si MASSIMO MASTRUZZO – Puntualmente, nemmeno fosse l’influenza invernale, ogni anno si ripresenta la querelle sui divari scolastici Nord-Sud, questa volta ad alimentare il dibattito sono Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e attuale parlamentare europeo, e il virologo Roberto Burioni. Gli argomenti però sono, stancamente, sempre gli stessi:
Nel Sud-Italia gli studenti ricevono voti più alti; i docenti bravi del Sud emigrano al Nord; gli studenti del Sud sono più indietro rispetto a quelli del Nord.
Quante volte ancora dovremo ascoltare questa inutile nenia prima di porre una riflessione costruttiva e quindi provare ad agire di conseguenza: visto che gli argomenti sono sempre gli stessi, e si riferiscono sempre agli stessi territori, il difetto è nella “Struttura” o sistema che dir di voglia, o nei ragazzi che vivendo in quei territori subiscono la struttura che il sistema Italia gli offre?
Qualcuno ha provato ad affrontare l’argomento
Si intitola “Divario di cittadinanza”, pubblicato nel luglio del 2020, ed è un diario di viaggio condotto per osservare la vita del Sud Italia. Scritto per Rubbettino da Luca Bianchi, direttore dello Svimez e Antonio Fraschilla, giornalista di Repubblica, il libro mette in evidenza come le disparità tra Nord e Sud non solo non sono mai state appianate, anzi i numerosi programmi di intervento hanno finito per spostarsi sempre più dal livello del benessere economico a quello dei servizi offerti dallo Stato, in barba a quanto affermato dalla Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini italiani.
Gli autori dedicano al tema della scuola alcune delle pagine più dense del volume, ed in generale sottolineano come tutti i servizi offerti, o meglio non garantiti ai cittadini del Sud fin dalla più giovane età, minano di fatto la loro formazione e il futuro.
“La scuola – denunciano gli autori – non sembra più in grado di colmare pienamente le lacune di chi proviene da situazioni più svantaggiate”.
Nel libro sono presenti alcuni dati che evidenziano la drammaticità della situazione: «Basta guardare i numeri dei servizi per l’infanzia per i bambini da 0 a 2 anni, dove è lampante la forbice tra il 5% del Mezzogiorno e il 17-18% del Centro-Nord, che incide significativamente sul tasso di occupazione femminile. E che dire del tempo pieno nelle scuole primarie, dove vi sono ancora oggi livelli, in alcune regioni meridionali, variabili tra meno del 10% di studenti cui viene offerta una frequenza a tempo pieno in Sicilia e oltre il 45%, perfino superiore al 50%, in media in alcune regioni del Centro-Nord? Questi dati, se messi a confronto, portano a una conclusione sconcertante: la differenza dell’orario settimanale fra Nord e Sud, moltiplicata per tutti e cinque gli anni scolastici, mette in evidenza come gli alunni delle regioni centrali e settentrionali studino di fatto un anno in più rispetto a quelli meridionali».
Italiani a cui il loro Paese nega l’asilo nido
Appurato quindi quanto denunciato nel libro “Divario di cittadinanza”, si scopre che ci sono italiani a cui il loro Paese nega l’asilo nido, nega la materna, di conseguenza anche scuola primaria (elementare) e la secondaria di primo grado (scuola media), la relativa mensa scolastica, nega il tempo pieno.
In dati reali questo negare diritti vuol dire sottrarre concretamente diverse ore di scuola ogni settimana che alla fine del ciclo scolastico obbligatorio, che si conclude con la fine della secondaria di secondo grado (le superiori), si traduce in oltre un anno in meno di diritto allo studio, per di più in scuole vecchie, fatiscenti o pericolose, con problemi di sicurezza e manutenzione, rispetto alle scuole del Nord che tendono ad essere più moderne, ben attrezzate e sicure, spesso con infrastrutture adeguate ai nuovi modelli didattici;
Stessi studenti italiani che concorrono alla formazione del proprio futuro con a disposizione strumenti diversi per raggiungerlo, senza che mai i censori da salotto si sforzino ad affrontano davvero il problema della disomogeneità dell’offerta formativa e infrastrutturale.
Differenze significative tra le diverse aree o istituzioni, che rendono l’accesso all’istruzione e ai servizi educativi non equo e uniforme. In altre parole, non tutti gli studenti hanno le stesse opportunità di apprendimento o le stesse strutture a disposizione.
[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale MET – Movimento Equità Territoriale]