L’OPINIONE / Eduardo Lamberti Castronuovo: I conti si fanno sulle scale

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Fermo restando che secondo un vecchio detto popolare “i conti si fanno sulle scale”, una breve riflessione sulle ventilate ipotesi dei risultati elettorali comunali, va fatta. Immediatamente ci soccorre Tomasi di Lampedusa, ma non per la celeberrima filosofia del Gattopardo, che potrebbe pure essere evocata, quanto per il non meno noto aforisma, secondo il quale, “per comandare gli altri, è necessario saper ingannare se stessi”!

E non v’è dubbio che questa necessità è stata molto presente in tutti i candidati a sindaco della Città. Consapevolmente o meno, questo lo giudicherà il lettore.

Quale di essi, per carità tutte garbate persone, ha pensato di sottoporsi anticipatamente al giudizio dell’elettorato? Tutti avranno pensato di incontrare quel mondo della protesta che, di fatto, aleggiava in città. Autoingannandosi hanno ritenuto di avere i requisiti della popolarità, della capacità riconosciuta, in estrema sintesi, del consenso.

E quel che è peggio lo hanno fatto armandosi e partendo, senza esercito. Magari ritenendo di averlo, per grazia ricevuta. Il risultato, se sarà confermato, è deprimente. Nessuna scelta chiara. Il tutto sotto l’egida di una Legge elettorale ignobile che non passa per il vaglio del popolo ed impedisce a chi ha i numeri, secondo la gente, di potersi cimentare nella tenzone ,dopo aver avuto una investitura democratica invece che una imposizione, venuta da chi, di fatto, esercita il potere anche attraverso quei vassalli locali che hanno ancora nel DNA il gene del servilismo puro e che in cambio di un piatto di lenticchie , venderebbero anche l’onore. Ammesso ancora esista nella sua accezione civica.

In tutto questo il popolo è disorientato. Non sceglie, ma avalla o meno le decisioni altrui. Spesso rivolgendo il suo consenso “al meno peggio”. Scagli la prima pietra chi non ha sentito durante questa campagna questa frase.

Cosa vuol dire? Che si è presentato il peggio? Ma no! Tutt’altro. Il fatto è che si è andati avanti senza una scelta a monte, presentando programmi bellissimi nella forma e nel contenuto, ma privi di pragmatismo, senza cioè aver mai delineato le caratteristiche del soggetto che avrebbe saputo e dovuto attuare i buoni propositi di ciascuno. Il bello è che la gente continuava a invocare “ i programmi” incalzando chi non aveva predisposto quel quasi ridicolo libro dei sogni che, anche i candidati alla presidenza del condominio ormai trovano, stereotipati, anche sul web! Ma la gente li invocava quasi a volerli usare come esimente per trovare la scusa per non dare il consenso al solito parente o compare di turno che andava, più o meno, a pietirlo.

Quanti hanno votato convintamente? Quanti, con questo stramaledetto sistema elettorale, possono dire di averlo fatto o di poterlo fare?

Fintantoché voteremo con queste regole non regole, le cose non potranno cambiare. Fino a quando il potere dei cosidetti partiti, sotto le cui mentite spoglie, si nasconde il subdolo, non sarà svuotato dai mediatori di consensi, non potremo votare per chi vale davvero. E certamente fra i nove ve ne erano, ma non sono stati premiati da un voto, evidentemente polverizzato e pilotato dai vecchi , logori e abbandonati altrove, sistemi clientelari.

Adesso vedremo come andrà a finire. Si preannuncia un ballottaggio dove le variabili dipendenti saranno maggiori di quelle indipendenti.

Dipendenti dal giudizio che si potrà dare sui due contendenti. Su che basi?

Sul passato, sul futuro? Sulle qualità personali? Davvero molto difficile, perché il mestiere più arduo è quello di giudicare. Personalmente, credo che avrei potuto fare qualunque mestiere, da quello del calzolaio a quello che esercito, ma giammai avrei scelto quello di giudicare chicchessia. Ponzio Pilato? no! Persona libera, anche dalla possibilità di ingannare se stesso!

Certo, alla fine dovrò anche io scegliere e lo farò, liberamente, pensando alla mia Città che, con fatti, non con parole, ho servito con umiltà, che magari, non appare, ma c’è. Profonda. (elc)

 

 

 

Sindaco Reggio:Lamberti Castronuovo si ritira con una lettera al vetriolo

Eduardo Lamberti Castronuovo, finooa qualche giorno fa probabile candidato a sindaco di Reggio in una lista civica appoggiata dal centro-destra, si ritira e lo fa con una lettera piena di amarezza, dove non fa sconti a nessuno.

«Ho deciso di continuare a fare il medico.  – Ha scritto il dott. Lamberti Castronuovo – Per aiutare Reggio non c’è bisogno di andare a Palazzo San Giorgio». «Ero il candidato in pectore di tutto il centrodestra, pur non avendo tessere di partito. La mia candidatura non l’hanno saputa difendere, Reggio aveva bisogno di un sindaco che avesse le caratteristiche del sottoscritto. Io sono in campagna elettorale da 50 anni. Tutto quello che di positivo ho fatto rappresenta tutto ciò che sono in grado di dare alla città.

«Non ci sono le condizioni perché io possa fare qualunque cosa. Non è mio costume scendere a compromessi, fare accordi di questo tipo. Ribadisco il mio no a un accordo che impone una persona anziché un’altra, e cosa ancora peggiore è che gli altri si adeguino solo perché qualcuno lo ha imposto. Questa è dittatura, stiamo assistendo a una involuzione dove i partiti sono un’associazione a scopo elettorale, la presenza di numerosissime liste civiche non fa altro che dimostrare che i partiti sono morti».

«Questa non è politica, troppi egoismi, tutti vogliono fare ciò che non sanno fare, è una forma di incultura generalizzata. Non sono una persona che può accettare prebende, volevo solo una città legale, pulita e ordinata, come quella che ho lasciato nei miei ricordi di ventenne».

Lamberti Castronuovo rivela i tentativi di intesa naufragati sul nascere con la Marcianò: «Gli accordi si fanno partendo con una tabula rasa, ci si siede e si ragiona in termini di chi ha più chance di farcela. La Marcianò è persona per bene, le auguro di andare avanti, ma una cosa è l’amicizia e una cosa è la politica. Ho rinunciato a fare il vicesindaco di Minicuci, che me l’ha chiesto, me l’hanno chiesto anche altri, non posso fare il vicesindaco di Angela Marcianò».

Infine, la previsione di quello che avverrà: «La città si rivedrà con la stessa amministrazione di prima, il giudizio lo diano gli elettori. Io resterò a casa a guardare. Hanno vinto gli egoismi e una politica assente, piroettante, altalenante e silente». Con un’ultima annotazione al vetriolo: «La democrazia è la legge dei numeri, la

maggioranza vince ma non è detto che abbia ragione». (rp)