A proposito del dissesto idrogeologico in Calabria: La riflessione del prof. Zimmaro

di FRANCO BARTUCCI – Vedo che domani alla cittadella regionale di Catanzaro si parlerà di dissesto idrogeologico in Calabria, un tema questo di studio e ricerca all’Università della Calabria fin dai suoi albori per effetto della costituzione del dipartimento di difesa del suolo. In questi anni si è fatto tanto come dimostrano gli atti del Corso annuale sulle tecniche per la difesa dall’inquinamento che recentemente ha visto in aula “Umberto Caldora” la celebrazione della sua 43° edizione.

Approfitto della circostanza per pubblicare ciò che ho raccolto dall’intervento del prof. Paolo Zimmaro che ha parlato di sismicità e dissesto idrogeologico, alla luce delle sue conoscenze internazionali per aver lavorato negli Stati Uniti nell’Università della California e rientrato all’UniCal. Ciò che occorre in questo momento fare è quello di raccogliere le varie esperienze e conoscenze che abbiamo sul territorio calabrese ed impegnarli per la sua tutela e sviluppo al di fuori delle logiche campanilistiche o quanto altro.

 «Gran parte del territorio Italiano – ci ha detto nella circostanza del corso tenutosi all’UniCal – è caratterizzato da alta pericolosità sismica. Questo aspetto, unito alla vulnerabilità rispetto all’instabilità’ di versante del territorio nazionale, fa si che in Italia il rischio di frane indotte da terremoti sia elevato in una vasta area. In aggiunta ai fenomeni di frane indotte da terremoto, anche il rischio legato ad altri fenomeni geotecnici indotti da sisma come la liquefazione e la fagliazione di superficie è molto elevato, come testimoniato dai fenomeni osservati a seguito delle recenti sequenze sismiche in Emilia (2012) e Centro Italia (2016)».

«Questa ricerca, recentemente presentata in occasione della 43esima edizione dei “seminari tecnico-scientifici su tecniche per la difesa del suolo e dall’inquinamento – Italian conference on integrated river basin management” e scritta a quattro mani con il Prof. Ernesto Ausilio dell’Universita’ della Calabria si concentra sull’analisi dei fenomeni franosi indotti da terremoto in Italia Centrale e Meridionale. I terremoti presi in considerazione sono 11 e coprono un arco temporale che va dal 1783 al 2016. Il range di magnitudo dei terremoti analizzati e’ 5.9-7.1. Alcuni di questi terremoti fanno parte di sequenze sismiche. In particolare sono state analizzate due sequenze sismiche significative: (1) la sequenza sismica Calabrese del 1783 e (2) la sequenza sismica in Centro Italia del 2016. L’analisi di questi eventi ha permesso di ricostruire le cause scatenanti i fenomeni franosi osservati a seguito di questi eventi calamitosi e delimitare le aree interessate dagli stessi. Tali conclusioni sono essenziali per la definizione di mappe di rischio su scala regionale e per la futura pianificazione del territorio».

«Ovviamente i dati di fenomeni geotecnici indotti da terremoto (per esempio frane e liquefazione) per eventi storici sono di fondamentale importanza, tuttavia, la quantità e qualità di dati forniti da terremoti recenti e’ migliorata sostanzialmente grazie all’uso di tecnologie innovative come il rilievo da drone e i dati satellitari ottici e radar. Si inserisce in questo contesto un progetto di ricerca recentemente finanziato dalla Nasa, di cui è responsabile il sottoscritto per la parte geotecnica. Il progetto si propone di creare mappe di danneggiamento post-sisma nelle ore immediatamente successive il terremoto, che possano fornire informazioni preziose per la definizione delle aree interessate da danni significativi e pianificare opportunamente i soccorsi e le attività di protezione civile. Queste mappe, chiamate Damage Proxy Maps, si basano sull’uso di dati radar satellitari. I dati di danneggiamento geotecnico presentati nel presente studio costituiscono un prezioso elemento per la valutazione della loro efficacia e per la loro calibrazione». 

«Una approfondita analisi dei dati relativi alle frane indotte dalla sequenza sismica del Centro Italia del 2016, qui presentata, e’ stata oggetto di un libro edito da Springer e pubblicato di recente, che raccoglie contributi rispetto a questa tematica da tutto il mondo. Per quanto riguarda l’Italia, oltre al sottoscritto sono co-auotori del volume i Professori Ausilio (Unical), Silvestri (Università di Napoli Federico II) e Tropeano (Università di Cagliari). Questo libro, ad oggi, rappresenta una delle risorse più avanzate per la valutazione dello stato dell’arte nell’ambito delle frane indotte da sisma».

«Le tematiche del dissesto idrogeologico e della fragilità del territorio sono state riportate prepotentemente all’attenzione delle nostre comunità a seguito della recente frana di Casamicciola, sull’isola di Ischia. Tali fragilità, infatti, oltre a quella di vulnerabilità rispetto al rischio frana, si aggiungono all’alta pericolosità sismica della zona, testimoniata dal recente terremoto del 2017 o dal distruttivo evento sismico del 1883 che ha praticamente raso al suolo il comune. Il territorio di Casamicciola può essere considerato come rappresentativo di fragilità che sono condivise da molte zone d’Italia. La Calabria ovviamente non e’ esente da questi rischi, essendo in una zona ad alta pericolosità sismica e vulnerabile al dissesto idrogeologico. L’attenzione mediatica che segue tragedie come quella di Casamicciola, accende i riflettori sulle tematiche della mitigazione del rischio. Purtroppo, tali attenzioni scemano col tempo, e non riescono, almeno in Italia, a produrre effetti duraturi». 

«L’occorrenza di eventi calamitosi come le frane o i terremoti in Italia è inevitabile. È ben noto che questi eventi possono distruggere centri abitati ed infrastrutture, devastare comunità, e troppo spesso, provocare la perdita di molte vite. Ad esempio, terremoti distruttivi succederanno molto probabilmente nel corso delle nostre vite, e quasi certamente in quelle dei nostri figli. La domanda più importante che dovremmo chiederci è: come possiamo ridurre il rischio sismico e idrogeologico per le generazioni future?».

«Esperienze passate, in altri luoghi del mondo ad alta pericolosità sismica, indicano che il modo più efficace per ridurre il rischio sismica delle nostre società, è attraverso il costante apprendimento da eventi distruttivi avvenuti in passato. In California e Nuova Zelanda, ad esempio quando eventi sismici hanno rivelano che alcune zone sono soggette a fagliazione di superficie, liquefazione, o instabilità di pendii sismo-indotta, queste aree sono state mappate e studiate in modo da prevenire, o quantomeno mitigare il rischio della futura occorrenza di questi fenomeni. L’elenco di esempi internazionali da cui l’Italia può apprendere potrebbe continuare a lungo».

«La situazione Italiana è piuttosto complessa e gli agglomerati urbani sono costituiti da molte strutture ad alta vulnerabilità e/o in zone a rischio dissesto idrogeologico. Tali vulnerabilità sono certamente esacerbate dagli effetti dei cambiamenti climatici. Le strutture a rischio, inoltre, costituiscono una larga fetta del patrimonio edilizio privato, ed è complicato definire strategie di mitigazione del rischio che coinvolgano allo stesso tempo proprietari, amministrazioni pubbliche e sovrintendenze. Nei principali centri urbani Californiani, problemi simili, anche se relativi a differenti tipologie strutturali, sono in fase di risoluzione attraverso ordinanze comunali di mitigazione del rischio sismico obbligatorie. Questo impegno è stato possibile solo attraverso un’azione congiunta dal basso, di ingegneri, comunità locali di cittadini, la stampa e, successivamente, anche rappresentanze politiche. Possono simili iniziative essere intraprese in maniera efficace anche in Italia?».

«Come detto, ad oggi è possibile, attraverso tecniche innovative, raccogliere una grande mole di dati post-disastro. La sfida che ci troviamo ad affrontare adesso è: come possiamo tramutare questo bagaglio di esperienze ed insegnamenti in azioni pratiche volte ad un miglioramento delle pratiche correnti in Italia? La politica, la società / l’opinione pubblica e le comunità interessate dovrebbero perseguire l’implementazione di pratiche migliori rispetto a quanto fatto nel passato ricostruendo le stesse tipologie strutturali nelle stesse aree – “com’era, dov’era.” L’attuazione dogmatica di questo motto, come successo in passato non può essere più una opzione accettabile. L’unica strada perseguibile e’ quella di implementare un approccio proattivo al rischio sismico ed idrogeologico, individuando interventi prioritari e richiedendo l’obbligo (magari supportando questa azione con incentivi fiscali) della messa in sicurezza delle strutture e delle aree a rischio. Un piano di questo tipo si può certamente attuare in un periodo di “pace”, cioè non in fase emergenziale, ma necessita di una visione di lungo termine almeno ventennale» (fb)

Occhiuto chiama a raccolta i sindaci: Venerdì l’incontro pubblico su dissesto idrogeologico

Venerdì 16 dicembre, nella Cittadella Regione, alle 11, è in programma un incontro pubblico sul dissesto idrogeologico.

Sarà l’occasione innanzitutto per presentare il nuovo disegno di legge regionale di Protezione Civile e, soprattutto per discutere di pianificazione comunale quale essenziale strumento di prevenzione e delle attività connesse alla tutela del territorio.

«Dobbiamo analizzare insieme le criticità, e dare una decisa accelerazione alle iniziative da mettere in campo contro il dissesto idrogeologico», ha detto Occhiuto, chiamando a raccolta tutti i sindaci della Calabria.

Un tema che preoccupa molto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in quanto «l’inverno è alle porte e purtroppo il Paese è già stato interessato da eventi metereologici estremi – che fino a qualche anno fa erano considerati eccezionali, mentre oggi sono divenuti quasi ordinari – che hanno causato, dalle Marche alla Campania, distruzione e morte».

«La nostra è una Regione fragile dal punto di vista ambientale – ha spiegato – il nostro territorio è per il 49% collinare e per il 42% montuoso. E tante aree interne non sono più abitate dall’uomo, e dunque non hanno avuto negli anni la necessaria manutenzione. Per di più negli scorsi anni vaste zone della Calabria hanno subito incendi estremamente estesi, che hanno distrutto la vegetazione, rendendo monti e colline a rischio frane».

«Gli eventi metereologici estremi rendono più che mai attuale l’evidenza che la prevenzione del dissesto idrogeologico e il ruolo della Protezione Civile nel sistema regionale di tutela della pubblica incolumità, costituiscono temi di stringente attualità, che richiedono un confronto costante con il territorio e con le sue articolazioni», ha concluso il governatore. (rcz)

 

Europa Verde Calabria: La vera emergenza è la messa in sicurezza del territorio

Europa Verde – Calabria ha ribadito che, in Calabria, la vera emergenza è la messa in sicurezza del territorio.

«Pochi giorni fa – si legge in una nota di Elisa Romano, della direzione nazionale Europa Verde – proprio in un nostro articolo, abbiamo lanciato la proposta di utilizzare i fondi già stanziati nella prossima finanziaria, anziché destinarli ai gruppi parlamentari, utilizzarli per la messa in sicurezza del territorio, per il dissesto idrogeologico ed abbiamo aggiunto di togliere dall’agenda del governo l’inutile Ponte sullo stretto; perché, prima, bisogna costruire strade adeguate».

«Abbiamo chiesto – ha proseguito – il completamento della carta geologica del territorio nazionale, strumento fondamentale, per capire quali zone della Penisola possano essere a rischio. Il territorio si rivolta. L’eccezionalità delle piogge si accompagna all’incuria lungo i decenni, dell’aggravarsi del cosiddetto rischio idrogeologico».

«Tra le tante segnalazioni – ha spiegato – che ci pervengono il nostro Coordinatore di Europa Verde – Verdi della fascia tirrenica cosentina Andrea Biondi ci porta all’attenzione di quanto è accaduto con le ultime ondate di maltempo: delle frane che hanno investito la Statale 18 che collega Maratea con la parte nord della Calabria tirrenica e i massi che sono arrivati fin sulla spiaggia. Inoltre, nel tratto della Provinciale Maierà, SS118 in provincia di Cosenza, altri inneschi di movimenti franosi si sono manifestati lungo tutta l’arteria provinciale che collega il centro storico alla SS 18, unico collegamento viario con la costa».

«Ancora una volta – ha concluso – siamo alla conta dei danni causata dall’ondata di maltempo che ha colpito la nostra regione e non solo. Il clima cambia ma l’Italia resta ferma allo stesso punto. Siamo in un paese dove l’emergenza si è trasformata in ordinaria amministrazione, è sempre lo stesso copione. Una soluzione esiste lo ripetiamo da anni nell’indifferenza generale: prevenzione». (rcz)

EMERGENZA DA DISSESTO IDROGEOLOGICO
INTERVENIRE SUBITO CON LA PREVENZIONE

I violenti nubifragi che hanno colpito la Calabria in questi giorni ripropongono l’annosa questione della prevenzione di un territorio caratterizzato da un profondo dissesto idrogeologico. Il maltempo e i violenti cambiamenti climatici che stanno caratterizzando, in maniera impazzita, il nostro Paese e, in particolare, la Calabria devono indurre a ripensare in maniera efficace e adeguata una nuova strategia di prevenzione.

Secondo la Coldiretti Calabria sarebbe opportuno dichiarare lo stato di emergenza e avviare le procedure per la calamità.

Il presidente di Coldiretti Catanzaro – Crotone – Vibo (le zone maggiormente colpite dal violentissimo nubifragio che si è abbattuto in queste ultime ore nella regione`) Fabio Borrello sostiene che le piogge torrenziali «hanno messo a dura prova l’intero tessuto produttivo, infrastrutture, abitazioni e la sicurezza delle persone. È il risultato dei cambiamenti climatici e dell’enorme energia termica accumulata nell’atmosfera in un anno in cui la temperatura è stata finora superiore alla media degli ultimi anni. Si ripropone ancora una volta la drammaticità e il pericolo sempre incombente del dissesto idrogeologico che deve essere affrontato per mitigarne gli effetti investendo in modo efficace, abbandonando tentativi, che hanno prodotto una stratificazione di competenze e non una semplificazione, poiché ormai è risaputo che intervenire a cose fatte costa 10 volte in più. Certamente la prima priorità è quella di mettere in sicurezza le persone e salvaguardare le vite umane». 

Dopo una prima ricognizione nelle aziende agricole – riferisce Borrello – «abbiamo potuto già verificare che hanno subito pesanti conseguenze. Nei prossimi giorni, con i dirigenti della Coldiretti dei Comuni interessati e in collaborazione con i comuni, contribuiremo in modo fattivo a fare una stima aggiornata dei danni subiti direttamente alle produzioni agricole, alle infrastrutture a servizio dell’agricoltura e alle strutture agricole.

Sosteniamo – aggiunge Borrello – la richiesta del sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita di richiedere lo stato di emergenza e quindi avviare la dichiarazione dello stato di calamità. Uscire dalla logica dell’emergenza passando alla programmazione degli interventi non è più rinviabile nell’interesse complessivo della Calabria, delle attività economiche e soprattutto della sicurezza dei cittadini». 

A Catanzaro la grandine e la pioggia caduta con estrema violenza ha provocato danni e forti disagi sia nella zona di Santa Maria di Sala che nel quartiere marinaro. A Catanzaro Lido numerosi gli allagamenti e le strade diventate impercorribili a causa dell’acqua che non è defluita nei tombini, evidentemente ostruiti.

Anche in provincia si fa la conta dei danni.

Il maltempo ha colpito tutta la fascia all’alto Jonio provocando serie difficoltà alla popolazione a Crotone e nelle aree della provincia. 

Provvidenziale l’opera delle forze dell’ordine, di pompieri, polizia carabinieri e soprattutto di volontari: non bisogna aspettare di contare vittime per attivare interventi di prevenzione. 

L’unica strada percorribile è quella della prevenzione: a Reggio, per esempio, le fiumare sono ostruite da canneti spontaneamente sorti e mai tagliati e da rifiuti di grandi dimensioni che impediscono il regolare deflusso a mare dell’acqua piovana. Non aspettiamo il disastro annunciato: si intervenga subito! (rcz)

L’assessore Serafino (Longobucco): Mancano operatori forestali per manutenzione contro dissesto

L’assessore con delega Protezione Civile di Longobucco, Serafino Greco, ha evidenziato come «alcuni fenomeni di dissesto idrogeologico si possono evitare con la dovuta manutenzione, sempre meno a causa dell’assenza e carenza di operatori forestali sul nostro territorio».

«Si ricorda – si legge in una nota – che con il blocco delle assunzioni, causa legge 442, non ci sono turnover di forza lavoro. Il personale si potrebbe inserire anche mediante progetti mirati sulla manutenzione del territorio, inserendo i  precari della legge 15, i Corsisti e i TIS, sempre operativi nonostante lo stato di precariato che li interessa».
La fiducia è piena nel Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che saprà trovare la giusta risoluzione nel contenimento di tali eventi disastrosi.

Serafino, infatti, ha riferito di essere «in piena fase 2, ovvero o, di concerto al sindaco Pirillo e al responsabile dell’ufficio tecnico, ing. Pino Felicetti, stiamo contando la stima dei danni causati dal maltempo nel comune di Longobucco, durante l’evento calamitoso scatenatisi tra il 29 e 30 novembre sul nostro intero territorio comunale e, in modo più grave, nelle frazioni a valle del centro urbano Destro, Ortiano e Manco».

Una relazione dei danni minuziosa e dettagliata, un lavoro che terminerà nei giorni avvenire, in quanto sono attualmente in atto continui sopralluoghi tecnici sulle zone interessate.

«Occorre avere un quadro completo dei danni arrecati a causa degli smottamenti da inviare agli enti sub comunali e richiedere un tavolo tecnico che possa sostenere, con forme di finanziamenti ad hoc, il ripristino e la messa in sicurezza delle zone colpite», ha specificato Greco.

«Su quanto accaduto – ha continuato l’assessore Greco – è doveroso ringraziare la macchina tecnica amministrativa, sin da subito operosa nell’attivare la procedura prevista dal protocollo in caso di emergenza e calamità naturali. Un grazie anche ai tanti volontari che si sono prodigati nel dare una mano, al Resp. dell’ufficio tecnico l’ing. Pino Felicetti e ai dipendenti in forza nel nostro ente comunale».
Si citano nei ringraziamenti anche le Forze dell’Ordine, l’Anas, l’ente provinciale e la presidente Rosaria Succurro che, con celerità, ha attivato ogni intervento utile alla risoluzione della situazione lungo la viabilità di loro competenza, è la Protezione Civile Regionale rappresentata nella nostra provincia dal dott. Antonio Fioriglio(rcs)

CALABRIA IN CONTINUA ALLERTA METEO
NO IMPROVVISAZIONI, SERVONO PROGETTI

La Calabria è stanca di doversi “leccare le ferite” e a fare la conta dei danni a ogni allerta meteo. Non è certo cosa nuova che la nostra regione, sopratutto in questo periodo, sia soggetta a grandi piogge ma, ogni volta, è sempre la stessa musica: gravissimi danni provocati dalla scarsa o inesistente manutenzione. Per questo, si rende necessario un cambio di registro, che è stato chiesto da Davide Tavernise, capogruppo in Consiglio regionale e l’eurodeputata Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle al presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Ad essere colpita dal maltempo, questa volta, in maniera importante è l’area dell’alto tirreno, dove la pioggia e le mareggiate hanno provocato il cedimento di una parte del costone che sostiene la linea ferroviaria. Sull’accaduto, è intervenuto anche Carlo Tansi, che ha sottolineando come «non è stata prevista alcuna opera di protezione dal moto ondoso del muro pericolante durante i lavori in corso di consolidamento».

«Quanto era stato realizzato, con tutti i soldi spesi, è stato buttato letteralmente a mare. Tutto questo rappresenterà l’ennesimo spreco di danaro pubblico. Spero che di questo caso si occupi qualche procura!» ha proseguito Tansi, spiegando che los corso 7 settembre si era recato in quella zona per denunciare la grave situazione di dissesto idrogeologico.

«Purtroppo – ha detto – le mie sono state le ennesima urla nel deserto. Un deserto di istituzioni sorde e irresponsabili a cui nulla interessa il futuro della nostra Terra. In Calabria purtroppo ogni volta che piove si assiste al solito scempio con frane e alluvioni che distruggono quello che è rimasto della nostra bellissima regione. Eppure sono stati spesi miliardi di euro per consolidare il territorio. Spero tanto in un cambiamento, anche se continua a non cambiare nulla!».

«Proprio nell’Alto Tirreno cosentino, come più volte denunciato dal Movimento 5 stelle – hanno dichiarato all’Agi – vi sono opere finanziate da oltre dieci anni ma non ancora realizzate, per quanto concerne la messa in sicurezza delle aree ad elevato rischio idrogeologico. La situazione non cambia sull’altro versante della costa, dove negli anni abbiamo assistito a disastri annunciati e causati da interventi mai realizzati per la mitigazione del rischio idrogeologico, seppur necessari».

I due esponenti del Movimento 5 Stelle, infatti, hanno ricordato che «è di pochi giorni fa la notizia di ulteriori fondi, 61 milioni, per la realizzazione, fra le altre cose, di interventi di tutela dal rischio idrogeologico, messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti e messa in sicurezza ed efficientamento energetico degli edifici».

«Queste opere – hanno proseguito – volte a garantire la tutela delle nostre città, sono state finanziate su proposta del Movimento 5 Stelle, prima nel Decreto Agosto e poi nella Legge di Bilancio 2021, durante il Governo di Giuseppe Conte, adesso il Ministero dell’Interno ha ripartito le risorse tra i Comuni. Nel triennio 2019-2021, grazie al piano Proteggi Italia varato ancora dal Governo Conte, le risorse destinate alla nostra Regione superavano i 115 milioni di euro. Risorse a disposizione di regioni ed enti locali e da destinare all’emergenza ma anche e soprattutto alla prevenzione ed alla manutenzione, nonché viste le difficoltà degli uffici preposti nel programmare ed attuare le opere nella semplificazione e rafforzamento della governance. Il piano calabrese del 2020, i cui interventi dovevano avvenire a valere su queste risorse, ad inizio novembre di quest’anno, non era stato ancora trasmesso».

«Finché in Calabria – hanno concluso – ci troveremo a fronteggiare emergenze dovute a scarsa o nulla manutenzione dell’esistente non si potrà mai avviare una programmazione strutturale per il prossimo futuro. Da questa urgenza deve avviarsi il nuovo corso nella nostra Regione, senza ulteriori ritardi perché la sicurezza delle persone ed i luoghi sia finalmente cosa concreta anche nei nostri territori». (rrm)

In copertina, foto di Carlo Tansi

INCENDI-ALLUVIONI: LA CALABRIA È STANCA
ARRESTARE IL DISSESTO DEL TERRITORIO

di SEBASTIANO ZAVETTIERI – Assistiamo, ormai, da molto tempo ad un continuo dissesto del territorio dovuto al completo abbandono ed incuria dello stesso, con le conseguenze che tutti conosciamo: bombe d’acqua, alluvioni ecc. ecc. che provocano danni e disastri non giustificabili, vedi ad esempio la tragedia di Raganello dell’Agosto del 2018 e, per ultimo, l’immane disastro di questi giorni dovuto al propagarsi di devastanti incendi boschivi per vastità di dimensione e tuttora attivi.

Anche nel passato ciò è avvenuto, ma l’opera di forestazione preventiva, e cioè la pulitura dell’alveo dei torrenti, la regimentazione delle acque attraverso briglie in cemento, le gabbionate, la realizzazione di viali parafuoco, la pulizia del sottobosco, il presidio a terra con personale competente, tanto per citarne alcune, ne ha consentito un più celere spegnimento, per restare solo negli incendi, contenendo anche i danni.

Non finiremo mai di ringraziare quanti, in tali occasioni, si spendono senza sosta per cercare di limitare i danni. Ma, tali disastri, dovuti non solo ad eventi atmosferici, potrebbero essere evitati o, quantomeno, limitati con un’attenzione diversa sulle problematiche ambientali e sulla manutenzione del territorio

Ci devono fare riflettere, anche, l’attuale, carente utilizzo e mantenimento in vita di un settore, quello della forestazione, che in passato si è rivelato di vitale importanza per la salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Una politica miope e poco coraggiosa, invece, ha lasciato al proprio destino il settore facendo decrescere nel numero gli addetti da circa 10.200 unità stabilizzati nell’anno 2004 per portarlo via, via al proprio esaurimento.

La consistenza delle maestranze determinate in 10.200 nel 2004 nel tempo, si è ridotta a circa 6.500 unità comprendente, peraltro, anche i lavoratori “Why not”, i lavoratori assunti con i fondi a sollievo ecc.ecc. che, praticamente hanno contribuito unitamente a nomine apicali prive di competenza specifica ad eccezione dell’ultima, a rendere inefficiente la specificità del settore.

Basterebbe quindi, riorganizzare il comparto già esistente, del tanto vituperato settore della forestazione che nel passato, fino agli anni ’80, guidato da funzionari del Corpo Forestale dello Stato, oggi Carabinieri Forestali e da funzionari regionali oggi, quasi tutti, in quiescenza, aveva assicurato la salvaguardia, tutela e messa in sicurezza del territorio sempre più esposto ad eventi avversi.

Basterebbe procedere alla riorganizzazione del settore, rivedendo la consistenza del personale con l’assunzione, se necessario, di personale idraulico forestale a tempo determinato nei limiti consentiti e comunque non oltre il tetto di cui alla citata stabilizzazione.

Basterebbe, altresì, poter disporre di personale apicale di specifica competenza e con titolo di studio adeguato (laurea in scienze forestali e/o agraria…) non escluso il ricorso, anche, all’impiego di ispettori forestali, oggi, accorpati all’Arma dei Carabinieri Forestali.

Basterebbe riportare il comparto ad occuparsi quasi, in modo esclusivo alla gestione del territorio con interventi nel campo selvicolturale, idrogeologico ed ambientale.

Basterebbe, anche, che gli attuali addetti allo stato abbandonati a se stessi, senza una specifica utilizzazione, pur se regolarmente retribuiti, venissero riqualificati e correttamente impiegati per interventi selvicolturali, ricostituzione di aree sboscate percorsi dal fuoco, interventi di difesa del suolo e di tutela e valorizzazione ambientale, sistemazioni fluviale, regimazione delle acque, ecc.ecc..

Assieme al miglioramento di una maggiore tutela e difesa del territorio, si creerebbe occupazione in una regione il cui tasso di disoccupazione tocca livelli altissimi.

Non è una questione di soldi. I fondi ci sono: basta attingere ai finanziamenti ordinari europei 2021-2027 destinati alle regioni dell’obiettivo 1, oltre a quelli previsti nel Pnrr e/o Next Generation Eu. Basterebbe saperli spendere e spendere bene. (sz)

[Sebastiano Zavettieri è stato sindaco di Roghudi; già resp.le prov.le Azienda Forestale Regionale Reggio Calabria]

 

Dalla Regione più di 700 mila euro di interventi a Gioiosa Ionica e Gioiosa Marina contro dissesto

Sono 700 mila euro la somma stanziata per interventi contro il dissesto idrogeologico a Gioiosa Ionica e a Marina di Gioiosa. Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, in qualità di commissario straordinario per la Mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, ha autorizzato il soggetto attuatore, Pasquale Gidaro, alla sottoscrizione del contratto d’appalto dei lavori di sistemazione idraulica lungo il Torrente Gallizzi nei Comuni di Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa.

Il contratto, siglato con l’Impresa di costruzioni ”Edilbotro srl”, prevede interventi finanziati con risorse stanziate dall’Accordo di programma del 25 novembre 2010 e sottoscritto tra il ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare.

Le opere inserite nel progetto prevedono la sistemazione idraulica attraverso la ricostruzione di tratti di muri d’argine in cemento armato, di briglie e di soglie danneggiate nonché la risagomatura e il decespugliamento lungo il torrente.

«Prosegue incessante – ha dichiarato il presidente Spirlì – l’attività dell’ufficio del commissario per la difesa dei nostri territori. Per anni, la Calabria è stata colpevolmente trascurata nell’ambito della mitigazione del rischio. Adesso, invece, stiamo impegnando tante risorse ed energie per metterci al riparo dai disastri ambientali e garantire la sicurezza di cittadini e imprese». (rcz)

Ance Calabria incontra il soggetto attuatore per situazione del dissesto idrogeologico

Inquadrare, complessivamente, la situazione e lo stato dell’arte circa l’attuazione degli interventi, quanto per conoscere ed approfondire le azioni che il Presidente della Regione Calabria, Commissario Straordinario per il dissesto idrogeologico, ha inteso porre in essere per accelerare e riqualificare gli interventi. È su questo che si è incentrato l’incontro tra il presidente di Ance CalabriaGiovan Battista Perciaccante e il Soggetto Attuatore per il Commissario Straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Calabria, ingegner Pasquale Gidaro. Presente, anche, il presidente di Ance Catanzaro, Luigi Alfieri.

Le risorse destinate al territorio calabrese ammontano ad oltre 534 milioni di euro per 427 interventi, con circa 400 milioni da spendere nell’immediato futuro. L’obiettivo è quello di accelerarne la cantierizzazione, potendo contare su una elevata qualità progettuale in grado di garantire realizzazioni tecnicamente adeguate ed efficienti. Sono queste le cifre e gli intenti prospettati dall’ingegner Gidaro ai rappresentanti di Ance Calabria, unitamente al piano organizzativo e strutturale dell’ufficio regionale del Soggetto Attuatore preposto alla realizzazione delle azioni previste, approvato con Decreto del Commissario n. 131 del 7/5/2021. I primi atti di questa “rivoluzione organizzativa” si sono concretizzati con l’approvazione del modello funzionale della struttura e con la sottoscrizione di una convenzione con Sogesid SpA lo scorso 8 giugno. Azioni finalizzate a strutturare per aree, funzioni ed attività l’ufficio che oggi può contare su appena 6 unità e che, a regime, dovrebbe occuparne più di 40.

Il Presidente di Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, si è dichiarato molto soddisfatto dei contenuti e dell’esito dell’incontro perché si è finalmente deciso di approcciare in maniera organica tutto ciò che attiene agli interventi sul dissesto idrogeologico, tanto importante quanto delicato non solo per le imprese ma anche e soprattutto per la sicurezza dei cittadini.

«Non si può più pensare di attendere 10 anni, come in alcuni casi è successo anche nel recente passato, per vedere realizzati interventi che per la loro particolarità necessitano di tempi immediati di attuazione. È necessario superare la logica passiva, di interventi che seguono le emergenze, per passare a quella proattiva della prevenzione, con progettazioni e lavori qualitativamente adeguati ed in grado di riparare un territorio morfologicamente debole come quello calabrese».

Anche il presidente di Ance Catanzaro, Luigi Alfieri, ha inteso porre l’accento sugli aspetti concreti di questa impostazione che il Commissario Straordinario ha deciso di avviare per dare attuazione agli interventi del dissesto idrogeologico.

«Se, come illustratoci, anche i tempi procedurali ed amministrativi di attuazione saranno compatibili con l’esigenza di tempestività di imprese e famiglie, allora si potranno davvero nel breve cogliere risultati concreti che potrebbero avere, oltre che sul piano della sicurezza, anche un ritorno particolarmente positivo sull’economia regionale».

«Da parte di tutto il sistema territoriale dell’Ance regionale non mancherà – ha concluso Perciaccante – un positivo contributo di idee e collaborazione nell’interesse non solo delle imprese rappresentate ma anche e soprattutto nell’interesse più generale dei cittadini». (rcz)

Dissesto idrogeologico, autorizzati progetti per messa in sicurezza di 9 Comuni

Sono 9 i Comuni calabresi che saranno beneficiari di interventi per la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico. Nino Spirlì, in qualità di commissario straordinario per la Mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria, ha, infatti, autorizzato il soggetto attuatore, Pasquale Gidaro, all’affidamento di numerosi incarichi in merito alla redazione delle progettazioni di nove interventi di messa in sicurezza.

Nello specifico, gli interventi riguarderanno Serrastretta (protezione, messa in sicurezza e consolidamento del centro abitato, importo 94.794 euro); Marano Principato, sistemazione idrogeologica torrente Triglia, (142.501,80); Cicala, lavori di messa in sicurezza della scarpata in frana tra la Sp 159/2, via Nazionale e via Talarico, (45.221,40); Cortale, progettazione e realizzazione di interventi di consolidamento e mitigazione del rischio (156.177); San Pietro di Caridà, messa in sicurezza area a rischio idrogeologico Località Ciaramida (36.519); Civita, interventi di mitigazione rischio frana area a valle dell’abitato del Comune (importo 154.560,37). Altri incarichi riguardano: Catanzaro, interventi di regimazione delle acque meteoriche bacino in destra idraulica del Torrente la Fiumarella in prossimità del quartiere Santa Maria (11.313); Roseto Capo Spulico, somma urgenza per il consolidamenti di un versante in frana e ripristino infrastrutture in località Civita (122.675,87); Melicucco, interventi integrati di ripristino funzionale e ambientale del reticolo idrografico presente nella sub-area programma A10-4 (100.500).

Per alcuni interventi sono stati affidati tanto i servizi afferenti alla progettazione, quanto quelli relativi ai servizi di geologia. Per altri si è proceduto, al momento, all’affidamento dei servizi di geologia necessari al successivo sviluppo della progettazione. Gli interventi sono stati finanziati a valere sul “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico”. (gsp)