«La nostra Associazione ritiene sia indispensabile un cambio di prospettiva rispetto al fenomeno degli incendi, destinato ad aggravarsi nella nostra regione, in connessione alla crisi climatica in corso che reca con sé episodi di siccità prolungata, ondate di calore e rischi di desertificazione per intere aree». È quanto hanno detto Anna Parretta presidente di Legambiente Calabria ed Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente Nazionale, sottolineando come la logica deve essere quella di prevenire gli incendi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione dei servizi ecosistemici che vanno remunerati, la rivitalizzazione delle comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale».
Negli ultimi giorni, infatti, le fiamme hanno gravemente colpito il territorio regionale lasciando cenere e distruzione al posto di alberi e campi coltivati e mietendo vittime – come è accaduto a Cassano, dove un uomo stava cercando di difendere il suo uliveto o a Cirò, nonostante un ingente intervento di uomini e mezzi di soccorso.
Un bilancio molto pesante causato molto spesso dalle azioni di criminali e di piromani, ma anche dalla scarsa o mancata azione di prevenzione e di difesa attiva dai roghi. Nella nostra regione, infatti, si continua a puntare sulla gestione dell’emergenza, tralasciando l’ottica della prevenzione, l’unica in grado di limitare gli incendi, a partire dagli interventi di buona gestione forestale, dalla manutenzione del territorio e dalla mappatura delle aree percorse dal fuoco per bloccarne le spirali malefiche.
Nonostante le dichiarazioni e gli annunci, pesano ancora i ritardi delle Amministrazioni competenti, la carenza di mezzi e la sovrapposizione di competenze in materia di incendi boschivi.
Per questo per Parretta e Nicoletti è «molto importante una rigorosa applicazione da parte dei comuni, della legge sui vincoli e sul catasto delle aree percorse dal fuoco, le cui misure sono state rinforzate dalla legge n. 353/2000 con l’individuazione dei poteri sostitutivi delle Regioni nel caso di inadempienza. Senza dimenticare che, con grande frequenza, gli incendi sono collegati agli interessi della ‘ndrangheta, che per come posto in luce dalle indagini della Magistratura, controlla intere aree boscate oltre ai pascoli abusivi ed ha forti interessi economici nel business del taglio dei boschi e nella loro gestione illecita».
«L’intero territorio calabrese, a partire da boschi e foreste, dalle aree protette e dai siti della rete Natura 2000 – è stato ribadito – deve essere protetto e tutelato con strumenti e risorse idonee e con capacità di visione perché le temperature sono destinate ad essere ancora più elevate per effetto del riscaldamento complessivo del Pianeta. La Calabria non può e non deve farsi trovare impreparata e deve mettere in campo adeguati ed operativi programmi di adattamento ai cambiamenti climatici che scongiurino i disastri ai quali stiamo assistendo».
«Legambiente chiede, da tempo – viene evidenziato – di mettere in campo alcune misure adeguate, in un’ottica di prevenzione, a fronteggiare efficacemente il fenomeno, contrastando incendi che si ripropongono, puntuali, nel periodo estivo:
Gestione integrata degli incendi: è necessaria un’attività di integrazione/coordinamento, a livello regionale e nazionale, fra i settori dedicati alla previsione, prevenzione, informazione, addestramento, lotta, indagine e ricostituzione post-incendio. È ancora carente l’applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) ed insufficienti le modifiche introdotte con la legge 155/2021;
Pianificazione e progettazione del ripristino ecologico e funzionale: i Piani forestali di indirizzo territoriale devono integrare la pianificazione forestale con la prevenzione degli incendi boschivi. Definendo le aree esposte al pericolo ed individuando le aree dove integrare misure di selvicoltura preventiva con altre misure forestali, le misure per l’attività pastorale e agricola, e quelle per la tutela della biodiversità nel Parchi Nazionali, Riserve regionali e siti della Rete Natura 2000.
Interazione con la politica agricola: per un più efficace governo degli incendi è fondamentale una integrazione della politica forestale con quella agricola. Molti incendi, infatti, derivano dall’uso illegale e inesperto del fuoco per fini agro-silvo-pastorali e l’abbandono dell’agricoltura e della pastorizia determinano un aumento del pericolo di incendi per accumulo del combustibile. L’agricoltura, tuttavia, deve essere considerata parte della soluzione: campi coltivati, orti, vigneti, aree pascolate possono ridurre l’infiammabilità a scala di paesaggio; Pascolo prescritto come strumento di prevenzione: il pascolamento con specie domestiche è stato finalmente riconosciuto come tecnica per prevenire il propagarsi degli incendi o evitare che una volta innescati diventino disastrosi. Responsabilizzazione e coinvolgimento dei cittadini: i cittadini possono essere parte attiva, in primo luogo coinvolgendo il volontariato non solo nella lotta ma anche nella prevenzione. Inoltre, i proprietari di fondi devono essere responsabilizzati nella gestione della vegetazione nei loro terreni ed i cittadini devono essere preparati a riconoscere il pericolo incendi ed a rispondere con comportamenti adeguati; Statistiche e castato incendi:l’analisi delle statistiche sugli incendi è essenziale per la comprensione ed il governo del fenomeno».
E, ancora: pianificazione e progettazione del ripristino ecologico e funzionale; pianificazione urbanistica e incendi, in quanto «i piani urbanistici dettano le linee per l’espansione dei centri abitati, in coerenza con le normative e i vincoli regionali e nazionali, ma non tengono in considerazione il rischio legato agli incendi boschivi. Per questa ragione appare auspicabile che nei prossimi anni la pianificazione urbanistica venga informata dai piani forestali di indirizzo territoriale che identificano le aree esposte al pericolo incendi (probabilità di propagazione di grandi incendi). La stessa attenzione deve essere indirizzata alla rete stradale che svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza della logistica dei mezzi di soccorso in caso di incendi di elevata intensità; pene più severe: estendere le pene previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio. È indispensabile rendere più severe le pene previste dall’articolo 423-bis del C.P. a qualunque incendio di e non solo i boschi e i pascoli, per quelli che interessano il patrimonio naturalistico e quelle sottoposte a vincolo paesaggistico. Così come va aggravata la fattispecie colposa per consentire l’arresto in flagranza, oggi non obbligatorio e vanno rafforzate le sanzioni amministrative estendendo ed equiparando le sanzioni più gravi a tutti gli incendi».
Infine, è necessario potenziare i presidi nella lotta agli incendi boschivi. Per questo serve investire «nel potenziamento della flotta aerea pubblica, nella specialità interna al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Alla luce del sempre maggiore utilizzo dei mezzi aerei nella lotta attiva agli incendi boschivi occorre ricostituire una flotta di proprietà pubblica e limitare il ricorso ai mezzi aerei privati». (rcz)