CATANZARO – Istruzione di qualità, concluso il progetto Pa.O.La del Centro Calabrese di Solidarietà

Si è concluso, a Catanzaro, il progetto Pa.O.La. – Pari opportunità lavoro, del Centro Calabrese di Solidarietà e finanziato dal Fondo beneficenza Intesa San Paolo.

Ѐ stato un percorso difficile ed entusiasmante. Difficile per il coraggio che ha comportato rimettersi in gioco per raggiungere un obiettivo che ha il sapore della libertà e del riscatto. Entusiasmante per la passione e l’impegno, il combinato disposto che ha consentito a nove donne di riconquistare uno spazio di autonomia. Un percorso durato 12 mesi –mille ore di formazione, 550 ore in aula e 450 di tirocinio presso i servizi socio-sanitari – nel corso del quale hanno trovato il sostegno e i sorrisi dei docenti e degli operatori del Centro calabrese di solidarietà.

Il progetto è stato realizzato in coerenza con l’agenda 2030 delle Nazioni Unite per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile: ha voluto incidere sulla situazione delle donne calabresi, in particolar modo, inglobando due obiettivi dell’Agenda: l’Obiettivo 4 (che prevede di garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti) e l’Obiettivo 5 (che si pone l’intento raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze).

Nove donne che hanno studiato e si sono impegnate, nelle migliori condizioni possibili tanto che mentre seguivano il corso, i propri bambini giocavano tranquilli nelle stanze appositamente adibite nella sede del Centro calabrese di solidarietà con operatori ad hoc che li hanno seguiti in questo nido speciale.

Anche quando hanno dovuto svolgere il tirocinio in tre strutture: Karol Betania Strutture Sanitarie Srl; Fondazione Betania Onlus; Fondazione Oasi Padre Pio (che ha ospitato una sola tirocinante per il solo ambito sociale).

L’esame finale per il conseguimento dell’attestato di qualifica di Operatore Socio-Sanitario si è articolato su due giorni, gli scorsi 17 e 18 luglio scorsi, ed è stato costituito da una prova orale sulle materie oggetto della formazione teorica da una prova pratica consistente in una simulazione di un processo assistenziale di competenza.

Tutte e nove le allieve sono risultate idonee. Un ringraziamento particolare la responsabile del Centro studi del centro Calabrese e responsabile del progetto, Katia Vitale, lo ha voluto rivolgere membri della commissione: Giuseppe Varacalli (presidente) in qualità di rappresentante del Dipartimento regionale Tutela della Salute e Politiche Sanitarie; Roberto Attanasio in qualità di rappresentante del Dipartimento regionale Politiche Sociali, Lavoro, Formazione professionale; Gianfranco Merando in qualità di direttore del corso; Giacomo Rotella in qualità di docente; e Giuseppina Iervasi in qualità di docente. (rcz)

CATANZARO – Il progetto “EmpowHer” del Centro Calabrese di Solidarietà

Si chiama EmpowHer il progetto realizzato dal Centro Antiviolenza Mondo Rosa del Centro Calabrese di Solidarietà e finanziato dalla Regione Calabria per proteggere le donne che hanno subìto violenza e sono a rischio molestie nella regione.

Nella nostra regione, infatti, le donne sono spesso discriminare, con minori opportunità di accesso al mondo del lavoro e alle istituzioni. E, spesso, vittime di violenze. Il numero di vittime in Calabria non registra picchi particolarmente significativi rispetto alla media nazionale, ciò che preoccupa sono i cosiddetti “reati spia”, quelli cioè che possono preludere a un epilogo ancora più drammatico, come molestie, violenza economica, violenza psicologica. Ma non sempre si denuncia, nonostante esistano ormai da anni strutture di supporto come Mondo Rosa. Perché? La ragione sta nella difficoltà percepita dalla donna nell’avere una credibilità agli occhi delle istituzioni principali: si rischia dunque una vittimizzazione secondaria che se da un lato incide negativamente sulla sicurezza personale di coloro che denunciano, dall’altra alimenta un clima di sfiducia che scoraggia le vittime.

Ma quello che preoccupa in Calabria, oltre ai casi di violenza diretta e la situazione lavorativa delle donne, in particolare la riduzione dell’occupazione provocata dalla pandemia ha infatti riguardato principalmente la fascia di lavoratori di età compresa tra 15 e 29 anni e la componente femminile. Secondo quanto riportato nel Documento di indirizzo strategico regionale per l‘avvio della programmazione 2021-2027 «la Calabria esprime un tasso di occupazione del 31%, di oltre 30 punti inferiori alla media europea».

Appare evidente come i servizi del Centro antiviolenza “Mondo Rosa” (e le professioniste che vi operano all’interno) abbiano a un ruolo fondamentale nella lotta alia violenza alle donne, in termini di sostegno, sensibilizzazione e advocacy. La metodologia che connota il Centro Antiviolenza – anche in questo progetto – si basa sulla convinzione che l‘aiuto fornito alla donna non debba essere di tipo assistenziale.

Sulla base di tali assunti, il progetto prevede le seguenti attività: ascolto Telefonico, colloqui di prima accoglienza; sostegno psicologico; orientamento all’inserimento sociale e lavorativo. Attività svolte dalle professioniste specializzate di “Mondo Rosa” che accolgono e ascoltano, seguono e affiancano le donne per “tirare fuori il potenziale” che c’è, esiste e vive nelle anime belle ferite dalla violenza. (rcz)

CATANZARO – Fuori dal circolo della violenza con il progetto “Energia” gestito dalla Casa Rifugio “Mondo Rosa”

Si chiama Energia il progetto gestito dalla Casa Rifugio “Mondo Rosa” del Centro Calabrese di solidarietà di Catanzaro, partito nei mesi scorsi con l’obiettivo di accompagnare le donne ospiti della struttura e sostenerle nella fase di uscita dal circolo della violenza, accogliendole e proteggendole.

In sostanza il progetto vuole favorire quel percorso di empowerment che è alla base di una vita autonoma e libera dagli abusi. Il progetto è finanziato nell’ambito delle azioni del Dipartimento delle Pari Opportunità ai sensi dell’Avviso Pubblico pubblicato su Gazzetta Ufficiale n. 133 del novembre 2011 e ha ottenuto il contributo regionale ai sensi del DPCM del 24 luglio 2014.

Tra le attività svolte nell’ambito del progetto il sostegno sociale: questa attività si basa sull’affiancamento alle donne della Casa Rifugio nella ricerca, mappatura e condivisione di informazioni reperibili in rete e il successivo accompagnamento presso gli organismi competenti e specializzati nel settore socio-assistenziale (Regione, Comuni e Assessorati alle Politiche sociali, oltre che centro per l’impiego).

L’autonomia futura delle donne vittime di violenza è strettamente correlata alla propria collocazione lavorativa stabile: per questo motivo il progetto prevede anche un’attività continua di orientamento specialistico mediante percorsi si bilancio di competenze strutturati in incontri settimanali della durata di 45 minuti, per un totale di cinque incontri destinati a ciascuna beneficiaria. Il percorso ha l’obiettivo di realizzare un’indagine sulle competenze specifiche individuali delle utenti, valorizzandone le risorse personali e integrando le stesse con le opportunità presenti sul territorio.

Partito con un importante coinvolgimento anche il laboratorio di Yoga ma indirizzato ai più piccoli, con il metodo Gioia 4hids. L’arte di educare con Gioia è uno stile di vita nel quale l’educazione avviene nella sua interezza e lo sviluppo cognitivo dipendono l’uno dall’altro, senza essere considerati separati. E questo principio è confluito nel laboratorio di yoga con le pratiche rivolte ai più piccoli: pratiche che orientano i bambini alla consapevolezza di ciò che li fa stare bene. Lo scopo di questa attività, quindi, è quello di portarli a compiere una trasformazione interiore che permetta loro di affrontare al meglio le difficoltà quotidiane, che talvolta possono renderli tristi, insicuri, e molto agitati. La gioia è la risposta fisica alle forze solari: è l’energia, tutta in un progetto. (rcz)

CATANZARO – Al via il progetto “Diamoci una mano” della Casa Rifiugio “Mondo Rosa”

Ha preso il via Diamoci una mano, il progetto della Casa Rifugio Mondo Rosa del Centro Calabrese di Solidarietà destinato alle donne vittime di violenza.

Il progetto, dunque, si pone come obiettivo proprio questo ambizioso traguardo: attraverso un corso finalizzato a far apprendere come eseguire professionalmente una perfetta manicure estetica e pedicure è propedeutico anche all’apprendimento della tecnica del semipermanente, le donne che parteciperanno avranno gli strumenti per individuare un percorso lavorativo che le renda e indipendenti e sicure di sé. Il progetto è finanziato dalla Regione Calabria, grazie alla ripartizione delle risorse del “fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, DPCM 16.11.2021.

«Le mani sono un aspetto sempre più importante nella cura della persona, è un atto d’amore verso se stessi e gli altri.  Le mani sono sottoposte a tutte le aggressioni esterne: freddo, caldo, detersivi, lavori domestici, e sono le prime a mostrare segni di fatica. Per questo bisogna averne cura – spiega la referente del progetto, Katia Vitale –.  Il corso finalizzato a far apprendere come eseguire professionalmente una perfetta manicure estetica e pedicure è propedeutico anche all’apprendimento della tecnica del semipermanente».

«Le allieve riceveranno nozioni teoriche – ha proseguito – quali l’anatomia della mano e la fisiologia e patologie delle unghie, per poi passare alla parte pratica dove andranno a realizzare in modo professionale i trattamenti, partendo dal taglio e limatura dell’unghia fino all’applicazione dello smalto. Al termine del corso le allieve saranno in grado di realizzare la manicure idonea alla forma della mano e dell’unghia della cliente, rimuovere dove serve le antiestetiche cuticole ma soprattutto anche riconoscere eventuali patologie dell’unghia potendo così sapere se la cliente può essere trattata o se le si deve consigliare una visita medica specialistica».

Il progetto, che ha una durata di 12 mesi, quindi ha l’obiettivo specifico di favorire l’empowerment economico e sociale attraverso il rafforzamento delle competenze professionali, diminuendo così l’insicurezza personale e occupazionale e favorendone l’integrazione nella società civile delle beneficiarie svantaggiate.

Per finalizzare quest’obiettivo, verrà offerto alle beneficiarie un percorso di orientamento e bilancio delle competenze e un corso di formazione.

«L’esperienza maturata in questi anni di gestione della Casa Rifugio, ci permette di sostenere con forza la necessità di voler continuare ad investire in un progetto finalizzato a potenziare azioni di sostegno territoriale per garantire alle donne la fattiva possibilità di uscita dalla violenza – ha proseguito Vitale –. Il punto centrale del progetto è la competenza del personale impiegato nell’ ascoltare e raccogliere, nel lavoro con le donne che subiscono violenza e maltrattamenti, le difficoltà a nominare i propri vissuti, le disparità relazionali ricorrenti, le risposte ricevute dalle proprie reti informali e formali. Un momento cardine diviene il metodo centrato su un percorso individualizzato che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione. Si tratta di offrire prestazioni trasformate in relazioni». (rcz)

CATANZARO – Domani l’evento “Stare al Centro”

Domani pomeriggio, alle 18.30, al Teatro Comunale di Catanzaro, è in programma Stare al centro, il secondo evento del settore Fundraising del Centro Calabrese di solidarietà organizzato per festeggiare i 37 anni di attività dell’associazione.

La manifestazione fa parte della campagna “Aiutaci ad Aiutare” di Fundraising finalizzata a dare sostegno a tutte le attività del Centro Calabrese di Solidarietà per raggiungere quanti più obiettivi di accoglienza e sostegno possibili.

Ogni anno un passo in avanti verso la costruzione di un legame solido e sincero con la città e, prima ancora, con le donne e gli uomini che hanno varcato la soglia delle strutture dell’associazione – Ente del Terzo settore che opera nel campo del disagio e dell’emarginazione giovanile, con particolare attenzione alla prevenzione, al recupero, e al reinserimento sociale di soggetti con problematiche di dipendenza patologica – per rimettersi in cammino, ritrovando se stessi. Il luogo delle seconde opportunità, quelle che si nutrono della fiducia e della speranza.

Un caleidoscopio di sentimenti che si proietterà sul palcoscenico del teatro nel centro del centro storico di Catanzaro, grazie ai racconti, alle storie, alle emozioni e all’entusiasmo di quanti – a partire dagli studenti e dalle studentesse di alcuni Istituti superiori del Capoluogo – hanno costruito assieme questo evento.

Sul palco, per la parte musicale anche Piero Dardano che riproporrà successi dei grandi cantautori italiani.

Protagonisti della serata anche l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Claudio Maniago, e l’arcivescovo di Napoli monsignor Mimmo Battaglia, che del Centro è stato a lungo presidente (e di cui è presidente onorario).

«Possiamo fare dilagare il bene e chiediamo aiuto per farlo», ha avuto modo di sottolineare la presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, Isolina Mantelli.  Basta infatti la cifra simbolica di 10 euro, tanto ammonta il costo del biglietto che è acquistabile sul sito del Teatro Comunale:www.ilcomunalecz.it. (rcz)

CATANZARO – Concluso il progetto “Libera di esserci” del Centro Calabrese di Solidarietà

Si è concluso, a Catanzaro, il progetto Libera di esserci del Centro Calabrese di Solidarietànell’ambito del Centro Antiviolenza – Casa rifugio “Mondo Rosa” e finalizzato al potenziamento dei servizi dedicati alle donne, ai minori e alla promozione della mission della Casa Rifugio.

L’obiettivo di “Libera di esserci”, quindi, è quello di dare continuità ai servizi della Casa Rifugio “Mondo Rosa”, contribuendo a potenziarli dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo.

Attualmente, “Mondo Rosa” – Centro antiviolenza e Casa rifugio – struttura la riabilitazione del bambino attraverso il recupero della relazione con la mamma. “Per questo viene considerato prioritario il lavoro di rielaborazione del trauma da parte della donna, la ricostruzione di una rappresentazione del sé protetta e il recupero dell’autostima rispetto al suo ruolo di madre”, spiegano le referenti di progetto.

Il complesso delle attività progettuali ha previsto un rafforzamento di attività e metodologie già in atto all’interno di “Mondo Rosa”, ma che necessitavano di essere ampliate: uno degli elementi qualitativi, infatti, ha riguardato la metodologia elaborata con l’obiettivo di far sperimentare l’auto-riflessione, affinare competenze e favorire la messa in discussione delle abitudini mentali e comportamentali. Un altro elemento qualitativo è il sistema di presa in carico del minore non solo in quanto figlio di una vittima di violenza: il progetto mirava, infatti, alla messa in primo piano dei suoi bisogni di persona. Vengono utilizzati strumenti ed interventi psico-sociali e pedagogici definiti dalle caratteristiche dei minori e della matrice della violenza subita, quali: spazio-gioco per attività ludico-educative quali lettura di racconti e favole, giochi di gruppo.

In questo modo è stato offerto ai bambini uno spazio sicuro nel quale poter sperimentare la propria volontà e si sentano incoraggiati a “comunicare” i propri stati d’animo, le proprie percezioni, il rapporto con il padre, la relazione di attaccamento con la madre. Queste attività possono rappresentare un valido sostegno all’elaborazione del trauma della violenza assistita, e si affiancano a quelle di sostegno scolastico e ripetizioni, oltre che di accompagnamento alle iniziative, educative, culturali e di socializzazione presenti sul territorio.

“Mondo Rosa”, insomma, oltre a garantire concreto sostegno ed accoglienza alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, ricopre un importante funzione di “catalizzatore” sociale, capace di sensibilizzare la comunità, attraverso la propria attività quotidiana, sul tema della violenza di genere, mediante metodologie innovative di diffusione dei risultati. Obiettivi che passano anche da progetti come “Libera di esserci”. (rcz)

CATANZARO – Violenza sulle donne, concluso il progetto “Libellula” del Centro Calabrese di Solidarietà

Si è concluso, a Catanzaro, il progetto Libellula del Centro Calabrese di Solidarietà nella Casa Rifugio “Mondo Rosa”, con l’obiettivo di restituire dignità e consapevolezza di sé alle donne maltrattate e vittime di violenza e ai figli.

“Mondo Rosa” è un luogo sicuro dove le donne possono abitare in autonomia, continuando le proprie attività quotidiane, ripensare e riprogettare la propria vita, per riconquistare la propria autostima, spesso indebolita dal vissuto di violenza e porre le basi per una vita indipendente e autonoma.

Quello vissuto nell’ambito del progetto “Libellula” è stato un anno intenso, concluso lo scorso 31 marzo, che ha visto una serie di attività finalizzate a perseguire il rafforzamento dei servizi integrati di accoglienza, presa in carico, sostegno psicologico e orientamento lavorativo per donne vittime di violenza ospiti della Casa Rifugio, puntando a rimuovere tutti quegli ostacoli che si frappongono alla concreta possibilità di recupero dell’autonomia psicologica, sociale ed economica delle donne che terminano il percorso di fuoriuscita dalla violenza.

I servizi previsti dal Progetto, già offerti dalla struttura, sono stati suddivisi in due macro-aree: accoglienza e ospitalità in protezione ed emergenza a donne vittime di violenza con o senza figli minori (per un totale di 10 posti letto). Garantito anche il sostegno e l’accompagnamento ai minori  vittime di violenza assistita, mediante laboratori ludico-educativi e di sostegno scolastico per i minori vittima di violenza assistita. Durante la permanenza nella “Casa Rifugio” ai minori sono stati garantiti interventi di sostegno emotivo a lungo termine, cure mediche, collaborazione con le autorità scolastiche, con i servizi di tutela all’infanzia e sostegno alle madri per quanto concerne l’educazione dei figli.

Il cuore del progetto, quindi, è stato rappresentato da tutte quelle attività finalizzate a consentire una rapida emancipazione dalla spirale della violenza in cui sono stati inghiottiti i bambini e le bambine approdati nella Casa Rifugio con le mamme, utilizzando strumenti ed interventi psico-sociali e pedagogici definiti dalle caratteristiche dei minori e della matrice della violenza subita, quali: spazio-gioco per attività ludico-educative quali lettura di racconti e favole, giochi di gruppo. “Mondo Rosa” è diventato uno “spazio sicuro” nel quale poter sperimentare la propria volontà, dove sono stati incoraggiati a “comunicare” i loro stati d’animo, le loro paure, le loro percezioni: attività, queste, che hanno rappresentato un valido sostegno all’elaborazione del trauma della violenza assistita.

Il progetto “Libellula” ha rappresentato anche una fondamentale occasione per la mission della Casa Rifugio all’interno del territorio regionale. “Oltre a garantire concreto sostegno ed accoglienza alle donne vittime di violenza ed ai loro figli, “Mondo Rosa” ricopre un importante funzione di “catalizzatore” sociale, partecipando quotidianamente allo sviluppo di politiche integrate, di un team multidisciplinare e multiprofessionale, di un dibattito in merito alia fenomenologia della violenza in tutte le sue forme e conseguenze – spiegano le referenti del progetto -. E dunque importante “sfruttare” questo ruolo per sensibilizzare la comunità sul tema della violenza di genere, mediante metodologie innovative di diffusione dei risultati”.

Liberiamo la libellula, quindi, per sviluppare una coscienza collettiva per Costruire ed affermare una cultura contro la violenza perpetrata contro le donne. (rcz)

CATANZARO – Brunori Sas al Centro Calabrese di Solidarietà

Nei giorni scorsi, al Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro si è svolto il concerto di Brunori Sas, accompagnato da Mirko Onofrio.

Un momento intenso e intimo nel corso del quale Dario Brunori, amatissimo cantautore e musicista calabrese, ha avuto modo di conoscere la realtà del Centro calabrese per come raccontata dalla presidente Isolina Mantelli e da Gianni Merando, componente del direttivo.

«La nostra è una realtà sospesa – ha spiegato la presidente – una comunità che si è ritagliata uno spazio tra una realtà brutta di partenza e il futuro di speranza che abbiamo davanti. Siamo in una terra di mezzo in cui raccogliamo e raccontiamo storie». Storie di cadute e sconfitte, di dolore e paura che in questo luogo diventato comunità dove gli errori si trasformano in opportunità che Brunori sa mettere in musica.

La musica parte, e la grande sala di Villa Emilia che diventa mensa, luogo di culto e spazio di convivialità diventa un prato verde per un concerto speciale: e si susseguono pezzi forti, importanti, conosciuti che sanno vibrare e toccare il profondo dell’animo di chi ascolta, con il proprio bagaglio di vissuto. Da “Le quattro volte”, fino ad “Al di là dell’amore” e “Canzoni intelligenti”, per passare “La vita liquida”, “Il mondo si divide” “La verità” fino a “Per due che come noi”, ed infine “Guardia ‘82”.

«Quando partecipo a questo tipo di incontri e ho modo di portare le mie canzoni, vado via con una bella pace nel cuore perché mi sembra di aver speso bene il mio tempo: non ho fatto “dono” ma ho proprio condiviso – ha spiegato Brunori –. In queste occasioni, quando canto del richiamo alla necessità di fare un bilancio, di essere duri con se stessi ma non con l’idea del disincanto per trovare un nuovo incanto e mi sembra che le parole e la musica assumano un significato ancora più intenso. Ho modo di verificare fino a che punto, in un certo sento, mi sento più onesto».

«Scrivo spesso del dolore e di come questo può diventare un motore – ha detto ancora parlando con gli ospiti e i volontari – questo è uno dei contesti più adatti, mi fa davvero piacere quando posso verificare che le mie parole sono in grado di restituire qualcosa».

Brunori sottolinea anche l’importanza del concetto di essere parte di una comunità.

«Il contesto in cui viviamo ci spinge ad essere individualisti. Gli ultimi accadimenti non ultima la pandemia ci stanno spingendo a stare tutti dentro casa, lontani fisicamente n questo momento sono molto interessato ad incontrare le persone in carne e ossa penso che quello dell’incontro sia quasi un atto politico».

Dario Brunori non si tira indietro: foto, abbracci, sorrisi per suggellare un incontro indimenticabile, addolcito anche dal laboratorio di pasticceria del Centro calabrese. Grazie alla passione e al talento dei ragazzi e delle ragazze formati nei mesi scorsi, infatti, il laboratorio ha preparato un buffet di dolci.

Al termine dell’incontro, a Dario Brunori e Mirko Onofrio hanno ricevuto la “Filosofia del Centro”. Ai due musicisti il ringraziamento sentito del Centro calabrese di Solidarietà. (rcz)

CATANZARO – Centro Calabrese di Solidarietà e Fondazione l’Albero della vita insieme contro povertà educativa

Nei giorni scorsi, a Catanzaro, si è svolto un incontro tra i rappresentanti del Centro Calabrese di Solidarietà e della Fondazione “L’Albero della Vita”.

All’incontro, svolto sede amministrativa del Centro Calabrese di Solidarietà di Catanzaro, hanno partecipato per la Fondazione “L’Albero della Vita”, il Direttore Generale Isabella Catapano Botero, Giulio Bonazza controller di gestione, Chiara Paratico responsabile Corporate, Manuela Viola coordinatrice programma “Varcare La Soglia”; per il Centro Calabrese di Solidarietà la Presidente Isolina Mantelli, Vittoria Scarpino Responsabile Amministrativo e di Qualità, Andrea Barbuto sociologo e project manager.

Un confronto ricco di spunti, funzionale alla descrizione, definizione e scambio delle buone prassi che le equipe psico-socio-pedagogiche implementano a favore di minori e giovani in condizioni di fragilità e/o a rischio di devianza primaria e secondaria. La Fondazione “L’Albero della Vita” è presente sul territorio di Catanzaro con il progetto “Varcare la Soglia” ospitato nei locali del Centro Sociale Aranceto la cui gestione è affidata al Centro Calabrese di Solidarietà. Altresì, considerato che la Fondazione è partner del Centro Calabrese di Solidarietà (Capofila) nei progetti “Famiglie al Centro” – finanziato dal POR Calabria Fesr/Fse 2014/2020  Azione 9.1.2. Programma Agenda Urbana e “V.E.L. vettori educativi per il lifelong learning” a valere sulle risorse del Pnrr Agenzia per la Coesione territoriale, l’equipe ha potuto monitorare gli aspetti progettuali e definire le linee guida.

Il sodalizio si è potenziato anche attraverso il lavoro di co-progettazione futura a valere sui bandi e sulle misure regionali e nazionali che prevedono azioni a favore dei minori e delle loro famiglie.

Ai rappresentanti della Fondazione “L’Albero della Vita”, dal Centro Calabrese di Solidarietà un ringraziamento non formale per la visita e il confronto che si sono rivelati ricchi di spunti e di prospettive per continuare lungo il cammino della proficua collaborazione. (rcz)

CATANZARO – Il progetto “Costruire Cultura e spazi di libertà” di Mondo Rosa

Si intitola Costruire Cultura e spazi di libertà il progetto del Centro Antiviolenza Mondo Rosa del Centro Calabrese di Solidarietà, finalizzato a potenziare azioni di sostegno territoriale per garantire alle donne vittime la fattiva possibilità di uscita dalla violenza.

Il punto centrale del progetto è la competenza del personale impiegato nell‘ascoltare e raccogliere la sofferenza delle donne che diventa “forza”: è il lavoro con le donne che subiscono violenza e maltrattamenti, che hanno difficoltà a nominare i propri vissuti.

E, soprattutto, particolare è il metodo utilizzato: si tratta di un percorso individualizzato che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione.

«Si tratta di offrire prestazioni trasformate in relazioni – spiegano le referenti del progetto –. Ulteriore elemento che appare importante dal punto di vista qualitativo è il lavoro di rete per favorire le donne nei loro percorsi di uscita dalla violenza, nel riconoscimento dei loro diritti, nella capacità di valorizzare un processo di ampliamento delle proprie possibilità per aumentare la capacità di agire nel proprio contesto e di operare delle scelte».

«La propensione delle donne alla denuncia, in particolare nei confronti del padre dei propri figli, per quanto sia aumentata, è ancora lontana da raggiungere la meta di ridurre l‘incidenza negativa della violenza – spiegano ancora le responsabili del progetto –. A questa tendenza nazionale, si aggiunge la criticità del periodo che limita ulteriormente le agenzie educative all’intercettare i segnali di disagio ed agire di conseguenza. Resta il fatto che tutti questi elementi marcano l’importanza di un intervento globale, che miri a far emergere la violenza dentro e fuori le case, a sostenere donne e minori intrappolati in questo circolo vizioso, a favorire la sensibilizzazione della comunità verso questa piaga sociale, che tutt’ora risulta scarsa nel territorio calabrese».

Compito della Casa Rifugio è di accompagnare la donna e sostenerla nella fase di uscita dal circolo della violenza, accogliendola e proteggendola e favorendo quel percorso di empowerment che è alla base di una vita autonoma e libera dagli abusi, attraverso azioni di: consulenza psicologica, che mira a facilitare quei cambiamenti a livello cognitivo, emotivo e comportamentale; supporto alla donna nella riacquisizione della propria dignità personale, eliminando eventuali sensi di colpa e attivando la sua motivazione al cambiamento.

Fondamentale è il sostegno sociale, così come l’orientamento e il bilancio di competenze. L’autonomia futura delle donne vittime di violenza è strettamente correlata alla collocazione lavorativa stabile della stessa. Per questo motivo, il Progetto prevede un’attività continua di orientamento specialistico mediante percorsi di bilancio di competenze strutturati in incontri settimanali della durata di 45 minuti cadauno, per un totale di 5 incontri riservati a ciascuna beneficiaria. II percorso ha l’obiettivo di realizzare un’indagine sulle competenze specifiche individuali delle utenti valorizzandone le risorse personali e integrando le stesse con le opportunità presenti sul territorio.

La particolarità di questo progetto è, infine, quella di introdurre le donne al “rilassamento muscolare Jacobson” (una tecnica basata sull’alternanza contrazione/rilasciamento di alcuni gruppi muscolari): una modalità corporea finalizzata a contrastare l’ansia e lo stress, entrando in contatto con sé stesse ed essere quindi maggiormente disponibile nello stare con gli altri, i metodi di rilassamento possono essere una risorsa indispensabile per gli operatori della salute. (rcz)