La corsa per le elezioni,
ma nessuno parla di scuola…

di GUIDO LEONE – Siamo in piena campagna elettorale e, finora, non si è sentito parlare quasi per niente di scuola nella stragrande maggioranza dei dibattiti politici, come se il mondo dei ragazzi e dei giovani non esistesse e come se l’istruzione e la cultura, con la promessa di cittadinanza alle nuove generazioni, sia di un mondo alieno. Mai come in questa tornata elettorale la politica sembra – anzi è – distante dalla vita vera. Quella che incontri al mercato, davanti alla scuola, tra la gente di strada insomma. Vai a sapere che cosa pensano i candidati allo scranno dell’assise regionale della scuola,  al di là delle parole d’ordine, della scuola viva, che sta in trincea nei paesi collinari e montani, nelle periferie urbane della Calabria, dei risultati che hanno prodotto trenta anni di politiche scolastiche nefaste condotte in modo bipartisan dai vari ministri.

La scuola di Reggio e della Calabria, intesa come strumento strategico di crescita del capitale umano in funzione dello sviluppo del territorio, non ha mai avuto complessivamente su di sé l’attenzione della rappresentanza politica.

Mentre i vari indicatori sulla qualità del nostro sistema scolastico ci restituiscono severi aspetti di criticità riassumibili in: una crisi nei risultati scolastici che si manifesta già nella scuola dell’obbligo e che sembra prefigurare successivi scacchi formativi; una stratificazione sociale nelle scelte tra i diversi indirizzi della scuola secondaria superiore, che si ripercuote nei livelli di apprendimento; l’emergere di un disagio sottile, di una difficoltà a coinvolgere fino in fondo gli allievi nella loro esperienza scolastica,testimoniato dal fenomeno dei debiti scolastici, che, comunque, indica un rapporto non positivo con gli apprendimenti scolastici (matematica, italiano, lingua straniera,ecc.); tendenza alla licealizzazione del sistema scolastico.

La nostra regione, poi, esibisce i dati più sconfortanti in materia di sicurezza e di adeguamento degli edifici scolastici. A ciò si aggiunge la permanenza di squilibri territoriali: è stato più volte rimarcato che molti comprensori delle aree interne della Calabria sono tagliati fuori da una offerta formativa extra-curricolare per la mancanza dei servizi, trasporti in particolare, che penalizzano la partecipazione degli studenti alle attività pomeridiane che le istituzioni scolastiche pongono in essere per il completamento del percorso educativo. Questo stato di cose non assicura equità e qualità. Non garantisce il diritto allo studio per tutti.

Discutibili i processi di dimensionamento che in questi anni non hanno  tenuto conto delle peculiarità territoriali, dei bisogni formativo/educativi di determinate aree a rischio della regione, che non hanno razionalizzato i processi di accorpamento delle singole scuole in termini di moderna consortilità intercomunale, come avviene per altro genere indispensabile di servizi alla comunità.

È sul territorio che si misura la capacità della politica ad affrontare i nodi strutturali di un sistema scolastico come il nostro che manifesta delle criticità ormai consolidate che vanno dal gap nei livelli di apprendimento tra i nostri studenti e il resto del Paese alla qualità dei nostri edifici scolastici.

L’autonomia differenziata, poi, sancirà gli squilibri che già esistono e li renderà definitivi e insuperabili. Il gap di servizi, nella scuola, nella sanità, nel sostegno alla disabilità e alla integrazione, negli asili, nella dotazione di verde, di parchi, di attrezzature sportive, di risorse di sostegno all’apparato produttivo, etc., diventerà “legittimo”, un privilegio etnico-territoriale immodificabile. Insomma chi, all’interno della stessa nazione, abita in territori particolari e benestanti ha più diritti di chi invece ha avuto la ventura di abitare in territori disgraziati.

Ma non ci si sofferma mai però a fare una attenta analisi sul perché di tali risultati per poi avviare una seria ricostruzione della scuola con investimenti seri e reali, anche in termini di risorse umane, ancorché necessari in un territorio che denuncia severi tassi di dispersione e di abbandono, di analfabetismo primario e di ritorno e dove la cultura della illegalità è peraltro molto diffusa.

La verità è che la nostra classe politica non ha molta  dimestichezza con le aule, non ha mai visto cosa significa lavorare negli istituti di frontiera, non ha mai visto cosa vuol dire stare a contatto con i ragazzi difficili nelle classi, non ha mai visto come molti insegnanti lavorano con passione e impegno veramente encomiabili.

Entrate nelle scuole, cari politici, parlate nel corso di questa campagna elettorale con i docenti, i dirigenti, le famiglie, e vi renderete conto come la scuola reggina e calabrese merita molto di più di come è conciata ora.

Ma, calandoci nel nostro territorio perché quello che ci interessa di più è sapere cosa farà la Regione per i prossimi cinque anni, gradiremmo sapere cosa ne pensano del sistema scolastico e universitario ai fini dello sviluppo della nostra regione. Magari diciamo noi cosa ci attendiamo dal futuro ente Regione.

Mondo della scuola e pianeta del governo regionale, nelle sue varie declinazioni, non hanno mai realizzato un dialogo in questi termini. Eppure, è assodato che maggiori possibilità occupazionali vengono garantite da quelle scuole che sono inserite in una filiera formativa che metta insieme distretti industriali, ricerca delle imprese e buoni istituti tecnici e professionali. Mare, montagna, turismo,  agricoltura, nuove fonti di energia, solo per citare alcuni dei settori strategici di sviluppo della nostra regione. La strategia d’intervento che qui si vuole evidenziare è basata, in primo luogo, su una attenta conoscenza del contesto territoriale e socio culturale e l’adozione di strumenti differenziati a seconda degli ambiti e dei destinatari.

Non abbiamo visto per esempio, particolari politiche incentivanti per gli istituti professionali alberghieri e turistici o per gli istituti artistici. Intendo sottolineare che c’è una vocazione specifica di determinati ambiti del territorio regionale che va individuata e stimolata. Cioè, se un territorio è naturalmente vocato per uno sviluppo turistico o agricolo, la strategia politico-amministrativa deve agevolare tale crescita lungo tutta la filiera che parte dalla formazione e fino all’inserimento nel locale mercato del lavoro.

Politiche scolastiche, politiche culturali, politiche sociali e del lavoro devono essere assolutamente integrate. Non possono essere scollegate come è stato fino ad oggi.

Penso che la nuova Amministrazione regionale calabrese che verrà fuori dalla prossime elezioni debba interpretare questa fase in termini di grande responsabilità e grande lungimiranza ed assumere questo tema non per le implicazioni di potere, per i posizionamenti o  per le interferenze possibili, ma come fattore fondamentale per conseguire risultati importanti sul piano dello sviluppo e della civiltà.

Noi riteniamo, altresì, che sia indispensabile riscrivere una nuova legge quadro per un sistema regionale di istruzione e formazione professionale che preveda l’istituzione: di una Autorità regionale per l’orientamento continuo, a garanzia del diritto all’orientamento; di una Scuola regionale per l’Orientamento, che si occupi di fornire percorsi di aggiornamento e formazione sulle tematiche specifiche destinati al personale della pubblica amministrazione impegnato in funzioni di orientamento; di un Osservatorio Regionale delle professioni, finalizzato a promuovere la costituzione di una banca dati delle figure professionali; della Conferenza annuale dei servizi sull’educazione, di concerto con l’Ufficio Scolastico Regionale, partecipata da tutti i soggetti che in Calabria concorrono al sistema educativo, e finalizzata al confronto sulle strategie formative funzionali allo sviluppo sociale, culturale ed economico della nostra regione (esperienza mai realizzata finora); degli Stati Generali per la Scuola, finalizzati ad assicurare un raccordo efficace tra la Scuola ed il mondo del lavoro.

Allora, la Regione Calabria ha oggi sicuramente l’obiettivo di recuperare un protagonismo forte in questo campo, di esprimere una politica per l’istruzione nel rispetto delle autonomie.

I tempi sono maturi  per un serio nuovo confronto politico – istituzionale, atteso che in questi ultimi decenni non si è nemmeno realizzata una conferenza interistituzionale  sui temi della scuola e dell’istruzione e delle linee di sviluppo socio-economico della regione verso cui orientare magari nuovi  profili formativi in uscita dal sistema scolastico e universitario degli studenti calabresi. Mi auguro che con l’avvio della prossima consiliatura regionale, gli indispensabili  tavoli interistituzionali che dovranno essere attivati unitamente all’ Ufficio scolastico Regionale operino con una visione innovativa. Certo, ad oggi, l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria ci ha messo anche del suo con la scarsità delle iniziative sul territorio calabrese. Il nostro pianeta scuola è sfilacciato da un bel po’, ogni scuola va a ruota libera e di direttive, oltre che di presenze istituzionali strategiche sul territorio, se ne vedono ben poche e finalizzate ad atti prevalentemente burocratici. Abbiamo avuto tempi migliori!

(Già dirigente tecnico U.S.R. Calabria)

Il Forum Riformista Calabria: Rinviare la data delle elezioni regionali

In una nota firmata da Saverio Zavettieri e da Francesca Straticò, della presidenza del Forum Riformista Calabria, viene ribadita la necessità di rinviare la data delle elezioni regionali in Calabria, previste per il 14 febbraio 2021, posticipandole in primavera.

«Il Forum Riformista Calabria – si legge nella nota – preso atto che le Prefetture hanno inviato una circolare con la quale, invitano i sindaci ad affiggere, entro il prossimo 31 dicembre, il manifesto di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione del Presidente della Giunta e del Consiglio Regionale fissata per il 14 Febbraio 2021, ritiene di assoluta e preminente importanza effettuare alcuni rilievi».

«Ove fossimo in un periodo normale – continua la nota – si comprenderebbe la necessità di fissare la data della consultazione in tempi rapidi per ovviare a quel vuoto di rappresentanza che è sempre dannoso per le istituzioni democratiche, ma quello che stiamo vivendo non è un periodo normale e la nostra Regione, più di altre, non si trova affatto in una situazione normale. Sulla nostra Regione, infatti, in questo periodo grava l’emergenza covid-19 ma anche la lunga permanenza in zona rossa, che ne ha condizionato e tutt’ora continua a condizionarne ogni attività, con evidente pregiudizio per la necessaria compiutezza e conseguente legittimità del procedimento elettorale».

«A distanza di appena due settimane – hanno detto Zavettieri e Straticò – dalla presentazione delle liste, ancora non si conoscono i programmi, non si conoscono i nomi dei candidati alla presidenza, e nulla si sa in ordine alle alleanze ma, malgrado ciò, si continua a ritenere possibile che gli elettori siano chiamati a pronunciarsi il prossimo 14 Febbraio e, per di più, in un solo giorno. Il 2020 è stato un anno particolarmente triste per la Calabria, che si è trovata nel pieno della pandemia ad essere senza Presidenti, della Regione e del Consiglio Regionale, senza volto, commissariata nei settori più nevralgici ed importanti, tra i quali anche quello, rilevante e delicatissimo, della sanità, senza che alcuna forza politica, tutte non a caso commissariate, potesse riflettere sul reale stato della Regione e su come poter uscire dal buco nero nel quale è precipitata. Votare in questa situazione renderebbe il voto del tutto privo di valenza sostanziale e di significativa espressione di consenso e, persino dannoso, in quanto diverrebbe esclusivamente espressione di fazioso schieramento e non di reale convincimento o di contenuto».

«Ci troveremmo di fronte – prosegue la nota – ad una sorta di delega in bianco, affidata ad un/una signore/a scelto/a nel chiuso di una stanza, da oligarchie di partito esterne (ed estranee) alla nostra Regione, e forte solo di un mandato sconosciuto ai calabresi e senza alcun vincolo con gli elettori, i quali sarebbero ridotti al mero ruolo di “sudditi”, in barba ai più basilari diritti civili e politici sviliti e mortificati, per non dire annullati. In questa particolare situazione la sola cosa ragionevole e sensata è rinviare la data delle elezioni regionali, differendola alla prossima primavera. La necessità di un appello, come questo del Forum Riformista Calabria continua, però, ad essere dimostrazione che, nonostante la peculiarità del periodo e la gravità della situazione nella quale ci troviamo, la ragione ed il buon senso appaiono le sole cose a non essere né diffuse, né contagiose».

«Si sente parlare – continua ancora la nota – di un emendamento di rinvio nel decreto mille proroghe che inizia il suo iter parlamentare, ma ciò senza che nessuno se ne assuma la paternità, a dimostrazione di quanto la responsabilità ed il coraggio del Governo e della rappresentanza parlamentare latitino, finanche adesso che ce ne sarebbe enorme bisogno. Si potrebbe attendere ancora qualche giorno per vedere gli sviluppi della situazione, reiterando la pratica dell’attendismo che, da qualche tempo, sembra essere la più seguita, ma nel caso non ci fossero auspicabili novità, i sindaci saranno chiamati, entro il prossimo 31 Dicembre, a decidere se dare seguito o disattendere la circolare prefettizia che li coinvolge nella responsabilità».

«La responsabilità principale, però – conclude la nota – resta in capo a coloro che adotteranno o meno una decisione correttiva, ed è per questo che, vorremmo sentire, in difesa delle sorti di questa nostra regione, risuonare forte la voce della sua rappresentanza parlamentare». (rcz)

In copertina, Saverio Zavettieri e Francesca Straticò