Avviso Competitività, dalla Regione 1,2 mln per le Pmi per affacciarsi sui mercati esteri

Al via, da lunedì 14 novembre, le domande per partecipare all’Avviso diretto a promuovere la competitività del sistema produttivo regionale, attraverso il sostegno a processi di digitalizzazione delle micro e piccole imprese.

ll Dipartimento Sviluppo economico e Attrattori culturali comunica che è stato adottato il Decreto che approva in via definitiva l’avviso che, attraverso l’impegno complessivo di 1,2 milioni di euro del Programma operativo regionale 2014-2020, mira a sostenere gli investimenti che favoriscano processi di innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione attraverso l’acquisizione di servizi reali per il rafforzamento, la riorganizzazione e ristrutturazione aziendale.

Le domande potranno essere presentate a partire dalle ore 10 del 14 novembre attraverso la piattaforma tematica raggiungibile dalla pagina web di https://calabriaeuropa.regione.calabria.it/ alla sezione bandi.

«In un momento in cui lo scenario geopolitico internazionale condiziona le performance del business e soprattutto il mercato interno, la Regione propone uno strumento che consente alle Pmi calabresi di affacciarsi, grazie alle nuove tecnologie, sui mercati esteri», ha dichiarato l’assessore allo sviluppo economico Rosario Varì.

«Questa misura – ha concluso – si inserisce in un panorama più ampio di supporto al sistema economico che assumerà maggiore consistenza grazie alla recente approvazione del PR 21/27, il programma dei fondi strutturali, che ci consentirà di intervenire a tutti il livelli di bisogno del mondo produttivo regionale». (rcz)

SVIMEZ, QUASI 20 MILA IMPRESE DEL SUD
RISCHIANO L’ESPULSIONE DAL MERCATO

Non c’è tregua per le imprese che, in mezzo alle gravissime difficoltà in cui si sono ritrovate a causa del covid, adesso si ritrovano ad affrontare un problema ancora più grande: l’espulsione dal mercato. Secondo una indagine condotta dalla Svimez insieme con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, sono 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, sono a forte rischio di espulsione dal mercato.

Di queste, una quota quasi doppia riguarda le imprese dei servizi (17%), rispetto all’ambito manifatturiero (9%). Sono quelle che hanno forti difficoltà a “resistere” alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021.

«Dall’indagine emerge, oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest, anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud  – ha commentato il direttore della Svimez, Luca Bianchi –. I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono, dopo la prima fase di ristori per tutti, una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud».

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, ha avvertito che «è possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora più negativi rispetto alle loro aspettative, perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale. Anche per questo c’è bisogno di un patto per un nuovo sviluppo, che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari nel nostro Paese».

Imprese a rischio chiusura (imprese fragili e con performance economica negativa nel 2021)- valori percentuali-

Totale economia Manifattura Servizi
Nord Ovest 14 9 17
Nord Est 12 6 14
Centro 17 11 19
Mezzogiorno 17 11 19
Italia 15 9 17

Fonte: Indagine Centro Studi G. Tagliacarne – Unioncamere su un campione di imprese tra 5 e 499 addetti

Quasi la metà (48%) delle imprese italiane è fragile (non innovative, non digitalizzate e non esportatrici). Al Sud arrivano al 55%, per quasi il 50% al Centro, per il 46% e il 41% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est. Questi divari confermano la tesi Svimez di “nuova questione del Centro”, che ha un’incidenza più vicina a quella del Mezzogiorno. L’incidenza è ancor più intensa nel settore dei servizi, dove i deficit di innovazione e digitalizzazione fanno sì che le imprese fragili superino il 50% a livello nazionale, sfiorando il 60% al Sud. Nel comparto manifatturiero sono fragili in Italia il 31% delle aziende, che salgono al 39% nel Mezzogiorno.

Il 30% delle imprese dei servizi e il 22% di quelle manifatturiere italiane dichiarano aspettative di fatturato in calo anche nel 2021, un chiaro segnale che la crisi non è affatto finita. Incrociando dinamiche settoriali e territoriali emergono due fatti principali: 1) nei servizi non si segnalano differenziali territoriali apprezzabili ed una persistenza della crisi soprattutto nel Nord-Ovest; 2) nel manifatturiero, invece, si confermano le difficoltà di ripresa del Mezzogiorno (27% delle imprese con previsioni di performance negative, contro il 19% del Nord-Est) e, sia pur meno accentuate, del Centro (25%). (rrm)

Le imprese con performance economica negativa nel 2021 (%)

Totale economia Manifattura Servizi
Nord-Ovest 29 21 32
Nord-Est 26 19 29
Centro 28 25 29
Mezzogiorno 29 27 29
Italia 28 22 30

Fonte: Indagine Centro Studi G. Tagliacarne – Unioncamere su un campione di imprese tra 5 e 499 addetti.

 

EXPORT, COMPETITIVITÀ A LIVELLO ZERO
IN CALABRIA REGGE L’AGRO-ALIMENTARE

di FRANCESCO AIELLO – Crollano le esportazioni nel primo trimestre 2020, in Calabria regge solo il sistema agro-alimentare. Si registra nella regione un calo dell’8,9 rispetto allo stesso periodo del 2019 , mentre crescono i livelli relativi alle esportazioni dell’agricoltura (+18,8%) e del settore agro-alimentare (6,7%). Servono riforme strutturali nel sistema produttivo regionale a favore della competitività:  la sfida più importante sarà quella di aumentare la densità di imprese specializzate in settori ad elevato contenuto tecnologico. Su base istituzionale, una forte spinta all’export regionale potrebbe venire dalla Zona Economica Speciale che, a tre anni dalla sua istituzione, è ancora un progetto vuoto di contenuti.

I dati dell’ISTAT indicano che nel primo trimestre 2020, le esportazioni italiane sono diminuite in tutto il territorio nazionale:  -6,8% nel Nord-est, -5,4% nel Mezzogiorno, -3,5% nel Centro e -3-3% nelle regioni del Nord-ovest. Su base regionale, nel primo trimestre 2020 la Calabria registra una riduzione dell’8,9% rispetto al corrispondente periodo del 2019. Le regioni che hanno registrato la più elevata flessione delle esportazioni sono  Valle d’Aosta (-21,4%), Basilicata (-17,2%) e Marche (-9,5%). Si tratta però di regioni che “pesano” poco nella struttura dell’export nazionale. Infatti, per esempio, la Lombardia assorbe il 27% delle esportazioni italiane e, quindi, la variazione negativa del 3% osservata nel primo trimestre del 2020 contribuisce in modo rilevante (oltre 0,8 punti percentuali) alla riduzione su base annua delle esportazioni italiane. Nel primi tre mesi del 2020, le regioni che hanno registrano un aumento sostenuto delle esportazioni sono il Molise (+57,0%), la Liguria (+39,0%) e la Sardegna (+12,2%).

L’esito aggregato della Calabria (-8,9%) è determinato dalla riduzione nei settori relativamente più “importanti” dell’export regionale. La riduzione più elevata (-93,3%) si ha nel settore dei prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento, la cui quota rispetto alle esportazioni nazionali del settore si è quasi azzerata, passando da 0,7% del primo trimestre 2019 a 0,002% nel 2020.  Rilevante è anche la riduzione (-42%) nel settore dei trasporti e quella (-10,2%) del comparto della chimica. Tra i settori in cui la Calabria gode di vantaggi comparati, le esportazioni del settore agricolo sono aumentate di ben il 18,2% e quelle delle settore agro-alimentare del 6.7%.

Le esportazioni sono un buon indicatore dello “stato di salute” di qualsivoglia sistema economico. Facendo riferimento al caso regionale, i volumi delle esportazioni calabresi segnalano, in media, bassi livelli di competitività delle produzioni locali sui mercati internazionali. Gli effetti di queste debolezze sistemiche saranno ancora più evidenti nella fase post-Covid a causa della forte riduzione della domanda mondiale.

Tra le numerosissime cause che aiutano a spiegare la bassa competitività delle beni prodotti in Calabria, è ragionevole pensare che il basso livello di innovatività sia uno dei motivi più rilevanti: la Calabria investe in ricerca e innovazione solo lo 0,52% del proprio PIL e, quindi, non ha alcuna possibilità nè di scalare la catena del valore nè di acquisire competitività sistemica nei mercati internazionali. Esistono casi aziendali che sanno vincere le sfide della concorrenza mondiale, ma si tratta di poche eccellenze. In media, la Calabria è una regione poco orientata ai cambiamenti imposti dalle innovazioni e poco incline a qualsiasi forma di modernizzazione. Una delle sfide post-Covid a favore delle esportazioni calabresi sarà quella di aumentare la densità di imprese specializzate in settori ad elevato contenuto tecnologico. Su base istituzionale, una forte spinta all’export regionale potrebbe venire dalla Zona Economica Speciale che, a tre anni dalla sua istituzione, è ancora un progetto vuoto di contenuti. (f.a.)

[courtesy OpenCalabria]

Francesco Aiello è è professore ordinario di Politica Economica presso l’Università della Calabria. Attualmente insegna “Politica Economica” al corso di Laurea in Economia ed “Economia Internazionale” al corso di Laurea Magistrale in Economia e Commercio.