DON MIMMO BATTAGLIA: UN NATALE “SENZA”
L’UNICO IN CUI POSSIAMO SCOPRIRCI LIBERI

di DON MIMMO BATTAGLIA – Ancora Natale, e quale augurio quest’anno? Ci auguriamo sempre di tutto, abbondanza, ricchezza, salute… e ci crediamo pure.

Eppure quest’anno vorrei augurare a tutti un Natale al contrario, un Natale “senza…”. A me, alla mia comunità, alla mia città… sì, un Natale al contrario, un Natale “senza…”. Vorrei che per quest’anno potessimo sostituire il segno “più” con il segno “meno”: meno immagine, meno abbondanza, meno addobbi… un Natale in cui togliere piuttosto che aggiungere. E non per la crisi, quello è un altro discorso.

Un Natale sotto il segno del meno è forse più vero, una specie di magia che ci riporta indietro, indietro nel tempo della nostra vita in un istante preciso: l’istante in cui siamo venuti al mondo, in cui siamo diventati creature, prima eravamo sogni! Neonati senza ricordi, senza il dolore che avremmo poi vissuto o causato, senza le parole dette o ascoltate, senza gli incontri che hanno cambiato nel tempo il corso della nostra storia. Un Natale “senza”.

Neonati, come in una mangiatoia di molti secoli fa. Nudi, senza un abito buono o stracciato, senza il vestito della festa o la borsa di moda, senza le toppe sugli ultimi jeans che ci sono rimasti, senza. Né poveri, né ricchi. Nudi!

Neonati senza un titolo e senza un’immagine da difendere o da voler modificare, senza un ruolo o una maschera da indossare. Solo creature, nella loro semplicità ed essenzialità.

Bambini e non signori o dottori, ingegneri, onorevoli, presidenti, professori. Bambini e non tossici, delinquenti, emarginati, carcerati, immigrati. Bambini. Semplicemente bambini. Senza medaglie o successi, senza ferite o cicatrici.

Vi auguro un Natale “senza”, perché è l’unico Natale in cui possiamo scoprirci liberi. Liberi dal dover fare, dal dover sembrare, dal dover dimostrare, liberi dai bisogni che ci siamo costruiti o da quelli che ci hanno imposto. Liberi di abbandonarci ad un altro, all’Altro, ad una madre, ad un padre, ad un figlio, ad un amore, ad una comunità che, in semplicità, si prenda cura di noi, dei nostri bisogni autentici, quelli che ci rendono umani: calore, protezione, attenzione, amore. Liberi come i gigli del campo, come un neonato in una mangiatoia.

Indifesi come un neonato, indifesi ma non deboli. Perché un neonato in una mangiatoia non ha forza, ma la trova nelle braccia di un padre che lo solleva, di una madre che lo stringe al cuore. E impone nel mondo un nuovo modo di respirare, dove il sospetto cede alla confidenza, la vendetta è disarmata dal perdono, e forse verrà un giorno in cui saremo tutti liberi e vulnerabili, senza più la paura di essere aggrediti o usati dagli altri.

Vi auguro un Natale “senza”, un Natale in cui non camuffare la nostra solitudine nell’ubriacatura di una folla, in cui non negare la nostra solitudine dimostrandoci come altri vorrebbero che noi fossimo ma, al contrario, abbracciare quell’unica solitudine che ci permette di essere sempre noi stessi fino in fondo. Quella solitudine in cui ci costruiamo come persone capaci di amore, la stessa solitudine di Giuseppe sulla via di Betlemme, con i suoi pensieri, i suoi dubbi e le sue paure, con la sua forza di scegliere sempre e comunque il sogno, la forza del sogno. Perché il sogno è sempre possibile.

Un Natale “senza”, in cui anziché il dono, possiamo scambiarci il perdono. Perdono sotto il nostro albero: per noi stessi innanzitutto, per i nostri sbagli, per la nostra vita che è più grande di ogni errore. Perché la vita non coincide mai con i nostri sbagli né con le sue fratture. È sempre più grande. Perché, come un neonato, noi siamo infinito. Vuol dire che il bene possibile domani vale più del male di ieri.

Auguro un Natale “senza” anche a voi che non vivrete un Natale. A voi che avete perso il lavoro o non lo avete mai trovato, a voi che avete perso la casa, che avete perso l’amore, che avete perso la fede. Un Natale “senza” è il Natale che parte dal nulla con un dono solo, ma più grande di tutti: la speranza. Una speranza che è concreta, che è nel miracolo del vostro arrivare a sera, che è nella sacralità di ogni vostra lacrima, di ogni vostro sospiro. Che è nel domani che arriverà comunque, nel vostro esserci a pugni chiusi. Speranza che giace e fiorisce nel buio e nel freddo della vostra disperazione, nel vostro non arrendervi. Nel vostro ostinato restare umani.

È in questo restare umani il senso del Natale che voglio augurarvi, in quella Umanità essenziale che Dio ha scelto. Rinunciando all’onnipotenza, all’assoluto, all’infinito, ha scelto la nudità, ha scelto il “senza”, ha scelto l’umano, l’Umanità. Solo per amore.

Sorella, fratello, buon Natale “senza”!

Che tu possa ricordare che Dio non cerca il giusto che temi di non poter mai essere. Lui guarda quella fragilità che ti appartiene come un respiro antico, la debolezza che è sorgente, ferita e mistero. E proprio lì, in quel punto segreto, Dio vuole entrare. Vuole farsi lievito nella tua creta, sole che illumina le ombre, fuoco che scalda ciò che si è raffreddato, spirito che danza nella tempesta.

Che tu possa accorgerti che, dove il tuo sogno riposa in silenzio, nel luogo più nascosto che sfugge persino a te stesso/a, Dio si fa volto dentro il tuo volto. Lì, nell’intimità che non puoi raccontare, Dio prende carne in te. Non è lontano: è la tua profondità più profonda, è il battito che ti anima.

Che tu possa vivere ogni giorno come un atto di pazienza infinita, la pazienza di ricominciare. Non temere di partire ancora, perché la vita non è solo raccogliere o arrivare, ma seminare a ogni stagione, con fiducia.

Che tu possa trovare forza nell’abbandonarti alla relazione, perché è lì che si rinnova la tua esistenza. Nasciamo da una relazione e rinasciamo in ogni legame autentico, sincero, profondo. Sii coraggioso/a nell’aprirti: è nel dono di te stesso/a che scoprirai la bellezza di essere vivo/a. (mb)

GIUBILEO, UN’OCCASIONE PER LA CALABRIA
BRAND PER VALORIZZARE IL TERRITORIO

di FRANCESCO NAPOLI – Il Giubileo 2025 è un evento religioso di portata mondiale che, secondo le ultime stime, porterà a Roma, la città eterna, il cuore della Chiesa cattolica, circa 30 milioni di pellegrini Un’occasione per l’intero sistema Paese e anche la Calabria non può farsi trovare impreparata. L’avviso della regione Calabria va nella direzione di quanto detto fine giugno.

Ad oggi mancano dati esatti sulla stagione turistica in corso, ma è certo che dopo il boom del 2023 l’industria delle vacanze comincia a mostrare i primi segni di frenata. Si spera nelle prenotazioni last minute e nella scelta di periodi diversi. Sono venuti meno soprattutto i turisti italiani, in parte perché colpiti dalla onda lunga della inflazione. Soffre la classe media che riduce la permanenza in vacanza.
Diventa dunque fondamentale lavorare per la valorizzazione di tanti siti turistici così come la creazione di nuove destinazioni. Il recupero, la tutela, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e lo sviluppo turistico, per una regione come la Calabria, sono temi strettamente connessi, in quanto essa dispone di un ingente patrimonio culturale e ambientale. Molti i punti di forza (come ad es. i siti archeologici di antiche civiltà mediterranee della Magna Grecia) che possono dar luogo ad itinerari turistici di rilevanza eccezionale per il turismo internazionale e del bacino del Mediterraneo.
È ormai evidente che oggi non si parla più solo genericamente di turismo ma di “Turismi”, ovvero di tante forme di turismo che aiutano a destagionalizzare l’offerta. Come Confapi Calabria stiamo lavorando, proprio in vista del 2025, ad un progetto di turismo religioso e culturale che passi dalle tante location calabresi per lo più sconosciute ma di grande valore culturale: un vero e proprio Brand Calabria per il Giubileo che è ormai alle porte: dalla Porta Santa alle porte delle città, a cominciare dalle nostre località. Il turismo è un settore ad alta intensità di lavoro, in cui la qualità dell’offerta è fortemente legata alla qualità del servizio e alla professionalità degli operatori, in tutta la filiera dell’accoglienza.

Il recupero di competitività è associato a un ampliamento del prodotto e all’espansione della quantità e della qualità dell’occupazione nel turismo e nelle filiere collegate. I siti archeologici ed i monumenti, sono la risorsa culturale di maggiore rilevanza della Calabria e rappresentano, a livello internazionale, certamente qualcosa di eccezionale. La Calabria ha sette parchi archeologici, che si trovano nelle zone di: Sibari, Capo Colonna, Scolacium, Locri, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Monasterace.

La nostra proposta è quella di una terapia d’urto che passi anche da iniziative informative riguardanti le bellezze della Regione Calabria, in quanto in Italia, in Europa e negli altri continenti, manca un’ informazione adeguata su di essi, sia in rete che in altri media. Pochi paesi al mondo possono vantare un insieme di siti archeologici come la Calabria. E, quindi, ciò che occorre, è innanzitutto un’ azione decisa di informazione in rete e l’attuazione di eventi di risonanza internazionale, atti ad attirare l’attenzione su di essi a livello italiano, europeo, mondiale. (fn)

[Francesco Napoli è presidente di Confapi Calabria]