Coldiretti Calabria: Bene richiesta “moratoria” da 12 Paesi per i cibi artificiali

Dodici Paesi europei hanno sottoscritto un documento che prevede una moratoria sul cibo a base cellulare. Un documento che è stato presentato al Consiglio Ue “Agricoltura e Pesca” dal ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, e che ha raccolto il plauso del presidente di ColdirettiEttore Prandini. Nel testo condiviso dalle delegazioni austriaca, francese e italiana con il sostegno anche di quelle ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca «viene chiesto infatti – ha riferito la Coldiretti – che “prima di qualsiasi autorizzazione alla produzione e al consumo di cibi a base cellulare la Commissione Europea debba avviare una consultazione pubblica sui prodotti a base cellulare” che «non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizione e sulla sicurezza sanitaria», rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato».

«L’alleanza nata in Europa fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti e conferma il ruolo di apripista dell’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare, nelle politiche di tutela della salute dei cittadini anche grazie alla legge approvata», ha detto Prandini, sottolineando come «la presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie umane, come per primi abbiamo chiesto con la raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno della legge approvata, con più di 2mila comuni che hanno deliberato a favore spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei e sindaci».

«La crescente diffidenza conferma infatti la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda», ha continuato Prandini nel sottolineare che «proprio per questo la sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico».

«Sul piano etico e sanitario nel documento – ha proseguito la Coldiretti – si evidenzia che occorre tenere conto del fatto che la UE ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e la carne trattata con ormoni” utilizzati invece nei bioreattori per i cibi artificiali mentre sul piano economico si esorta “la Commissione e tutti gli Stati ad adottare misure preventive contro monopoli della produzione alimentare” favoriti dagli elevati costi fissi ed economie di scala che avvantaggiano pochi produttori su larga scala con il rischio di dipendenze lungo la catena alimentare».

«A preoccupare i 12 Paesi è anche la necessità di mantenere i pascoli anche nelle zone meno favorite e montane, che forniscono servizi ambientali inestimabili come lo stoccaggio del carbonio e ad evitare che – ha concluso la Coldiretti – aumentino le disuguaglianze per quanto riguarda l’accessibilità economica dei prodotti a base di carne genuina ai consumatori». (rcz)

 

 

Coldiretti Calabria: Approvata legge per fermare cibi costruiti in laboratorio

È stata approvata la legge per fermare i cibi costruiti in laboratorio. È quanto ha reso noto Coldiretti Calabria, parlando di «giornata storica», mentre il suo presidente, Ettore Prandini, ha sottolineato come «la battaglia si sposta in Europa dove farà da apripista nelle politiche di tutela della salute dei cittadini».

Agricoltori e allevatori, infatti, sono scesi in piazza per festeggiare l’approvazione da parte della Camera della legge che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali. Alla manifestazione una delegazione di gioovani calabresi guidata da Enrico Parisi leader nazionale e regionale dei giovani che ha dichiarato con soddisfazione: “

«La carne prodotta in laboratorio, non rispecchia il modello socio-culturale che vogliono i giovani agricoltori che invece con il loro lavoro, vogliono raccontare le storie delle nostre campagne – viene detto in una nota – degli allevatori e delle colture arboree spiegare a tutti, ad iniziare dai bambini che il cibo non nasce in laboratorio ma nelle aree interne e nelle campagne italiane».

«Altre battaglie la Coldiretti le ha vinte in Europa infatti – ricorda Coldiretti –  l’Italia proprio grazie al pressing di una raccolta di firme della Coldiretti è stata il primo Paese ad adottare norme nazionali per l’obbligo di etichettatura di origine degli alimenti verso il quale si sta progressivamente allineando l’Unione Europa con il superamento di dubbi e contestazioni, a livello nazionale e comunitario, che fanno ormai parte del passato».

«La legge sul cibo artificiale è un risultato che tutela la qualità, la salute e i primati Made in Italy – ha continuato l’Associazione – con la dieta mediterranea proprio nel giorno del compleanno della sua iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, avvenuta il 16 novembre del 2010. Un modello alimentare che ha garantito agli italiani valori record di longevità e che – riferisce la Coldiretti – si è affermata a livello planetario tanto da classificarsi come migliore dieta al mondo».

«La legge è dunque un impegno a difesa della dieta mediterranea ma anche – sottolinea la Coldiretti – un segnale importante per l’Unione Europea che, nel rispetto del principio di precauzione, ha già portato da oltre 40 anni a mettere al bando negli alimenti l’uso di ormoni che sono invece utilizzati nei processi produttivi della carne a base cellulare. Il provvedimento varato dal Parlamento nazionale pone dunque – evidenzia Coldiretti – il nostro Paese all’avanguardia e trova terreno favorevole anche in buona parte dell’opinione pubblica europea dove si sta diffondendo una nuova consapevolezza circa i pericoli legati a una tecnologia dai contorni oscuri, con molte incognite che rischia di cambiare per sempre la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda».

«Una eventuale richiesta di autorizzazione alla commercializzazione che dovesse pervenire all’Ue – secondo la Coldiretti – non potrebbe essere valutata con le procedure ordinarie dei novel food ma per gli ingredienti utilizzati vanno applicate nell’Unione Europea le stesse procedure previste per i medicinali, che necessitano di approfondite prove sperimentali. Una esigenza alla luce del fatto che, dalle allergie ai tumori, sono 53 i pericoli potenziali per la salute legati ai cibi prodotti in laboratorio individuati nel Rapporto Fao e Oms che parla di “Cibo a base cellulare”, definizione considerata più chiara rispetto al termine “coltivato” (ad esempio “carne coltivata”), preferito dalle industrie produttrici perché più accattivante ma ritenuto essere fuorviante dalle due Autorità mondiali, che rilevano peraltro come la parola “sintetico” sia usata anche dal mondo accademico oltre che dai media».

«Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele, prima del consumo, venga chiesta – precisa Coldiretti – la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute». (rrm)

Coldiretti Calabria: Facebook “censura” manifesto informativo contro cibo sintetico

Facebook ha censurato la campagna di raccolte firme a sostegno della conversione del disegno di legge per fermare i cibi sintetici. È quanto ha denunciato Coldiretti, parlando di «un’assenza di pluralismo e di partigianeria conclamata, che vuole coprire in maniera massiccia temi importanti per farli  passare sotto silenzio».

«Secondo il fast checking di Facebook – ha riferito Coldiretti – il manifesto disinformerebbe poiché definisce i cibi ottenuti in laboratorio come sintetici mentre si tratterebbe di “carne coltivata”. In realtà il rapporto  appena pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media anche se la definizione considerata più chiara dalle due autorità mondiali è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato invece dalle industrie produttrici ma ritenuto fuorviante».

«Peraltro – si legge nella nota di Coldiretti – nel Rapporto pubblicato si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce. C’è il rischio oggettivo di ingannare i cittadini poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio secondo la Coldiretti non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani, per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e di conseguenza senza animale non c’è carne mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto”».

«Niente di tutto questo si realizza in laboratorio o nel bioreattore utilizzato – ha evidenziato l’Associazione –. La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario – continua la Coldiretti – è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Un contributo alla chiarezza viene dal documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” che individua ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore, che è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge sulla produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento».

«Quello di Coldiretti è un percorso istituzionale trasparente corroborato dalla raccolta di firme. Una mobilitazione che – ha concluso la Coldiretti – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia». (rcz)

Coldiretti: Dal Rapporto Fao Oms 53 pericoli potenziali del cibo sintetico, dalle allergie al cancro

Sono 53 i potenziali pericoli per la salute che produrrebbe il cibo sintetico. È quanto è emerso dal Rapporto Fao – Oms sul Cibo a base cellulare e riportato da Coldiretti.

«Le due autorità mondiali – viene spiegato in una nota – considerano fuorviante il termine “cibo coltivato” e usano la definizione “cibo a base cellulare” che è più chiara. Il report ritiene anche inappropriato usare per questi prodotti i termini “carne”, “pollo” o “pesce”. Per “Cibo a base cellulare” si intende pertanto un prodotto esclusivamente di laboratorio, generato a partire da cellule staminali estratte da cellule di animali vivi o da carne fresca – anche di pesce – e fatte sviluppare in bioreattori».

«Il documento Fao/Oms – viene spiegato – è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge che vieta la produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento, con la raccolta da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2mila comuni hanno deliberato quasi sempre all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Una mobilitazione che ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia italiana».

Il documento di 134 pagine evidenzia la necessità di garantire la sicurezza alimentare con l’identificazione dei pericoli potenziali nella catena di produzione per valutare ulteriormente i rischi associati, prima della diffusione commerciale su larga scala. I pericoli potenziali interessano le quattro fasi della produzione di cibo a base cellulare: la selezione delle cellule, la produzione, la raccolta e la trasformazione. In particolare – precisa la Coldiretti – i rischi secondo gli esperti consultati da Fao e Oms riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori e su come queste molecole attive possono interferire con il metabolismo o essere associate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro.

Inoltre secondo il Rapporto Fao – Oms gli ingredienti aggiunti per migliorare le caratteristiche del prodotto possono essere causa di reazioni allergiche.Un potenziale problema di sicurezza alimentare secondo il Rapporto potrebbe verificarsi se una o più sostanze fossero presenti nel prodotto finale a livelli sufficienti a causare un effetto negativo sulla salute del consumatore in relazione alla loro modalità d’azione, poiché in genere queste sostanze non sono state utilizzate finora nella produzione alimentare convenzionale e potrebbe essere dunque necessario generare dati a sostegno di una particolare valutazione della sicurezza.

«Il documento evidenzia infine – ha precisato la Coldiretti – altri aspetti da approfondire come le questioni etiche, le considerazioni ambientali, la preferenza/accettazione dei consumatori, gli aspetti nutrizionali, i costi di produzione, i prezzi dei prodotti finali e i requisiti normativi come i meccanismi di approvazione e le regole di etichettatura. Si tratta infatti di processi produttivi molto più simili a quelli dei farmaci ed in questo ambito – continua la Coldiretti – devono essere valutati».

«Il Rapporto della Fao e dell’Oms fa chiarezza sull’uso improprio del termine carne coltivata con il rischio oggettivo che i cittadini cadano in un inganno poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio – sostiene la Coldiretti – non è carne e non è coltivata. Secondo l’enciclopedia Treccani per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e di conseguenza senza animale non c’è carne mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto”».

«Va anche evidenziato – ha concluso la Coldiretti – il richiamo implicito al principio di precauzione per una nuova tecnica con enormi rischi potenziali di fronte ad una ricerca monopolizzata da pochi gruppi e grandi finanziatori. Secondo la Fao e l’Oms, infatti “attualmente esiste una quantità limitata di informazioni e di dati sugli aspetti della sicurezza alimentare degli alimenti a base di cellule per aiutare i regolatori a prendere decisioni informate». (rcz)

LA CALABRIA DICE NO AL CIBO SINTETICO
E ABBRACCIA LA CAMPAGNA DI COLDIRETTI

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria cresce il fronte del “no” contro il cibo sintetico. Una battaglia lanciata da Coldiretti e che, nelle ultime settimane, sta raccogliendo sempre più adesioni da parte delle istituzioni, dei cittadini e delle Associazioni.

Una battaglia «sacrosanta a favore della qualità e della sicurezza dei prodotti» e contro un «cibo Frankestein», come l’ha definito Coldiretti, che mette a «rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy», come ha ribadito il presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto.

La petizione, infatti, vuole promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech – ha scritto Coldiretti in una nota –. Già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue, mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici. Una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio iniziata con la finta carne della società americana Beyond Meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca».

A firmare la petizione, l’arcivescovo di Catanzaro, mons. Claudio Maniago, sottolineando che «senza agricoltura non c’è né turismo né tutela dell’ambiente».

Dello stesso parere anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che ha sottoscritto la petizione «per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. Una sacrosanta battaglia, al fianco dei nostri agricoltori, a favore del cibo naturale e del made in Italy».

Anche il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha messo la sua firma nella petizione.

«Il cibo sintetico – ha detto il primo cittadino – rappresenta una minaccia concreta per la salute e per l’economia di un territorio già fragile come Catanzaro e la Calabria, costretto a subire l’avanzata delle multinazionali anche in questo settore. Al contrario, la nostra filiera agroalimentare può garantire prodotti di qualità che si innestano perfettamente nel tessuto sociale e culturale della terra che abitiamo e che dobbiamo rispettare. Crediamo fortemente nell’idea che l’imprenditoria agricola e la biodiversità siano beni preziosi che, come amministrazione comunale, dobbiamo difendere e promuovere».

«Sosteniamo il made in Italy ed il made in Calabria difendendo il nostro immenso patrimonio agroalimentare, la nostra invidiabile biodiversità, il nostro territorio unico», ha detto il consigliere comunale di Catanzaro, Vincenzo Capellupo, anche lui firmatario della petizione.

«Si tratta di un enorme patrimonio che, negli ultimi anni – ha aggiunto – tanti giovani italiani e calabresi hanno deciso di valorizzare con investimenti, innovazione e passione. Questa è la strada giusta da percorrere insieme ad i consumatori che devono continuare a scegliere nelle loro case e nelle attività commerciali prodotti con queste caratteristiche. Grazie a Coldiretti per la capacità di tenere sempre alta l’attenzione su queste tematiche con azioni ed iniziative concrete».

Anche l’Amministrazione comunale di Cropani ha aderito alla petizione, con una delibera approvata dalla Giunta comunale e portata dagli uffici di Coldiretti dall’assessore Maria Borrelli.

«Un’ulteriore testimonianza – ha dichiarato il direttore interprovinciale Pietro Bozzo – della grande condivisione su questa nostra battaglia da parte delle Istituzioni locali ma anche del mondo accademico e della scuola, cittadini, rappresentanti delle Istituzioni nazionali e regionali, rappresentanti del mondo delle imprese e della Chiesa e altre categorie».

«La consegna della delibera “brevi manu” da parte dell’assessora Maria Borrelli – ha continuato – assume un significato importante; lei stessa insieme alla famiglia sono testimonial autorevoli e diretti poiché  conducono un’azienda agricola con annesso spaccio aziendale di carni genuine da loro prodotte e commercializzate oltre a gestire in un’ottica multifunzionale, una fattoria didattica che ospita tanti ragazzi e ragazze delle scuole ai quali fanno toccare con mano i valori e le esperienze agricole».

Tra gli ultimi firmatari, il Comune di Tropea, guidato dal sindaco Giovanni Macrì. La Giunta, infatti, con apposita delibera ha aderito alla petizione lanciata dalla Coldiretti e finalizzata a combattere il dilagare del cibo artificiale.

«Combattere la diffusione del cibo sintetico significa non solo tutelare l’ambiente, ma anche salvaguardare il patrimonio di conoscenze e saperi alla base delle produzioni agroalimentari d’eccellenza, vere e proprie icone del Made in Italy e del Made in Calabria – ha detto Macrì –. Significa difendere le specificità territoriali e tradizionali legate alla biodiversità, la salute e l’agricoltura. Su questo percorso e su questo impegno che è di responsabilità nei confronti dello sviluppo delle nostre comunità, l’Amministrazione Comunale a partire dal 2023, per rafforzare la percezione esperienziale ed emozionale di Tropea come destinazione anche del turismo enogastronomico, metterà in campo iniziative finalizzate a promuovere innanzitutto nella ristorazione locale il valore della filiera corta, il recupero in chiave moderna dei piatti della memoria e l’esaltazione della biodiversità agroalimentare della nostra terra, attraverso l’innovazione e la sperimentazione di cui si stanno già facendo interpreti, con successo, i giovani chef stellati calabresi».

«Il cibo sintetico – sono le motivazioni condivise dalla Giunta – è prodotto in bioreattori; non salvaguarda l’ambiente perché comporta un maggiore consumo di acqua ed energia rispetto agli allevamenti tradizionali e soprattutto è meno efficiente di quelli oggi più performanti. Limita la libertà dei consumatori e omologa le scelte sul cibo; favorisce gli interessi di pochi operatori, monopolizzando l’offerta di cibo nel mondo; spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura; non tutela la salute non essendoci garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e l’esperienza maturata è ancora troppo limitata per giungere a conclusioni differenti; non aiuta a perseguire gli obiettivi di giustizia sociale, in quanto prodotto sulla base di brevetti e tecnologie con alti costi di ingresso e sviluppo, nelle mani di pochi grandi investitori multinazionali».

Il cibo sintetico «può avere impatti socio-economici molto pericolosi, in quanto frutto di una fascinazione ecologica che non ha finora consentito riflessioni ben più approfondite; atteso che il raffronto con i sistemi più avanzati e sostenibili per la produzione del cibo, propri dell’agroalimentare italiano, consente di valutare correttamente gli esiti pregiudizievoli per l’ambiente del cibo sintetico fabbricato a mezzo di bioreattori».

«Per tutte queste ragioni non possiamo che essere a sostegno della campagna nazionale di Coldiretti – ha concluso Macrì – nella consapevolezza che non frenare l’avanzare di queste alternative al cibo naturale, equivale a distruggere progressivamente lo stesso appeal identitario distintivo delle nostre destinazioni turistiche». (ams)

 

Coldiretti Calabria: Oltre il 75% degli italiani non vuole il cibo sintetico

Il 75% degli italiani non vuole il cibo sintetico. Lo dimostra, anche, la grande adesione in Calabria e in tutto il Paese, da parte dei cittadini, del mondo accademico, dei rappresentanti istituzionali e regionali,  sindaci e amministratori, rappresentanti del mondo delle imprese e della Chiesa alla petizione contro il cibo sintetico promossa da ColdirettiCampania Amica.

Intanto proprio a sottolinearne l’importanza e l’urgenza per una corale condivisione in modo da sventare l’incombente minaccia, giunge notizia che per la prima volta negli Stati Uniti è stata autorizzata per il consumo umano la “carne”(per modo di dire!) in provetta. A darne notizia sono Coldiretti e Filiera Italia dopo l’annuncio della Food and Drug Administration (Fda) di aver approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali proposto dalla Upside Foods, un’azienda che produce “pollo” sintetico raccogliendo cellule da animali vivi che vengono moltiplicate in un bioreattore.

«Si tratta – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – della prima autorizzazione al consumo umano di cibi in provetta rilasciata dall’Autorità alimentare statunitense che rischia di aprire la strada a scenari preoccupanti e catastrofici per il cibo Made in Italy. Fondata nel 2015 come prima azienda al mondo di carne in provetta Upside Foods, con sede a Berkeley, in California, produce “carne”, “pollame” e “frutti di mare” sintetici ed ha raccolto fondi per un totale di 608 milioni di dollari».

«L’avvenuta approvazione negli Stati Unti potrebbe aprire presto la strada – secondo Coldiretti e Filiera Italia – ai “cibi sintetici” nell’Unione Europea dove già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue. Una preoccupante novità contro la quale si schiera oltre il 75% degli italiani che non è disposto a portare a tavola nel piatto la “carne” di Frankestein secondo gli ultimi dati del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi economica».

«Per questo in Italia prosegue a ritmo intenso la grande mobilitazione di Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica contro il cibo sintetico, con la raccolta di firme su tutto il territorio nazionale per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale – viene evidenziato – delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla “carne” prodotta in laboratorio al “latte” senza mucche fino al “pesce” senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali».

«Per quanto riguarda la “carne” da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non è carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato – si legge – non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti».

«Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia che con abili operazioni di marketing che puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione – afferma Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria – continueremo a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare contrastando con fermezza  quelle poche multinazionali globali che pensano che con i loro miliardi di dollari investiti in disinformazione si possa distruggere il nostro lavoro distintivo e di qualità, mentendo sul danno fatto all’ambiente, biodiversità e cittadini-consumatori» (rcz)

Coldiretti Calabria: Daremo battaglia al cibo sintetico

«La Calabria non ci sta! Daremo battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro che non ci appartiene e da cui non ci faremo mangiare». È quanto ha dichiarato il presidente di Coldiretti CalabriaFranco Aceto, sottolineando come «le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione».

È partita, infatti, la grande mobilitazione della Coldiretti contro il cibo sintetico, anche in Calabria con la raccolta di firme su tutto il territorio Regionale per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy. La petizione potrà essere sottoscritta negli uffici Coldiretti, nei mercati contadini di Campagna Amica e in tutti gli eventi promossi da Coldiretti e Campagna Amica Calabria.

«C’è – ha comunicato Coldirettti – una grande e convinta adesione dei cittadini-consumatori. L’obiettivo è promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi. Prodotti che potrebbero presto inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hi tech. Già ad inizio 2023 potrebbero essere, infatti, introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue, mentre entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici».

«Una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio – ha proseguito Coldiretti – iniziata con la finta carne della società americana Beyond Meat e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca. Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto sostenuti da diversi protagonisti del settore hi tech e della nuova finanza mondiale. L’esempio più lampante è quello della carne artificiale dove solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6000% in 5 anni. Per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. Ma non c’è solo la bistecca in provetta».

«Ci sono esempi che hanno dell’assurdo! La società Remilk – ha concluso Coldiretti – vuole poi aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche. In Germania si lavora a bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare, mentre negli Usa si stanno buttando anche sul sushi in provetta. Quindi senza se e senza ma. a difesa del cibo naturale!». (rcz)