L’OPINIONE / Antonio Corsi: A Catanzaro non c’è stato nessun effetto Salvini o Vannacci

di ANTONIO CORSI – In Calabria e in particolare a Catanzaro città e in provincia non c’è stato un “effetto Salvini” o un “effetto Vannacci”, come superficialmente detto dal commissario della Lega, Giacomo Saccomanno, ma semplicemente un “effetto Filippo Mancuso” che qualcuno vorrebbe sottovalutare o mettere in ombra. Ma mai come in questa occasione sono i numeri a parlare. Cominciamo dalla città di Catanzaro dove Mancuso, da solo, vale il 16% con i suoi 4.386 voti su un totale di 5.041 della Lega, lasciando a tutti gli altri candidati messi assieme il 2%.

Si pensi al risultato deludente del candidato “identitario” di Salvini, il generale Vannacci, che a Catanzaro ha raccolto  appena 418 preferenze nonostante il grande battage pubblicitario e il sostegno di tutti i cosiddetti big della Lega calabrese. E anche a livello provinciale, dove la Lega prende il 14%, il contributo di Filippo Mancuso è impressionante, al punto che possiamo dire che la gente ha votato il presidente del Consiglio regionale sul piano personale. Oserei persino dire che se l’amico Filippo si fosse candidato con un altro partito, meno indigesto ai calabresi, avrebbe preso il doppio delle preferenze.

Invece di sottolineare il ruolo fondamentale della candidatura trascinante di Mancuso, il commissario Saccomanno tende quasi ad ascrivere a sé il buon risultato della Lega o alle politiche di Vannacci e Salvini. Il presidente Mancuso viene da un’esperienza civica al Comune di Catanzaro e ha trasferito nella Lega questi valori, al punto che anche consiglieri come me non organici hanno deciso di sostenerlo. Ma se la Lega è quella disegnata dal commissario, mi guarderò bene dall’aderire a un progetto che non condivido e continuerò anch’io a mantenere un profilo civico e indipendente al Comune di Catanzaro.
Auspico che tutti gli interlocutori politici che tengono alla Calabria e a Catanzaro e sanno certamente leggere i risultati elettorali meglio del commissario della lega, riconoscano che Filippo Mancuso è l’interlocutore più forte e più credibile per un progetto di ampio respiro nell’area centrale della Calabria. Se ne facciano una ragione coloro che giocano ad ascrivere a se stessi un risultato elettorale straordinario e personale. (ac)
[Antonio Corsi è consigliere comunale di Catanzaro]

AL SUD IN TROPPI “DISERTANO” IL VOTO E
I PARTITI PENSANO SOLO A PERCENTUALI

di DOMENICO TALIAIn un anno particolare nel quale una parte significativa della popolazione mondiale – quasi tutta quella che vive nei paesi democratici – viene chiamata alle urne, un tema non secondario che sembra interessare pochi è quello dell’ampio fenomeno dell’astensione dal voto.

In Italia e in diverse altre nazioni, il partito degli astenuti è sempre più forte e la democrazia rappresentativa diventa così sempre più debole. Meno rappresentativa e dunque meno democratica. Infatti, il distacco tra i cittadini e il potere si dilata sempre più e assume valori numerici da disastro sociale. Per i latini abstinere significava “tenersi lontano” da qualcosa, oggi il verbo astenersi è sempre più sinonimo di “non voto”, del tenersi lontani dalla politica, dalla democrazia che non si avverte come una forma di governo che risolve i problemi delle persone.

Percentuali di popolazione molti grandi vivono da separati in casa con coloro che li governano e decidono molte cose che li riguardano. Le parole dei politici sono sempre meno ascoltate dai cittadini. La sfiducia cresce sempre più e l’inutilità dell’espressione del voto conquista sempre più ampi settori di elettori che non sono interessati ad eleggere nessuno.

Se misuriamo la credibilità della classe politica con il termometro delle astensioni dobbiamo necessariamente concludere che è molto bassa. Enzo Jannacci cinquanta anni fa prendeva in giro quelli che votavano scheda bianca “per non sporcare”, oggi abbiamo tantissimi (la maggioranza) che non vota forse per non sporcarsi, perché non vuole avere a che fare con la politica e con i suoi rappresentanti. Senza fiducia non c’è voto e senza voto una società democratica va in frantumi.

Quest’anno l’affluenza alle elezioni per il parlamento europeo è stata complessivamente del 51% e in Italia si è attestata al 49,7%, cinque punti percentuali in meno rispetto alla precedente tornata elettorale del 2019, quando la partecipazione italiana al voto era stata del 54,5%. In questo dato complessivo molto negativo si notano situazioni ancora più preoccupanti. Al Sud, ad esempio, l’astensionismo ha toccato livelli di allarme grave. In Sardegna e in Sicilia, ad esempio, si è registrato una percentuale di votanti inferiore al 40%, mentre in Calabria è stato appena superato quel valore. Una grande maggioranza dei cittadini, che va oltre il 60%, decide di disertare il voto. Diverse decine di milioni di persone si tengono lontano dalla politica e sono indifferenti a chi li amministrerà, tanta è profonda la sfiducia nelle èlite politiche.

Siamo di fronte a un diritto, quello del voto, che si considera inutile e lo si rifiuta esercitando un altro diritto, concesso in democrazia, che è il diritto di non votare. Sono questi due diritti che hanno valenze diverse ma che quando si esercitano in quantità equivalenti generano un conflitto difficile da sanare, uno stato di grave fragilità per i fondamenti della democrazia. Le ragioni di questo scenario sono diverse (sociali, ideologiche, economiche, di scarsa autorevolezza, di corruzione politica), ma tutte insieme hanno aperto una voragine nel meccanismo della rappresentatività. 

Chi ha veramente a cuore la tenuta dei sistemi democratici e ha la voglia di recuperare alla democrazia questa grande massa di astenuti?

I partiti sembra non siano realmente interessati a farlo. Ma viene anche da chiedersi nel caso lo volessero, se sono in grado di farlo. C’è da essere molto scettici quando la Premier, a chi le ha chiesto le possibili ragioni dell’ultimo dato degli astenuti alle elezioni europee che ha superato il 50%, ha risposto che la colpa è dell’Europa che i cittadini sentono lontana. In realtà i cittadini sentono lontana la politica e questo arrampicarsi sugli specchi con una retorica sempre “pro domo mea” acuirà il problema invece di risolverlo, così alle prossime elezioni gli astenuti aumenteranno.

Viviamo ormai nella democrazia della minoranza. Sarebbe il caso di prenderne atto, far suonare le sirene di allarme e correre ai ripari. Avviare iniziative di ascolto, discussioni pubbliche, progetti di reale coinvolgimento dei cittadini, ma i partiti sembrano non avvertire questa necessità, preferiscono preoccuparsi soltanto delle loro percentuali (valori asettici che nascondono la realtà dei valori assoluti dei votanti che diminuiscono sempre più anche per tanti partiti le cui percentuali sono aumentate) e proseguire nelle loro polemiche, come fosse tutto nella normalità.

La democrazia così indebolita si estenua e si espone facilmente ad attacchi esterni (ad esempio dai regimi totalitari come quello di Putin). La democrazia reale rischia di diventare un guscio vuoto, pur essendo la forma di governo tra le migliori che gli esseri umani hanno saputo inventare. (dt)

[Courtesy il Quotidiano del Sud]

IL TRIONFO DELLA VICEPRESIDENTE PRINCI
MA HANNO VOTATO SOLO 4 ELETTORI SU 10

di SANTO STRATI – Con 84mila preferenze, la vicepresidente Giusi Princi trionfa e conquista il seggio di Strasburgo: la Regione perde un ottimo elemento, ma guadagna una presenza importante e significativa per l’Europa. Il consenso, inaspettato per l’ampiezza, premia qualità e competenza (merce rara di questi tempi) e non offre spazi a valutazioni discrezionali che prescindano dal merito. Se quando venne nominata VicePresidente da Occhiuto, le voci malevole la indicavano come “cugina di Cannizzaro” (come se ci fosse una sorta di inevitabile nepotismo), oggi, con un sorriso, si può dire di Cannizzaro che è “cugino” della VicePresidente. In altri termini, l’ex preside del liceo Scientifico Leonardo da Vinci, che ha inventato – tra le tante cose – il liceo biomedico che prepara l’accesso ai ragazzi che intendono studiare Medicina ha calcato le scene da protagonista conquistando simpatie e consenso.

È un segnale importante per un partito (Forza Italia) che in moltissimi davano per spacciato e che invece da queste elezioni rivela di avere una vitalità incredibile: significa voglia di centro, tradotto dal sentiment della gente, significa che contro gli estremismi e gli infantilismi di una politica sempre più distante dal territorio, c’è chi – da non politica – ha saputo non solo tessere una tela di relazioni e gradimento per le tante iniziative intraprese e le scelte di cultura, ma anche mostrare che la “politica del fare” è possibile e premia. Con buona pace di un’opposizione che si arrampica sugli specchi invece di produrre proposte alternative o complementari col solo fine del bene comune dei calabresi.

Non tutto quello che la Princi ha fatto merita un plauso incondizionato – sia chiaro – però un merito glielo deve riconoscere anche l’opposizione: la disponibilità al dialogo. La tentazione di superare schemi prefissati e guardare ai risultati, con l’ovvia predilezione per il merito.

Più volte si è detto che una terra dimenticata e trascurata come la Calabria avrebbe bisogno di intese trasversali, oltre lo schematismo dei partiti: bisogna rimboccarsi le maniche, dimenticando l’appartenenza politica, pur nel rispetto delle singole posizione e idee, e costruire insieme proposte e favorire realizzazioni a tutto vantaggio della comunità, afflitta, peraltro, da un astensionismo inarrestabile (hanno votato solo 4 elettori su 10 in Calabria).

La Calabria a questa tornata europea manda quattro suoi figli: dal prof. Pasquale Tridico, già Presidente dell’INPS mandato via dalla Meloni mentre stava rivoluzionando (in bene) l’Istituto di previdenza, che ha raccolto oltre 118mila preferenze, a Mimmo Lucano, già sindaco di quella Riace simbolo di accoglienza, con 76mila preferenze, fino all’europarlamentare uscente Denis Nesci che di preferenze ne ha prese 74 mila. Quattro pedine importanti per l’Europa che verrà e per la Calabria di domani e di dopodomani ma, soprattutto, degli anni a venire. (s)

LETTERA APERTA / Rosario Sergi: Il triste primato di Platì, dove c’è il più forte astensionismo in Italia e in Europa

di ROSARIO SERGI – Egregio Presidente della Repubblica, Gentilissima Presidente  del Consiglio, Ministro dei Trasporti,  Presidente della Regione Calabria, Gentilissimo sindaco Metropolitano, oggi a Platì si è consumata la più grande disfatta della Democrazia, la percentuale di cittadini che si è recata al voto è bassissima. Tale atteggiamento dei cittadini dimostra ancora una volta la grande distanza dei Cittadini Platiesi verso la Politica in generale e verso la politica europea in particolare. Dopo essersi posizionato fra i 10 comuni d’Italia meno scolarizzati, oggi probabilmente si accinge a conquistare il triste primato del Comune dove si è registrato il più forte astensionismo in Italia ed Europa.

Attraverso la tv, i social, i giornali i Cittadini Platiesi si trovano di fronte ad un’Europa che sfoggia strade asfaltate con segnaletica orizzontale e  verticale, con guard rail che impongono standard di sicurezza elevatissimi. A Platì le viabilità si presenta al limite dell’impraticabilità e nell’ultimo anno si sono registrati lungo il tratto stradale Platì-Bovalino 4 giovani vittime le cui vite sono state spezzate a causa delle  mancanza anche delle barriere di protezione.

La Sp2 è chiusa al transito – nel tratto Platì Zervo –  da oltre 10 lustri ed Anas stenta ad effettuare le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, Platì pur essendo comune a vocazione montana non può neanche accedere al Parco Nazionale dell’Aspromonte; la Sp 79 e 79 dir sembrano siano state bombardate dai caccia russi e pensare a chiedere un intervento della Nato per il ripristino della percorribilità.

L’impercorribilità di tali arterie ha anche scoraggiato gli elettori delle popolose contrade di Gioppo e Lauro di recarsi alle urne , su 810 elettori aventi diritti al voto compresa la componente Aire si sono recati presso il seggio elettorale n. 5 di Platì, solo in 54, unitamente anche ai Presidenti e agli scrutatori per i quali si sono resi necessarie numerose surroghe e sostituzioni.

La SP 77 che da Cirella di Platì porta al bivio verso Ciminà si presenta con numerosi cantieri aperti e da anni si registra la loro mancata chiusura e il  completamento delle opere, l’asfalto si presenta irregolare la segnaletica orizzontale e verticale inesistente e le barriere insufficienti a garantire la sicurezza stradale.

Il grido di dolore che i Cittadini platiesi lanciano oggi non può rimanere inascoltato, il gap infrastrutturale che si registra rispetto anche al territorio metropolitano, al resto d’Italia, ed europeo presenta una forbice ampissima, le strade da primo dopoguerra che i Cittadini platiesi sono costretti a percorrere o per meglio dire a non percorrere rappresentano un ostacolo alla costruzione di un rapporto di normalità tra cittadini e Istituzioni.

Invitiamo il Presidente Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a percorrere su mezzi militari, idonei a superare buche e voragini le anzidette strade tale da rendersi conto personalmente delle pietose condizioni in cui versa la viabilità a cui sono costretti i nostri Cittadini, augurandoci che la vostra visita sarà da stimolo agli Enti sovracomunali preposti ad adoperarsi in tempi rapidi.

Tutto ciò premesso auspichiamo un cambio di rotta nella gestione delle risorse destinate alla viabilità da parte dagli Enti sovracomunali verso l’Area cittadina di Platì, distante da qualsivoglia interesse di partito, ma vicina agli interessi dei cittadini dei quali il Sindaco di Platì è portavoce, aiutare gli ultimi ed i territori di trincea è l’unica strada che potrà portare allo sviluppo della Nazione.

Tanto si doveva da parte dei Cittadini Platiesi agli Enti sovracomunali per opportuna conoscenza per le attività di competenza. (rs)

[Rosario Sergi è sindaco di Platì e dirigente nazionale Uncem]

Elezioni europee, le reazioni in Calabria

Le elezioni europee si sono concluse con un importante risultato non solo per Fratelli d’Italia, ma anche per i candidati calabresi che hanno corso in questa tornata elettorale. Esulta il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per il 18% raggiunto da Forza Italia: «raddoppiamo quasi il dato nazionale del movimento azzurro e siamo il secondo partito della Regione».

«Giusi Princi, la mia vice presidente, diventa europarlamentare con quasi 84mila preferenze – più di 65mila prese in Calabria –, viene premiata una figura di grande valore che mi ha affiancato in questi due anni e mezzo di governo alla guida della Regione e che ora andrà in Europa a portare avanti le tante istanze dei nostri territori», ha detto Occhiuto, evidenzianto come «rispetto alle elezioni politiche del 2022 i partiti che compongono la mia coalizione regionale, compresa Azione, che in Calabria supera il 4%, migliorano i propri risultati. Sommando i voti di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Azione arriviamo a sfiorare il 52%».

«Ciò significa che dopo due anni e mezzo i partiti che sostengono il governo Occhiuto crescono tutti e sono maggioranza in Calabria», ha evidenziato ancora, aggiungendo come «stessa cosa non possono dire le opposizioni. Crolla, rispetto alle politiche, il Movimento 5 Stelle, e il Partito democratico, che ha condotto una campagna elettorale avendo come unico argomento l’attacco sistematico e personale contro il presidente della Regione, registra uno dei risultati più bassi d’Italia».

«Il mio ringraziamento va a tutti i calabresi, e poi al mio partito, a tutti i militanti, ai consiglieri regionali, al gruppo dirigente di Forza Italia – ha detto ancora – in particolare al nostro coordinatore, Francesco Cannizzaro, a tutti i coordinatori provinciali, per il grande lavoro svolto sul territorio in questi mesi e in questa campagna elettorale. Questo voto mi fa sentire ancora di più la vicinanza dei calabresi e dà un’ulteriore spinta al governo regionale per sostenere le battaglie della Calabria sui tavoli nazionali con più vigore di prima. Abbiamo un centrodestra più forte in Italia e un centrodestra più forte in Calabria. Sono certo che questa congiuntura ci metterà nelle condizioni di realizzare azioni sempre più positive, spingendoci ad andare avanti con determinazione e grande convinzione, soddisfatti del lavoro svolto fino ad oggi ma consapevoli del fatto che c’è ancora tantissimo da fare e che ci aspettano tanti obiettivi da realizzare nei prossimi anni. Un percorso che ci accingiamo a fare insieme ai tanti calabresi che ci hanno mostrato concretamente la loro vicinanza e il loro incoraggiamento anche in questa tornata elettorale».

Il Governatore, poi, ha commentato i risultati nazionali del partito: «il 9,7% raggiunto a livello nazionale da Forza Italia alle elezioni europee è un grandissimo risultato, inaspettato per alcuni, convinti fino a qualche mese fa che, dopo la scomparsa del presidente Berlusconi, il partito sarebbe inesorabilmente scivolato verso il baratro. Così non è stato, nonostante tanti commentatori nei primi mesi del nuovo anno scommettessero sulla difficoltà di superare addirittura il quorum del 4%. Il 9,7%, invece, è un traguardo straordinario. Sfioriamo il 10%, così come il segretario nazionale Antonio Tajani – a cui va il ringraziamento di tutta la nostra comunità politica – fin da settembre andava ripetendo come un mantra».

«È un successo dei militanti, dei simpatizzanti, del popolo di Forza Italia. E soprattutto è il successo dell’eredità di Silvio Berlusconi. Il nostro fondatore non c’è più – ha proseguito – ma a lui dedichiamo questo grande risultato, a lui saremo sempre grati per il lascito di idee e valori, frutto di una storia politica trentennale, ma anche per averci consegnato un popolo, quello di Forza Italia, che c’è, è vivo, è ben radicato e vuole partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Una grande forza moderata e rassicurante che rappresenta il vero centro del sistema politico italiano. Ciò è ampiamente dimostrato anche dalla sconfitta senza appello a queste elezioni di tutte le altre pseudo esperienze centriste».

«Abbiamo vinto –ha concluso – anche grazie al gruppo dirigente di Forza Italia che nel momento più difficile della sua storia ha saputo anteporre davanti a tutto l’unità, il senso di responsabilità, e la voglia di remare nella stessa direzione per rafforzare e rendere coeso il partito. Il voto nazionale, infine, premia senza dubbio l’esperienza del governo Meloni, un esecutivo ancora più forte, quello uscito da questa tornata elettorale, che andrà avanti senza alcun tentennamento e proseguirà a fare bene e ad agire nell’interesse del Paese».

«Un risultato storico, andato anche oltre le nostre attese. Mi, anzi ci hanno dato fiducia più di 80mila persone di tutto il Sud, credendo in questo progetto di rinnovamento e in una speranza che non sarà certo disattesa», ha detto Giusi Princi, ringraziando «in particolare due categorie: i giovani ed il mondo da cui provengo, la Scuola. Il mio grazie però va tanto a chi mi ha scelto eleggendomi quanto a chi mi ha scelto come candidata. Ringrazio pertanto tutta Forza Italia, soprattutto il team della mia regione, la Calabria, con in testa il Coordinatore Francesco Cannizzaro ed il Presidente Roberto Occhiuto, per avermi dato l’opportunità di rappresentare la Calabria e tutto il Sud Italia in Europa. La mia gratitudine si estende a ciascun componente della Squadra di Forza Italia: i dirigenti locali, gli amministratori, i sindaci, i consiglieri regionali, i colleghi assessori, tutti davvero. Il nostro è un partito che vuole dare fiducia al merito, alle competenze, emblema di una rinnovata credibilità, targata Calabria».

Per il deputato Cannizzaro «questo è un risultato che segna un’indimenticabile pagina di storia politica per tutta la Calabria».

«Il merito – ha sottolineato Cannizzaro – è soltanto di una grande squadra, composta da militanti, dirigenti, amministratori, sindaci, consiglieri regionali, assessori, forze produttive, associazioni, movimenti, che si sono aggregati a questo nuovo credibile progetto. A tutti loro dico grazie di cuore. Assieme al Presidente Roberto Occhiuto, pioniere di questo radicale cambiamento, ci abbiamo creduto sin dall’inizio, mettendo in campo, a rappresentare tutta la Squadra, una delle risorse migliori che la Calabria esprime. Grazie quindi a tutte le calabresi ed i calabresi che col loro voto a Giusi hanno rinnovato la loro fiducia a questa grande squadra che è Forza Italia Calabria».

«Da oggi per la nostra terra e per tutto il Sud inizia una nuova era – ha concluso – con impareggiabili prospettive. Oltre a tutto il gruppo dirigente del Partito, ci tengo, infine, a ringraziare le nostre famiglie, i nostri collaboratori e, in particolare, la mia segreteria che, come detto in altre occasioni, non ha eguali in Italia».

«La serietà della proposta politica, illustrata con giusti toni, mai sopra le righe, nel rispetto degli alleati e degli avversari, è stata premiata dagli italiani. Forza Italia c’è e cresce, la nostra è una forza stabilizzante e sicura, casa dei moderati. E questo voto per le europee ne è la conferma», ha detto il deputato di FI, Giuseppe Mangialavori, sottolineando come «il nostro partito è secondo in Italia tra quelli di maggioranza, ma lo è soprattutto in Calabria, dove la percentuale raggiunta è addirittura il doppio della media nazionale. Merito di una classe dirigente competente, all’altezza delle esigenze dei cittadini, come si evince dalla straordinaria affermazione della nostra vicepresidente Giusi Princi, alla quale vanno le mie più vive congratulazioni per questa eccezionale elezione al parlamento europeo, dove saprà rappresentare egregiamente le istanze del meridione e della Calabria in particolare».

Filippo Mancuso, candidato alle Europee con la Lega, ha evidenziato come il voto non solo ha promosso il Governo italiano, ma «riconosce anche, con l’affermazione complessiva dei partiti di centrodestra, l’ottimo lavoro che il centrodestra sta facendo in Calabria con la guida efficace del presidente Occhiuto».

«Con una visione condivisa, che ci vede in linea con i risultati nazionali ed europei – ha evidenziato – la Calabria ha tutto ciò che occorre per continuare ad essere protagonista nello scenario nazionale e per esigere dall’Europa il dovuto sostegno alle politiche volte ad abbattere i divari di sviluppo Nord-Sud, territoriali, di genere e generazionali».

Mancuso, poi, ha augurato «buon lavoro agli eletti nell’Europarlamento il cui voto segnala un evidente spostamento a destra del suo baricentro che potrà finalmente consentirci di avere un’Ue non più ideologica sulle questioni di stringente attualità e più attenta ai bisogni reali dei cittadini. Rivolgo un ringraziamento di cuore alle amiche e agli amici che, con circa 23mila preferenze, mi hanno consentito di conseguire tutti gli obiettivi cui la mia candidatura mirava.E consentito, al contempo, alla Lega di ottenere un importante risultato e al sottoscritto di essere il più votato (con oltre 4mila preferenze) nel capoluogo della Calabria dove la Lega è il primo partito».

«Il dato europeo complessivo indica, con la bocciatura dei leader di Francia e Germania – ha concluso – la sconfitta delle sinistre mentre rinforza il Governo italiano e l’azione dei partiti che ne fanno parte, i quali, pur non rinunciando alla fisiologica dialettica interna, hanno dato prova di buone sinergie e unitarietà programmatica per modernizzare l’Italia in una congiuntura mondiale difficile».

Il commissario della Lega, Giacomo Saccomanno, ha evidenziato il risultato «storico» della Lega in Calabria, che è oltre il 9%.

«Grande lavoro di squadra e merito a tutti coloro – ha proseguito Saccomanno – che si sono impegnati fortemente ed hanno consentito il raggiungimento di questo risultato straordinario. Un ringraziamento ai candidati Filippo Mancuso, Simona Loizzo e Santo Gagliardi, ed a tutto il partito, dai consiglieri regionali, all’assessore ed a tutti gli amministratori e militanti-simpatizzanti, che si sono mobilitati in tutto il territorio, dimostrando che la Lega c’è ed è radicata nelle comunità. Grazie, anche, a Matteo Salvini che ha tanto lavorato per il Sud e per la Calabria».

«Missione compiuta.  Andiamo in Europa con il nostro Antonio Decaro», ha detto il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, sottolineando come Decaro abbia raggiunto «più di 9 mila preferenze a Reggio Calabria, 24mila in Calabria, complessivamente quasi 500mila nel collegio. Uno dei risultati più alti di sempre».

«Il Partito Democratico prima forza politica al Sud – ha aggiunto Falcomatà – con quasi 1,2 milioni di voti, che portano in Europa ben 5 parlamentari. Insieme ad Antonio quindi auguri di buon lavoro anche a Lucia Annunziata, Lello Topo, Pina Picierno e Sandro Ruotolo. Un risultato straordinario che ci consegna una grande responsabilità, ancora più importante considerando che il Pd è il primo partito tra i giovani anche a livello nazionale. Intorno al Partito Democratico ed in particolare al Sud, con la guida della segretaria Elly Schlein, va costruita un’alternativa forte di governo ad una destra sempre più disgregata ed autoreferenziale».

«Auguri di buon lavoro anche agli altri parlamentari europei eletti in Calabria – ha concluso –: Mimmo Lucano, Giusy Princi, Pasquale Tridico e Denis Nesci. L’auspicio – conclude Falcomatà – è quello di poter collaborare con tutti loro, all’insegna della sinergia istituzionale, per la crescita del nostro territorio».

«Grazie di cuore a Tutti per l’enorme consenso che ci spinge a continuare a lavorare con maggiore impegno per migliorare la nostra bella Calabria! Congratulazioni all’amico Denis Nesci che, con oltre 70 mila voti di preferenza (30 mila in Calabria) continuerà a rappresentare la Calabria e Fratelli d’Italia in Europa!», ha scritto l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese.

Entusiasmo, poi, per il risultato di Mimmo Lucano, che ha ottenuto 180mila preferenze complessive.

«Abbiamo tanto bisogno “di più” umanità a Bruxelles», scrive Michele Magno su FB, mentre il giornalista Lorenzo Tosa sottolinea – sempre su Facebook – di come quella di Lucano sia «una vittoria straordinaria, voluta, meritata, arrivata dopo una quantità di fango, accuse, killeraggio politico e mediatico che avrebbe abbattuto chiunque. Mimmo no. Mimmo ha sempre creduto nella sua innocenza e nella forza delle sue idee. Alla fine, nel giro di pochi mesi, sono state riconosciute entrambe».

«Ha vinto Lucano, ma ha vinto anche il modello Riace – ha sottolineato –. Ha vinto chi, nel pieno della tempesta perfetta, non l’ha mai abbandonato. Ha vinto chi ha creduto in lui e i quasi 200.000 italiani perbene che lo hanno votato. Buon lavoro deputato Mimmo Lucano. Oggi, nel pieno di quest’onda nera, abbiamo un bisogno disperato di persone come te a Bruxelles».
Entusiasmo, anche, per la vittoria di Pasquale Tridico, capolista al Sud per il Movimento 5 Stelle, definita «significativa».
Alfonso Pecoraro Scanio, già ministro Ambiente e Agricoltura, ha evidenziato come «Tridico sarà un parlamentare ecodigital competente. In una situazione di alta astensione specie al Sud e tra i giovani bisogna recuperare passione e puntare su pace, innovazione e vera solidarietà».
«Non si può che essere estremamente soddisfatti per il risultato conseguito da Azione Calabria alle Elezioni Europee. Il suffragio popolare restituisce un partito in netta crescita, anche rispetto al dato nazionale, superando la soglia di sbarramento del 4% che rappresenta un segnale estremamente positivo e promettente per il futuro», fanno sapere dal direttivo regionale di Azione Calabria, guidato dal segretario Francesco De Nisi e dal presidente Giuseppe Graziano, ringraziando i 27mila elettori calabresi che hanno scelto di dare fiducia ad un partito nuovo, giovane e che ha tutte le carte in regola per dettare l’agenda politica della regione.
«L’eccezionale consenso ottenuto dalla lista in questa tornata elettorale – viene evidenziato  è un risultato storicamente significativo, essendo la prima volta che il partito si presenta alle urne in Calabria da quando è stato costituito sul territorio. Un risultato di prospettiva raggiunto, di fatto, con tre candidature di servizio: Francesco De Nisi, Stefania Postorivo e Ramona Calafiore, che hanno saputo guadagnarsi la fiducia degli elettori con competenza e dedizione e ai quali va il ringraziamento di tutto il partito. Un risultato che può essere considerato un’impresa se si considera che è maturato in un contesto politico regionale dove Azione non detiene ruoli di governo né di sottogoverno. Con 27.000 preferenze, questo risultato rappresenta un’espressione concreta di stima nei confronti dei nostri candidati, dei nostri programmi e, soprattutto, del lavoro instancabile dei dirigenti regionali e territoriali del partito. È un voto che testimonia la politica vera fatta sul campo, comune per comune, quartiere per quartiere, casa per casa, a stretto contatto con i cittadini».  (rrm)

TUTTI A VOTARE PER L’EUROPA: NON VINCA
L’ASTENSIONISMO MA LA PARTECIPAZIONE

di SANTO STRATI – Se, ancora una volta, il vero vincitore di una tornata elettorale sarà l’astensionismo, possiamo considerare persa una buona occasione per dare il giusto peso all’idea di Europa. Vale per tutte le elezioni (il calo dei votanti è irrimediabilmente costante) ma, in questo caso, c’è l’opportunità di mostrare che si crede nell’Unione Europea e  nel ruolo che essa deve avere di fronte ai due terribili conflitti che, in vario modo, ci riguardano, e a una visione di futuro guardi fondamentalmente ai giovani e ai loro anni futuri.

Proprio i giovani, ahimè, sono quelli che – apparentemente – mostrano il maggior disinteresse non solo verso le elezioni europee, ma persino nei confronti dell’Unione, almeno questo dicono i sondaggi: nei fatti – crediamo, invece – c’è una forte domanda di partecipazione politica e il desiderio di poter puntare a un’Europa come una reale unione di Stati anche dal punto di vista politico (e non soltanto monetario).

I due conflitti in corso hanno fatto notare in maniera evidente la mancanza di un “ministro degli esteri” europeo, in grado di esprimere una comune visione contro la guerra  (contro ogni guerra) e di assumere una funzione negoziatrice in nome e per conto di 27 Paesi.

Un’illusione, forse, ma ai nostri giovani, già delusi da una politica nazionale quasi inesistente, come facciamo a offrire una così modesta idea dell’Europa se non esprimendo – compatti – un voto che equivale al senso di partecipazione e e di fiducia. Non importa chi votate, ma andate a votare: è un segnale quello che serve all’Europa dei popoli e ai suoi futuri rappresentanti, perché prendano atto che Bruxelles non sia un posto di potere (come tanti altri) ma una cabina di regia che finalmente possa accogliere e, quando possibile, soddisfare le richieste dei cittadini di uno Stato comune europeo, che pur nelle singole e inevitabili differenziazioni esprime i valori della libertà e del viver bene che sono la base fondante dei padri costituenti di quella “Comunità” (CEE) che sarebbe poi divenuta “Unione”.

Quando, il 25 marzo 1957, venne firmato il Trattato di Roma che istituiva la Comunità economica europea e l’Euratom (Comunità europea dell’energia atomica), i padri costituenti di questa grande realtà “comune” mostravano una visione che rivelava la grande fiducia nel progetto europeo.

Un’idea nata nel 1941 ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi durante il confino a Ventotene (erano fieri oppositori del regime fascista): un progetto nato dalle riflessioni sui trent’anni di conflitti, dal 1914 al 1945, che cercavano di individuare un percorso comune per i cittadini di una “nuova” Europa.

Il cosiddetto Manifesto di Ventotene (poi curato e pubblicato da Eugenio Colorni) indicava la necessità di un radicale mutamento nel paradigma europeo, all’insegna di uno slogan che poi è il titolo originale del documento: “Per un’Europa libera e unita”. Scrivevano Spinelli e Rossi già nelle prime righe il concetto ispiratore dell’Unione: “La civiltà moderna ha posto come fondamento il principio della libertà, secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”. No al cittadino suddito (naturale condizione dei regimi totalitari) ma protagonista della vita politica, sociale ed economica del suo Paese nel nome della libertà.

È in base a questo concetto, della libertà, che il voto rappresenta la conferma della stessa libertà.

Andiamo a votare: è un diritto conquistato, consideriamolo un dovere verso le nuove e future generazioni, che – magari – potranno anche dire grazie. Non solo all’Europa, ma soprattutto a chi ci ha creduto. (s)

L’OPINIONE/ Vincenzo De Vincenti: Esercitiamo il nostro diritto di voto senza esitazione

di VINCENZO DE VINCENTI – In un momento storico caratterizzato da instabilità e preoccupazione per il futuro della nostra Europa, culla di civiltà e madre dei diritti umani, il mio pensiero va ai nostri padri costituenti che hanno subito la repressione, il confino e la privazione della libertà e che hanno fatto del carcere l’Università della democrazia, come Altiero Spinelli, Guido Rossi, Sandro Pertini e tanti altri ancora.

Tutti loro, sono sicuro, manifesterebbero incredulità, stupore e disapprovazione per i conflitti che si consumano a pochi passi delle nostre porte. Ma soprattutto avrebbero da ridire sul comportamento di chi non va a votare alle elezioni europee perché li considera delle consultazioni di poco valore. Mentre, oggi più che mai, hanno assunto un’importanza vitale che dovrebbe indurci ad esercitare il nostro diritto di voto senza alcuna esitazione.

Come Presidente dell’Associazione, quindi, vi chiedo di andare a votare e di dare il vostro consenso ai candidati degni di fiducia e di stima, ossia a quei candidati che si sono messi in gioco per arginare la deriva estremista e il ritorno ad una politica che ha ridotto l’Europa in macerie.

Spero mi sia perdonata questa mia “intrusione”, perché sono stato mosso dalla profonda convinzione che, se eletti, possano dare un contributo di qualità alla risoluzione dei problemi che attanagliano, il nostro territorio, la nostra Calabria, la nostra Europa. (vdv)

[Vincenzo De Vincenti è presidente dell’Associazione Ricchizza Pietrapaola]

Le proposte di Confartigianato Calabria per «un’Europa a misura di artigiani e piccole imprese»

Realizzare un’Europa a misura di artigiani e piccole imprese. È l’impegno a cui Confartigianato Imprese Calabria sollecita i candidati alle elezioni europee, che rappresentano «un’opportunità per un cambio di marcia che ponga le piccole imprese al centro dell’agenda politica ed economica europea».

«È essenziale che queste imprese possano affrontare le grandi trasformazioni del mercato, cogliere le opportunità delle transizioni ecologica e digitale, e contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile», ha detto Confartigianato, rilanciato i temi contenuti all’interno del documento Artigianato e Micro, Piccole e Media Imprese.

Tra i temi chiave, la creazione di un ambiente favorevole ai piccoli imprenditori con regole chiare che consentano a tutte le aziende di competere alla pari; la qualificazione delle competenze necessarie a favorire l’occupabilità dei giovani, affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità e garantire la continuità aziendale; l’accesso alle risorse per investire nello sviluppo. Questi temi sono stati ripresi anche nel Manifesto per le Elezioni europee 2024 di SmeUnited, l’Associazione Europea che rappresenta l’artigianato e le PMI, di cui Confartigianato è membro fondatore.

«Le priorità – ricorda Confartigianato Imprese Calabria – sono state ribadite anche lo scorso 28 febbraio a Monaco di Baviera, durante la Fiera internazionale dell’artigianato, dove i vertici delle principali Organizzazioni che rappresentano l’artigianato e le Mpmi in Europa hanno condiviso un documento congiunto per le elezioni europee del 2024 che costituirà anche la base per la Conferenza Europea dell’Artigianato prevista per l’inizio del 2025, a pochi mesi dalla costituzione della nuova Commissione Europea prevista per novembre 2024, in cui sarà ribadito il ruolo centrale dell’artigianato nello sviluppo economico e nella coesione sociale in Europa».

«Le misure di sostegno introdotte dall’Europa – viene ricordato – hanno permesso alle imprese e alle famiglie di attraversare le crisi recenti, sebbene ciò abbia comportato costi significativi, traducendosi in inflazione elevata, imprese indebitate e alti livelli di debito pubblico. Il Next Generation EU rappresenta una tappa storica nel processo di integrazione europea, dimostrando come l’UE possa trasformare una crisi in un’opportunità per rafforzarsi e consolidarsi».

«Dal prossimo quinquennio legislativo– si legge nella nota di Confartigianato – le micro e Pmi si aspettano una legislazione che crei opportunità e non più vincoli. Sarebbe paradossale realizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile i cui presupposti ed implicazioni siano insostenibili per le imprese che dovrebbero farsi parte attiva della transizione. Il nuovo modello di sviluppo deve essere ricalibrato a misura di impresa, con particolare attenzione alle micro imprese».

Confartigianato chiede, quindi, di applicare sistematicamente il principio “pensare innanzitutto al piccolo”, favorire l’interoperabilità delle principali piattaforme pubbliche nazionali ed europee per semplificare la vita alle imprese, pensare ad indicatori e standard esg adatti e sostenibili per le micro e piccole imprese, incoraggiare l’internazionalizzazione delle Mpmi nell’ambito del mercato comune e nel resto del mondo, adeguare la legislazione del lavoro orientandola alla flessibilità e alla sicurezza di lavoratori e datori di lavoro, garantire un accesso equo ai mercati e il corretto funzionamento della concorrenza, contrastare la formazione di posizioni dominanti, specie da parte delle piattaforme digitali, sostenere le Mpmi nella gestione di imprese “decarbonizzate” e più ecologiche, garantire l’accesso sostenibile alle materie prime essenziali, implementare politiche di contrasto al cambiamento climatico e alle conseguenti catastrofi naturali. (rcz)

La consigliera di CZ Palaia: Voto dei fuori sede risultato raggiunto grazie al Collettivo Valarioti

La consigliera comunale di Catanzaro, Daniela Palaia, ha evidenziato come la possibilità, per tantissimi studenti e studentesse fuori sede di votare alle imminenti elezioni europee, sia un risultato «frutto di una campagna di sensibilizzazione e attivismo portata avanti con grande dedizione anche dal Collettivo Valarioti di Catanzaro, che in questi giorni vedrà il suo primo test concreto».

«Tutta la comunità deve ringraziare il collettivo per il loro instancabile lavoro e per aver contribuito a realizzare questo importante passo avanti per la nostra comunità», ha continuato Palaia, spiegando come Catanzaro «capoluogo di regione, si prepara ad accogliere 23 studenti e studentesse che, provenendo da tutta la Calabria, potranno votare da fuori sede per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024. Per l’occasione, è stato costituito il seggio speciale numero 93, presso la scuola elementare Aldisio, in via Alcide De Gasperi».

«Inoltre – ha aggiunto – altri 17 studenti e studentesse che risiedono all’interno della stessa circoscrizione Sud voteranno a Catanzaro (al seggio 76 di via Murano), contribuendo così a rafforzare la partecipazione democratica nella nostra città».
«Un augurio di buon voto, dunque – ha concluso – a tutti gli studenti fuori sede che studiano a Catanzaro, e un pensiero speciale ai 140 studenti catanzaresi che, studiando fuori regione, si recheranno alle urne nelle loro rispettive sedi. La partecipazione attiva e consapevole dei giovani è fondamentale per il futuro dell’Europa e per il rafforzamento dei valori democratici. Che questo sia solo l’inizio di un percorso sempre più inclusivo e partecipato». (rcz)

UN NUOVO INIZIO EUROPEISTA, MA INSIEME
PER UN’EUROPA UNITA, DI POPOLI E LAVORO

di LUIGI SBARRA – Il mondo corre, cambia. Anche l’Europa deve cambiare. Non può arrancare, restare sulla difensiva. Troppo ritardo è già stato accumulato. Troppe questioni, enormi e complesse, dimostrano che così come è strutturata l’Unione europea non riesce, non riuscirà, ad essere protagonista sulla scena globale.

La legislatura che si aprirà tra poco deve dare il via ad una vera fase costituente in Europa. Bisogna accelerare lungo la strada dell’integrazione economica e sociale, verso la realizzazione dell’unità politica e degli Stati Uniti d’Europa. Per rendere l’Unione più efficiente, coesa, solidale e rappresentativa. Più forte, autorevole e incisiva sulla scena politica mondiale. Baluardo contro autocrazie e regimi illiberali che puntano apertamente ad attaccare la democrazia e i nostri valori. È indispensabile che l’Unione si doti di una politica estera, di difesa e di sicurezza comune. Per sostenere con rinnovata energia l’Ucraina, assumere un ruolo per porre fine al conflitto israeliano-palestinese e aprire la strada all’unica soluzione possibile, quella che dovrà condurre a due Stati per due popoli.
E per restare al passo con l’Europa la Cisl ha auspicato per l’Italia un’Agenda che deciderà crescita e futuro del Paese, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, investimenti su politiche attive, formazione e competenze, una nuova politica dei redditi che difenda risparmi, salari e pensioni, il rinnovo di tutti i contratti, una riforma fiscale che sostenga i redditi medi e popolari, un’evoluzione del sistema pensionistico nel segno della sostenibilità e dell’inclusività per giovani e donne, maggiori risorse per sanità, pubblico impiego, scuola, politiche sociali e non autosufficienza, governance partecipata del Pnrr, relazioni industriali che evolvano nel solco della partecipazione, come stiamo contribuendo a fare con la nostra Proposta di legge ora in Parlamento.
Un nuovo inizio europeista. Questo è il grande compito. Cominciando col rendere strutturali gli strumenti pandemici e istituendone altri, come il Fondo sovrano europeo per l’industria, Ma bisogna riformare l’architettura decisionale, dando un ruolo più ampio alla Commissione e al Parlamento europeo. Via il cappio del diritto di veto, sostituendo la regola delle decisioni all’unanimità con il voto a maggioranza qualificata, pressoché in tutti i settori. Decidere e unificare, ha continuato Sbarra, secondo cui si deve puntare a stringere, a livello europeo, un Patto per il lavoro che abbia al centro formazione, occupazione e protezione sociale.
Si proceda alla piena e vincolante inclusione dei principi del Pilastro europeo dei diritti sociali. Per promuovere l’incremento dei salari e delle condizioni di lavoro, costruire uno spazio contrattuale europeo, che valorizzi relazioni industriali e partecipazione transnazionale
La chiave di tutto sta nella parola insieme. Insieme per un’Italia e un’Unione nuove, in grado di fare bene e fino in fondo la loro parte, per ritrovare lo spirito e l’ambizione dei Padri fondatori, per essere protagonisti oggi e domani sulla scena politica ed economica a livello globale. Insieme. Verso una vera comunità dei popoli e del lavoro e l’orizzonte degli Stati Uniti d’Europa.

Il Manifesto della Cisl Insieme per un’Europa Nuova: Lavoro, Coesione e Partecipazione

Di fronte alle trasformazioni in atto dobbiamo aprire una nuova fase costituente e completare il cammino verso un’Europa nuova, unita, partecipata, dei popoli e del lavoro. Occorre uno scatto in avanti, un grande processo di riforma che promuova il modello sociale, i valori democratici, una governance sovranazionale in grado di valorizzare e tutelare gli interessi dei singoli Stati e di rispondere concretamente ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, dei pensionati e delle pensionate, dei cittadini e degli immigrati.

Secondo la Cisl l’Unione Europea dovrà salvaguardare e promuovere maggiormente la dignità della persona e il lavoro di qualità, contrastando le disuguaglianze e le marginalità sociali, dando risposte di inclusione in particolare a donne e giovani.
Le grandi transizioni del nostro tempo, un contesto internazionale turbolento e frammentato chiamano in causa la capacità dell’Europa di trovare le giuste risposte, accompagnate da una crescita del proprio ruolo geopolitico.

Da questo punto di vista il nuovo Patto di stabilità e crescita presenta aspetti preoccupanti da affrontare superando l’impostazione eccessivamente rigorista ed evitando, al contempo, che gli effetti di tale impianto gravino sui cittadini attraverso tagli alla spesa sociale e allo sviluppo. Bisogna riconquistare la fiducia delle persone nei confronti del progetto europeo, arginando populismi e nazionalismi e giungendo, anche mediante una revisione dei Trattati, alla costruzione degli Stati Uniti D’Europa quale traguardo ultimo per affrontare la complessità del contesto, promuovendo e facendo progredire pace giusta e coesione, democrazia e sviluppo.

Sono quattro le priorità su cui puntare per dare un nuovo assetto sociale, organizzativo ed economico al vecchio continente:
Realizzare una governance partecipata.

Per la Cisl aumentare il coinvolgimento di sindacati e imprese è fondamentale per affrontare la complessità di transizioni epocali come quelle energetiche, climatiche e digitali, salvaguardando la coesione. Dialogo sociale, contrattazione e partecipazione devono essere i pilastri portanti di una nuova governance europea per far progredire qualità, stabilità e sicurezza del lavoro, incentivare sostenibilità e crescita dei territori, radicare gli investimenti rilanciando e redistribuendo la produttività, elevare l’innovazione e proteggere la persona nelle transizioni. Serve maggior protagonismo negoziale della Confederazione europea dei sindacati alla luce anche delle grandi trasformazioni dell’occupazione dovute alla digitalizzazione e all’avanzare delle intelligenze artificiali. Una maggiore partecipazione dovrà essere collegata anche ad un coinvolgimento delle organizzazioni della società civile per contribuire a politiche orientate al benessere sociale.

Rafforzare la dimensione sociale.

Occorre rendere il mercato del lavoro un luogo di crescita della persona. Va data piena attuazione al Pilastro dei diritti sociali, promuovendo il miglioramento dei livelli salariali, delle condizioni di lavoro e delle protezioni sociali. Va costruito uno spazio contrattuale comunitario che valorizzi la partecipazione transnazionale, a partire dal rilancio del ruolo dei Comitati aziendali europei nelle imprese multinazionali per ridurre il rischio di dumping e delocalizzazioni e sviluppare strumenti di gestione sostenibile d’impresa volti a garantire una responsabilità solidale nell’intera filiera produttiva.

È necessario garantire l’applicazione delle norme sulla mobilità equa dei lavoratori, anche attraverso il rafforzamento dell’Autorità europea del lavoro, e assicurare il principio della parità di retribuzione per le stesse mansioni. Forti vincoli sociali devono orientare i criteri di finanziamento pubblico alle imprese. Bisogna fronteggiare e sradicare il lavoro sommerso, delle società di comodo, dei falsi rapporti autonomi. Il contrasto all’illegalità e alla criminalità organizzata va garantito anche estendendo a livello comunitario i contenuti della Legge La Torre sulla confisca dei patrimoni mafiosi. Vanno risolti i grandi divari regionali potenziando le politiche di coesione in un’ottica di lungo periodo

Rendere equo il mercato interno.

Rafforzare e completare il mercato interno, puntando all’equità e a una competitività sostenibi e allargandolo ad ulteriori settori come la finanza, l’energia e le telecomunicazioni, è un obiettivo non più rinviabile. Dobbiamo convergere su politiche comuni a partire da quelle industriall e di ricerca e sviluppo, che contribuiscano alla produzione di beni pubblici di cui tutti gli Stati membri possano beneficiare. È necessario aggiornare la politica di concorrenza alle nuove sfide in modo da promuovere gruppi industriali europei salvaguardando la coesione e lo sviluppo territoriale, così come assicurare l’inclusione di clausole sociali negli accordi commerciali per salvaquardare i diritti contrattuali dei lavoratori lungo tutte le catene di fornitura.

Il rafforzamento del mercato interno non può prescindere inoltre da una tassazione armonizzata, per evitare fenomeni di concorrenza al ribasso, e dalla valorizzazione della componente del risparmio mediante strumenti di investimento nel ‘economia reale. Occorre migliorare l’accessibilità di capitali a imprese e cittadini, anche in un’ottica di attenzione ai territori più svantaggiati, e contrastare tutti i fenomeni di finanza speculativa.

Creare un assetto decisionale comunitario.

È necessario promuovere una riforma dell’architettura decisionale europea verso l’obiettivo di un rafforzamento politico e di maggiore legittimazione della Commissione, di un ruolo più ampio del Parlamento europeo e del superamento della regola delle decisioni all’unanimità nel Consiglio nell’ambito di una vera Costituzione europea. Una riforma ancor più necessaria alla luce di un possibile allargamento a 35 Paesi. Occorre aumentare eticacia comunitaria rivedendo le competenze e gli ambiti di intervento, a fronte di un sistema troppo intergovernativo, troppo condizionato da veti e interessi nazionali su aspetti fondamentali come le politiche migratorie, fiscali, estera e della difesa.

Nel contesto di “riglobalizzazione” e di riassetto geostrategico che vede riemergere regimi autocratici, l’Europa deve avere voce forte e autorevole nel campo della difesa e della sicurezza con un conferimento di capacità militari, che da un lato riequilibri le forze in campo e dall’altro consenta sinergie sulle spese dei singoli Stati, con risparmi in grado di aumentare le risorse disponibili per le politiche sociali e di sviluppo. Allo stesso modo è indispensabile che l’Unione adotti una politica estera comune e sia capace di gestire flusso migratori e di asilo con criteri di solidarietà tra Stati, canali legali, parità di trattamento, inclusività e valorizzazione di competenze nel mercato del lavoro.  (lb)

[Luigi Sbarra è segretario nazionale della Cisl]