di SANTO STRATI –A una prima valutazione delle scelte del Presidente Roberto Occhiuto per la sua Giunta, il giudizio non può che essere positivo, fermo restando che bisognerà vedere all’opera le singole deleghe e capire se il “modello del fare” che il neogovernatore ha mostrato di voler adottare sarà seguito in toto. Già, perché risulta evidente che abbiamo (finalmente, dopo quasi un anno di precarietà governativa) un presidente “politico” che realizza le cose nel momento stesso in cui le pensa: non è piaggeria, ma evidenza che proviene dalle prime mosse che hanno caratterizzato la dodicesima legislatura, quella di Roberto Occhiuto. Il tempo di dire che voleva farsi assegnare il commissariamento della sanità della regione per restituirla ai calabresi ed ecco, d’incanto, che Draghi gliel’ha concesso subito, d’intesa con il Consiglio dei ministri. Ha detto che non voleva perdete tempo per la Giunta, ed ecco, nei tempi previsti, il nuovo governo. Sicuramente, Occhiuto, mostra di conoscere a menadito come funziona la politica (nazionale) e come va gestita quella regionale. Manca solo una pedina: l’assessore all’ambiente, ma Occhiuto lo presenterà a breve.
Le sue scelte per la Giunta si caratterizzano soprattutto per due elementi. Il primo riguarda il mancato rispetto dell’accordo pre-elettorale con Salvini circa la riconferma di Spirlì. Avevamo facilmente pronosticato, diversi mesi fa, che i patti in politica spesso durano lo spazio di una notte e che l’imbarazzante riconferma del facente funzioni avrebbe creato un grande disagio a un governo che ha bisogno di competenze e di capacità che si mettano a disposizione dei calabresi e della Regione. Così, Nino Spirlì esce di scena (con molta malcelata contentezza dei suoi stessi sodali di partito) e al suo posto va una donna, che dovrà difendersi da un pregiudizio parentale: è cugina del deputato Francesco Cannizzaro, quindi il pensiero corrente sarà quello che l’onorevole ha piazzato non solo una sua pedina, ma persino una parente. Niente di più sbagliato. Giuseppina Princi, meglio conosciuta da tutti come Giusy, è una donna con gli attributi, che in dieci anni ha trasformato il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Reggio in un modello imitato, con grande soddisfazione, da molti istituti. Basta solo l’indirizzo biomedico inventato dalla Princi per preparare gli studenti orientati verso medicina a sostenere i test di ammissione all’università. Guardate che è un’idea geniale, tanto che l’hanno subito presa a modello persino a Milano. Certo gestire una Regione non è come gestire un istituto scolastico, ma la Princi ha temperamento, capacità e talento e saprà dimostrarlo. Dimentichiamoci, quindi, della parentela e valutiamo serenamente quanto la vicepresidente sarà in grado di fare per i calabresi.
Il secondo elemento caratterizzante della Giunta Occhiuto è una delega nuova, quanto coraggiosa: “Azioni di sviluppo per la Città Metropolitana di Reggio Calabria”, affidata anche questa alla nuova vicepresidente Princi. Ebbene, si consideri che Reggio era l’unica Città Metropolitana a non avere ancora ricevuto dalla Regione le necessarie deleghe. Non c’era riuscito Falcomatà durante il governo di Mario Oliverio (pur militando nello stesso partito), ci ha pensato Occhiuto. Mostrando, oltretutto, di avere ben chiara una visione di futuro che non può dimenticare o lasciare indietro alcuna città calabrese e men che meno la MetroCity alla quale fanno riferimento il Porto di Gioia Tauro e il progetto (che Occhiuto sostiene con convinzione) del Ponte sullo Stretto.
È un segnale evidente che l’azione del nuovo governo sarà orientata a sovvertire le sonnecchiose pratiche che creavano figli e figliastri nella stessa regione: bisogna remare tutti insieme per governare non solo il territorio ma anche le prospettive di sviluppo, le istanze di crescita irrinunciabili che il PNRR potrebbe permettere di accogliere e realizzare. Certo, servono competenze e talenti (lo scouting del Presidente Occhiuto probabilmente ci sorprenderà ancora) non soltanto per ridare la sanità ai calabresi, il giusto diritto di curarsi a casa propria, il giusto diritto di avere cure adeguate, attrezzature moderne, ospedali e case della salute in linea con le altre realtà del Paese. Il personale medico è di eccellente livello, qualcuno tornerà in Calabria dal Nord e dal Centro, per dare il suo utile e fondamentale aiuto per garantire la salute dei calabresi. Servono, appunto, capacità e talento, personalità in grado di affrontare e demolire il debito monstre che si è via via consolidato, ma anche professionisti della sanità, in grado di interpretare le esigenze terapeutiche insieme con quelle amministrative e ridare fiducia a una popolazione avvilita e delusa. Già fermare i “viaggi della speranza” (anche per una semplice appendicite) significa risparmiare più di 300 milioni di trasferimenti alle altre regioni per pagare le prestazioni, ma anche far risparmiare una somma probabilmente pari al doppio ai malati e ai familiari al loro seguito: viaggi, soggiorni, etc. E in questa nuova progettualità che riguarda la sanità serviranno risorse umane in tutti i campi professionali e, soprattutto, servirà un’opposizione che faccia adeguatamente la sua parte. Nessuna necessità di cercare inciuci o accordi trasversali, ma un serio contributo per un fine comune.
Tornando a parlare della Giunta, Occhiuto ha voluto riconfermare nel loro precedente ruolo sia Gianluca Gallo (Agricoltura) che Fausto Orsomarso (Turismo). Gallo, oltre ad essere il più votato in Regione, ha lavorato in modo “pesante” a favore degli agricoltori e del comparto agro-alimentare, scontentando forse gli olivicultori, ma facendo arrivare subito gli aiuti necessari a superare la crisi dovuta alla pandemia. Gallo dovrà rinforzare il suo staff e proseguire nell’impegno già dimostrato perché tutto il comparto può usufruire in modo adeguato delle risorse del PNRR e giocare un ruolo principe nel processo di sviluppo. Analoga scelta per Fausto Orsomarso, già assessore al Turismo, sovraccaricato di troppe deleghe nella passata Giunta. Sul Turismo – ci permettiamo di suggerire – occorre investire più sul capitale umano che su azioni spot e comparsate in manifestazioni che non creano attrazione turistica. Evitiamo nuove “muccinate” e progetti fatti solo di belle parole. Per intenderci, La terra dei padri è un progetto di turismo del ritorno che dovrebbe – e non lo ha fatto – sfruttare la grande risorsa dei calabresi nel mondo: la Consulta c’è, attende di essere riconfermata – e può fornire tutto l’aiuto necessario senza bisogno di nominare “ambasciatori” che girino per le comunità, spendendo soldi che possono essere utilizzate in modo diverso. La risorsa dei calabresi all’estero è, però,ben presente nei programmi di Occhiuto, sia per quel che riguarda il turismo delle radici, sia per l’utilizzo dei testimonial (illustri) che la Calabria si ritrova in ogni angolo del pianeta: tutti innamorati della propria terra, pronti a fare quel che serve per combattere preconcetti e ricreare quella buona reputazione di cui non si può più fare a meno.
Da segnalare nella “ripescata” (non è stata eletta) Tilde Minasi una delega importante, quella delle Politiche sociali: è un’avvocato esperto di diritto amministrativo e vanta un’ampia competenza a difesa delle disabilità e delle pari opportunità. Precise anche le sue prese di posizione per l’aeroporto di Reggio Calabria: sicuramente avrà modo di far pesare in Giunta l’assurda situazione dello scalo reggino, destinato a un vergognoso abbandono. Filippo Pietropaolo è un altro ex consigliere non rieletto: a lui va l’organizzazione della burocrazia regionale e dovrà inoltre occuparsi delle risorse umane. È un commercialista con esperienza gestionale: potrebbe anche fare miracoli nelle tante incongruenze della Regione nei bandi e nelle procedure. Infine la new entry, Rosario Varì, avvocato di Vibo, a cui Occhiuto ha assegnato le deleghe dello Sviluppo economico e agli Attrattori culturali: non avrà di che annoiarsi, c’è tantissimo da fare nell’ambito della promozione culturale, a partire da Vibo, capitale italiana del Libro, occasione che va immediatamente presa in carico dalla Regione e il 50° (nel 2022) del ritrovamento dei Bronzi, tanto per citare due grandi importanti scadenze culturali.
Il Presidente ha trattenuto per sé deleghe pesanti come Legalità e sicurezza, ma anche le Azioni di sviluppo del Porto di Gioia e la Valutazione degli investimenti pubblici. Presentando il suo governo, Occhiuto ha parlato di «un mix di politici e di figure esterne che penso possa fare un buon lavoro per cambiare la nostra Regione». Occhiuto ha parlato anche delle formazioni politiche della coalizione che «non avranno purtroppo rappresentanza in giunta, e me ne dispiace, perché tutti hanno contribuito al massimo delle proprie forze per conseguire la grande vittoria del centrodestra alle scorse elezioni. Penso a Coraggio Italia, a Forza azzurri e all’Udc. Questi partiti chiaramente avranno la priorità nell’indicare le figure che riterranno le migliori per i ruoli chiave nell’Assemblea legislativa. Ad eccezione della presidenza del Consiglio regionale, che per decisione della coalizione di centrodestra, sarà guidata da un rappresentante della Lega».
A questo proposito, è pressoché scontata l’elezione a Presidente del Consiglio regionale di Filippo Mancuso (Lega, di Catanzaro) nel ruolo cui aspirava Giuseppe Neri (Fratelli d’Italia). Il Consiglio farà la prima riunione lunedì 15 novembre con le incognite che riguardano tre consiglieri la cui elezione pare in bilico per la manifesta ineleggibilità. Sembrerebbe non siano state rispettate le norme di aspettativa e relative dimissioni obbligatorie prima della consultazione elettorale. Si tratta di due esponenti di Forza Italia, Michele Comito e Valeria Fedeli, e della candidata a presidente Amalia Bruni. Per tutti e tre esisterebbero fondati motivi di ineleggibilità a norma della vigente legislazione per chi occupa incarichi pubblici e intende presentarsi alle elezioni. Mentre nel caso di Comito e Fedeli, qualora fosse accertata l’ineleggibilità, è automatico il subentro dei primi non eletti, per la Bruni si creerebbe una situazione assolutamente inedita. Il suo ingresso in Consiglio è nella qualità di “miglior perdente”: se dovesse venire accertata la sua ineleggibilità, chi prenderà il suo posto? La risposta, per nulla scontata – visto che non ci sono precedenti – appare una sola: il secondo miglior perdente. Ovvero toccherebbe a Luigi De Magistris? Non sarà una cosa breve dirimere la questione. Né facile, come la domanda che sorge spontanea: ma si può mai peccare di tanta ingenuità (con ignoranza della legge elettorale) cercando un’elezione (poi centrata) al Consiglio regionale? (s)