Bocciatura ddl Zan, Guerriero (S&D): Dare risposte a chi è discriminato, ma non con forzature giuridiche

Il presidente di Socialisti&DemocraticiFabio Guerriero, ribadendo che «il nostro Paese debba dotarsi di una legge che tutela e garantisca chi è discriminato per via degli orientamenti sessuali o perché appartiene a generi non oggi contemplati dal nostro ordinamento», ha evidenziato come il Ddl Zan «se pur avanzato nel riconoscimento di alcuni diritti conteneva, di riflesso, alcune storture (come quelle sul reato di opinione) che di fatto limitavano i diritti di soggetti che hanno una visione della società diversa».

«La verità, a mio avviso – ha aggiunto – è che una legge che deve equilibrare le tante sensibilità presenti nella società contemporanea e che deve dare risposte a chi è discriminato la si è tentata di fare attraverso alcune forzature giuridiche e sostanziali che ne hanno pregiudicato, a mio avviso, l’approvazione».

«Non grido, quindi, inorridito alla bocciatura del ddl – ha proseguito – ne tanto meno accuso chi ha votato contro di esso di essere animato da una visione retrograda della società riversando su di esso il mio odio, sentimento che tanto viene stigmatizzato nello stesso ddl».

«Non può giustificarsi, infatti – ha detto ancora – l’esternazione verbale di “un odio” da parte dei sostenitori il DDL in ragione di “un diverso odio” che non ha trovato (nelle more di quanto previsto dalla nostra Costituzione) consenso dalla maggioranza dei Senatori – continua la nota -. Fossi stato nel proponente il DDL avrei fatto mie le parole della filosofa statunitense Gayle Rubin: “Il sogno che trovo più stimolante è quello di una società androgina e senza genere (ma non senza sesso), in cui l’anatomia individuale sia irrilevante ai fini di chi si è, cosa si fa, e con chi si fa l’amore”».

«Su questa visione – ha concluso Guerriero – avrei provato a scrivere, a più mani, un sistema di regole volto a rafforzare i diritti e la tutela di chi ancora oggi viene discriminato da una società per certi aspetti retrograda». (rrm)

RENDE (CS) – L’iniziativa sul Ddl Zan con il Centro Antiviolenza “Lanzino”

Nella giornata di ieri, a Rende, nel Parco della Memoria e degli Abbracci, si è svolta una iniziativa sul Ddl Zan, organizzata nell’ambito delle attività dall’Assessorato alle pari opportunità e diritti civili del comune di Rende, in collaborazione con il Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”.

L’iniziativa si è svolta alla biblioteca vivente dei diritti animata da persone che hanno vissuto sulla propria pelle le discriminazioni che il Ddl Zan si propone di contrastare.
«In un’ottica di buone pratiche e di partecipazione attiva di cittadini ed associazioni alla vita politica della comunità l’incontro ha coinvolto Arcired, Auser Rende,  il centro antiviolenza “R. Lanzino”, Arci Cosenza, Eos Arcigay Cosenza, il Cpo del Tribunale di Cosenza, oltre a cittadine e cittadini attivi», ha spiegato l’assessore Lisa Sorrentino.
Per l’occasione sono state allestite delle postazioni dove è stata raccolta in forma anonima la corrispondenza, da collocare in vere e proprie buche postali, contenente le opinioni delle cittadine e cittadini  in merito al disegno di legge, che mira al contrasto delle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT.
«Nella seconda metà di luglio, invece – ha spiegato l’assessore Sorrentino – si terranno altri incontri e dibattiti, Il cui taglio sarà calibrato anche in ragione dei feedback derivanti dall’analisi dei dati raccolti a partire dal primo evento di ieri. Tali attività si inquadrano in un percorso di dialogo partecipativo che si intende promuovere con tutti gli attori sociali, in una visione che mira ad abbattere le distanze che talvolta vengono pensate nel dialogo con le istituzioni». (rcs)

L’OPINIONE/ Giovanna Cusumano: Ddl Zan nell’odierna formulazione genera solo confusione

di GIOVANNA CUSUMANO* – Una lettura superficiale e di parte del Ddl Zan porta alla conclusione (errata) che, con esso, si vogliano rivendicare nuovi diritti, scaturenti dalla necessità di una interpretazione attualizzata dei diritti civili già consolidati nel nostro ordinamento giuridico.

A ben guardare, invece, il suddetto Ddl, nella sua odierna formulazione, genera soltanto confusione e finisce col creare una sorta di conflittualità tra “vecchi” e “nuovi” diritti, spingendosi fino al concreto rischio di svuotare la forza della libertà fondamentale di “manifestare il proprio pensiero”, garantita dall’art. 21 della Costituzione. 

È innegabile, infatti, che l’art. 4 del Ddl Zan, laddove introduce una clausola di salvaguardia del seguente tenore:  sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni, sembra che, in realtà, voglia limitare proprio tale libertà (di dissentire, evidentemente), in spregio alla garanzia del pluralismo culturale, ideologico e religioso su cui, in una democrazia moderna, si fonda il concetto di libertà. Va da sé, infatti, che la libertà di manifestare il proprio pensiero non riguarda solo le opinioni accolte da tutti con favore, ma interessa – anzitutto e soprattutto –   quelle che contrastano con l’altrui pensiero.

Inoltre, il ricorso all’utilizzo di formule ambigue come quella contenuta nel secondo periodo del citato art.4, laddove si richiama il concetto di idoneità della opinione o della condotta ad essere giudicata discriminatoria o violenta, rappresenta un vulnus dei principi fondanti del diritto penale, quali la certezza del diritto e la tassatività delle condotte di reato. Con la pericolosa conseguenza di attribuire ai giudici un arbitrio eccessivo, a fronte delle gravi conseguenze legate alla modifica prevista agli articoli 604-bis e 640-ter del codice penale (reclusione fino a 6 anni!).

A ciò si aggiunga che il Ddl Zan fonda la sua ratio su un presunto vuoto normativo, cui il Legislatore dovrebbe porre rimedio con una ulteriore espansione delle responsabilità, quando invece oggi alle vittime di reati di matrice omotransfobica è già garantita una tutela penalistica, posto che è consolidato l’orientamento giurisprudenziale di applicare la circostanza aggravante dei “motivi abietti e futili”. Quanto alla possibilità di introdurre una specifica aggravante di omotransfobia, è doveroso chiarire che essa non deve diventare uno strumento finalizzato a reprimere il libero pensiero di chi ha come modello culturale quello della eterosessualità affettiva, bensì uno strumento (condivisibile) per reprimere specifiche condotte antigiuridiche.

Del pari, è del tutto infondata – come dimostrato dai dati Oscad della Polizia di Stato –   l’esistenza di una situazione di emergenza sociale, dettata dall’aumento dei casi di violenza e di discriminazione ai danni della comunità LGBT+, che possa giustificare l’approvazione di un testo di legge ondivago, che palesa criticità su valori fondanti quali la libertà di manifestazione del pensiero e l’ancoraggio della certezza del diritto penale al testo formale della legge, valori questi ultimi che riguardano l’intera comunità. 

Se ci soffermiamo a pensare alle emergenze legate alle gravissime difficoltà e criticità che l’Italia si trova a fronteggiare in questo preciso momento storico, possiamo facilmente comprendere come il vero fine del Ddl Zan sembra essere quello squisitamente ideologico di fare esorbitare nel campo penale anche ciò che appartiene all’ambito esclusivamente etico, morale, culturale e religioso. 

Non solo: la pretesa di introdurre in maniera autoreferenziale nel diritto penale la categoria dell’identità di genere, per definire la quale si renderà necessario il ricorso costante all’interpretazione giurisprudenziale, rappresenta ancora una volta una delega in bianco del potere legislativo al potere giudiziario, il quale, colmando l’indeterminatezza delle definizioni contenute nella norma, dovrà tracciare un netto confine tra il lecito e l’illecito.

In conclusione, il testo del Ddl Zan, anziché riconoscere nuovi diritti alla comunità omotransfobica, si presenta come un’arma ideologizzata e finalizzata a contrastare la pur deprecabile discriminazione con l’intolleranza del pensiero contrario, che adesso si vorrebbe sanzionare penalmente. Come a dire che sull’altare della libertà omotransfobica si è disposti a sacrificare la libertà tout court! (gc)

Avvocato e già presidente Commissione regione Pari Opportunità

REGGIO – La VIII Commissione Po ascolta le Associazioni su Ddl Zan

La VIII Commissione Pari Opportunità di Reggio Calabria, presieduta da Lucia Anita Nucera, ha audito i rappresentanti di alcune associazioni del territorio sul ddl Zan.

«Si tratta di un primo confronto – ha dichiarato la presidente Lucia Anita Nucera – a cui ne seguirà un altro mercoledì prossimo, ed eventualmente prevediamo anche un’altra seduta qualora sia necessaria per dare spazio a tutti. Invito, dunque, chiunque voglia essere audito a presentare richiesta tramite l’e mail istituzionale (ottava.commissione@comune.reggio-calabria.it). Ovviamente, gli interventi saranno organizzati in parte in presenza e in parte  via web per la normativa anti covid. Il principio fondamentale è l’ascolto del territorio, e trovo assurdo fare il processo alle intenzioni come è accaduto per qualche associazione che mi ha attaccato via stampa, perché non c’era il contraddittorio. La Commissione non è un ring o un bar. Noi ascoltiamo tutti, pro e contro il ddl Zan e ci confrontiamo».

«Ribadisco – ha aggiunto – che chi vuole può contattarmi anche attraverso i miei canali social. Affronteremo questo argomento sotto vari aspetti e anche alla presenza di  diversi professionisti. Da assessore alle Pari Opportunità, ho istituito l’Osservatorio di pari opportunità contro ogni forma di discriminazione, Reggio è stata la prima  città a costituirlo. All’interno è prevista la presenza del rappresentante di pari opportunità nelle scuole, una figura ritengo importante perché negli Istituti sono presenti diverse dinamiche e disagi di cui è necessario tenere conto».

Alla seduta presente anche l’assessore alle pari opportunità, Giuggi Palmenta: «Ringrazio Lucia che sta facendo un lavoro importante. Parlando del ddl Zan e di civiltà, sarebbe importante capire il percorso che porta oggi Reggio ad essere una città inclusiva ed accogliente. Il disegno di legge riguarda tutti, non solo le vittime di discriminazione sessuale. È un testo che non lede i diritti, le posizioni e le idee di nessuno. Da parte nostra, ci sarà massimo sostegno e siamo anche in constante contatto con tutte le associazioni  per la partecipazione ad un bando che  consentirà la creazione di uno sportello contro le discriminazioni. Ben vengano questi incontri dove ci si confronta anche su posizioni diverse. Vogliamo tutelare e garantire i diritti di tutti».

La prima Associazione ad intervenire è stata “Non una di meno” con Francesca Cutrupi: «È importante sostenere il ddl Zan per tutelare i diritti di tutti che non possono essere subordinati al sesso, alla nascita o alla disabilità. Stiamo parlando della sofferenza di altre persone, ognuno deve avere il diritto e la libertà senza che questi siano lesi».

La seconda Associazione è l’Arcigay con Michela Calabrò: «Questo disegno di legge è già un compromesso a ribasso perché le richieste arrivate dalla diverse associazioni erano più ambiziose. Tuttavia, ci auguriamo che al più presto venga calendarizzato e approvato. Per noi, non è perfetto come testo, ma costituisce la base per un Paese che tuteli i diritti civili di tutti. È una legge che punta a lavorare anche sugli aspetti di prevenzione, e posso dire quanto sia importante sostenere la comunità affinché non si senta discriminata».

L’altra Associazione è stata l’ Udi con Anna di Lorenzo e Luciana Amato: «Abbiamo aderito a questo disegno perché riteniamo che gli atti di discriminazione debbano essere stigmatizzati e siano oggetti di sanzione penale. Pari opportunità riguarda tutti, con qualunque orientamento sessuale, ognuno ha diritto al rispetto della propria dignità. La legge presenta imprecisioni e sfumature che potrebbero essere  oggetto di revisione perché possono lasciare molta discrezionalità nell’interpretazione, però siamo convinti che sia il momento  essenziale per l’approvazione. Qualsiasi correzione comporterebbe tempi lunghi».

L’ultima Associazione è l’Agedo con l’avv. Silvia Martino: «Pensiamo ci sia molta confusione e notizie inesatte. Bisogna che ci sia una  promozione, un’azione comune e ricordare  che si tratta di una battaglia di civiltà contro ogni forma di discriminazione. Non è vero che il ddl  mina la libertà di espressione come sancito nell’ art. 4  del testo».

Sono seguiti gli interventi dei consiglieri comunali di maggioranza ed opposizione.

Angela Martino ha detto: «Sono orgogliosa che il ddl porti la firma del senatore Zan del Partito Democratico. Di questo testo si parla da diversi anni e la Lega adesso, vorrebbe ripartire da zero. Ognuno di noi che fa politica deve mettersi una mano sulla coscienza rispetto a persone che non sono diverse e  vivono un problema nella società. Con  questo ddl  possono sentirsi più tutelati.  Spero venga presto licenziata la proposta del consigliere Pazzano. Ringrazio le associazioni per il loro lavoro encomiabile per la città».

Per Massimo Ripepi «è importante che tutte le associazioni che lo richiedano siano ascoltate. Nelle maglie di questa legge c’è un’indicazione al pensiero unico. I diritti sono già garantiti dalla legge italiana. Non c’è alcuna emergenza. Da Cristiano, condanno il video che ha ripreso i due ragazzi con tutti gli strumenti. La legge italiana, però, ha già garanzie contro ogni forma di omofobia».

Enzo Marra presidente consiglio comunale, ha dichiarato che «mi fa piacere che questa Commissione lavori così bene e sia inclusiva, è un contesto dove il diritto di rappresentanza vige. Ascoltare chi ha idee diverse è un momento di ricchezza e di crescita».

Per Federico Milia «è la commissione. che sta lavorando meglio. Credo che l’ impegno che si affida al sindaco e alla giunta sia un po’ astratto. Inviterei a fare iniziative e proposte concrete, ascoltando le scuole e i cittadini vittime di discriminazione. È giusto ascoltare tutti e che ognuno manifesti il proprio pensiero. Bisogna dare gli strumenti adeguati ai ragazzi perché si formano in maniera consapevole».

Per Filomena Iatì, «non va bene la strumentalizzazione,  soprattutto in questo caso e in questi contesti. Ascoltiamo le associazioni, per arrivare poi, ad un confronto».

Saverio Pazzano, che ha proposto la  risoluzione sul ddl Zan: «L’approvazione del disegno è importante anche per colmare un gap che vedere l’Italia non allineata con gli altri Paesi europei sulla normativa contro la discriminazione. Si tratta di un intervento che riprende i diritti sanciti dalla nostra Costituzione a garanzia della libertà di tutti».

Marcantonio Malara si è detto «a disposizione per ascoltare e condividere le proposte emerse dalle associazioni e dal territorio perché si tratta di un disegno di legge importante che mira a tutelare i diritti e condannare le discriminazioni». (rrc)

CASTELSILANO (KR) – Il Comune approva mozione a sostegno del ddl Zan

Il Consiglio comunale di Castelsilano, guidato dal sindaco Francesco Durante, ha approvato una mozione a sostegno del Ddl Zan, in quanto «la piena affermazione dei diritti umani è un obiettivo fondamentale  che il Legislatore deve assumere come impegno prioritario ed a cui devono partecipare, nell’ottica del  principio della leale collaborazione, tutte le Istituzioni della Repubblica Italiana».

«Il consiglio comunale – si legge in una nota – ha prontezza di quanto succede nel Nostro Paese, di come si susseguono da anni fatti  di cronaca legati all’aumento del numero e della gravità di atti di violenza nei confronti di persone omosessuali e transessuali, tali azioni sono tutte legate a discriminazioni per motivi di orientamento sessuale  e identità di genere, spesso anche commessi da gruppi nei confronti di singole persone identificate come  omosessuali o di coppie omosessuali, anche nel pieno centro di molte città italiane».  

«Come è noto – continua la nota – alla Camera dei Deputati, è stato depositato il Ddl avente n° 569, d’iniziativa dell’On. Zan,  Ddl che ha un unico scopo: contrastare le discriminazioni fondate su orientamento sessuale, identità di  genere e disabilità, allargando le maglie dell’art. 604 bis e ter, infatti al divieto di discriminazione per motivi  “razziali etnici e religiosi” si aggiungono quelli fondati “sul genere e sull’orientamento sessuale o  sull’identità di genere”. Una proposta di legge che non solo tutela i diritti della comunità Lgbt, ma punisce  anche il sessismo e la misoginia».  

«L’amministrazione comunale di Castelsilano – continua ancora la nota – nella persona del sindaco, ed il consiglio Comunale tutto, ha  ritenuto opportuno dare un segno di civiltà in una terra, l’Italia, e in particolare in Calabria, dove la  comunità LGBTI+, parte sociale vulnerabile, necessita di attenzione e sostegno e per la quale, è  obbligatorio, da parte di uno stato laico e democratico, che venga rispettato il principio di uguaglianza di cui  all’art. 3 della Costituzione.  L’amministrazione comunale di Castelsilano diventa l’espressione di un paese inclusivo in maniera fattiva,  tant’è che si propone come ente capofila nella proposta di un’idea progettuale che parte da un Avviso  pubblicato dal Ministero delle Pari Opportunità, volto alla realizzazione di un centro antidiscriminazione e  violenza legati al genere».  

«Il Comune – conclude la nota – lavorerà in partenariato con altre associazioni della Provincia di Crotone, enti, ordini  professionali e professionisti che a vario titolo, metteranno a disposizione le loro competenze per la  realizzazione del progetto volto a promuovere una cultura della tutela dei diritti e orientata verso una vera  inclusione. L’onda arcobaleno dunque, parte da un paesino della Calabria, in provincia di Crotone di circa 1000 abitanti,  e non si arresta!». (rkr)