di DANIELA DE BLASIO – L’8 marzo ha radici storiche profonde che risalgono al movimento delle lavoratrici nel primo Novecento. La data è stata associata a lotte per l’uguaglianza di genere, la parità salariale, i diritti riproduttivi e altri temi cruciali per le donne in tutto il mondo e per ribadire l’importanza di continuare a lottare per i diritti delle donne.
Fino a qualche anno fa l’8 marzo era, dunque, una data importante per ricordare le conquiste e le lotte delle donne per i loro diritti e la loro dignità, una giornata dedicata alla riflessione, alla consapevolezza e all’attivismo e per ribadire l’importanza di continuare a lottare per i diritti femminili.
Da qualche anno, tuttavia, l’8 marzo ha assunto un significato diverso, connotandosi con un sapore di sconfitta, di rabbia e di frustrazione e divenendo sempre più un’ulteriore motivo di denuncia contro le violenze di genere.
Le donne continuano a essere vittime di aggressioni, stupri e omicidi solo a causa del loro genere. Sono uccise da partner, ex partner, parenti o estranei semplicemente perché sono donne. E questa realtà crudele continua a persistere nonostante gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica e per mettere in atto politiche di contrasto alla violenza di genere. Il femminicidio è una piaga sociale che non sembra avere fine.
Dovremmo chiederci come è possibile che, nonostante tutti i progressi compiuti, tutti i traguardi raggiunti dal punto di vista giuridico e sociale, le donne continuino a essere vittime di violenza e discriminazione.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno, in Italia nel 2023 sono 106 le vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, sottolinea l’analisi del Viminale, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex partner.
Invece di ridurla a un semplice evento, è importante, pertanto, riconoscere l’8 marzo come un momento per riflettere sulle disuguaglianze e le ingiustizie che le donne affrontano ancora oggi e per ragionare su come agire contro le discriminazioni e le violenze di genere.
Ecco, dunque, che l’8 marzo deve essere celebrato da un’angolazione diversa e più ampia. È un’occasione per onorare le conquiste passate, ma soprattutto per continuare la battaglia per un mondo dove le donne possano vivere libere da violenze e ingiustizie.
Dobbiamo agire con urgenza. Dobbiamo sensibilizzare, educare, denunciare.
Celebriamo dunque la determinazione e la resilienza delle donne! L’uguaglianza di genere non può più essere solo una bella promessa. Deve diventare una realtà concreta per tutte le donne del mondo, che meritano rispetto, libertà e uguaglianza ogni giorno dell’anno, non solo l’8 marzo. (ddb)
[Daniela De Blasio è presidente Lido Reggio Calabria]