È EMERGENZA POVERTÀ IN CALABRIA: TRA DISUGUAGLIANZE E “DISAGIO” ECONOMICO

di DANIELA DE BLASIOIl rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha rivelato dati allarmanti sulla povertà in Italia, evidenziando una situazione preoccupante che vede un numero sempre maggiore di famiglie e minori vivere in condizioni di disagio economico, infatti nel 2023 ben 5,7 milioni di persone,  di cui 1,3 milioni minori, si trovavano in condizioni di povertà, assumendo proporzioni allarmanti.

In questo contesto, Save the Children, da sempre impegnata nella tutela dei diritti dei bambini in tutto il mondo, ha lanciato un appello alle Istituzioni italiane affinché si adoperino per garantire una maggiore protezione e sostegno ai minori in condizioni di povertà e  a garantire ai bambini e ai ragazzi italiani un futuro dignitoso e pieno di opportunità, perché i minori risultano essere i più colpiti da questa situazione, con un aumento delle privazioni materiali e un accesso limitato ai servizi essenziali come la salute e l’istruzione.

La creazione di una strategia nazionale che preveda interventi mirati e concreti in favore dei bambini e delle famiglie più vulnerabili è essenziale per contrastare il fenomeno della povertà minorile e garantire a tutti i ragazzi la possibilità di crescere in un ambiente sano e stimolante. 

L’appello di Save the Children è un richiamo urgente alla responsabilità di tutti noi di proteggere e tutelare i diritti dei minori ed affrontare con determinazione questa emergenza sociale.

Questi dati ci pongono di fronte a una realtà dolorosa e urgente che richiede interventi immediati da parte delle istituzioni e della società nel suo complesso. 

Uno dei principali fattori che ha contribuito a questo aumento della povertà è l’inflazione, che ha determinato un aumento significativo dei costi di vita per le famiglie italiane. Questa situazione rappresenta una sfida critica per il tessuto sociale e economico del nostro Paese.

È particolarmente preoccupante il fatto che la povertà sia diffusa soprattutto al Sud del Paese, dove le condizioni economiche sono spesso più precarie e la disoccupazione più elevata. Questo significa che molte famiglie meridionali, e soprattutto bambini, si trovano a vivere in condizioni di estrema difficoltà, con gravi conseguenze sulla loro salute e sul loro futuro.

La povertà non è solo una questione economica, ma riguarda anche l’accesso ai servizi essenziali, come la sanità e l’istruzione, e la possibilità di vivere in condizioni dignitose. 

È quindi fondamentale che vengano adottate politiche e misure concrete per contrastare la povertà e garantire a tutte le persone il diritto a una vita dignitosa, concentrandosi urgentemente su soluzioni per contrastare questa crescente marginalizzazione, affrontando con determinazione l’emergenza sociale, adottando misure efficaci e durature per sostenere le famiglie in difficoltà e garantire ai minori l’accesso ai servizi essenziali per il loro benessere. 

La protezione dei più vulnerabili e il sostegno alle famiglie in difficoltà devono essere al centro delle politiche sociali e economiche per garantire un futuro migliore per tutti i cittadini italiani.

In questo senso, è importante che sia assicurato un reddito minimo garantito a tutte le famiglie in condizioni di povertà, che vengano potenziati i servizi sociali e che venga favorita l’inclusione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate. 

È necessario, inoltre, promuovere politiche per la creazione di nuovi posti di lavoro e per la riduzione delle disuguaglianze economiche,  la disparità sociale e promuovere l’inclusione di tutti i cittadini, in particolare dei più giovani.

In Calabria, la situazione appare particolarmente preoccupante, con un tasso di povertà che supera la media nazionale. Oltre un quarto della popolazione calabrese vive in condizioni di disagio economico, con difficoltà nell’accesso a beni di prima necessità e nel soddisfare i bisogni di base. Le cause di questa diffusa povertà possono essere molteplici e complesse.

La Calabria è una regione caratterizzata da elevate disuguaglianze sociali ed economiche, con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Italia e una presenza significativa di famiglie in condizioni di estrema vulnerabilità. La situazione è ulteriormente aggravata dalla presenza diffusa di criminalità organizzata e dalla mancanza di opportunità di lavoro stabile e ben retribuito.

In questo contesto, molte famiglie si trovano ad affrontare gravi difficoltà economiche che rendono difficile garantire un tenore di vita dignitoso per sé e per i propri figli. È fondamentale che le istituzioni locali e nazionali si impegnino concretamente per affrontare il problema della povertà in Calabria, adottando misure efficaci per contrastare le disuguaglianze sociali ed economiche e garantire a tutti i cittadini l’accesso a servizi essenziali come istruzione, sanità e lavoro dignitoso. 

La lotta alla povertà non può essere rimandata, è una sfida che riguarda tutti noi e che richiede un impegno concreto da parte di tutti. Solo così potremo assicurare a tutte le persone il diritto a una vita dignitosa e un futuro migliore per le generazioni a venire. (ddb)

[Daniela De Blasio è presidente della Lega dei Diritti Umani di Reggio Calabria]

Immigrazione, Cgil: «Calabria può essere modello di accoglienza. Confronto con Regione e sindaci»

La Cgil Calabria avvia una riflessione sulla migrazione e sulla Calabria che può essere un modello di accoglienza. «I numeri crescenti di sbarchi sulle coste calabresi e non solo richiedono interventi mirati e strutturati che non vadano a ledere i principi di solidarietà e accoglienza. È questo uno dei punti sollevati e discussi nell’ultimo incontro del Coordinamento regionale Politiche e Immigrazione convocato dalla Segretaria Cgil Calabria con delega all’Immigrazione Celeste Logiacco con la partecipazione del Segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato», scrive l’organizzazione sindacale.

Dice ancora la Cgil: «Sulle politiche di immigrazione anche le regioni e i comuni possono avere un ruolo fondamentale. Occorre aprire un confronto istituzionale anche in Calabria con Regione, Sindaci, associazioni, per politiche di accoglienza ed integrazione. I modelli di Riace, Camini ed Acquaformosa, per citarne alcuni, indicano una strada che potrebbe essere diffusa in tutto il Paese. La Calabria può essere un nuovo modello di accoglienza e presto avvieremo una conferenza regionale sull’immigrazione per focalizzare analisi e proposte.
Il coordinamento si oppone fermamente al decreto che prevede il pagamento di una somma di poco meno di cinque mila euro da parte dei migranti per evitare di essere inseriti nei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri). Come Cgil abbiamo lanciato un appello “Contro il razzismo, per un’Italia accogliente” perché crediamo che per dare piena attuazione alla nostra Carta Costituzionale occorrano interventi profondi per rimuovere le cause di esclusione, di discriminazione e di separatezza a danno delle persone migranti. Condividiamo le parole di Papa Francesco secondo cui “chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita” e il fenomeno migratorio “non è un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste ma un processo che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea”».

«Il diritto alla mobilità va garantito, i centri di accoglienza sono in sofferenza, i numeri crescenti di migranti (anche più del doppio rispetto alla capacità delle strutture) non permettono di dare loro adeguate risposte e sostegno. È su questo che il governo dovrebbe lavorare, andando ad irrobustire la rete dell’accoglienza e non implementando quella legata ai rimpatri – scrive ancora il sindacato – Chiediamo un profondo processo di riforma della legislazione sull’immigrazione per superare il carattere punitivo e restrittivo che ha caratterizzato la nostra legislazione passata e presente (dalla Legge Bossi-Fini, ai tanti decreti legge che hanno ridotto progressivamente lo spazio dei diritti per le persone di origine straniera, alla mancata modifica della legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana); investire in termini strutturali nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, inserendolo stabilmente come servizio del sistema nazionale di welfare territoriale; garantire adeguati e strutturali canali di accesso legali per lavoro e per ricerca di lavoro, così come per chiedere protezione; investire su un processo di regolarizzazione che superi le limitazioni dei provvedimenti adottati in questi anni, consentendo a chi è già presente sul territorio nazionale di accedere ad una procedura di emersione stabile. Anche questi temi porteremo in piazza il 7 ottobre a Roma, nella grande manifestazione che vedrà la Cgil protestare insieme ad oltre cento realtà per la difesa della Costituzione e la sua reale e piena applicazione». (rcz)

L’OPINIONE/ Giusy Staropoli Calafati: Calabria terra di emigrazione

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – Se l’Italia fosse davvero l’ambito stivale con i suoi venti valorosissimi passi, che vanno dal gambale all’estrema punta e oltre, e la sua storia venisse ancora raccontata, e con amor di Patria, partendo da “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, passando per “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”, raggiungendo speditamente “Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte”, fino a imbarcarsi verso “Chi ha il cuore contento sempre canta”, per raggiungere finalmente “ I fior di Sardegna”, forse sì che si potrebbe scrivere il vero atteso sermone dell’unità di Patria.

Luogo e sentimento, spirito e valore, esperienza morale, affettiva e politica. Ma il tempo è galeotto ed è tiranno, e gli esodi che in esso si sono succeduti, e selvaggiamente si avvengono ancora, hanno distrutto sogni e disilluso speranze. Frammentato irrimediabilmente l’identità del Sud del paese. 

Emigranti, scriveva, nel 1928, Francesco Perri. La vita nei paesi del Sud, non era che una piccola epopea rurale, in cui la bellezza della terra veniva ciclicamente affiancata dal forte dolore della gente. Gente in viaggio invece, narrava Saverio Strati nel 1966, quando gli sconfinamenti venivano brutalmente indotti, e le partenze, decise nottetempo, avallate da un progresso illusorio, dentro cui il mondo del Sud non avanzava mai, anzi, vecchio vi entrava, e sempre più vecchio sopravviveva. 

La verità è che l’Italia ha sempre meschinamente contrapposto al sorriso del Settentrione, vispo tra lavoro e pane, il pianto del Meridione, reietto dalla fame. Che mentre il Nord sviluppava, avanzava e si apriva all’Europa, il Sud scriveva ancora “Il canto dei nuovi emigranti”. E Franco Costabile, si sacrificava per non far morire del tutto la sua Calabria, uccidendosi. 

Il Sud è una terra amara. Agra come il sapore dei limoni, torbida, a volte, come l’acqua dei fiumi d’inverno. Un destino che ti partorisce e non ti sa sfamare. Ti cresce e non ti sa tenere. Ti fa piangere quando ci nasci e ti piange invece quando gli muori, o parti. E la Calabria resta, nella storia, una vecchia e stanca stazione di partenza. In tanti ne ha visti salire sopra i treni di lunga percorrenza. In molti li ha osservati scrivere sui quaderni della propria esistenza l’ora esatta dell’emigrazione. Il giorno della partenza, in cui hanno lasciato per sempre il suolo benedetto della Patria. 

Tanto tempo è trascorso da allora, ma nulla è mutato. I viaggi continuano ad essere sempre di andata e quasi mai ritorno.

Si parte, si sente dire ancora. E non sono più le voci dei padri a parlare, ma quelle dei figli. 

Se con Francesco Perri, i meridionali partono verso un sogno chiamato America, fondando dopo Ellis Island, la little Italy, con Corrado Alvaro, si assiste ad una sorta di emancipazione dell’emigrazione. Non si arresta, si modifica. 

L’alfabetizzazione induce a urgenti mutazioni. La scuola rivoluziona la genesi delle partenze, crea i nuovi emigrati, e dopo i viaggi cominciati per fame, per mancanza di farina e di pane, prendono avvio le partenze dovute alla necessità del sapere. L’emigrazione intellettuale.

«Mio padre – scrive Alvaro – diede l’avvio, nel mio paese, alla fuga per mutare condizione. […] Il paese era abituato all’emigrazione. […] Ma un’emigrazione intellettuale nessuno l’aveva mai pensata. E Alvaro diventa il pioniere di questo genere di viaggio».

Da Perri ad Alvaro fino a Saverio Strati, l’emigrazione trova terreno fertile in quella che la storia conia come “questione meridionale”.  

Dopo la spedizione dei Mille, e l’avvento dei piemontesi, il Sud subisce il più grande scippo della storia dell’umanità. Privo delle sue industrie cade in rovina, ridotto a poco più di una colonia. L’unità, contrariamente a quanto si prospetta, aumenta le distanze tra i due poli del paese, marchiando precisi confini politici, sociali e  morali tra il Sud e il Nord della nazione.

«Pensano all’Italia meridionale – dice Corrado Alvaro – come a una contrada che ha, per ideale, di vivere a spese dello StatoI braccianti – continua – che per tutta la vita hanno dissodato e reso fertile le terre non loro, hanno bisogno di una terra che finalmente amministreranno da produttori, senza servi né padroni, ma come soci d’un nuovo assetto civile , come cittadini alla pari, presi all’idea di vedere i proprio bambini saltare dal grembo materno all’ombra d’un albero proprio».

Il Sud diventa una ferita d’Italia, e su di esso si accaniscono oltre che gli eventi, gli uomini, portando a una crisi storica, come scrive Luigi Tallarico, senza più origini e senza passato, ma anche senza uomini autentici perché privati del padre e senza patria. 

L’abbandono dei paesi natii e dei centri interni, non trasfigura solo i luoghi, ma smembra l’animo di chi vi parte e di chi vi resta, gettando il Meridione nella più selvaggia delle contraddizioni. E l’unità del paese, da momento di innalzamento dell’uomo, si traduce in un’emigrazione biblica il cui viaggio si pone alla ricerca di una terra “nuova” come patria comune. 

La Calabria si impoverisce. Perde gli uomini e il suo valore. E non bastano i sentimenti del cuore per trattenere a sé nessuno. Abbandonata dai suoi e dallo Stato, diventa terra di banditi e latitanti. E i contadini muoiono schiacciati due volte, dai proprietari terrieri e dai mafiosi. Il popolo viene depauperato. Emigra. Quasi mai nessuno ha più la fortuna, in patria, di realizzare i sogni di gioventù e della maturità. Nella terra sola prolifica la mafia. Il brigantaggio si trasforma irrimediabilmente. Il persistere del disagio sociale, vinto dalla rabbia della povertà obbligata, presenta una società contadina ribelle, e che contro i soprusi, reagisce. È in essa che cova la prima forma di onorata società, la genesi della “maledetta” ‘Ndrangheta.

La magra del Sud è che nessuno mai ha potuto scegliere. Né ieri né oggi. La dualità tra erranza e restanza, non ha mai avuto occasioni di recupero, o tregua. A restare si moriva di fame, a partire, di nostalgia e di dolore. E la ribellione diventava vendetta.

La sorella di mia nonna, partì per l’Argentina dicendo a sua madre che si sarebbero riviste all’altro mondo. Il fratello di mio nonno invece, neppure il vento l’ha mai riportato indietro. E sua madre per ingannare l’attesa, perse addirittura la ragione

Il viaggio resta una tragica “questione” del Meridione d’Italia. E l’esodo intellettuale, incominciato da Corrado Alvaro, non si è mai ancora arrestato. Anzi. Dalla valigia di cartone si è passati ai trolley di pelle. È cambiata la forma, ma la formula no. Il tempo è mutato, è progredito, ma la “questione” non è mai finita. E forse mai finirà. Il calabrese continua a essere ancora l’uomo “stratiano” con i suoi due cuori in conflitto. Uno che dice, va. E l’altro, che vai a fare?

Come l’emigrante di Francesco Perri non trova pace alla sua anima pellegrina, e resta il vecchio passeggero sulla tratta “intellettuale” di Corrado Alvaro. 

Cosa volete che vi dica? Io quando sono qui vorrei essere in America, e quando ero in America tutte le notti sognavo la mia casa. Questa terra bruciata ci perseguita e non ci lascia dormire fino in capo al mondo. Cosa avevo lasciato io qui? Miseria! Eppure queste brutte strade sporche, queste case, questi orti, li avevo sempre davanti agli occhi.

L’uomo del Sud porta dentro di sé una dolorosa, vecchia, storia, che sempre lo ha costretto a rinunciare alla sacrosanta identità del suo popolo, trascinandolo altrove. L’Italia è sempre stata come il mantello di Cristo. Divisa in più parti. Il Nord e il Sud. È nell’ultima che, come scriveva Franco Costabile, “anime di emigranti vengono la notte a piangere sotto gli ulivi .

[…] Siamo i treni più lunghi. 

Siamo il disonore la vergogna dei governi

L’odore di cipolla che rinnova le viscere d’Europa. […]

Milioni di macchine escono targate Magna Grecia.

Noi siamo le giacche appese nelle baracche nei pollai d’Europa.

Addio, terra.

Salutiamoci, è ora. (F.C.) (gsc)

Vertice a Taurianova su immigrazione e accoglienza

Un importante vertice, su immigrazione e accoglienza, si è svolto nella Sala Consiliare del Comune di Taurianova, a cui hanno partecipato il presidente f.f. Nino Spirlì, il capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno, il prefetto Michele di Bari.

All’incontro hanno preso parte anche l’assessore regionale alle Politiche sociali, Gianluca Gallo; il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani; il dirigente regionale del settore Immigrazione, Edith Macrì; i sindaci di Gioia Tauro, San Ferdinando e Oppido Mamertina, Aldo AlessioAndrea Tripodi e Bruno Barillaro; il sub-commissario prefettizio di Rosarno, Maria Luisa Tripo

Tantissimi i temi affrontati nel corso dell’incontro, fra cui l’apertura del Centro di permanenza per il rimpatrio di Oppido Mamertina; il protocollo tra Regione Calabria e Prefettura per la gestione di un nuovo Centro di ospitalità per i migranti regolari della tendopoli di San Ferdinando, che dovrebbe essere sottoscritto a breve; la situazione dei migranti nella Piana di Gioia Tauro e i relativi interventi in corso, tra cui il progetto Supreme (titolarità mista Regione Calabria/ministero del Lavoro).

««Ai nuovi calabresi dobbiamo dare casa, dignità e la nostra confidenza, la nostra familiarità. Bisogna entrare nelle loro case e farli entrare nelle nostre. Solo così riusciremo a costruire. Mi auguro che questo sia l’inizio di una nuova politica sociale» ha detto Spirlì, aggiungendo che «uno dei miei crucci  è lo stato di benessere dei calabresi e di chi in Calabria ci viene a vivere e a lavorare. Le porte sono aperte per chiunque arrivi con i documenti in ordine e con la voglia di mettersi a lavorare».

«È di ieri – ha detto – l’ordinanza che impone il rispetto dell’orario di pausa nelle ore calde per i lavori agricoli, ordinanza necessaria perché, purtroppo, i controlli non funzionano e ne servirebbero sempre di più. Con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, siamo distanti politicamente, ma convergiamo sulle buone pratiche che danno risposte. Fare i buonisti è il peggiore dei peccati che porta a commettere i peggiori tra i reati. Dobbiamo cominciare a essere buoni, non buonisti: e i buoni sono quelli che rispettano le regole».

«Se parliamo di accoglienza – ha proseguito il presidente – non possiamo non ringraziare chi viene a lavorare nelle nostre terre, ma dobbiamo mettere queste persone nelle condizioni di essere pagati adeguatamente e di avere una casa. È un’operazione che dobbiamo fare insieme. Nella Conferenza Stato Regioni, per la prima volta, la Regione si è resa disponibile a presiedere la commissione Politiche sociali, perché sapevamo che, in questo settore, c’era una falla. Oggi, ricominciamo da zero e con una medaglia sul petto: il fatto che siamo disponibili a collaborare con tutti, ma a patto che sia vera politica di accoglienza, senza bracci di ferro per tenere posizioni partitiche. Mi auguro che questo sia l’inizio di una nuova politica sociale».

«Questo incontro – ha dichiarato di Bari – ha la forza di unire le energie: è programmatorio, ma non solo. Il fenomeno immigrazione è multidisciplinare, nessuno ha una soluzione univoca al problema. Oggi c’è la necessità di fare sistema. Noi vogliamo integrazione e inclusione. Il Cpr in Calabria è una risposta di difesa della popolazione».

«Il fronte su cui prioritariamente dobbiamo fare sistema – ha aggiunto il prefetto – riguarda anche gli insediamenti abusivi. Posso dire che noi, come Dipartimento, faremo tutto il possibile e abbiamo già erogato fondi. Determinati territori non possono essere lasciati alle sole energie delle amministrazioni comunali, sono questioni che hanno bisogno di un sistema. Dobbiamo governare questo fenomeno, non mancano le risorse ma, spesso, le attività di supporto tra i vari livelli di governo».

«Oggi abbiamo tre punti fermi: il Cpr che decolla grazie ai pareri del sindaco di Oppido e del presidente della Regione; il protocollo d’intesa per la gestione di un nuovo centro di ospitalità; gli interventi nei singoli Comuni per verificare – ha concluso di Bari – la possibilità di sostenere chi mostra particolare attenzione verso questi fenomeni».

«Per noi – ha sottolineato l’assessore Gallo – è motivo di orgoglio aver potuto dare esecuzione ai progetti “Supreme” e “Piu Supreme” per sbloccare risorse ferme da tempo e che ci hanno consentito di fare i bandi». «I flussi migratori vanno gestiti, soprattutto in zone a vocazione agricola. Questi lavoratori – ha concluso Gallo – vanno messi in condizione di vivere adeguatamente e di integrarsi. È necessario che tutto questo avvenga attraverso un progetto di sistema».

«È in campo – ha affermato il prefetto Mariani – un pacchetto di interventi organico che vuole risolvere i problemi in modo concreto. Il Centro di permanenza per i rimpatri è un’iniziativa, condivisa con Regione e Comune, che serve a completare il dispositivo. Avere la possibilità di avere questa struttura agevola le attività delle forze di polizia. Inoltre, gli insediamenti spontanei vanno superati per tutelare le persone che partecipano all’economia agricola di questa regione e devono poter essere messi in condizione di vivere in modo dignitoso».

«Da molti anni – ha detto il sindaco di Taurianova Biasi –, siamo di fronte a una piaga irrisolta. Il progetto “Supreme” ci ha dato la possibilità di invertire la tendenza e di cominciare a cogliere risultati importanti: lo svuotamento delle baraccopoli e l’integrazione sociale». (rcz)

Ciao Asmaa, 3 anni: il tenerissimo saluto del sindaco di Roccella Vittorio Zito

Quando batte forte il cuore d’un grande sindaco: Vittorio Zito, primo cittadino di Roccella Jonica, ha affidato a Facebook il tenero saluto a una bimba di tre anni, Asmaa, sbarcata avventurosamente, insieme con altri profughi, alla fine d’agosto. È un messaggio che abbatte ogni pregiudizio sull’accoglienza e non fa altro che rimarcare il grande generoso cuore di tutti i calabresi nei confronti degli immigrati. Fratelli cui tendere cristianamente la mano e offrire un abbraccio, al di là di qualsiasi remora, com’è scolpito nel dna della popolazione calabrese che nessun decreto o ordinanza potranno mai rimuovere.

«Lei è Asmaa – scrive Vittorio Zito – e ha 3 anni. Era arrivata a Roccella la notte del 28 agosto assieme ai suoi genitori e ad altre 62 persone tra donne, uomini, ragazzi e bambini. Stanotte Asmaa arriverà a Trapani e li salirà a bordo di una delle navi allestite dal Ministero dell’Interno. Starà bene, per come merita.

«Per 5 giorni Asmaa e i suoi compagni hanno sopportato condizioni di soggiorno quasi proibitive. Avremmo voluto offrirgli di meglio, ma in questa emergenza era il massimo che potevano fare.
Ma nonostante tutto, Asmaa dietro al finestrino sorride. Perché ha sentito quanto cuore c’è stato in questi impegnativi 5 giorni.
Quello dei volontari della Croce Rossa, dei volontari della Associazione Aniello Ursino e dell’instancabile Momo, che non l’hanno lasciata sola nemmeno per un attimo.
Quello delle donne e degli uomini in divisa, le Forze dell’Ordine, che hanno avuto come sempre occhi e gesti di madri, padri, fratelli e sorelle.
Quello dei funzionari e degli impiegati della Prefettura, dei funzionari e dei volontari della Protezione Civile regionale, del Comandante dei Vigili Urbani e dei suoi uomini, degli impiegati degli uffici del comune, dei dirigenti e degli operai della Jonica Multiservizi.
Sono stati 5 giorni di costante e assiduo impegno. Voglio dire grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a gestire questa emergenza. E voglio dirglielo con il sorriso di Asmaa, che li ripaga di ogni minuto dedicato a lei e ai suoi compagni.
Che la vita ti sorrida sempre, piccola».
Grazie, sindaco Zito, a nome di tutta la Calabria. (s)

Immigrazione 2019 in Calabria: un dossier dell’Università per gli Stranieri di Reggio

Presentato all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio il dossier statistico Immigrazione 2019, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con Confronti e con il sostegno dell’Otto per mille della Chiesa Valdese – Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, e il contribuito del Centro di ricerca Laboratorio di storia giuridica ed economica del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Dai dati statistici illustratici risultano tra il 2017 e il 2018 incrementi della popolazione straniera per tutte le province della regione Calabria, ma in termini assoluti quelli più consistenti si registrano proprio per le province di Cosenza e di Reggio Calabria (rispettivamente +1.755 e +1.168). Le principali nazionalità che fanno registrare un numero di residenti maggiore alle mille persone in provincia di Reggio Calabria sono: Romania (9.617), Marocco (5.104), India (3.786, il 78,7% della comunità indiana presente in Calabria è insediata nella provincia di Reggio Calabria), Ucraina (2.168), Filippine (1.599), e Bulgaria (1.463). Mentre i comuni in cui si registra un numero di residenti stranieri superiore alle 900 persone sono i seguenti: Reggio Calabria (12.467), Gioia Tauro (1.603), San Ferdinando (1.216), Villa San Giovanni (997), Locri (959) e Palmi (919). Forse qualcuno si aspettava in questa graduatoria anche il Comune di Rosarno, ma non è così in quanto al 1° gennaio 2019 risultano dai dati Istat poco più di 870 stranieri residenti.

Unistrada
Un momento del convegno sull’immigrazione all’Università per Stranieri di Reggio

Ad illustrare i dati del Dossier Statistico Immigrazione 2019 è stata la dott.ssa Roberta Saladino (dottore di ricerca in “Storia Economica, Demografia, Istituzioni e Società nei Paesi del Mediterraneo”), referente del Centro Studi e Ricerche IDOS in Calabria e autrice del capitolo “Calabria. Rapporto Immigrazione 2019”. La Saladino ha fatto una ricca sintesi sui nati nazionali dell’immigrazione e quindi ha illustrato il focus socio-demografico dedicato alla Città Metropolitana di Reggio, ovvero a tutta la provincia.

In apertura dell’incontro, i saluti istituzionali del nuovo Magnifico Rettore Antonino Zumbo, alla sua prima uscita al pubblico dopo la sua proclamazione, il quale ha parlato del ruolo importante dei dati statistici, di come i numeri contengono delle informazioni preziosissime, chiamandoli appunto “dati parlanti”. Il Prefetto di Reggio Massimo Mariani ha sottolineato come sia importante l’attività di ricerca che si svolge sul tema dell’immigrazione, del ruolo necessario che la ricerca svolge su un fenomeno così complesso com’è l’immigrazione. Dopo aver indicato come il fenomeno vada sempre di più affrontato con strumenti razionali, al fine di gestire il fenomeno in rispetto di tutti (immigrati e Nazione d’Accoglienza), il dott. Mariani ha concluso sottolineando che il fenomeno dell’immigrazione è vissuto da tutti i Paesi Industrializzati e sarà sempre più presente nei prossimi anni. È intervenuta anche l’Assessore comunale alle Politiche Sociali, Welfare e Politiche della Famiglia, Pari Opportunità, Minoranze Linguistiche Lucia Anita Nucera, che ha descritto le varie attività che il Comune di Reggio  svolge in merito all’accoglienza dei richiedenti asilo.

Durante il convegno, moderato dal giornalista Marcello Spagnolo, è emerso il contributo demografico dell’immigrazione in Calabria al 31 dicembre 2018, dall’analisi del saldo naturale (SN) ed il saldo migratorio (SM), dai dati elaborati attraverso il Bilancio Demografico fornito dall’Istat. E stato osservato che in tutte e 5 le province i due saldi sono positivi, quindi si ha un apporto non solo di nuove nascite ma di adulti che li possiamo considerare come delle “nascite altrove”, che hanno il vantaggio di arrivare nella popolazione ospite (quindi in questo caso calabrese) nel pieno dell’età economicamente produttiva e demograficamente riproduttiva. Mentre per ambedue le componenti demografiche (SN e SM) della popolazione italiana si registrano dati che indicano come la popolazione autoctona ha un decremento a causa del SN e del SM entrambi negativi. In particolare il SN negativo più grave si registra per la provincia di CS che è pari a – 2.307, mentre per quel che concerne il SM il dato più grave si registra per la provincia di RC pari a – 3.880.

Mettendo a fuoco i dati del SN (- 1.329) e del SM (- 3.880) della provincia di Reggio Calabria, viene fuori che è come se fossero spariti nell’arco del 2018 un comune come Bivongi con una popolazione residente pari a 1.301 e del Comune di Platì con una numero di abitanti pari a 3.798.

Secondo Roberta Saladino, «La struttura per età della popolazione residente in Calabria ci narra una storia demografica (in termini di fecondità, sopravvivenza e migrazioni) molto complessa, costituita da due contingenti molto diversi, da un lato infatti c’è la popolazione straniera che cresce costantemente tanto da far registrare nel 2018 la più alta variazione percentuale rispetto l’anno precedente (4,23% contro il 2,42% della Lombardia, che ricordiamo essere la prima regione per numero di stranieri residenti pari infatti a più di 1miolne al 31 dicembre 2018), è costituita sostanzialmente dalla popolazione in età attiva, gli over 65enni costituiscono soltanto il 3,4% dei residenti. Dall’altra invece c’è la popolazione autoctona che vive un forte decremento, tra il 2017 e il 2018 si registra un calo di oltre 14mila residenti. Ed è caratterizzata da uno dei processi di maggiore rilievo in corso nei Paesi industrializzati che è certamente quello dell’invecchiamento demografico. Dalle previsioni dell’Istat, emerge che ci sarà verosimilmente un ulteriore aumento delle classi di età più anziane, quindi un ulteriore squilibrio della struttura per età della popolazione complessivamente residente in Calabria. Al fine di preservare tutto il patrimonio demografico di oggi e garantire un incremento futuro di esso, oltre a creare un’alleanza tra le generazioni è necessario sviluppare un clima sociale favorevole e politiche familiari davvero incisive e inclusive che possano realmente consentire un incremento dei livelli di fecondità, pensiamo che oggi la Calabria fa registrare un tasso di fecondità pari a 1,28 figli per donna, è al di sotto della media nazionale che è pari invece 1,32 figli per donna. Ed inoltre adottare politiche economiche-sociali che puntino, ad investire maggiormente sui giovani, ad incrementare la partecipazione femminile nel mondo del lavoro, e a coinvolgere fino in fondo “i nuovi italiani” nella nostra società, esattamente come i francesi, gli argentini, gli statunitensi o i belgi coinvolsero nella loro vita i nostri bisnonni, i nostri nonni e i nostri padri».

Al Convegno sono stati: il hanno preso parte, inoltre, il prof. Domenico Siclari (Direttore Dipartimento di Scienza della Società e della Formazione d’Area Mediterranea) che ha parlato come il fenomeno delle migrazioni è un fenomeno nato assieme all’uomo, il cap. Gabriele Lombardo (Comandante Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro) che ha affrontato il tema “Caporalato nella Piana di Gioia Tauro: strumenti di contrasto”, la dott.ssa Maria Daniela Rossi (Presidente CISMe Società Cooperativa – RC) che ha parlato del “Modello SPRAR/SIPROIMI: Percorsi d’integrazione e buoni prassi”. Le conclusioni sono state affidate alla dott.ssa Maria Nucera (funzionaria Settore Centri per l’Impiego e Funzioni Territoriali Dipartimento Lavoro Formazione e Politiche Sociali Regione Calabria) che ha illustrato le “Politiche e azioni di inserimento socio-lavorativo nell’immigrazione” a livello nazionale e regionale. (rrc)