PRIMO SERIO TEST PER IL GOVERNO MELONI
IL DEF DEVE INDICARE OBIETTIVI E RISORSE

di ERCOLE INCALZA – Si avvicina una scadenza non facile per l’attuale Governo, una scadenza non facile per l’attuale maggioranza: la redazione del primo Documento di Economia e Finanza (DEF) della nuova Legislatura. Senza dubbio la redazione e la approvazione della prima Legge di Stabilità, provvedimento prodotto in poco più di due mesi, è stato un banco di prova intenso e complesso ma, in fondo, una buona parte, almeno come riferimento di base, era stato inserito nella Nota di Adeguamento al Documento di Economia e Finanza prodotto dal Governo Draghi. Ora, invece, penso che il DEF si caratterizzerà come il vero manifesto dell’attuale Governo; in realtà sarà qualcosa di diverso dal programma di Governo perché il programma di Governo di solito è una elencazione più che di “obiettivi” di “speranze”; quasi una elencazione degli impegni e, al tempo stesso, degli scenari che il Governo intende raggiungere. Invece il DEF deve raccontarci, in modo analitico non solo gli “obiettivi” ma anche gli strumenti e le risorse necessarie per poterli concretamente realizzare.

Ed allora voglio solo prendere alcuni esempi, alcuni ambiti tematici che sicuramente conterrà questo atto chiave della intera Legislatura. Sono convinto che il DEF ci anticiperà le emergenze che caratterizzeranno sia il corrente anno 2023, sia quelle che direttamente o indirettamente si protrarranno per la intera Legislatura. Mi soffermerò, in particolare, su due emergenze che incideranno in modo sostanziale, ripeto, sul presente e sul futuro dell’intera Legislatura, mi riferisco alla:

Rilettura integrale del PNRR, del PNC, dei Fondi di Sviluppo e Coesione e del REPowerEU e delle Reti TEN – T

Definizione dell’autonomia differenziata delle nostre realtà regionali

In merito alla rilettura integrale del complesso strumento pianificatorio condiviso e supportato finanziariamente anche dalla Unione Europea, ho, in più occasioni, anticipato la forte criticità di un simile complesso impianto programmatico, ho più volte riportato dati da cui è emersa chiaramente la necessità di rivedere non parzialmente ma integralmente non solo il PNRR ed il PNC, non solo il Fondo di Sviluppo e Coesione sia quello relativo al periodo 2014 – 2020 che quello relativo al periodo 2021 – 2027, ma anche il REPowerEU ed il nuovo programma delle Reti Trans European Network (TEN – T). Questa rilettura sostanziale, sono sicuro, avrà un denominatore comune: la reale correlazione tra la scelta progettuale e la capacità di garantirne la realizzazione, cioè la concreta e misurabile capacità di attivare la spesa. Prende corpo così quella condizione che, come accennato prima, distingue un atto programmatico generico ed il DEF, non c’è infatti una elencazione di speranze ma una misurabile elencazione di interventi e quindi di cantieri da aprire e di Stati Avanzamento Lavori (SAL). È apprezzabile la felice intuizione del Ministro Raffaele Fitto di non ghettizzare i vari progetti, le varie aree programmatiche, all’interno di distinti Piani ma ritenere quegli impianti strategici solo come riferimenti temporali in cui insilare le varie proposte rendendo così possibile il raggiungimento di tre distinte finalità:

– rispettare le scadenze temporali finali e cioè il 2023 per il Programma 2014 – 2020 del Fondo di Sviluppo e Coesione, il 2026 per il PNRR ed il PNC ed il 2029 per il Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027

– consentire un avvio organico e difendibile sia in termini progettuali che temporali del REPowerEU; un Piano ricordo voluto dalla Commissione europea per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina

– superare, intervenendo subito, le cause legate alla capacità di attivare la spesa, quali, solo a titolo di esempio, quelle legate alla carenza di strutture e di personale adeguato soprattutto nella fase istruttoria delle proposte progettuali

Nell’elencare le azioni, gli strumenti necessari per garantire tali finalità penso sarà opportuno raccontare agli Uffici competenti della Unione Europea la serie di ostacoli che vive il nostro Paese: uno di tali ostacoli è quello legato alla prolungata stasi della Pubblica Amministrazione nel portare avanti gli investimenti nel comparto delle infrastrutture dal 2014 ad oggi, praticamente negli ultimi dieci anni, l’altro ostacolo è legato ad una difficile susseguenza temporale nella approvazione delle proposte progettuali. Ho già ricordato in passato che sul valore globale del PNRR e del PNC pari a circa 222 miliardi di euro, la componente legata alle infrastrutture (ferrovie, riqualificazione urbana, edilizia sanitaria, edilizia scolastica, idrogeologia ecc.) incide per un importo di oltre 120 miliardi e, all’interno di tale valore, oltre 30 miliardi sono dedicati ad interventi nei Comuni; in particolare il numero dei progetti presentati dai Comuni supera le 64.000 unità e a detta del Presidente dell’ANCI De Caro senza un aumento sostanziale del personale preposto alla istruttoria delle proposte si rischia di non riuscire a dare concreta attivazione della spesa e a non rispettare la scadenza del 2026.

Per questa serie di criticità spero che il DEF prospetti una opportunità che ritengo ormai quasi obbligatoria: coinvolgere il privato, coinvolgere le grandi strutture gestionali del Paese come l’ENEL, l’ENI, le Ferrovie dello Stato, ecc. Coinvolgere cioè questi organismi proprio per venire incontro a quelle realtà territoriali, a quelle stazioni appaltanti che, per una serie di motivi, non sono in grado, nel breve periodo, di dare corso davvero alla spesa. Lo ricordo sempre: il sistema ferroviario ad alta velocità si è potuto realizzare grazie al coinvolgimento dell’IRI, dell’ENI, della FIAT e della Montedison.

In merito alla definizione dell’autonomia differenziata nelle nostre realtà regionali, ricordo che la concessione di “forme e condizioni particolari di autonomia” alle Regioni a statuto ordinario sono previste dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, tale articolo sottolinea come possano essere attribuite “con legge dello Stato su iniziativa della Regione interessata”. Questo comma però non è mai stato attuato, soprattutto a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra Regioni. Uno dei punti più contestati della proposta, infatti, è quello relativo al finanziamento dei livelli essenziali di prestazione (LEP) che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e che in base alla Costituzione tutelano i “diritti civili e sociali” di cittadine e cittadini. L’entità di questi finanziamenti andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia, in modo tale da avere chiaro di quante risorse ha bisogno ogni Regione richiedente. Ma secondo il disegno di legge, che dà al Governo un anno di tempo per decidere i LEP, le Regioni potranno formulare un’intesa anche senza il decreto del presidente del Consiglio che dovrebbe stabilire l’entità dei LEP, distribuendo così i finanziamenti in base alla spesa storica della Regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia. Questo particolare e complesso argomento dovrebbe trovare, a mio avviso, proprio nel DEF, un adeguato e difendibile itinerario; forse in proposito sarà utile ricordare che il Disegno di Legge del Ministro Calderoli è relativo solo alle Regioni a Statuto ordinario e quindi nel Mezzogiorno assisteremmo ad una reale discrasia procedurale tra le Regioni Sardegna e Sicilia e le altre sei Regioni. Sicuramente si supererà anche questa sostanziale anomalia istituzionale ma nel DEF dovrà essere invece chiarita subito come garantire la realizzazione dei LEP e la loro reale copertura finanziaria.

Non ho voluto affrontare il tema delle possibili “tendenze” legate alla crescita del Paese perché sicuramente il DEF le conterrà ampiamente sulla base delle indicazioni fornite circa dieci giorni prima della sua presentazione alle Camere dall’ISTAT, tuttavia ritengo che il lavoro che il Governo porterà avanti in questo prima semestre dell’anno, sì anche in un nuovo rapporto con il Sud, in un nuovo rapporto anche con le politiche esterne al Sud, potrà modificare, anche in modo imprevedibile, le previsioni di breve , medio e lungo periodo prodotte da un approccio tipicamente econometrico quale quello che ha caratterizzato i vari DEF della ultima Legislatura. (ei)

IL PASTICCIO DELLA SS 106: LE CIFRE DEF
E LE PROMESSE DELL’AMMODERNAMENTO

di FABIO PUGLIESE – È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Delibera CIPESS n. 1 del 15 febbraio 2022, che assegna al Ministero delle Infrastrutture 4,6 miliardi di euro a valere sulle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. È fondamentale ricordare che sul sito web ufficiale del Ministero per il Sud si legge: “il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) è lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell’articolo 119, comma 5, della Costituzione e dell’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.

Sui 4,6 miliardi assegnati 4.098 milioni di euro saranno investiti in “interventi bandiera di immediato avvio dei lavori”. Alla Calabria sono stati destinati solo 285 milioni di euro per due “interventi bandiera”: la strada di Collegamento per San Luca e lo stralcio di Nuova Statale 106 da Crotone a Cutro (circa 10 chilometri). 582 milioni di euro sono destinati, invece, per “interventi locali di immediato avvio dei lavori”. Alla Calabria, di questi, non è stato destinato neanche un centesimo di euro.

È bene, altresì, evidenziare che il finanziamento ottenuto dalla Calabria non verrà dilazionato nell’anno corrente ma, il “profilo finanziario” indica chiaramente che verrà erogato nei prossimi otto anni (dal 2022 fino al 2030), secondo una quota già stabilita anno per anno. Inoltre, il riparto del finanziamento complessivo ha previsto l’80% al Sud ed il 20% al Centro-Nord.

Tra i 4.098 milioni di euro per “interventi bandiera” la Calabria ottiene solo 285 milioni di euro contro i 1.059 milioni di euro ottenuti dalla Campania, i 958 milioni di euro ottenuti dalla Puglia ed i 484 milioni di euro ottenuti dalla Sicilia. Tra i 582 milioni di euro per “interventi locali” la Calabria non ottiene neanche un centesimo di euro insieme alla Puglia contro i 223 milioni di euro ottenuti dalla Campania ed i 170 milioni di euro ottenuti dalla Campania.

Complessivamente su 4,6 miliardi di euro alla Calabria ne sono destinati solo 285 milioni di euro mentre 1.378 milioni di euro sono destinati alla Campania dei Ministri Carfagna e Di Maio, 958 milioni di euro alla Puglia e 654 milioni di euro alla Sicilia.

Per la Statale 106, oltre all’investimento ottenuto di 220 milioni di euro previsto per la realizzazione dello stralcio Crotone – Cutro saranno disponibili anche ulteriori risorse dalla legge di bilancio approvato lo scorso mese di dicembre. Per comprendere in modo dettagliato l’importo destinato alla Statale 106 occorrerà attendere la pubblicazione del Contratto di Programma Anas 2021 – 2025 atteso che, ad oggi, sul sito web dell’Anas Spa è disponibile solo il vecchio Contratto di Programma Anas 2016 – 2020.

Tuttavia, è stato ormai chiarito, che le poche decine di milioni di euro che verranno destinate alla Calabria sui 4,6 miliardi di euro della legge di bilancio saranno impiegate per un piano generale di adeguamento e messa in sicurezza dell’arteria che prevede, oltre ai già contrattualizzati interventi di messa in sicurezza, rettifiche locali di tracciato o sistemazione di incroci a raso, manutenzione programmata delle barriere di sicurezza e delle pavimentazioni.

I numeri impietosi riportati nella Delibera CIPESS n. 1 del 15 febbraio 2022 confermano la volontà politica del Governo di non investire in modo risolutivo e significativo per l’ammodernamento della Statale 106 in Calabria ma evidenziano anche l’incapacità ed il fallimento, ormai conclamato, della Giunta Regionale, del Governatore Occhiuto e della classe parlamentare calabrese oggi in seno al Governo Draghi.

Non parliamo, poi, dell’occasione storica persa per la Statale 106 da Sibari a Crotone e da Catanzaro a Reggio Calabria, poiché il Pnrr, nonostante non finanzia le Strade, il Governo cosiddetto “dei migliori” ha assunto la geniale idea di finanziarle attraverso l’utilizzo del Fondo di Sviluppo e Coesione. Mentre destina alla legge di Bilancio approvata lo scorso mese di dicembre solo interventi di manutenzione per un importo di 4,5 miliardi di euro a valere su tutte le strade e autostrade italiane. Sul Pnrr e sul Fondo di Sviluppo e Coesione sono stati investiti oltre 73 miliardi di euro in infrastrutture.

Si tratta di investimenti a debito. Anche per questo è stato più volte chiarito dal Governo cosiddetto “dei migliori” che non vi saranno altri investimenti in infrastrutture di questo valore per almeno i prossimi 20/30 anni.

Ciò implica, purtroppo, che sulla Statale 106 non avremo altri interventi di ammodernamento oltre a quello in corso sul Megalotto 3 tra Sibari e Roseto Capo Spulico per diversi anni a venire e, quindi, resterà irrealizzata e sempre più pericolosa la Statale 106 tra Sibari e Crotone, tra Cutro e Catanzaro e tra Catanzaro e Reggio Calabria.

In riferimento alla Statale 106 la Delibera CIPESS n. 1 del 15 febbraio 2022 sancisce e certifica il fallimento totale della Giunta Occhiuto. Ciò ha delle evidenti responsabilità. Vado per ordine: il 28 febbraio del 2022 viene convocato un Consiglio Regionale avente come primo punto all’ordine del giorno “Problematiche della Strada statale 106 Jonica – Determinazioni”. Il 24 febbraio 2022 viene convocata una audizione preparatoria in Quarta Commissione in cui sulle problematiche della Statale 106 Jonica sono invitati, appunto per essere auditi, l’Assessore Infrastrutture e Lavori pubblici della Regione Calabria, Ing. Mauro Dolce, il Commissario straordinario per l’opera Strada statale 106 Jonica, Ing. Massimo Simonini e il Responsabile Struttura territoriale Calabria dell’Anas, Ing. Francesco Caporaso.

Non si presenta nessuno! Sarà presente solo il Dirigente generale Infrastrutture e Lavori pubblici della Regione Calabria, Ing. Claudio Moroni il quale illustrerà il fantomatico piano di ammodernamento avanzato dalla Regione Calabria al Governo cosiddetto “dei migliori”. Un piano di oltre 8 miliardi di euro. Infine, il 28 febbraio, in seno al Consiglio Regionale viene approvata una mozione sostanzialmente inutile e che non tiene conto della Delibera CIPESS che il Governo cosiddetto “dei migliori” aveva approvato ben 14 giorni prima e che alla Statale 106 assegna (forse!), solo 220 milioni di euro per l’ammodernamento della Statale 106 tra Crotone e Cutro. Un fallimento totale senza precedenti!

Doverosa è, per tutti i cittadini calabresi, una onesta riflessione su quanto è accaduto. Scevra da condizionamenti politici e/o ideologici. Alla calasse politica dirigente calabrese tutta oggi in seno alle Istituzioni dello Stato, ad iniziare da Occhiuto, un’amichevole invito: dimettetevi. Un gesto forte ma necessario che può restituire dignità alla Calabria.

Questa è una sconfitta per tutti in un anno, il 2022, che dal primo di gennaio fino ad oggi ha visto morire sulla Statale 106 ben 11 persone, una ogni 14 giorni. È una sconfitta per il Sindacato che, in questa fase storica molto importante, avrebbe dovuto incalzare la politica invece di prestarle soccorso nascondendone incapacità ed inefficienze. È anche una sconfitta per l’informazione che diffondendo le veline della politica ha di fatto concorso a creare una opinione nella popolazione basandosi su fatti che oggi possiamo semplicemente definire evidentemente errati. L’elemento più sconfortante è tutto qui: una regione che non vedrà cambiamenti sulla Statale 106 per diversi anni ancora; una regione che tra un decennio si ritroverà con una Statale 106 molto più pericolosa di quella di oggi; una regione che non ha avuto neanche la possibilità di capire cosa è accaduto veramente quanto poteva provare a cambiare qualcosa se solo avesse avuto accesso alle giuste informazioni. Ormai è tardi. Quello che ci aspetta? Ancora tragedie stradali che continueranno e, anzi, purtroppo saranno destinate ad aumentare: ma parliamoci francamente, di chi sono le responsabilità morali…? (fp)

L’eurodeputato Sofo (FDI): I 3 mld per la SS 106 sono insufficienti

L’eurodeputato di Fratelli d’ItaliaVincenzo Sofo, ha evidenziato come «i 3 miliardi citati nel Def sono infatti assolutamente insufficienti per procedere con i lavori di potenziamento di questa dorsale infrastrutturale, tenuto conto che sulla metà di questo tracciato ancora nulla è stato fatto».

«Bisogna assolutamente – ha aggiunto – evitare di far rivivere ai calabresi l’incubo della famigerata epopea dei lavori di realizzazione della Salerno-Reggio Calabria perché questa terra ha urgente bisogno di sviluppo e non ha più tempo da perdere».

L’eurodeputato di Fratelli d’Italia, infatti, è da mesi impegnato nella battaglia per la messa in sicurezza e il potenziamento della Ss106 e che in gennaio ne aveva annunciato l’inserimento nel progetto europeo dei corridoi Ten-T, ha commentato l’aggiunta di questa strada nell’elenco delle opere prioritarie contenute nel Def infrastrutture, sottolineando che «si tratta di una scelta frutto del pressing della giunta Occhiuto e conseguente all’inserimento da parte della Commissione europea di questa dorsale infrastrutturale all’interno della rete europea dei trasporti Ten-T, avvenuta dopo mesi di battaglie fatte da Fratelli d’Italia e con ripetute interrogazioni parlamentari di sollecitazione presentate dal sottoscritto al commissario europeo ai trasporti Adina Valean, da Wanda Ferro al Governo oltre che dalle iniziative del nostro gruppo consigliare in Regione Calabria, che hanno subito trovato l’appoggio del governatore».

«Siamo riusciti, così – ha concluso – a far rientrare dalla finestra ciò che era stato tenuto fuori dalla porta del Pnrr. Ora mi aspetto che il Governo proceda in tempi rapidi con lo stanziamento delle risorse e lo svolgimento dei lavori». (rrm)