SERVE UNA NUOVA LEGGE SULLA FAMIGLIA
IN CALABRIA PER FUTURO DELLA REGIONE

di CLAUDIO VENDITTIIn occasione della Giornata Internazionale della Famiglia (15 maggio), il Forum delle Associazioni Familiari della Calabria insiste affinché il valore della famiglia sia riconosciuto come pilastro della nostra società, specialmente in una regione come la Calabria, dove il tessuto familiare rappresenta da sempre un presidio cardine di solidarietà tra le generazioni, identità e crescita e testimonianza di cittadinanza attiva.

A livello regionale è giunto il momento anche di una nuova legge sulla famiglia, rendendola concreta nelle azioni, che sostituisca la L.R. n.1 del 2004, (oltre vent.anni fa!!) “Politiche regionali per la famiglia”. una legge che possiamo definire “manifesto” di fatto inapplicata.

La Calabria conta 818.317 famiglie, con una media di 2,24 componenti per nucleo familiare e un’incidenza di famiglie unipersonali. La regione affronta sfide demografiche significative. Non più inverno demografico bensì “glaciazione demografica” con una popolazione in calo e la natalità che fatica a sostenere il ricambio generazionale mettendo a rischio la tenuta delle pensioni e dei servizi pubblici essenziali.

La migrazione giovanile e la difficoltà di accesso ai servizi essenziali rendono ancora più urgente un intervento mirato per sostenere le famiglie e garantire un futuro stabile. Insieme all’impegno di tante realtà associative l’appello va alle istituzioni affinché si rafforzino strumenti fondamentali come l’Assegno Unico Universale rendendolo più sostanzioso per i secondi e terzi figli ed estendendolo ai figli fino al termine del percorso di studi, revisione Isee/Fattore Famiglia che preveda anche una riduzione delle addizionali comunali e regionali in base al numero dei figli (quoziente familiare), maggiori sostegni per le giovani coppie per l’acquisto o l’affitto di una casa, facilitandone l’accesso al credito con fondi a garanzia per i mancati pagamenti di rate, politiche fiscali e patrimoniali che incentivino la donazione e la successione anticipata, prevedendo forti agevolazioni per chi trasferisce parte del proprio patrimonio ai figli o ai nipoti per l’avvio di un’attività. Incentivi alle aziende che adottano politiche familyfriendly, come orari ridotti (a parità di retribuzione) o telelavoro. I congedi parentali e i servizi di prossimità, educativi e sanitari sui territori, affinché ogni famiglia possa contare su un ambiente favorevole in cui crescere figli e prendersi cura dei propri cari.

Questo è ancora più urgente in Calabria dove le distanze geografiche e le difficoltà economiche rendono essenziale un sostegno capillare e concreto. Politiche di integrazione e inclusione per le famiglie di immigrati. Apertura di più asili nido pubblici e gratuiti e sussidi per quelli privati, orari scolastici più flessibili e prolungati, con servizi di doposcuola gratuiti o a basso costo, maggior supporto economico per le babysitter e per la cura dei figli.

Politiche mirate che valorizzino il ruolo della famiglia come risorsa e non come problema perché oggi la famiglia è il più grande “ammortizzatore sociale”. Occorre, in sintonia, un’azione culturale che restituisca alla famiglia il posto che merita nel dibattito pubblico, nei media e nella scuola. Per il Forum c’è ancora speranza. Solo con interventi strutturali e una visione di lungo periodo possiamo contrastare la “glaciazione demografica” che minaccia il futuro della nostra regione e dell’intero Paese.

La Calabria, con la sua storia di resilienza e comunità, deve essere al centro di questa sfida, riaffermando il valore della famiglia come cuore pulsante della società. Amareggia un mondo che, attraversato da oltre 60 conflitti, sceglie di spendere ancora per armamenti che distruggono vite, culture ed intere società, invece che investire per rilanciare la natalità e per la funzionalità delle famiglie. (cv)

[Claudio Venditti è presidente del Forum Famiglie Calabria]

L’appello del Centro Agape e Forum Famiglie: I parlamentari seguano iter riforma per tribunali dei minori

I parlamentari calabresi seguano, con forte impegno, l’iter della riforma sui tribunali per i minorenni, «rappresentando a livello di Governo e del parlamento la situazione degli uffici giudiziari della regione coinvolti». È l’appello lanciato Lucia Lipari, del Centro Comunitario Agape e Claudio Venditti, del Forum Famiglia, rivolgendo particolare attenzione ai tribunali per i minorenni di Reggio e di Catanzaro «che operano  in contesti dove la criminalità organizzata, le sacche di povertà e la debolezza del sistema del Welfare producono fenomeni gravi e diffusi di disagio sociale e di devianza, veri e propri avamposti di legalità che rischiano di essere  privati della loro funzione di tutela dei minori  per la mancanza di risorse a cui si unisce la complessità del nuovo quadro legislativo».

Per Agape e Forum Famiglie, infatti, «è una buona notizia l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del  Decreto Legge che determina il rinvio di una delle parti più significative della riforma Cartabia in materia di giustizia civile. Si posticipa di un anno la messa a sistema del tribunale della famiglia, arco temporale che dovrebbe, si auspica, permettere di ponderare le criticità sollevate da magistratura e avvocatura rispetto al nuovo iter e tra gli aspetti preoccupanti spiccano la carenza di organici e l’adeguata copertura finanziaria».

In una nota congiunta Claudio Venditti del Forum regionale delle Associazioni familiari e Lucia Lipari del Centro Comunitario Agape, hanno ricordato che con  la riforma del processo civile, attuata con il decreto legislativo n. 149/2022, è stato infatti istituito il Tribunale Unico per persone, minori e famiglia con un rito unico per i procedimenti che riguardano questi soggetti. Si tratta di una attribuzione di competenze in precedenza ripartite tra tribunale ordinario, giudice tutelare e tribunale per i minorenni. Il differimento dell’entrata in vigore del tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie ad ottobre 2025, permetterà, quindi, l’applicazione degli strumenti essenziali e dei correttivi atti ad assicurare l’effettiva operatività del personale che ne sarà parte attiva e della opportuna dotazione delle strutture».

«Questo è l’auspicio condiviso – si legge nella nota – perché risulta quanto mai importante garantire la prosecuzione dei procedimenti maggiormente incisivi sulla responsabilità genitoriale in questa fase di passaggio e in vista della costituzione del nuovo Tribunale favorire la specializzazione delle sezioni di Corti d’Appello dedicate alla materia familiare e minorile, introdurre un’adeguata disciplina transitoria. Il nostro sistema giudiziario non può permettersi ritardi nei processi e atti che compromettano la qualità della giustizia in danno delle famiglie, dei minori e dei soggetti vulnerabili».

«L’attività svolta dal Tribunale per i Minorenni finora è stata cruciale – hanno evidenziato – per salvaguardare in particolare i diritti dei minori vittime di crimini domestici, inseriti in quei contesti in cui il paradigma offensivo si sviluppa quotidianamente. Si deve fare pertanto  di tutto per  scongiurare possibili disfunzioni nel sistema giudiziario».

«Per questo è necessario considerare che, oltre allo slittamento – hanno concluso – il Ministero della Giustizia provveda alla destinazione di fondi per l’assunzione di personale, anche di carattere amministrativo, che possa supportare la  riforma  che sin dalla sua stesura non ha ritenuto di prendere in considerazione le effettive realtà degli uffici giudiziari e dei territori.

Forum Famiglie: interventi immediati sulla denatalità

I dati dell’Istat sulla denatalità in Italia e la situazione crtitica della Calabria sono stati al centro di un dibattito del Forum delle Associazioni Familiari Calabria. Il Presidente Claudio Venditti ha sintetizzato con una battuta la posizione del Forum: «Non possiamo più perdere tempo altrimenti verremo ricordati come quelli che sapevano e non hanno agito».

Al 1° gennaio 2024 la natalità si conferma in picchiata: con appena 379mila bambini venuti al mondo, arriva «l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013». È la fotografia scattata dall’Istat negli indicatori demografici del 2023, sottolineando che “il processo, di denatalità dal 2008 non ha conosciuto soste”. Allo stesso tempo calano anche i decessi, arrivando a 661mila, l’8% in meno sul 2022, “dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22”.

Emerge così “un saldo naturale ancora fortemente negativo per 281mila unità”. Di fatto, l’Istat calcola un rapporto di “sei neonati e 11 decessi per ogni 1.000 abitanti”.  Attualmente, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità (ma sono dati ancora provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti).

«Grave. Anzi gravissima la situazione italiana. È un crollo senza fine quello a cui stiamo assistendo inerti malgrado i ripetuti allarmi. Questo crollo demografico ci sta condannando ad un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente perché la popolazione attiva continua a calare. Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del sud in Calabria in modo particolare  sembra compromettere il futuro di intere aree del Paese». «Un grande Paese, il nostro, che sarà sempre meno grande per il futuro, e vedrà calare il proprio Pil a causa della variabile demografica. Nell’ipotesi più accreditata da Istat – prosegue Venditti – si va verso 13 milioni di abitanti in meno nel periodo 2023-2080. Si perderà l’equivalente dell’attuale intera popolazione del Mezzogiorno se non si interviene con tempestività, progettazione di lungo periodo ed ingenti risorse. Nel medesimo periodo i dati previsionali Istat ci dicono che la potenziale forza lavoro si dimezzerà, così come il contingente dei giovani ed esploderà la componente anziana, con i ‘grandi vecchi’ che quasi triplicheranno. Di fronte a tutto ciò – conclude Venditti – serve un Piano shock di rilancio di cui deve farsi immediatamente carico la politica nazionale, ma anche europea e locale. ν

Caro scuola, il Forum famiglie Calabria riconosce il gran lavoro della Princi

A poche settimane dall’avvio del nuovo anno scolastico le famiglie si trovano, ancora una volta, alle prese con il caro scuola. A trovarsi in difficoltà sono soprattutto gli studenti della Scuola Secondaria di II grado, per i quali si stima, in media, una spesa di 1.100€ a ragazzo per libri e corredo scolastico. Non è un problema nuovo: già per l’A.S. 2022/2023 il Forum delle Associazioni Familiari ha supportato diverse famiglie nell’acquisto dei libri di testo grazie al progetto “Un euro a famiglia”. L’ulteriore rincaro previsto, però, impone una riflessione.

Molte famiglie, infatti, non possono sostenere quei costi o, quando possono, riescono con enormi difficoltà. La conseguenza, spesso, è la dispersione, quando non l’abbandono scolastico di ragazzi tra i 16 e i 18 anni. Un fenomeno che riguarda la nostra regione. È una evidente negazione del diritto allo studio previsto dalla nostra Costituzione, oltre che un’ipoteca sul futuro che ha bisogno che i giovani abbiano un’istruzione di qualità. Come sempre, le famiglie si stanno ingegnando, ricorrendo sempre di più al mercato dell’usato o allo scambio/regalo, prassi utile a risparmiare, ma che diventa sempre più difficile, anche a causa dei libri di testo cambiati troppo in fretta. In Calabria, si registrano buone prassi all’interno delle scuole e la Regione ha in essere un provvedimento legato all’Isee (fino a seimila euro) che spesso risulta ingiusto per delineare le condizioni economiche delle famiglie.

Il Forum riconosce alla vicepresidente della Regione Giusy Princi, con delega all’istruzione una grande attenzione a questi temi e chiede di fare di più. Diverse altre regioni, prevedono un Iste più elevato fino a 15.748,78 €uro per gli studenti della scuola superiore delle agevolazioni per l’acquisto dei libri di testo o del materiale scolastico. Si tratta, tuttavia, di iniziative a macchia di leopardo, ma importanti anche per fare fronte a divari territoriali nel sistema di istruzione dei quali, periodicamente, si torna a parlare. Investire sulla scuola vuol dire credere nel futuro dei territori e della Regione. Supportare le famiglie perché possano consentire ai figli di seguire le proprie aspirazioni, frequentando il corso di studi più adatto a loro, è un compito inderogabile e ancora più urgente nel contesto sociale attuale. (rcz)