di ANTONIETTA MARIA STRATI – Dalla Calabria a Montecitorio. È approdata, in Parlamento, la bozza della proposta di legge, scritta dai costituzionalisti Roberto Bin e Salvatore Cureri, frutto della campagna lanciata dal Collettivo “Peppe Valarioti”, un think tank composto da ragazze e ragazzi calabresi e non, per consentire ai fuori sede calabresi di votare alle prossime elezioni regionali.
Ciò è stato possibile grazie al presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Brescia, che ha spiegato che «si tratta di una proposta che ha lo scopo di consentire l’esercizio del diritto di voto ai cittadini cosiddetti “fuori sede” nelle elezioni regionali e comunali».
«La questione – ha aggiunto – è stata già trattata dalla commissione che presiedo, con l’esame della proposta della collega Dalila Nesci sulle cosiddette Elezioni Pulite. L’emergenza sanitaria e la conseguente impossibilità di muoversi all’interno del territorio nazionale ci impongono ancora una volta una decisione innovativa su questa tematica, anche in vista delle elezioni che si terranno nel prossimo autunno».
«Dobbiamo superare – ha concluso – le numerose resistenze del Ministero dell’Interno registrate in questi anni di fronte a ogni possibile soluzione.
È in gioco non solo il diritto di voto di milioni di cittadini, ma anche la capacità delle istituzioni di dare risposte moderne a problemi antichi e mai risolti».
La sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, appoggia pienamente l’iniziativa dei giovani calabresi, ribadendo che «bisogna garantire il voto a studenti e lavoratori fuorisede alle prossime regionali e comunali. È urgente lavorare a una soluzione. Ringrazio i professori Bin e Curreri per la proposta di legge che condivido, e spero che tutti i gruppi potranno dare una mano in questa battaglia storica del MoVimento 5 Stelle».
«Serve un impegno comune – ha evidenziato –. È una questione di civiltà. Da relatrice della proposta di legge ‘elezioni pulite’, ho la piena consapevolezza del problema. Ci abbiamo lavorato nelle ultime due legislature, con due maggioranze diverse. Dobbiamo superare insieme ogni possibile ostacolo e spero nel contributo del Viminale. La società cambia e non possiamo votare come cent’anni fa. Il presidente Giuseppe Brescia promuove un’iniziativa parlamentare a cui anche il Governo dovrà dare la massima attenzione».
Quella del Collettivo Valarioti è una battaglia storica, nata dopo la morte prematura della presidente Jole Santelli, che vede costretta la Calabria tornare alle urne a un anno e mezzo dal voto e in piena emergenza covid-19.
«Una situazione senza precedenti, tale da richiedere l’attuazione di misure straordinarie per la tutela dei diritti fondamentali: l’esercizio democratico del voto e la salvaguardia della salute» si legge sul sito del Collettivo, che ha ritenuto urgente sollevare il problema dell’impossibilità, per i fuori sede, il ritorno in Calabria per votare, col rischio di essere veicolo del virus, contagiando amici e parenti, proponendo, così, il voto via posta.
«Un sistema – hanno spiegato – già rodato dai cittadini italiani all’estero, che da anni, possono esprimere senza problemi il loro suffragio andando a imbucare semplicemente una lettera. Le elezioni regionali in Calabria si potrebbero trasformare in questo modo in un esperimento di democrazia garantita da replicare poi, e su più larga scala, alla tornata di amministrative della primavera prossima, che vedrà coinvolte, tra le altre, metropoli come Roma, Milano, Napoli, Torino».
Una battaglia storica, quella intrapresa dai giovani calabresi che, se si concluderà con l’approvazione della proposta di legge, porrà fine a una delle più grandi problematiche che, da sempre, hanno visto i fuori sede protagonisti, impossibilitati, nel più delle volte, a esercitare il loro diritto a votare. Un diritto, che il Collettivo ha ribadito più volte, in quanto «votare – ha scritto su Facebook il Collettivo – significa prendere parte al processo democratico. È una manifestazione sana di interesse e partecipazione allo sviluppo e alla vita politica e pubblica di un territorio, anche, e soprattutto, quando si è lontani dal luogo di origine per percorsi di studio o lavoro».
Una iniziativa, dunque, di un certo peso e importanza, che è stata accolta e condivisa non solo da diversi Comuni calabresi – Cinquefrondi, Sellia, Crotone, Zambrone, Catanzaro, Montauro, Caraffa e Filogaso – ma anche da Libera, Anpi, Cgil, Cisl, Uil, l’Associazione Insieme per il Bene Comune e il Movimento Politico per l’Unità: «Partire dalla Calabria – si legge in una nota – terra di diritti negati, per riconoscere il diritto al voto reale per i cittadini e le cittadine in mobilità, potrebbe essere un precedente importante per l’affermazione di un diritto che dovrebbe essere ormai costituzionalmente garantito oltre che di adeguamento europeo».
Impegno, anche da parte della politica calabrese, dove i 5 Stelle, il Partito Democratico, Fratelli d’Italia e Italia Viva hanno mostrato «la volontà di ascoltare la nostra istanza e aver deciso di farla propria» si legge in una nota del Collettivo, che ha dialogato non solo con la sottosegretaria Nesci, ma anche con i deputati Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi, la senatrice Silvia Vono e Wanda Ferro.
«Inoltre – si legge ancora – vogliamo ricordare l’impegno dei Consiglieri regionali Notarangelo e Tassone (PD), che per primi hanno dimostrato vicinanza a questa battaglia, presentando un’interrogazione al presidente f.f. della Giunta, Nino Spirlì. Infine, vogliamo citare i Consiglieri Pietropaolo (FdI) e Paris che si stanno interessando a loro volta dell’istanza».
«Il nostro lavoro va avanti – conclude la nota – nella convinzione profonda che solamente con un consenso largo e trasversale potremo vincere tutte e tutti insieme questa battaglia di democrazia, di civiltà, di libertà». (ams)