Addio a Peppino Picciotto, il Jo Pinter letterario di “Cosangeles”

È morto ieri in Olanda Giuseppe Picciotto.  Filosofo trash, rock-implosionista, musicista, attore, sceneggiatore, regista, play-boy-blu, biscazziere-croupier, modello e vitellone, aveva da poco compiuto 70 anni. Picciotto, alias Jo Pinter, originario di Cosenza, ha ispirato molte vicende del libro Cosangeles di Paride Leporace. Martedi 12 ottobre alle 17.30 sarà ricordato in un  incontro che si terrà alla Terrazza Pellegrini.

 

di PARIDE LEPORACE – Peppino Picciotto ha chiuso ieri la sua splendida esistenza con coraggio. È andato incontro alla morte con la stessa determinazione con cui ha affrontato i suoi 70 anni vissuti sempre con la dignità dell’uomo che vuole decidere tutti i suoi destini come riteneva lui andassero affrontati. Peppino è andato incontro a sorella morte decidendo di scegliere che l’eutanasia fosse il suo ultimo atto, non dandola vinta alla bestia che lo affliggeva. Per sua fortuna, viveva da anni in Olanda, e la sua decisione   in modo legale è stata rispettata da sua moglie Mysha.

Mi sembra giusto trascrivervi il suo ultimo messaggio. «Direttò, ti voglio dare un grande abbraccio. Un medico mi ha detto che ho 20 giorni di vita. Chiudo questa storia con i coglioni in mano. In ogni caso è stata un’avventura grandiosa la nostra. Te ne ringrazio. Mi dispiace, con tutto il rispetto, ma mo senz’i mia cumu u fa “Co­sangeles” (il film o la serie che ci proponevamo di ricavare dall’omonimo libro che racconta le sue gesta ndr), mancu s’arriva Tarantino. Comunque, in ogni caso, è stata una cosa talmente bella, che non ho parole. È stata la mia ultima grande avventura. La mia ultima grande soddisfazione. Se mi dovesse succedere qualcosa di sbrifio, prima del previsto, non scrivere niente sulla mia dipartita. Zero. Non voglio che lo sappia nessuno.Un bacio grande. Ciao».

Voleva finire in un grande nulla. Trasgredisco la consegna del mio caro amico, Peppino Picciotto, ispiratore del personaggio letterario Jo Pinter, protagonista del mio libro, su licenza della sua compagna e del comune amico Arturo Maradei.

La carne di Peppino è morta. Ma la sua anima, quella di Jo Pinter, vive nelle pagine del libro che racconta colui che inventò “Cosangeles” e che mi ha ispirato a narrarne solo una piccola parte delle sue gesta, e v’invito a immaginarlo che ride ancora assieme a  noi. Non dimenticherò la terra dove è cresciuto, le vie dove correva con le auto di grande cilindrata, e le persone che lo hanno circondato, di ogni condizione sociale fossero gangster o nobildon­ne, e di cui amava parlare in ogni momento. Non dimenticherò soprattutto lui. Peppino ha impresso un segno indelebile nella storia della nostra città, Cosenza, cambiandola per sempre. A quelli che lo hanno voluto, ha regalato un immaginario. Ci ha resi cittadini del mondo, secondi a nessuno, come era solito ripetere. È stato scritto che una stella impazzisce nello spazio oltre l’atmosfera, una stella scura e figlia dell’invisibile. Poi divampa, abbaglia e si fa cenere, facendosi ricordo. Le ceneri di Peppino saranno sparse tra una ventina di giorni nel Mar del Nord. Ma la sua immagine, grazie a Jo Pinter,  colui che incontrò Fellini e rubò una giacca a Mick Jagger, resta nei nostri occhi per essere guardata ancora a lungo. Come quella di Jugale. Perché sono i perdenti che indicano la strada. Peppino era una persona rara. E bel­lissima nel suo essere rimasto giovane anche a 70 anni. Ringraziamo Dio e la Natura di averla fatto nascere a Cosenza. (dal)

Paride Leporace, giornalista e scrittore, è vicedirettore del Quotidiano del Sud.
[Courtesy Il Quotidiano del Sud]

Cosangeles di Paride Leporace

di FILIPPO VELTRI – Undici racconti nella cornice di Cosenza narrata tra epica di strada e una buona dose di noir. Questa è la Cosangeles  di Paride Leporace (Pellegrini editore).

Lo sfondo è quello degli anni Settanta e Ottanta con le derive esistenziali, i luoghi e i riti dell’estate sulla Costa tirrenica, i locali da ballo e da sballo, i viaggi, le Spoon river generazionali, i fuorisede romani, i malavitosi come Franco Pino nella parte di se stesso,  le feste, i punk , gli hippy, gli ultrà, la voce della radio, i poeti maledetti, i quartieri del centro e della periferia, i cantautori malandrini come Fred Scotti e la ’ndrangheta reggina vista da vicino  con una colonna sonora che spazia da “Buonanotte Cosenza” ai Joy Division.

Ci sono libri percorsi da corrente alternata e altri da corrente continua. Le pagine che il lettore si troverà a percorrere appartengono  a questa seconda categoria. Quella delle montagne russe.  Utilizzando un linguaggio audace e coinvolgente e la fluidità di un discorso indiretto libero che pare raccolto mimeticamente in mezzo alla strada, l’autore ci immerge da subito  in una Cosenza / Cosangeles, che  è  una città in bilico tra mitologia e realtà,  tra  doppiezze e dualismi , e  “cose” che non ci sono più ma che restano incollate alla memoria e paiono portare in una terra mitica, una  sorta di “Itaca dell’anima” del gramde poeta greco Kavafis..

Come un salto mortale all’indietro.

Il lettore se lo chiede subito se deve seguire il sentiero.

E  poi lo segue abbrancato dalla narrazione che sa di oralità  e si perde nelle storie dei personaggi che, anche loro, sembrano sbalzati da un tempo sghembo, dinocollato, e di profumo felliniano disegnato da Andrea Pazienza.

Due i protagonisti dei racconti. Ciccio Paradiso, alter ego dello scrittore, e Jo Pinter.

Jo Pinter, chi era costui? Attore di cinema e teatro off, pubblicitario, commerciante, creatori di locali di tendenza che erano entrati nella leggenda, vitellone rollingstoniano, guidatore di auto sportive per diletto e autore di beffe, biscazziere, cartaro di tarocchi e di cartine ma soprattutto era stato colui che si era inventato il neologismo “Cosangeles”.

E intorno a Jo Pinter, che è personaggio vero e vivente che l’autore e il sottoscritto hanno lungamente frequentato, è lo sguardo focale della narrazione, si apre un sipario teatrale di tipi umani che stanno sempre dentro/fuori la realtà e alimentano nel lettore la sensazione di trovarsi  sempre ad un passo al di qua della veridicità.

Perché, se è vero che la Cosangeles che scorre sotto gli occhi come una pellicola filmica mostra tratti antropologici  e sociali riconoscibili, è vero uguale che nell’incastro della narrazione si ha come l’immagine di un  dagherrotipo. Che si fissa a ricordare quello che eravamo e quello che siamo diventati sia in provincia che nella nuova metropoli.

E poi le  storie di Jo Pinter e di Ciccio Paradiso e dei tanti personaggi dalla forte tipicità, che parlano  una lingua impastata di dialetto e  neologismi “cosangelini”, hanno una forza vitalistica potente, che si muove tra sogni, rivoluzioni piccole e grandi, smargiasserie, calcio, droga, musica, film, libri, filosofia,  giornalismo, viaggi , amori, utopie che, nonostante tutto, erano ancora possibili.

Utopie, appunto.

Di cui si sente tanto il bisogno.

Perchè Cosangeles  ha l’urgenza di quelle storie che possono salvarci. (fv)

 

COSANGELES
di Paride Leporace
Pellegrini Editore – ISBN 9788868228712