Eduardo Lamberti Castronuovo, finooa qualche giorno fa probabile candidato a sindaco di Reggio in una lista civica appoggiata dal centro-destra, si ritira e lo fa con una lettera piena di amarezza, dove non fa sconti a nessuno.
«Ho deciso di continuare a fare il medico. – Ha scritto il dott. Lamberti Castronuovo – Per aiutare Reggio non c’è bisogno di andare a Palazzo San Giorgio». «Ero il candidato in pectore di tutto il centrodestra, pur non avendo tessere di partito. La mia candidatura non l’hanno saputa difendere, Reggio aveva bisogno di un sindaco che avesse le caratteristiche del sottoscritto. Io sono in campagna elettorale da 50 anni. Tutto quello che di positivo ho fatto rappresenta tutto ciò che sono in grado di dare alla città.
«Non ci sono le condizioni perché io possa fare qualunque cosa. Non è mio costume scendere a compromessi, fare accordi di questo tipo. Ribadisco il mio no a un accordo che impone una persona anziché un’altra, e cosa ancora peggiore è che gli altri si adeguino solo perché qualcuno lo ha imposto. Questa è dittatura, stiamo assistendo a una involuzione dove i partiti sono un’associazione a scopo elettorale, la presenza di numerosissime liste civiche non fa altro che dimostrare che i partiti sono morti».
«Questa non è politica, troppi egoismi, tutti vogliono fare ciò che non sanno fare, è una forma di incultura generalizzata. Non sono una persona che può accettare prebende, volevo solo una città legale, pulita e ordinata, come quella che ho lasciato nei miei ricordi di ventenne».
Lamberti Castronuovo rivela i tentativi di intesa naufragati sul nascere con la Marcianò: «Gli accordi si fanno partendo con una tabula rasa, ci si siede e si ragiona in termini di chi ha più chance di farcela. La Marcianò è persona per bene, le auguro di andare avanti, ma una cosa è l’amicizia e una cosa è la politica. Ho rinunciato a fare il vicesindaco di Minicuci, che me l’ha chiesto, me l’hanno chiesto anche altri, non posso fare il vicesindaco di Angela Marcianò».
Infine, la previsione di quello che avverrà: «La città si rivedrà con la stessa amministrazione di prima, il giudizio lo diano gli elettori. Io resterò a casa a guardare. Hanno vinto gli egoismi e una politica assente, piroettante, altalenante e silente». Con un’ultima annotazione al vetriolo: «La democrazia è la legge dei numeri, la
maggioranza vince ma non è detto che abbia ragione». (rp)