REGGIO EMILIA CANCELLA VIALE CUTRO?
UN BRUTTO SEGNALE DI VERO DISPREZZO

di SANTO GIOFFRÈHo assistito, con grande stupore e disdicevole sgomento, alla querelle che da qualche mese sta infiammando l’estate, che per noi calabresi è già torrida, prossima al deserto antropologico in cui un certo filone di pensiero dominante vorrebbe ghettizzarci. La proposta di modificare il nome alla strada che corre, tra due rotatorie, dalla periferia fin alla città, ricchissima, di Reggio Emilia e che, dal 2009, è nomata “Viale della Città di Cutro”, nasce dopo le affermazioni dal ex Prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro, strenua combattente contro le infiltrazioni della ‘Ndrangheta di Cutro nel tessuto economico-finanziario e politico di Reggio Emilia.

Noi, umilissimi osservatori, che contrastiamo, con i pochi mezzi che possediamo, la ‘Ndrangheta politica infiltrata in tutti i gangli della società calabrese, riteniamo che un eventuale provvedimento della Città di Reggio Emilia che porti alla cancellazione di quella dicitura, in quella strada, sia un pessimo segnale per la società civile e segnerà il trionfo della ‘Ndrangheta perché rafforzerà, in senso universalistico, l’opinione comune secondo la quale, per principio, ogni calabrese è un ‘Ndranghetista.

Sono i tempi che sono cambiati, degenerando in una forma di egoismo rabbioso e insofferente, che rasenta la xenofobia, verso chiunque è considerato un diverso. La meraviglia, semmai, è che ciò accada a Reggio Emilia, città-mito della nostra giovinezza per aver avuto la fortuna di essere governata, in passato, ininterrottamente dal Partito Comunista, da sempre sostenitore dei diritti fondamentali di ogni uomo e baluardo contro ogni forma di fascismo, razzismo e soprusi. La ‘Ndrangheta, in Calabria, come a Reggio Emilia, ebbe un solo, vero e implacabile nemico, che la contrastò in tutti i modi possibile: il Partito Comunista Italiano.

In Calabria, caddero, assassinati, decine di militanti del PCI e della Sinistra, perché combattevano a mani nude contro quel cancro, mentre il Potere banchettava con la ‘Ndrangheta. Lo stesso successe a Reggio Emilia. Finché esistette il PCI, la ‘Ndrangheta di Cutro non attecchì mai in quel territorio. Come, ormai,  accade in tutt’Italia, la ‘Ndrangheta, che è una “Patologia del Potere”, vive e prospera  in contiguità e connivenza con ogni potere di turno che la utilizza come meglio gli torna utile.

Se a Reggio Emilia  la ‘Ndrangheta di Cutro si è infiltrata in tutti I settori economici-finanziari, negli studi dei commercialisti,  negli appalti, nelle banche, nei servizi pubblici, instaurando stretti contatti con l’imprenditoria locale, la colpa, sicuramente, non è da imputare alla numerosa Comunità dei Cutresi di Reggio Emilia. La colpa è di chi non ha visto o non ha voluto vedere, mai, nulla. Di chi, paradossalmente, per anni e anni, non si è accorto di niente e non ha contrastato, efficacemente e fin dall’inizio, quelle infiltrazioni, probabilmente, per interesse e convenienza. Identificare tutta la Comunità dei Cutresi di Reggio Emilia con la ‘Ndrangheta, perché ciò apparirà cancellando quella dicitura da quella strada, è un grave errore politico che rasenta il disprezzo. Io parlo con cognizione di causa. Giovanissimo medico-ginecologo, mi sono formato, professionalmente, quarantacinque anni fa, in Emilia, nell’ospedale di Scandiano, sotto la scuola dell’indimenticabile dr. Passerelli, maestro e amico, grande oncologo-ginecologo. In quel tempo, ho frequentato, assiduamente, la Comunità dei Cutresi di Reggio Emilia. Persone semplici, gran parte muratori e impiegati nei lavori più umili. Persone che erano fuggiti da una grande fame e che a Reggio Emilia, fortemente richiesti, avevano trovato accoglienza e casa.Gente piena di calli nelle mani. Certo  il tempo è passato. Reggio Emilia, guidata dalla buona amministrazione del PCI e, anche, grazie ai Cutresi, è divenuta una potenza economica, con un alto modello di vita e offerta di servizi sociali alla sua Popolazione, i migliori d’Italia. Gli allentamenti dei meccanismi di controllo di legalità, dopo la fine del PCI e dei Partiti Storici della Sinistra, la comparsa di sistemi economici e finanziari distorti, come quelli vigenti in Italia, furono segnali propensi ad attirare gli appetiti, come tra l’altro succede nel resto della Nazione  e in Europa, della ‘Ndrangheta, non perché vi siano Cutresi o  Calabresi in giro per l’Italia, ma perché il capitale tossico se li porta appresso gli ‘Ndranghetisti. Accusarci di essere tutti ‘Ndranghetisti, mentre la Calabria non ha più sanità pubblica e paga 400 milioni di euro l’anno al Nord, compresa l’Emilia Romagna, per vedere curati i suoi abitanti e, nello stesso tempo, dilaniata dalla ‘Ndrangheta, è la fine di ogni spiraglio del senso insito di Unità Nazionale. Amaru cu avi bisognu dill’aiutu altrui… (sg)

[Santo Gioffrè,  medico e scrittore]

CATANZARO – Sindaco e vicesindaco incontrano i pompieri protagonisti in Emilia Romagna

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, e la vicesindaco, Giusy Iemma, questa mattina nella Sala Concerti di Palazzo De Nobili hanno incontrato le due squadre dei Vigili del Fuoco di Catanzaro che nei giorni scorsi, guidati dal comandante provinciale di Catanzaro Giuseppe Bennardo, hanno soccorso la popolazione emiliana tragicamente colpita dalle alluvioni. L’incontro è nato su input della vicesindaco Iemma, la quale ha voluto manifestare l’entusiasmo e le congratulazioni dell’Amministrazione comunale per l’impegno, la dedizione e la passione dei vigili del fuoco catanzaresi.

La prima squadra, composta dal Giovanni Rattà, Saverio Aloi, Antonio Boragina, Gennaro Marrazzo e Andrea Sia, si è recata a Budrio (Bologna) dal 16 al 20 maggio e si è occupata principalmente di agevolare le evacuazioni delle persone rimaste bloccate nelle abitazioni. La seconda squadra, composta da Giacinto Severino, Franco Cefalà, Antonio Fazio e Giuseppe Piscioneri, è intervenuta a Conselice (Ravenna) per consentire le evacuazioni e mettere in sicurezza gli argini dei fiumi.

«Vogliamo esprimere un plauso al Corpo dei Vigili del Fuoco, in particolare al gruppo di Catanzaro di cui siamo fieri per lo straordinario impegno nel fronteggiare l’emergenza incuranti del pericolo, mettendo a rischio la propria incolumità. Questi ragazzi hanno portato in Emilia-Romagna un supporto umano e professionale importante che ha consentito di mettere in salvo decine e decine di persone. Spesso le istituzioni dimenticano il valore del copro dei Vigili del Fuoco, noi invece vogliamo che si prende atto del prezioso lavoro svolto anche in maniera silenziosa. E’ la Calabria più bella e più buona», hanno commentato il sindaco Fiorita e la vicesindaco Iemma.

L’OPINIONE / Giuseppe Terranova: L’Emilia come la frana di Cavallerizzo

di GIUSEPPE TERRANOVA – In queste ore l’Italia è sconvolta dalle immagini che arrivano dai fiumi straripanti dell’Emilia Romagna che provocano forte dolore nell’animo di tutti.

In Emilia, terra di immane e impareggiabile laboriosità e calore umano , il maltempo ha generato e genera la morte di tanti esseri umani e di centinaia di aziende con danni enormi agli abitati e al paesaggio e un colpo tremendo all’economia. È auspicabile che nell’immediato le istituzioni nazionali ed europee facciano sentire la loro voce con concreti provvedimenti per materializzare aiuti economici, supporti logistici e umanitari.

Vorrei rivolgere da queste colonne anche l’invito a riflettere che in questi provvedimenti di aiuto economico possa essere valutata la condizione dell’abitato di Cavallerizzo nel comune di Cerzeto in provincia di Cosenza che, a seguito della frana del 7 Marzo 2005, vive un totale isolamento con la strada provinciale che dava vita e attraversava i comuni albanesi( Cervicati, Cerzeto, Mongrassano, San Martino di Finita, completamente scomparsa.

Ricostruire la strada di Cavallerizzo significherebbe fare riemergere l’identità e rilanciare il futuro di questo importante territorio della provincia di Cosenza. Quella frana e strada scomparsa hanno ucciso l’economia e interrotto la vita di interi Comuni che in questi 18 anni hanno conosciuto un colossale svuotamento demografico.

Dopo le tante manifestazioni succedutesi in questi lunghi e dolorosi anni per riottenere la strada, le iniziative delle istituzioni locali, dei tanti cittadini e dei sindaci, oggi c’è la possibilità per lo stato nazionale, per il parlamento e livelli governativi di chiudere quella enorme ferita della frana di Cavallerizzo e, insieme ai territori emiliani, riaccendere la vita e la speranza di futuro anche in questa parte della terra di Calabria.

Sarebbe straordinariamente importante fare riemergere in tutta la sua bellezza il territorio ravennate ed emiliano unitamente a Cavallerizzo di Cerzeto.

Un segnale indeledibile di fiducia per tutta l’Italia e gli italiani. (gt)

[Giuseppe Terranova è dirigente PD Calabria]