi.

E, allora, si eviti la frase marmorea e stereotipata ormai, “va bene, così, è stato un sogno, di cui siamo comunque grati…”. Non ripetiamola più. Essa contiene una sorta di vittimismo e di rassegnazione, e quel sottile complesso di antropologica inferiorità che ci fa male. E disturba questa gloriosa vittoria. È invece festa. Festa della bellezza giallorossa. È festa grande, più grande di quella dello scorso giugno, la Città deve fare. All’aperto. A viso aperto. E capelli al vento. Il vento buono di Catanzaro. Una festa che sia, in particolare, delle due forze che mai, come in questo calcio e poche volte in altre città, sono state così strettamente unite, i tifosi e il Presidente. I nostri tifosi straordinari, il nostro presidente bellissimo. Insieme, con Vivarini, che deve pur restare, il prossimo anno vinceremo l’altro campionato e l’altra coppa. (fc)

L’OPINIONE / Sergio Dragone: Ecco perché il Catanzaro di Floriano Noto non sarà una meteora

di SERGIO DRAGONEIl Catanzaro di Floriano Noto non sarà una meteora e la sua presenza nei massimi campionati italiani non sarà effimera. Dietro la squadra dei record (la prima in assoluto a conquistare una promozione addirittura in inverno, con un distacco abissale dai competitors), c’è l’affermazione di un modello gestionale che punta alla sostenibilità e all’autosufficienza.

I soldi nel calcio non sono tutto. Ci sono stati nel calcio italiano presidenti ultramiliardari che hanno clamorosamente fallito perché consideravano i loro club una specie di giocattolo, qualcosa come un passatempo per figli e nipoti. Indubbiamente la solidità economica del gruppo Noto (è giusto citare in questo ragionamento anche i fratelli Derio e Gino) è stata determinante per risollevare le sorti di una società destinata al fallimento e alla cancellazione da tutti i campionati. Ma questo, ripeto, poteva non bastare in un mondo del calcio che è profondamente cambiato e che oggi richiede professionalità, capacità manageriali e gestionali, visione, connessione con i nuovi fenomeni sociali.

Conosco discretamente bene Floriano Noto da potere dire che non ha lasciato nulla al caso e che ha preparato con pazienza il successo in questo campionato, badando intanto a non commettere follie sul calcio mercato, assicurandosi staff tecnico e calciatori molto affidabili in grado di vincere un campionato molto insidioso come la Lega Pro. E lo conosco discretamente bene da scommettere che farà di tutto per fare ulteriormente crescere questo “modello”, con un potenziamento del settore giovanile e con una politica in grado di fare emergere nuovi talenti.

È un po’ quello che ha fatto in questi anni il Sassuolo della famiglia Squinzi, presenza ormai stabile in serie A, che ha creato fenomeni come Berardi, Raspadori e Scamacca. Ma il Sassuolo non è solo calcio in campo, è una società che è stata capace di acquistare uno stadio, di rastrellare risorse importanti con i diritti televisivi e gli incassi dello stadio, di avviare progetti sociali.

Floriano Noto ha tutte le carte in regole per emulare i successi di Squinzi e sono sicuro che, pur senza dirlo ufficialmente (un po’ di scaramanzia serve sempre), la serie A è nel suo mirino. Magari non arriverà subito, al primo anno, ma arriverà.

L’ingegnere sa bene che il principale patrimonio, anche economico, del club giallorosso è la sua impareggiabile tifoseria. Nessun’altra squadra calabrese può vantare tifosi sparsi in tutta Italia e rappresentati anche nelle altre province della regione. L’esodo dell’Arechi ha costituito un episodio non molto frequente nelle cronache calcistiche italiane: perfino molti club blasonati di serie A fanno fatica ad arrivare a diecimila spettatori in casa, figuriamoci in una trasferta.

La questione stadio diventa a questo punto essenziale. Capisco che non ci sono le condizioni economiche per la realizzazione di un nuovo stadio fuori dal perimetro cittadino, quello era il sogno di un altro grande presidente-imprenditore come Adriano Merlo. Il “Ceravolo”, però, nelle attuali condizioni non può supportare le ambizioni di un club che punta alla massima serie o comunque a mantenere a lungo la categoria della B. Occorre a questo punto modulare una progettazione che nel giro di qualche anno ridisegni la fisionomia dell’attuale stadio e lo renda più vicino alle caratteristiche degli impianti più moderni ed efficienti. Non si sprechino i soldi in arrivo dalla Regione e si pensi alla grande invece di rattoppare i buchi esistenti.

Il Catanzaro di Floriano Noto avrà lunga vita nei massimi campionati. Sicuramente ci saranno momenti difficili, non mancheranno ostacoli e incomprensioni (la tifoseria delirante di questi giorni potrebbe trasformarsi rapidamente in feroce contestazione se i risultati non saranno soddisfacenti), ma c’è un aspetto molto rassicurante al di là della solidità economica e della visione manageriale: dietro la razionalità dell’imprenditore e dell’ingegnere, c’è un uomo animato da una straordinaria passione e da un immenso amore per la sua città e per la sua squadra di calcio. Intanto, chapeau presidente! (sd)

CATANZARO LIDO – Estate in terrazza con le maglie storiche del Catanzaro

Riparte oggi venerdì 21 agosto, dopo l’ok alla ripresa delle attività di spettacolo, compatibilmente con le disposizioni anticovid, il programma di “Estate in terrazza” nel quartiere Lido all’insegna di una serata dedicata al Catanzaro calcio.

Ne danno notizia i consiglieri comunali Eugenio Riccio e Filippo Mancuso: «L’appuntamento sulla terrazza Saliceti è fissato per le ore 19 con un’esposizione di magliette storiche dei giallorossi organizzata grazie alla collaborazione del Museo del Catanzaro calcio, dell’Accademia del calcio, del Catanzaro Club Massimo Palanca 2019, della cooperativa l’Arcobaleno dei sogni e dell’Associazione culturale Matteo ha vinto. Saranno mostrate al pubblico diverse divise che hanno caratterizzato la storia delle “aquile” in compagnia di alcuni cultori che racconteranno aneddoti legati al calcio in città. Un’iniziativa che si terrà, non a caso, proprio nel giorno del compleanno di Massimo Palanca, icona indiscussa della storia del Catanzaro».  (rcz)

REGGIO – Al derby Reggina-Catanzaro Falcomatà e Abramo insieme

Lo sport è amicizia e fratellanza: domani il derby Reggina-Catanzaro sarà l’occasione per mettere fine a sterili polemiche su veri o presunti post offensivi. «Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo – ha dichiarato il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà – domenica sarà con noi al Granillo a vedere il derby Reggina-Catanzaro. L’ho invitato personalmente. Il derby deve essere una festa per lo sport calabrese e così sarà. Con noi siederà anche l’assessore Zimbalatti che ha già chiarito la vicenda della frase, del tutto fuori luogo, pubblicata sui social. Si è rischiato di generare una tempesta in un bicchiere d’acqua. Sono contento che il sindaco Abramo abbia accettato l’invito, in nome dei sentimenti di amicizia che legano le nostre Città e dei proficui rapporti istituzionali instaurati. Qualche mese fa sono stato a Catanzaro a trovarlo e lo ringrazio per l’accoglienza ricevuta, che intendo ricambiare in occasione del derby. Un’amicizia che affonda le sue radici anche nella cordialità e nei buoni rapporti instaurati tra le due città al tempo della prima giunta Falcomatà, quando mio padre Italo e lo stesso Abramo avviarono una proficua interlocuzione istituzionale, che continuerà anche in futuro. Credo che Reggio e Catanzaro debbano essere un esempio di buona cooperazione, civile e istituzionale, un simbolo della Calabria unita».

D’accordo con il primo Cittadino anche l’assessore alla Polizia municipale Antonino Zimbalatti che ha rinnovato i suoi sentimenti di amicizia nei confronti della città di Catanzaro. «Ho già avuto modo di affermare pubblicamente che quella frase, che non è stata scritta da me, è lontana dai miei pensieri oltre che dal mio modo di intendere le vicende sportive, che devono essere uno strumento per aggregare e non un motivo di scontro. Stringerò la mano al sindaco Abramo in segno di amicizia con tutti i suoi concittadini». (rrc)

Nella foto di copertina: i sindaci Giuseppe Falcomatà e Sergio Abramo