di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Non chiamatela caduta di stile. Quella di Sara Pinna è decisamente una porcata da mettere agli atti di questa Repubblica e condannare. Una porcata incartata da così tanta merda che solo un sentimento come l’odio ‘razziale’ le ha potuto far fare. Quelli come la Pinna, infatti, non solo andrebbero radiati dall’albo dei giornalisti, di cui pare faccia parte, ma andrebbero annullati dalla vita della società civile. Rimandati per un restyling dell’intelletto all’epoca delle caverne, tra i bavosi trogloditi, affinché il peso della clava possa affinargli il modo, restituendo il concetto di rispetto.
Le esternazioni della Pinna, abbracciano, quasi soffocandole, quelle di pochi giorni prima del tifoso vicentino che con veemenza rimanda noi calabresi in Africa. Una forma mentis diffusa, dunque, tra soggetti ai quali il paese (io narrante dell’unità d’Italia) dovrebbe rinnegare, almeno fino al pentimento, la cittadinanza italiana, affinchè il processo di denigrazione del Sud venga arrestato. È questione di giustizia sociale. Non lasciatemi credere che lo Stato non esiste, quando a 150 anni e più dall’Unità d’Italia, la contrapposizione tra quelle che vengono considerate la testa e la coda del paese, è più viva che mai. Il Veneto e la Calabria non sono un ossimoro, l’una è il sinonimo dell’altro. Si penetri la storia, basterà.
Il tonfo di Sara Pinna si è sentito ovunque, anche nella sua stessa terra, tra la sua gente che per fortuna, non rappresenta il suo alter ego.
Elegancia, Pinna, elegancia! Era appena un bambino, un piccolo tifoso cosentino, quello contro cui lei ha vomitato razzismo. E poi lupi si nasce, cara dolce “lovely” Sara. Gatte (morti) si diventa. Quel bambino, mio corregionale, le ha dato una bella lezione (di vita). Se l’uomo non è sportivo, così come la natura dell’individuo chiede d’essere nel rapporto con l’altro, non è uomo. E chi non è uomo manca della facoltà di formulare un giudizio o di scegliere un determinato comportamento, manca totalmente di criterio di valutazione sul piano morale e intellettuale. E sul piano morale e intellettuale, lei ci dice, con la sua performance, che le manca tutto. Grazie all’assist del suo geniale collega, si è praticamente annientata da sola.
Il senso dell’umano è un concetto che non si vende e non si compra, non si impara. In tv, per esempio, era tanto chiaro e ben visibile negli occhi di quel bambino che tanto si è impegnata ad offendere che le è addirittura sfuggito.
È vero, Sara, molti di noi verranno a lavorare in pianura, ha ragione, molti di noi verranno per offrire la propria assistenza alla sua terra, da soli non avreste speranza di potercela fare, è il nostro è un genio conteso che, aiuta, progetta, sviluppa. Aumenta il pil. Che non è il pilu che lei così bella e appariscente potrebbe ben rappresentare, ma tutt’altro. È tanto di più. Quel più che quelli come lei al Paese non potranno mai dare.
Chieda scusa finché è in tempo a poterlo fare. I lupi sanno perdonare. (gsc)
LE SCUSE DELLA CONDUTTRICE ATTRAVERSO FACEBOOK
Ha affidato a Facebook le sue scuse, la conduttrice televisiva di TVA Sara Pinna: «È stata un battuta infelice che potevo evitare e che ha dimostrato una mancanza di tatto e di gentilezza. Mi scuso con il bambino, con la famiglia e con tutti coloro che si possono essere sentiti offesi».
Subito dopo l’ultima puntata di Diretta Biancorossa, andata in onda il 20 maggio, Sara Pinna, conduttrice della trasmissione, ha espresso le sue scuse sui canali social, riconoscendo l’errore in modo chiaro ed evidente. Scuse accettate dal padre del bambino e da alcuni gruppi di tifosi cosentini, come dimostrano i post sui social network. Dieci giorni dopo la partita tra il Cosenza e il Lanerossi, che ha decretato la salvezza dei calabresi e la retrocessione dei vicentini, quella battuta infelice è diventata un caso mediatico nazionale.
«Ribadisco le mie scuse al bambino, alla sua famiglia, ai tifosi del Cosenza e a tutti coloro che si sono sentiti offesi per una frase sbagliata che non rispecchia in alcun modo il mio pensiero e la mia sensibilità – dichiara Sara Pinna – io stessa sono di origini sarde, in Veneto per lavoro dei miei genitori, quindi non vi erano in me le intenzioni maligne che mi vengono attribuite dai numerosi commenti sui canali social, molti dei quali hanno oltrepassato ogni limite di decenza e di legge, ma di questo si occuperà nelle sedi opportune la magistratura».
Le parole finite nell’occhio del ciclone – si legge in un post dell’emittente televisiva TVA Vicenza – sono state pronunciate durante il “Terzo tempo” di una partita meritatamente vinta sul campo dal Cosenza, a cui vanno i complimenti e gli auguri per un altro campionato ricco di soddisfazioni e successi da tutto il team di Diretta Biancorossa, trasmissione sportiva di punta di TvA Vicenza, regina degli ascolti e punto di riferimento per il tifo biancorosso.
Dopo un confronto interno, i vertici di Videomedia hanno accolto le scuse e hanno confermato la fiducia nella professionalità di Sara Pinna. (rrm)