Oltre 15 mila dosi già arrivate in Calabria. Avviate da ieri le nuove vaccinazioni

Già da ieri è partita la nuova campagna vaccinale nelle aziende sanitarie e ospedaliere della regione: sono 15.210 le dosi arrivate l’ultimo dell’anno in Calabria, è la prima tranche importante, dopo le 280 dosi pervenute il 27 dicembre, battezzato v-day.

«È la prima fornitura massiccia che arriva nella nostra regione – ha commentato il presidente pro-tempore Nino Spirlì – ed è un carico che porta in sé una speranza per i calabresi: quella di uscire al più presto dal giogo della pandemia. È una fornitura benaugurante perché arriva a poche ore dall’inizio del nuovo anno. Lo considero come un buon auspicio e, soprattutto, come il segno di addio di un 2020 che tanto dolore e tante ansie ha portato dentro le case dei calabresi».

«Per la regione Calabria – ha spiegato il delegato del soggetto attuatore per l’emergenza Covid-19, Antonio Belcastro – si tratta di 15.210 dosi, dopo che, in seguito alle note dell’Aifa e del ministero della Salute, è stata autorizzata l’estrazione della sesta dose da ogni flacone. Le dosi sono state assegnate ai sei centri di stoccaggio, tutti dotati di ultra freezer. In particolare, 1.170 dosi ciascuno per l’Azienda ospedaliera-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro, l’Asp di Crotone e l’Asp di Vibo Valentia; 2.340 per l’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, che dovranno essere utilizzate anche dall’Asp di Catanzaro; 3.510 per il Grande ospedale metropolitano, che saranno utilizzate anche dall’Asp di Reggio Calabria; 5.850 per l’Azienda ospedaliera ”Annunziata”, che dovranno essere usate anche dall’Asp di Cosenza».

«Le aziende – ha concluso Belcastro – sono pronte e proseguiranno con le somministrazioni del vaccino già a partire da domani [1° gennaio, ndr]. Le categorie interessate, in questa prima fase, continuano a essere gli operatori sanitari e sociosanitari e il personale e gli ospiti dei presidi residenziali per anziani. Nelle settimane del 4, dell’11, del 18 e del 25 gennaio arriveranno le ulteriori dosi di vaccino previste». (rcz)

PAURA E SPERANZA PER L’ANNO CHE VIENE
COVID, VAX, ELEZIONI, LAVORO, SVILUPPO

di SANTO STRATI – C’è un desiderio comune che accompagnerà questa mesta fine d’anno, tra la lontananza degli affetti e l’oppressione della “zona rossa”: “che si torni al più presto ala normalità”. Ma quale normalità? Quella pre-covid che, alla luce di un anno disgraziato, non ci appare più come tale e anche lo scambio di una carezza – un gesto tenero e innocuo giusto lo scorso capodanno – appare foriero di malefici e, soprattutto, di possibili contagi. Un San Silvestro spento come quello che passeremo stasera dovrebbe indurci a riflettere sulla caducità dei gesti semplici, quelli che oggi ci mancano di più, ma anche sull’irresponsabile condotta di alcuni che hanno provocato ulteriori danni e non sappiamo se causeranno una nuova, temibile, insidiosa, terza ondata. Nulla sarà più come prima, questo dev’essere chiaro. Ci vorranno anni prima che si possa ritornare a quelli che eravamo e quest’afflizione dovrebbe quantomeno indurci a ripensare ad atteggiamenti, ad arroganze, a stupidi pregiudizi che ci sembrano/ci sembravano “normali”. No, non erano normali, era semplicemente la suggestione dell’immenso senso di libertà che ci accompagnava, prima del maledetto coronavirus, a farci sentire invincibili e indiscutibili. Ed era un errore. Riusciremo a fare tesoro della straordinaria abnegazione e solidarietà espressa da medici, personale sanitario, tecnici, barellieri e quant’altri che non si sono risparmiati un istante pur di salvare qualche vita, che non hanno mai smesso di combattere, anche a mani nude, un nemico terribile e, apparentemente, invincibile. Invece non esistono nemici invincibili, esiste la coesione, il senso di aggregazione, di umanità, di condivisione, che aiutano a combattere contro ogni male, contro ogni sciagura o calamità.

Apparteniamo alla generazione che, grazie a Dio, non ha conosciuto la guerra se non nei racconti dei padri o dei nonni: ebbene, quanti giovani sono morti per restituire la libertà al Paese, quanti per difendere il senso di Patria, per garantire quel futuro di cui abbiamo poi goduto? Il Covid è come una guerra, non uccide più come prima ma fa troppi prigionieri e ha congelato il futuro delle nostre e delle future generazioni che dovranno tentare di ricostruire un nuovo umanesimo. Con un rinnovato senso del rispetto del prossimo che deve travalicare ogni qualsiasi barriera, di etnia, di religione, di ceto, per rendere più vicini Paesi ricchi e poveri, per avvicinare l’umanità verso un nuovo rinascimento sociale, dal momento che la forzata asocialità cui siamo stati e siamo, forse saremo ancora per un po’, costretti, ci dovrebbe far capire che il concetto di condivisione, di fraternità e di amicizia dev’essere necessariamente rivalutato. Dobbiamo tornare a guardarci negli occhi, senza ignorare l’uno i problemi degli altri. Con molta fatica, sia ben chiaro, ma sarebbe una bellissima rivoluzione spirituale, forse l’unica nota lievemente positiva di questo disastro epocale.

Del resto, bastano i numeri a farci capire che ci saranno sempre più poveri e sempre più ricchi, nel senso che chi ha meno avrà ancora di meno, chi gestisce miliardi continuerà ad accaparrarne, secondo il puro spirito capitalista. E, invece, l’esempio e le invocazioni di papa Francesco, la sua rivoluzionaria modernità, dovrebbero indicare un percorso diverso per una nuova coscienza sociale, con e dentro la dottrina della chiesa, ma anche senza per chi non è credente, con uno spirito illuminato dalla semplice constatazione di essere scampati alla pandemia. Saremo tutti dei sopravvissuti senza futuro se non cambieremo atteggiamento nei rapporti sociali, tra amici e sconosciuti, negli affetti e nelle comuni preoccupazioni, contro l’indifferenza, che è il male peggiore del nostro secolo.

In Calabria tutto ciò assume un valore ancora più rilevante. Perché è una terra di partenze e di pochi ritorni, è una terra ricca ma dalle risorse inespresse e, soprattutto, inutilizzate. Dove i nuovi poveri (e saranno tantissimi) avranno ulteriori ostacoli per risalire la china e tornare a vivere e non più sopravvivere. Dicevamo dei numeri: in Italia sono spaventosi. Sono stati persi 420 miliardi di fatturato, il prodotto interno lordo (ovvero la ricchezza del Paese) in questo orribile 2020 ha perso il 10%. Hanno patito le strutture del turismo (-81%) con perdite per alberghi, ristoranti, locali tra il 60 e il 73%. Sono stati persi 900 mila posti di lavoro e hanno chiuso definitivamente quasi 400 mila imprese. L’economia debole crea e mantiene in vita i conflitti sociali, distrugge la fiducia nel domani, alimenta il divario. Le regioni ricche avvertono di più la crisi perché hanno industrie e occupazione, il Mezzogiorno sognava nuovi posti di lavoro, ne ha visti sfumare centinaia di migliaia. E l’immagine più terribile di questo anno che tra poche ore, finalmente, ci lascia, è la fila interminabile, a Milano, della gente che aspetta di ricevere e prendere qualcosa da mangiare per sé e per i propri figli. È un’immagine che non deve farci dormire, che ci deve portare a non restare inerti, intervenendo ognuno per come può, a dare una mano. La ricostruzione avviata subito dopo la guerra ha rivelato di che tempra sono fatti gli italiani. E i calabresi, non dimentichiamolo, hanno una molla in più.

L’anno che viene ci fa paura, ammettiamolo, ma deve prevalere non l’ottimismo – che è merce rara di questi tempi – ma la speranza. Il nuovo anno apre un nuovo decennio che dovrebbe-potrebbe essere di svolta per la nostra regione: non solo la salvaguardia della salute, che è prioritaria e fondamentale per tutti – nessuno escluso – ma un nuovo modo di intendere la politica che faccia della legalità il suo unico faro. Per creare nuova occupazione, crescita e sviluppo, opportunità per i giovani, per mantenere ed esaltare dignità e attenzione per le donne e gli anziani. Le prossime consultazioni elettorali offriranno una chance forse unica, alla luce dell’anno appena finito.

Le vaccinazioni ci metteranno, quasi certamente, al sicuro dal contagio del virus, ma occorre essere certi di non subire quell’altro contagio non meno insidioso dell’indifferenza e della tentazione del malaffare. Questo decennio servirà a costruire il futuro ai bambini cui sta venendo sottratta l’esperienza principale della vita, i rapporti umani che nascono e crescono intorno a un banco di scuola. Servirà a restituire il futuro che è stato rubato ai nostri giovani, negandogli lavoro e crescita sociale nella propria terra. Serve l’impegno di tutti, sia ben chiaro: ricominciamo dal ventunesimo anno del terzo millennio, e con convinzione difendiamo il nostro orgoglio, le nostre radici, per consegnare al nuovo decennio le nostre speranze. Ottimismo a buon mercato? No, un obiettivo possibile, un sogno realizzabile, se si lavora insieme per il bene comune di tutti. Buon anno. (s)

IL PROF. LAMETINO LIBRI GUIDA A LONDRA
PROGETTO COVID D’IMMUNITÀ IMMEDIATA

È di Lamezia Terme il prof. Enzo Libri, direttore del Centro Ricerche cliniche all’University College di Londra, a capo della sperimentazione di un sensazionale farmaco anticovid prodotto da AstraZeneca, con funzioni neutralizzanti, in grado di fornire un’immunità immediata. La notizia della sperimentazione è stata anticipata dal Guardian che ha riportato le prime dichiarazioni del prof. Libri: «Questo farmaco potrebbe dare un’immunità immediata. Se diamo degli anticorpi già attivi che riconoscono il virus e quindi non dobbiamo aspettare i tempi tecnici del vaccino che stimola gli anticorpi naturali, l’effetto è immediato, posto che gli studi diano i risultati desiderati, siamo ancora all’inizio».

Il prof. Libri fa parte della prestigiosa scuola medica dell’ex Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale, il quale fra i suoi allevi annovera con orgoglio il prof. Giovambattista De Sarro, attuale Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Enzo Mollace, cardio-farmacologo di fama internazionale il quale ha lavorato a Londra anche sotto la guida del premio Nobel John Vane, Domenico Rotiroti, già preside sin dalla nascita della Facoltà di farmacia a Catanzaro, Mino Pelaja pneumologo di fama internazionale, Michelangelo Iannone attuale direttore scientifico Arpacal, la dott.ssa Maria Mena Arbitrio, Direttore Centro di Farmacologia del CNR di Catanzaro. Il prof. Nisticò aveva portato a Londra una schiera di future eccellenze tutte formatesi a Catanzaro. Oltre a Enzo Libri (che prima di passare all’University College dove è direttore della Farmacologia Clinica,  era stato all’Imperial College) attualmente vivono a Londra anche Giuseppe Rosano Direttore Cardiologia del St George University Hospital e Luigi Camporota allievo del prof. Marsico e del prof. Pelaia. Camporota, come si ricorderà – primo laureato alla Facoltà di Medicina di Catanzaro – è il medico che ha curato e salvato dal Covid il premier inglese Boris Johnson.

Un profondo legame con la Calabria è ancora vivo per il prof. Libri, che su invito del Rettore dell’Università Magna Graecia, va spesso a Catanzaro a tenere corsi di aggiornamento. Eccellenze italiane, con in comune la stessa origine (la Calabria) e la stessa matrice formativa: lo stesso Libri fa parte del Consiglio Scientifico Internazionale del Renato Dulbecco Institute che sta nascendo a Lamezia Terme sotto la guida del prof. Nisticò e che sarà diretto dal prof. Roberto Crea, padre delle biotecnologie, che tornerà in Calabria dopo 40 anni vissuti in California, a San Francisco. Il Dulbecco Institute – è bene ricordarlo – fa parte dei tanti progetti che la compianta presidente Jole Santelli stava predisponendo per la Calabria. Aveva già già dato indicazione ai suoi collaboratori, fra cui l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo, di mettere a disposizione parte dei locali della Fondazione Mediterranea Terina e aveva convinto il prof. Crea a venire a dirigere quello che diventerà uno dei più prestigiosi e importanti centri di ricerca non solo della Calabria e del Mezzogiorno ma di tutta l’Europa. Purtroppo, la presidente Jole non potrà vedere la realizzazione del suo sogno: investire sulla ricerca per offrire opportunità di formazione e crescita ai giovani calabresi. E il Dulbecco Institute dovrà ricordarne l’impegno e la determinazione con cui la Santelli ha avviato la sua realizzazione.

Non deve dunque stupire che dalla Calabria vengono idee e ricerche che fanno onore all’Italia intera. Il prof. Enzo Libri, che rivendica con soddisfazione la sua “calabresità” ha affermato che lo studio continuerà per un anno. «L’aspettativa – ha specificato – è che ci sia una protezione per almeno 6 mesi-un anno, un po’ come per tutti gli anticorpi neutralizzanti anche in altre patologie. In base a chiarissimi risultati positivi intermedi dello studio si potrebbe chiedere un’urgente approvazione anche prima della formale conclusione dello studio. Che potrebbe in linea teorica verificarsi per marzo-aprile, più probabile per l’estate, nella peggiore delle ipotesi alla fine del 2021, in base al numero dei volontari che accedono al programma».

Nel contempo, il prof. Nisticò ha comunicato che «il prof. Roberto Crea, direttore scientifico del Renato Dulbecco Institute, in collaborazione con il prof. Giovambattista De Sarro e qualificati ricercatori dell’UMG come il prof. Antonio Procopio e il prof. Alfredo Focà e dell’Unical come il prof. Francesco Puoci stanno preparando un progetto di ricerca volto a valutare gli effetti delle pronectine, prodotti biotecnologici di cui il Renato Dulbecco Institute possiede il brevetto, in senso anticoronavirus. Va sottolineato come le pronectine siano molecole più piccole, più biodisponibili e più potenti rispetto agli anticorpi monoclonali. Ci si augura – ha concluso Nisticò – che nel prossimo anno dalla Calabria, anche in collaborazione con il prof. Enzo Libri dell’University College di Londra, partiranno scoperte di farmaci innovativi per debellare completamente le malattie da coronavirus».

Neanche il tempo di formulare la proposta che il prof. Libri ha già accettato l’invito del prof. Nisticò a collaborare su questo importante progetto che sarà guidato dal prof. Roberto Crea e dal rettore De Sarro. Sarà la Calabria, con la sua carica vitale di eccellenze in campo medico-scientifico, a individuare e trovare le soluzioni al “male del terzo millennio”. Un obiettivo che pone la ricerca al centro della rinascita, anche scientifica, del Mezzogiorno, con la Calabria protagonista. Con tantissimo orgoglio. (s)

 

Oggi il V-Day: la prima vaccinazione al Mater Domini di Catanzaro

Oggi, domenica 27, è il VDay, il giorno in cui saranno somministrate le prime dosi contro il covid-19 in tutta Italia. Una giornata ‘storica’, che è iniziata con l’arrivo ieri allo Spallanzani di Roma, del furgone contenente le prime dosi, che sono 9.750, riservate ai medici e al personale sanitario, alle forze dell’ordine, agli anziani e a tutte le categorie a rischio.

Anche in Calabria, nella giornata di oggi – come in tutta Italia – partiranno le vaccinazioni per 280 tra medici, sanitari e ospiti delle Rsa.

Nello specifico, a Catanzaro, sono 119 i sanitari che saranno vaccinati (11 infermieri del Policlinico Universitario Mater Domini e 28 dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio) . Il primo ad essere vaccinato sarà l’infermiere Francesco Cristiano, che lavora al Reparto di Immunologia, che ha dichiarato a Carlo Macrì del Corriere della Sera «Quando la Direzione sanitaria ha chiesto chi fosse interessato a sottoporsi al vaccino, io sono stato uno dei primi a farsi avanti. Da marzo sono in trincea, assieme ad altri colleghi, per far fronte all’emergenza Covid. Ho fatto circa trentamila tamponi e gestito in un solo giorno circa 100 pazienti Covid in reparto» – mentre a Cosenza saranno 80 le dosi distribuite tra medici e infermieri dell’Ospedale Annunziata.

Al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, invece, saranno 30 tra medici, infermieri e microbiologi a ricevere le prime dosi.

Soddisfatta Iole Fantozzi, commissario del Gom che, in una intervista alla Gazzetta del Sud a firma di Cristina Cortese, ha dichiarato «abbiamo fatto di tutto, è un giusto riconoscimento per i nostri operatori». «Aderire a questa giornata fortemente attesa, in questo momento legata alla speranza concreta di debellare il virus terribile, lo consideriamo un giusto e dovuto riconoscimento per i nostri operatori che da tanti mesi ormai si adoperano con amore e professionalità per curare pazienti molto difficili perché ancora in buona parte sconosciuto è questo virus che, tra l’altro, proprio in questi giorni, in Inghilterra, ha sviluppato una variante che ha destato molta preoccupazione. Tornando al personale del Gom, mi sento di ricordare che è andato avanti giorno dopo giorno con tanti sacrifici, sobbarcandosi turni di lavoro molto duri con alto senso di responsabilità» ha detto ancora il commissario a quotidiano, assicurando che «sarà nostra cura, in accordo con le due farmacie ospedaliere, prendere tutte le precauzioni per non interrompere la catena del freddo. I vaccini arriveranno al Mater Domini di Catanzaro nello stesso giorno nostro. Ci verranno consegnate sei fiale da cinque dosi ciascuna per un totale di trenta dosi. Alla prima dose, ne seguirà una seconda di richiamo dopo circa ventuno giorni e solo dopo che questo doppio passaggio sarà completato, la persona potrà considerarsi vaccinata contro il Covid, acquistando così la tranquillità tanto attesa».

«Decisiva, a fini del risultato finale – ha detto ancora la Fantozzi – la giornata di domenica scorsa in cui si è lavorato senza sosta proprio perché il Gom di Reggio potesse essere parte attiva di questo grande appuntamento con la storia, che riveste un valore inestimabile dal punto di vista scientifico e sociale. Aggiunge la Fantozzi: «Per il momento, i vaccini sono previsti solo per il personale sanitario all’interno dell’ospedale e a tal fine è stata redatta una lista di priorità per chi dovrà sottoporsi prima degli altri. Abbiamo comunicato, inoltre, i nominativi di chi si occuperà della somministrazione la prossima domenica e il personale di farmacia, medici, infermieri e Oss in questi giorni saranno formati dall’Istituto Superiore di Sanità online e pertanto verranno instradati per l’inoculazione corretta».

Per Vibo Valentia, sono 30 i sanitari che saranno vaccinati al Mater Domini di Catanzaro.

Dopo questa prima fornitura, ne arriverà una seconda, di cui 53.131 dosi sono destinate alla Calabria.

 

LOCKDOWN DI NATALE, TUTTI IN GUARDIA
DOMENICA IL VACCINO PER 280 CALABRESI

Un Natale mesto, ma non triste. Siamo in pieno lockdown, da oggi fino a domenica la Calabria – come il resto del Paese – torna zona rossa e augurandoci che prevalga il senso di responsabilità fino adesso dimostrato, ci prepariamo alle prime vaccinazioni. Il giorno cruciale per le prime somministrazioni del vaccino sarà domenica 27, un “V day” a livello europeo, riservando le prime vaccinazioni ai medici e al personale sanitario, alle forze dell’ordine e quindi agli anziani e a tutte le categorie a rischio. Il vaccino funziona se rispettiamo le attuali prescrizioni di distanziamento e di utilizzo dei dispositivi di protezione. La mascherina, in fondo, è giusto un fastidio, ma serve a preservare l’estendersi del contagio.

Il primo a essere vaccinato, in Calabria, sarà un infermiere dell’Ospedale Mater Domini di Catanzaro, Francesco Cristiano, di 59 anni, che da 41 lavora al reparto di immunologia al Policlinico universitario. «Quando la Direzione sanitaria ha chiesto chi fosse interessato a sottoporsi al vaccino – ha dichiarato Francesco a Carlo Macrì del Corriere della Sera – io sono stato uno dei primi a farsi avanti. Da marzo sono in trincea, assieme ad altri colleghi, per far fronte all’emergenza Covid. Ho fatto circa trentamila tamponi e gestito in un solo giorno circa 100 pazienti Covid in reparto».

L’infermiere del Mater Domini sarà il primo di 280 tra medici, sanitari e ospiti delle RSA che domenica riceveranno il vaccino. Sono le prime dosi (9750 in totale in Italia) del vaccino che da gennaio comincerà a essere somministrato con una vera e propria campagna di sensibilizzazione: non è obbligatorio (per le prime dosi sono stati scelti dei volontari) ma fortemente raccomandato per le categorie e rischio, gli anziani e per chi soffre di particolari patologie. A somministrare il vaccino ai primi 280 calabresi saranno squadre composte da un medico e tre infermieri.

Come si diceva prima, non basta solo il vaccino: occorre un forte senso di responsabilità da parte di tutti se si vuole evitare una terza ondata di contagi, su cui pensa anche l’incognita della variante inglese appena scoperta. In questi giorni di festa bisognerà stare a casa e rispettare le prescrizioni previste dal Governo.

Cerchiamo di ripetere qui  cosa si può e non si può fare in questi giorni, fino al 6 gennaio: sono dieci giorni totali di zona rossa e quattro di zona arancione per tutto il territorio nazionale. Il coprifuoco scatta sempre alle 22 per tutti, salvo comprovate ragioni di lavoro o motivate urgenze e necessità (da certificare con l’autodichiarazione).

Il calendario delle festività

ZONA ROSSA:  sarà vietato qualsiasi spostamento tra regioni e comuni il 24-25-26-27 e 31 dicembre, e poi il 1°, 2,3, 5 e 6 gennaio. È possibile spostarsi anche all’interno dello stesso comune solo con l’autocertificazione e sempre solo per i motivi previsti dal modulo, compresa l’assistenza ad anziani e persone non autosufficienti. Sono, però, previste due deroghe agli spostamenti:

— Possibilità di invitare per pranzi e cene delle festività solo due congiunti non conviventi, con eventuali minori sotto i 14 anni o disabili a carico. Questi possono spostarsi “una sola volta al giorno” e “verso una sola abitazione”.

— Possibilità di uscire dai confini dei piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti e in un raggio di massimo 30 chilometri, ma non per recarsi in capoluoghi di Provincia.  Sul modulo di autodichiarazione è possibile motivare uno spostamento, oltre che per i motivi già citati, anche sbarrando la voce “altri motivi ammessi dalle vigenti normative ovvero dai predetti decreti, ordinanze e altri provvedimenti che definiscono le misure di prevenzione della diffusione del contagio”, come in queste eccezioni previste dal decreto di Natale.

Confermate le sanzioni per eventuali violazioni, che potranno essere contestate anche nei giorni successivi al controllo.

La zona rossa delle feste natalizie

CHIUSURE. IN ZONA ROSSA: durante la zona rossa saranno chiusi i centri estetici, bar e ristoranti. Saranno invece aperti i supermercati, negozi di  alimentari e di prima necessità come farmacie e parafarmacie, parrucchieri e barbieri.

SECONDE CASE: si può andare nelle seconde case all’interno della stessa regione durante l’intero periodo delle feste, ovvero dal 24 al 6 gennaio.

ATTIVITÀ MOTORIA – Si può fare sia attività motoria, “individualmente” e “in prossimità della propria abitazione purché nel rispetto della distanza di almeno un metro e con l’obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione”, sia attività sportiva, ma anche questa solo in forma individuale ed “esclusivamente all’aperto”.

ZONA ARANCIONE: sono quattro i giorni della cosiddetta zona arancione.  L’intero territorio nazionale sarà zona arancione il 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio. In queste giornate ci si potrà spostare esclusivamente all’interno del proprio comune senza giustificarne il motivo nei comuni fino a 5.000 abitanti fino a 30 km ma sono esclusi i capoluoghi di provincia.

La zona arancione delle feste natalizie

AUTOCERTIFICAZIONE:  sarà comunque necessaria il 28, il 29, il 30 dicembre e il 4 gennaio. Si applicano a tutto il territorio nazionale le limitazioni della zona arancione, con il divieto di uscire dal proprio comune se non per comprovati motivi di lavoro, salute, comprovata necessità e urgenza. Anche in questi casi è necessario utilizzare l’autocertificazione.

CHIUSURE IN ZONA ARANCIONE: rimangono chiusi bar e ristoranti tranne che per asporto e consegne a domicilio. I negozi saranno aperti fino alle 21.

OSPITI IN CASA: massimo due. Nei giorni prefestivi e festivi è possibile ricevere nella propria abitazione due persone (non compresi i minori di 14 anni, persone disabili o non autosufficienti) oltre ai conviventi. Lo spostamento sarà possibile solo una volta al giorno dalle 5 del mattino alle 22 di sera (poi c’è il coprifuoco). Insomma non si potrà andare a trovare più di un solo ‘parente’ o amico durante le festività e chi violerà le restrizioni incapperà in una sanzione da 400 euro a mille euro e, nel caso di attività commerciali, la chiusura da 5 a 30 giorni. (rrm)

CALABRIA GIALLA, TROPPI IRRESPONSABILI
DIMENTICATA ANCHE LA MINIMA PRUDENZA

A guardare la foto del corso Garibaldi di Reggio o di corso Mazzini a Cosenza di sabato sera, quando ancora non era stata declassata la zona rossa in Calabria, con la gente che si accalca per lo shopping natalizio, sorge immediatamente una stizza irrefrenabile: ma quanti irresponsabili ci sono ancora in giro? Quanti hanno interpretato l’attenuazione della zona da rossa a gialla come un “liberi tutti” per anticipare di un giorno a tornare a fare quello che si faceva abitualmente durante le feste di Natale? Si faceva, quando non c’era il Covid ospite ingombrante delle nostre giornate a macinare morti e spargere nuovi positivi, con il serio rischio di non riuscire a garantire le opportune e adeguate cure per tutti. Niente è più come prima, ma i calabresi – che pure hanno avuto la fortuna di essere quasi gli unici italiani a vivere un una regione quasi covid-free prima, durante e dopo l’estate – non si rendono conto che i numeri della pandemia sono allarmanti anche in Calabria. Anche se il picco delle scorse settimane si è abbassato drasticamente e l’indice di rischio contagio è sceso sotto l’1, questo non vuol dire che si deve o si può abbassare la guardia. Anzi, l’attuale situazione dovrebbe suggerire a maggior ragione la massima prudenza se non si vuole innescare una terza, pericolosissima fase, il cui esito potrebbe rivelarsi incontrollabile.

È necessario che tutti facciano la loro parte e soprattutto comprendano che quest’anno non è Natale, non almeno nel senso tradizionale: non cambia nulla per i credenti, che santificano le feste e sentono di poter esprimere al meglio la propria devozione, anche rinunciando alla messa di mezzanotte, ma deve, invece, cambiare tutto per i cosiddetti consumatori laici delle festività natalizie. Occorre dimenticarsi delle feste: è brutto dirlo, ma meglio un Natale mesto oggi che una primavera in pieno lockdown che manderà a carte quarantotto non solo la salute (priorità numero uno) ma anche l’economia. I medici, gli specialisti degli ospedali regionali non fanno gli allarmisti di mestiere, sono semplicemente realisti, con le competenze che permettono loro di valutare i rischi di un contagio in progressione geometrica. Ovvero, incontrollabile, inarrestabile, senza limiti, a fronte dei comportamenti irresponsabili che sono già emersi il primo giorno di “zona gialla”. Negozi pieni (e siamo felici per gli esercenti che stanno pagando in misura spaventosa gli effetti dell’emergenza) ma affollamenti e assembramenti non leciti, non autorizzati, da punire, decisamente, perché rappresentano un invito all’emulazione. C’è troppa leggerezza e superficialità nel considerare che il rischio pandemia non è scomparso, né si è abbassato: ci sono i numeri che indicano uno scenario da paura su cui c’è poco da scherzare.

Eppure quello che si è visto a Reggio non è un fatto isolato e circoscritto alla Città dello Stretto. Lo stesso, più o meno, si è verificato un po’ dovunque: folla per le vie dello shopping, affollamento nei centri commerciali o nei supermercati, negozi al limite della capienza autorizzata. Almeno consola il fatto che quasi nessuno è senza mascherina, ma se continua questo trend c’è da immaginare che non saranno le mascherine a impedire la diffusione massiccia dei contagi.

Le regole della zona gialla ammorbidiscono i divieti, ma non autorizzano affollamenti e ressa nei negozi. Ricordiamole: ristoranti, bar gelaterie possono servire i clienti all’interno dei propri locali dalle 5 alle 18, facendo sedere al massimo quattro persone allo stesso tavolo: alle 18 scatta l’obbligo del solo consumo con asporto o con consegna a domicilio dalle 18 alle 22. Da domenica – aveva auspicato il presidente ff della Regione Nino Spirlì – «occhi aperti e self control» per permettere la ripresa delle attività commerciali che fino a sabato erano state bloccate. Ma basta un niente a far tornare la Calabria da zona gialla a drammaticamente rossa. Ci vuole senso di responsabilità per sé e per i propri cari, ma anche per tutti. Sarebbe bello pensare che quanto visto ieri è stato un errore di valutazione della gente, da correggere subito, anche con l’impiego delle forze dell’ordine anche: il rigore necessario non è un optional. (rrm)

[La fotografia di copertina è di Luigi Palamara]

Aiutiamo l’economia: confronto online a Reggio su come fronteggiare la pandemia

Un dibattito, on line, pieno di spunti e di interessanti prospettive, moderato da Luigi Palamara con la partecipazione dell’assessore comunale Irene Calabrò, Antonio Squillace, il presidente della Camera di Commercio Antonino Tramontana, il presidente della Confesercenti di Reggio Claudio Aloisio, la presidente A.I.Parc Irene Tripodi e Antonio Squillace.

Luigi Palamara

Da vedere e seguire in video da qui

Emergenza Covid: dalla Regione 1000 euro di aiuto ai lavoratori dello spettacolo

Per iniziativa dell’assessore regionale al Lavoro Fausto Orsomarso, la Regione Calabria prevede l’erogazione di 1000 euro come  “indennità di sostegno una tantum” per l’emergenza ai soggetti iscritti al Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo (con almeno sette giornate contributive versate).

Il presidente della Sezione Cinema, Spettacolo ed Intrattenimento di Unindustria Calabria, Giuseppe Citrigno, ha espresso plauso e soddisfazione per l’iniziativa intrapresa dall’Assessore tesa a sostenere i lavoratori dello spettacolo che, a causa dell’emergenza epidemiologica determinata dal Covid-19, abbiano subito un rallentamento o una sospensione delle proprie attività lavorative.

«La richiesta da noi avanzata ed accolta dall’Assessore Orsomarso – ha dichiarato il presidente Giuseppe Citrigno – va nella giusta direzione di consentire a questi tecnici del settore cinema di provare ad andare avanti, pur tra mille difficoltà, restituendo loro la speranza di un auspicabile ritorno alla normalità in tempi ragionevolmente brevi. A questo punto occorrerebbe dare completezza ed organicità alla misura d’aiuto dando corpo ad analoghe provvidenze a favore delle sale cinematografiche e dei piccoli teatri privi di sostegno pubblico. Sostenere il settore dell’intrattenimento, del cinema e dello spettacolo – ha concluso il presidente Citrigno – è opera significativamente meritoria perché equivale a dare impulso ad uno dei maggiori e più efficaci divulgatori di cultura in tutte le sue sfaccettature ed in ognuna delle possibili filiere sottese». (rs)

La Bcc, la Calabria, Santo Gioffrè e la sua denuncia

Un lungo reportage Tv della Bbc News, firmato da Mark Lowen racconta lo sfascio della sanità in Calabria e propone al suo pubblico internazionale le dichiarazioni coraggiosissime del medico scrittore Santo Gioffrè sulla “Contabilità orale” e sulle fatture milionarie pagate anche tre volte dalle Asl calabresi a strutture private.

Dice il medico scrittore Santo Gioffrè alle telecamere di Bbc News: «Non potevamo pagare i creditori e c’erano conti falsi. Mentre la mafia si è arricchita, ora non abbiamo ospedali, né sistema sanitario, siamo in emergenza».

Per l’autore del reportage Mark Lowen, «In questo angolo d’Italia sfregiato, il virus ha messo a nudo il suo fragile cuore».

Intanto, per milioni di telespettatori del Regno Unito, ma sono altrettanti negli Usa e nel resto dell’Europa, il reportage della Bbc News riporta alla ribalta l’immagina degradata di una Calabria che sembra davvero una delle terre “ultime” del mondo, dove Covid e Mafia hanno praticamente divorato tutto ciò che sembrava esistere e stare in salute. E in una intervista esclusiva che Bbc News presenta con grande enfasi, il medico scrittore di Seminara, suo paese di origine, racconta le mille peripezie subite nel corso del suo incarico come Commissario dell’Asl di Reggio Calabria dove quando è arrivato lui esisteva soltanto una “contabilità orale”, nulla di scritto, nulla di  legalmente serio, e dove una mattina stava per rimborsare ai titolari di una struttura privata una fattura di 6 milioni di euro, non dovuta a nessuno, perché già pagata.

Lui, allora, informa la magistratura, informa lo Stato, chiama a raccolta il mondo del giornalismo, e la sola risposta concreta che riceve a caldo è la sua immediata defenestrazione dall’incarico perché l’Anac, guidata allora dal presidente Raffaele Cantone – scopre che anni prima lui era stato consigliere comunale di minoranza del suo paesino della piana di Gioia Tauro, e quindi come tale il suo incarico di commissario della sanità a Reggio era incompatibile. Lo mandano dunque a casa, ma sbagliando i conti.

Infatti, chi immaginava che il medico scrittore avrebbe accettato in silenzio questa vicenda si rende conto col tempo che forse sarebbe stato meglio lasciarlo al suo posto. Oggi il dr. Santo Gioffrè è diventato, suo malgrado, icona della legalità in tutto il mondo ma, soprattutto, testimonial di grande coraggio individuale, perché da oggi in poi quando si parlerà della sanità calabrese e della “contabilità orale” dei bilanci milionari delle Asl calabresi si parlerà per forza di cose di lui, della sua cocciutaggine, e del suo estremo coraggio.

L’intervista della Bbc News oggi gli rende merito di tutto quello che ha fatto in questi anni al servizio della sua terra. La penserà allo stesso modo il ministro Roberto Speranza? Sappiamo solo che i due erano anche grandi amici, un tempo, quando insieme facevamo politica nello stesso partito di sinistra: Ma poi, forse, andando al Governo il giovane ministro Speranza – con tutti gli impegni istituzionali del suo dicastero – avrà certamente perso per strada pezzi importanti dei suoi ricordi passati, e quindi forse anche una parte importante dei suoi amici più cari.

Ma la politica da sempre riserve amarezze di questo genere. Qui, di seguito, il link utile per rileggere l’inchiesta della Bbc News e la traduzione integrale dall’inglese del pezzo scritto da Mark Lowen.

https://www.bbc.com/news/world-europe-55098415

 

La Calabria italiana ha due pandemie: Covid e la mafia

Di Mark Lowen

Bbc News, Calabria, Italia

«Fino a mezz’ora fa, 12 dei nostri 18 letti di terapia intensiva Covid erano occupati», dice Demetrio Labate, allacciandosi gli indumenti protettivi. «Ma ora siamo scesi a 11. Abbiamo appena perso un altro paziente – aveva 82 anni».

Il medico in terapia intensiva ci regala il nostro quarto strato di guanti chirurgici, controlla che la nostra tuta non lasci esposta parte del nostro corpo e con ciò lo seguiamo nel reparto coronavirus del Grande Ospedale Metropolitano, il più grande ospedale della Calabria.

Questa regione dell’estremità meridionale dell’Italia è stata rapidamente dichiarata “zona rossa” all’inizio di novembre, quando il virus ne ha provocato la distruzione.

«La seconda ondata ci ha colpito molto più duramente della prima», dice, guidandoci tra i letti dei pazienti in respirazione assistita. «Ci manca il personale – e quelli limitati che abbiamo stanno facendo diversi turni extra».

Una delle pazienti di sesso femminile è cosciente, in un casco di ventilazione. Gestisce un breve gesto della mano: un piccolo gesto per sollevare gli animi dei medici esausti.

«Stiamo combattendo come leoni per non chinarci», dice Iole Fantozzi, direttrice dell’ospedale. «Questa ondata era prevedibile perché ci siamo sentiti liberi durante l’estate, quando i casi erano molto bassi e le persone entravano e uscivano dalla Calabria».

Se i numeri continuano a salire, sarà un disastro per tutta l’Italia, non solo per noi

L’Italia è stato il primo Paese in Occidente a essere schiacciato dalla pandemia e ne è stata per qualche tempo l’epicentro globale.

Con l’ottavo maggior numero di casi al mondo, questo mese è diventato il secondo in Europa a superare i 50.000 decessi.

A luglio, quando le infezioni giornaliere sono scese a poco più di 100, si è diffuso un falso senso di sicurezza mentre l’Italia spalancava le porte ai turisti e le restrizioni venivano annullate. Ora ne sta pagando il prezzo, combattendo una seconda ondata letale – e ancora una volta le sue cifre di morte sono tra le più alte d’Europa.

Ma a differenza di marzo, quando la pandemia si è concentrata sulla ricca regione settentrionale della Lombardia, la seconda ondata sta colpendo anche il sud impoverito.

La Calabria è l’Italia e una delle regioni più povere dell’Europa occidentale. E mentre il suo tasso di infezione e il numero di cure intensive sono inferiori a quelli del nord Italia, il suo fragile sistema sanitario sta cedendo, quindi è stato inserito nella categoria di rischio più elevato.

Perché il Sud soffre

La Calabria è stata lasciata indietro da decenni di cattiva gestione politica e saccheggi da parte della sua mafia, la ‘Ndrangheta, che si è infiltrata nel sistema sanitario.

Le bande criminali hanno sequestrato risorse e accumulato ingenti debiti, portando alla chiusura di 18 dei suoi ospedali pubblici e a tagli selvaggi a letti e personale.

Solo pochi giorni fa, un importante politico locale è stato arrestato, accusato di riciclaggio di denaro attraverso farmacie controllate dalla ‘Ndrangheta in cambio del sostegno della mafia.

La corruzione ha esacerbato i fallimenti politici seriali: due commissari sanitari per la regione sono stati licenziati nell’ultimo mese. Uno è stato licenziato dopo che ha definito inutili le maschere per il viso e ha detto che l’unico modo per prendere il virus era baciare una persona infetta con la lingua per 15 minuti.

Altri due candidati nominati dal Governo hanno rifiutato il lavoro.

«La Calabria si è trovata senza gli ospedali adeguati per soddisfare anche i requisiti minimi del coronavirus – così l’intero sistema è andato in crisi», dice Santo Gioffrè, un ginecologo che, come capo di un’autorità sanitaria locale, ha denunciato le frodi cinque anni fa – ma dice è stato messo a tacere dalle autorità.

Non potevamo pagare i creditori e c’erano conti falsi. Man mano che la mafia si è arricchita, ora non abbiamo ospedali, né sistema sanitario, siamo in emergenza

Quell’emergenza sta paralizzando l’economia della Calabria, la designazione della “zona rossa” chiude le imprese per la seconda volta quest’anno.

Mafia e Covid una doppia pandemia

Al ristorante L’A Gourmet di Filippo Cogliandro le sedie sono impilate su tavoli vuoti sotto lampadari di vetro e la cucina è silenziosa. «Un ristorante è come un’orchestra», mi dice, descrivendo i rumori dei cuochi al lavoro e il tintinnio dei piatti. «Ed è molto difficile vederlo muto», aggiunge, con le lacrime agli occhi.

Per ora, il mio cuore non può vedere la luce in questa oscurità. Ma ci ribelleremo e sconfiggeremo entrambi

Per il pluripremiato chef la situazione ha echi di 12 anni fa, quando si rifiutava di pagare i soldi dell’estorsione della ‘Ndrangheta e le minacce della mafia tenevano lontani i clienti. Ma allora ha ricostruito la sua strada e dice che può farlo di nuovo.

«La ‘Ndrangheta e il Covid sono entrambe pandemie«, dice, il sole pomeridiano che brilla attraverso le finestre dell’elegante palazzo centenario che ospita il suo ristorante. «Distruggeremo il virus con un vaccino, ma la lotta alla mafia richiederà più tempo».

L’Italia sta cominciando ad appiattire nuovamente la curva e il valore “R” – il tasso di riproduzione del virus – è sceso sotto 1 in diverse regioni, compresa la Calabria, che ora è stata spostata da zona rossa ad arancione di conseguenza, consentendo maggiore movimento a livello locale.

Ma in questo angolo d’Italia sfregiato, il virus ha messo a nudo il suo fragile cuore. Mark Lowen, BBC News, Calabria, Italia(rrm)

In copertina, Santo Gioffrè

L’Università della Calabria presidio di lotta al Coronavirus Covid-19 al servizio del territorio

di FRANCO BARTUCCI – Dopo l’iniziativa avviata nella scorsa settimana dal Centro Sanitario dell’Università, diretto dal prof. Sebastiano Andò, che ha messo in pratica per tutto il personale dell’Ateneo (docenti, non docenti e studenti) l’uso dei tamponi rapidi antigenici gratuiti finalizzato al tracciamento dei contagi da Covid-19; è di oggi la notizia che il dipartimento di Biologia Ecologia e Scienze della Terra, diretto dal prof. Giuseppe Passarino, ha presentato una richiesta al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia, diretto dalla prof.ssa Dina Bellizzi, a poter processare i tamponi molecolari effettuati dall’Asp di Cosenza.

Il Laboratorio dispone della macchina Rt-Pcr, ovvero la tecnica che consente di individuare la presenza del coronavirus nei frammenti di Rna estratti dopo il tampone naso-faringeo; mentre il Centro Sanitario mette a disposizione le proprie strutture, per effettuare i tamponi rapidi antigenici, oltre che per gli accademici, anche per il pubblico del territorio interessato a tale esame. Per questo è in allestimento una piattaforma web per le prenotazioni.

Intanto, c’è chi all’interno dell’Università della Calabria tiene sotto osservazione l’evoluzione della diffusione epidemica del Covid-19 in Italia e in Calabria, come il dott. Behrouz Pirouz, iraniano, già funzionario del Ministero dell’Energia in Iran, che lavora presso il dipartimento Dimeg; nonché il prof. Galileo Violini, già professore di Fisica Teorica e promotore (2007/2013) delle politiche di internazionalizzazione dell’Università della Calabria.

Entrambi sostengono che: «I più accaniti negazionisti dovrebbero riconoscere che il numero dei contagi dipende, oltre che dal virus, da fattori antropico-comportamentali: il numero dei contagiati, la frequenza dei contatti tra contagiati e sani e la loro durata. Dimezzare i contatti, in una fase di esplosione di un’epidemia è la prima necessità. Le misure che si stanno ponendo in atto per ridurre la frequenza e i contatti presumibilmente produrranno i primi effetti nei prossimi giorni e sui decessi tra circa tre settimane».

«L’elevato del numero di contagiati – hanno aggiunto – impone di seguire lo sviluppo del contagio per assicurare che le misure siano mirate ed efficaci e tengano conto dell’evoluzione della situazione. In un paese delle dimensioni e popolazione del nostro i dati di riferimento non possono essere globali  Una politica di test tramite tamponi presenta due problemi: la sua effettiva fattibilità in modo non casuale se continua l’attuale crescita esponenziale e il rischio conseguente di non identificare casi cui non conduce il protocollo usato». 

«Nelle ultime cinque settimane – hanno proseguito – la percentuale di test positivi è andata crescendo (2, 4, 6, 10, 14%). Ovviamente questo non significa che in Italia ci siano otto milioni e mezzo di contagiati, ma riflette piuttosto le dimensioni dei cluster di contagi dei contagiati i cui contatti sono stati sottoposti al test. Questo rende lecito dubitare dell’efficacia di tale strategia nelle condizioni attuali e soprattutto nel prossimo futuro. È necessario mettere in opera un sistema di informazione ampio, la cui comunicazione favorisca l’adesione ai comportamenti richiesti dai nuovi provvedimenti e di un tale sistema è perno un’identificazione non casuale dei contagiati».

«Per questo – hanno detto ancora Pirouz e Violini – la strategia non deve essere centrata in test individuali per sapere se una persona è infetta, ma su test di massa eventualmente ripetibili con frequenza periodica, che permettano valutare la situazione di un paese, una città, una regione con il fine di identificare cluster e valutare la pressione sul sistema sanitario corrispondente. Questo richiede costi contenuti, facilità di esecuzione, rapidità di risposta e un sistema efficiente di raccolta, elaborazione dei dati e tracciamento».

«Una possibilità interessante – hanno concluso – è fornita dai test antigenici, il cui costo è di 4.5 euro, possono essere prodotti in grandi quantità e soddisfano le condizioni precedenti. Questi test hanno elevata sensibilità e una meno elevata specificità(intorno al 70%) che può essere accresciuta con l’uso combinato di metodi basati su sintomi quali l’alta temperatura e l’anosmia. Test per questi sintomi eseguibili senza richiedere un supporto medico qualificato possono essere eseguiti con un costo contenuto, usando kit di odori e termometri infrarossi e rispondono ai criteri indicati. Poiché stati febbrili si hanno nel 44-91% e anosmia nel 54-88% dei casi positivi, l’uso combinato di questi test e di tamponi rapidi può permettere accuratezze del 83-97%(tamponi e temperatura) e del 92-99.7%, (tamponi, temperatura, anosmia). Questo permetterebbe un efficace confinamento domiciliare».

Ciò detto il prof. Galileo Violini e il dott. Behrouz Pirouz, nel loro studio sostengono che un test analogo potrebbe essere realizzato in Calabria, la cui popolazione è di poco meno di due milioni. È una regione a rischio, non tanto per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva, essendo la regione con minor occupazione percentuale (5.9%), quanto per la capacità di risposta del sistema nel suo complesso, sopratutto in alcuni comuni delle province di Reggio Calabria e Cosenza, di fronte a un incremento dei contagi.  

«Poco  tempo fa – ci ha detto il prof. Violini – un test di questo genere è stato eseguito in Slovacchia, paese la cui popolazione e superficie sono circa tre volte maggiori della Calabria. Il test eseguito su due terzi della popolazione ha dato l’1.06 di positività, che permette di valutare in un 15% il numero dei contagiati non identificati ufficialmente».

«Eseguirlo in Calabria – ha concluso – costerebbe 10 milioni di euro, ma se limitato alle province di Reggio Calabria e Cosenza, il costo si ridurrebbe a 3.3 e 2.4 milioni di euro. Questo permetterebbe di  pianificare efficacemente e con una solida base di informazione possibili aggiustamenti delle norme anticovid». 

Nella foto il prof. Galileo Violini