Chiusura Centri Diurni a Reggio, lettera dei dei genitori: Oltre 100 bambini senza assistenza

Riceviamo e pubblichiamo

L’incontro fra i rappresentanti del Comune di Reggio Calabria e la Regione non ha cambiato la realtà delle cose: i 4 centri diurni non hanno riaperto e 130 bambini da due settimane sono privi di assistenza.

Questa è l’amara realtà. Una realtà che, nonostante coinvolga centinaia di persone tra professionisti, dipendenti e utenti, è stata cancellata senza che l’istituzione comunale abbia dato spiegazioni all’utenza e all’opinione pubblica, ancora sbigottita e incredula dal modo in cui la decisione è stata presa.

È una grande vergogna, sembra che a nessuno interessi quanto stia accadendo, nessuno ne parla eccetto alcune testate giornalistiche, il Consiglio Comunale massima espressione della città rimane muto e silenzioso. Le associazioni delle famiglie disabili, i rappresentanti del forum del terzo settore, dove sono? Si domandano cosa stanno facendo i minori che frequentavano questi centri diurni?

Il Sindaco, l’assessore Demetrio Delfino, non possono nascondersi dietro un regolamento che oggi nega l’assistenza a 130 minori senza proporre una alternativa immediatamente praticabile.

Chiediamo al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale la convocazione urgente dello stesso consiglio aperto alle organizzazioni sociali del terzo settore e alle organizzazioni sindacali dei lavoratori con all’Odg le modifiche da apportare al regolamento regionale.

Il Regolamento-D.G.R. n°503 del 25-10-2019 ha di fatto reso impraticabili alcune attività importanti all’interno dei centri diurni per minori disabili (il laboratorio del linguaggio, l’attività motoria, le attività artistiche creative, i laboratori cognitivi) laboratori che venivano gestiti da figure professionali qualificate, nonché, ridotto a una vergogna il monte ore (sei ore settimanali) di altri specialisti fondamentali (assistente sociale e coordinatore).

Attività che venivano svolte per sei giorni settimanali e che l’intervento dei centri di riabilitazione non potranno sostituire. Certamente i servizi sociali dovevano essere regolamentati, ma non si può “buttare il bambino insieme all’acqua sporca”. Un Regolamento la cui esecuzione ha portato alla chiusura di 4 centri diurni per minori, tra i quali il Solaris e lo Skinner per minori disabili e il Girasole e il Lilliput quali centri per minori provenienti da famiglie multiproblematiche e che rappresentavano delle realtà funzionanti nel reggino.

Noi genitori di minori diversamente abili ci chiediamo come faremo a spiegare ai nostri figli….a SofiaAlessandro, Marco… e tanti altri che è tutto finito, che anni di duro lavoro ed impegno sono stati cancellati così, dall’oggi al domani, perché considerati dai nostri burocrati “Figli di un Dio minore”, un peso economico per la città. L’interruzione comporta un’inevitabile regressione dei risultati raggiunti dopo anni di impegno, grazie al team di esperti e al lavoro d’equipe.

Il Centro per noi è sempre stato una grande famiglia, un punto di riferimento dove i nostri figli, seguiti da esperti professionisti, hanno da sempre trovato la giusta collocazione. È difficile spiegare il senso di vuoto, di impotenza e di abbandono che stiamo vivendo come genitori. Avremmo tanto voluto avere dei figli normodotati per dare loro opportunità ludiche e ricreative durante i pomeriggi. Ma in realtà sappiamo benissimo che i nostri figli a causa delle limitazioni cognitive, fisiche… hanno bisogno di altro. I loro tempi attentivi per la maggior parte di essi sono limitati ed è sperimentato che dopo alcune ore necessitano di rientrare nelle proprie famiglie.

La realtà dei centri Solaris e Skinner per noi è una grande famiglia è “la nostra famiglia”, un modello da imitare non da cancellare. Il loro lavoro non si è mai concluso al centro, ma nelle nostre famiglie con le indicazioni educative a noi offerte, a scuola attraverso il confronto diretto con gli insegnanti e i continui consigli di parent training e il grande impegno sul territorio. Essere diversamente abile significa “essere diversamene speciali”, questo abbiamo imparato nel nostro centro.

Ogni figura ha un ruolo fondamentale e centrale nella nostra vita e nei nostri figli e non possiamo permettere a un regolamento che non conosce da vicino la realtà di sconvolgere i nostri equilibri. Non si possono interrompere all’improvviso delle attività essenziali che hanno portato dei miglioramenti nell’area del linguaggio, nell’are cognitiva grazie ai nostri psicologici per non parlare dell’importanza delle attività motoria e quelle offerte dai laboratori creativi della maestra d’arte e pedagogista.

Pertanto, venerdì 15 alle ore 9 noi genitori insieme agli operatori che lavorano presso i centri diurni chiusi andremo a Palazzo San Giorgio per Chiedere a gran voce al Sindaco e al Consiglio Comunale che vengano riaperti i centri da subito e che si rendano porta voce verso l’istituzione Regionale affinché si metta subito mano alle modifiche del Regolamento n°503 del 25-10-2019 e in breve tempo si arrivi alle modifiche richieste nella parte in cui si occupa dei centri diurni per minori poiché iniquo e discriminatorio (le rette non vengono calcolate per come previsto dalle tabelle ministeriali a cui ogni Ente Pubblico si deve attenere) e che venga accreditato l’importante ruolo che svolgono le figure professionali qualificate, oggi messe in discussione e alcune delle quali cancellate, riconoscendo loro, una volta per tutte, la giusta collocazione all’interno delle strutture in cui operano oramai da oltre 30 anni. (rrc)

Centri diurni, il consigliere comunale RC Delfino: Bisogna modificare il regolamento regionale

L’assessore comunale al Welfare di Reggio Calabria, Demetrio Delfino, ha evidenziato le gravi criticità della normativa regionale in vigore, che vede costretti quattro centri diurni a interrompere le loro attività e chiesto all’assessore regionale al Welfare, Tilde Minasi, la convocazione di un tavolo tecnico di concertazione.

Un tavolo, che vede il coinvolgimento dello stesso assessorato regionale, dei dirigenti della Regione Calabria, del Terzo Settore, dei sindacati e naturalmente del Comune di Reggio Calabria, affinché si faccia chiarezza sulle modalità di applicazione del regolamento e sulle possibili modifiche chieste a gran voce dal terzo settore.

Per Delfino, infatti, si tratta di una vicenda «estremamente grave, perché si tratta di servizi necessari e irrinunciabili per la comunità cittadina, per le famiglie e per le fasce più fragili della popolazione. Non meno allarmante è poi la questione occupazionale che si lega a tale situazione, poiché lo stop a questi servizi significa mettere a rischio numerosi posti di lavoro in un contesto sociale come quello reggino, già particolarmente debole sotto questo profilo».

Tutto nasce dal processo di riforma del settore Welfare di qualche anno fa, ricorda infatti Delfino, «e poi incorniciato nella Legge regionale 503 a cui fece seguito il regolamento regionale n.22 del 2019. Una disciplina che ha imposto alle strutture del settore, tutta una serie di vincoli e prescrizioni estremamente rigorose rispetto a quello che era il modus operandi precedente. Parliamo ad esempio del numero dei bagni presenti all’interno delle strutture, del numero dei metri quadrati per utente, dell’eliminazione e integrazione di determinate figure professionali, solo per citare alcuni dati».

Un complesso di norme e vincoli, dunque, che ha inciso pesantemente in modo particolare su quelle realtà che non hanno la possibilità di conformarsi a tali prescrizioni in tempi rapidi, ad esempio adeguando i locali a loro disposizione o individuando una struttura più ampia che ovviamente richiederebbe investimenti ancora maggiori. Inoltre, si è anche verificato, in conseguenza di tale regolamento, la diminuzione del monte orario settimanale di alcune figure professionali e pertanto a fronte della stessa utenza molte realtà hanno visto diminuire il loro personale.
Rispetto a questo quadro così complicato, in cui tra le altre cose si intersecano anche i due anni di pandemia, «il Comune – ha sottolineato Delfino – ha fatto fronte alle esigenze dei centri diurni per minori operando in proroga rispetto alla normativa regionale, dunque assumendosi una grande responsabilità con l’obiettivo di offrire una soluzione “ponte” temporanea agli operatori in difficoltà. Oggi, con la legge ed il regolamento regionale operativi e il Piano di zona pienamente attuativo, dopo l’ultima proroga terminata lo scorso 30 giugno, non è più possibile autorizzare strutture che non hanno i requisiti previsti dalla vigente normativa regionale».
La richiesta fatta dall’assessore, inoltre,  «ha fatto registrare da parte dell’assessora Minasi, la pronta apertura e la piena disponibilità al confronto. In quella sede, peraltro, – ha concluso Delfino – avremo anche modo di valutare una strada che consenta di far fronte alla inevitabile fase di stallo che si verrà a creare nell’immediato, in attesa che si avvii il processo di modifica del regolamento regionale». (rrc)