MATTARELLA CON I RAGAZZI DI CALABRIA
UN FORTE SEGNALE DI ATTENZIONE AL SUD

di SANTO STRATI – La scelta del Presidente Sergio Mattarella di scendere in Calabria per l’inaugurazione del nuovo anno scolastico va ben oltre la semplice formalità istituzionale del saluto agli studenti: è il segnale – che i calabresi aspettano da troppo tempo – di un’attenzione, forte, che il Paese deve mostrare nei confronti di questa terra. C’è una realtà terribile provocata dalle insopportabilmente troppe vittime della pandemia e i guasti che il Covid ha provocato in ambito sociale ed economico: un peggioramento della situazione in tutto il Sud che incide pesantemente sulla mancata crescita e lo sviluppo sognato.

Mattarella in Calabria rappresenta – ha detto giustamente il senatore Ernesto Magorno – “un dono meraviglioso” e come tale va accolto con entusiasmo perché costituisce per i ragazzi calabresi che domani tornano a scuola – immaginando un anno scolastico post pandemia – con un carico di aspettative diverso dal solito. Bastano i dati raccolti dal Centro Sociale Agape che contano otto ragazzi su dieci che prevedono di andar via dalla propria terra alla fine del percorso scolastico, per lasciar intuire i tanti, troppi, problemi che affliggono la scuola, nel cui ambito il divario nord-sid diventa davvero insostenibile. C’è un abisso che va azzerato, cancellando disuguaglianze e disagi che sono poi alla base di un inarrestabile abbandono scolastico.

Nonostante tre Atenei che sfiorano l’eccellenza e un piano formativo di altissimo livello (le tre Università svettano tra le migliori in Europa), la fuga dei cervelli, l’export della conoscenza e della cultura non si arresta. La spiegazione è semplice: non ci sono prospettive, mancano del tutto opportunità di occupazione stabile, sono assenti politiche attive del lavoro rivolte alle nuove generazioni. Abbiamo rubato il futuro ai giovani in questi ultimi venti anni e continuiamo a negare loro qualsiasi ipotesi di poter mettere su casa, famiglia, vivere nella propria terra, “ripagarla” con le proprie competenze e le capacità acquisite con la formazione negli Atenei calabresi. Invece, le regioni ricche e furbe si accaparrano la meglio gioventù, a costo zero, offrendo loro spesso pessime condizioni di vita nelle metropoli ma mettendo in contrappeso serie e concrete prospettive di sviluppo. Facile accettare disagi e rinunce se si hanno davanti prossime condizioni di vita adeguate e migliori che permetteranno di costruire un qualche futuro.

Il Presidente Mattarella è sempre stato molto sensibile alle istanze dei giovani, ha accolto spesso il loro appello, ma non ha la bacchetta magica, né rientra nelle sue prerogative creare lavoro per i giovani. Nel messaggio che la giovane Giulia Melissari del gruppo Agape (fondato con grande lungimiranza dall’indimenticabile  mons. Italo Calabrò) ha inviato al Capo dello Stato ci sono delle parole che spiegano il sentimento che anima i ragazzi di Calabria, quelli a cui si rivolgerà, in particolare, oggi pomeriggio Mattarella:  «ci sentiamo viaggiatori senza meta e senza biglietto, ovvero senza sogni e senza opportunità». È per questo che la venuta in Calabria di Mattarella (è la terza volta del suo settennato) assume una valenza specifica che diventa monito per il Paese.

La Calabria non è una “fastidiosa incombenza” come qualche politico inopinatamente si è lasciato scappare, ma è una terra ricca di un patrimonio umano straordinario che ha mostrato al mondo intero cosa è capace di fare: ci sono calabresi nei posti apicali in Italia (e in gran parte del mondo), medici, scienziati, imprenditori, uomini e donne delle istituzioni, persone che hanno lasciato la propria terra (raramente per scelta) e che hanno fatto un percorso di eccellenza mostrando competenza, capacità e un grandissimo impegno. Doti che stanno covando centinaia, migliaia, di ragazzi calabresi che se dicono di voler andar via dopo il liceo, in realtà sognano di poter restare nella propria terra, tra i propri affetti, gli amici, a respirare aria di casa.

Occorre pensare non soltanto al lavoro che non c’è e quando c’è è assolutamente precario per i giovani che vogliono restare, ma immaginiamo opportunità serie anche per chi vorrebbe (vuole) tornare. Le nuove tecnologie e il lavoro a distanza hanno mostrato che si può ipotizzare una diversa organizzazione del lavoro: la Calabria non ha una tradizione manufatturiera, non ha bisogno di industrie tradizionali (ma ben vengano, sia chiaro), deve, invece, sfruttare le sue risorse paesaggistiche, turistiche, culturali, artistiche, enogastronomiche e quindi utilizzare il capitale umano di tecnici, specialisti, operatori culturali. Anche dal punto di vista della scienza con la nascita dell’Istituto Renato Dulbecco a Lamezia Terme si aprono grandi opportunità d’impiego per i nostri laureati e i tecnici di laboratorio formati in Calabria: la regione potrebbe (può) diventare un caposaldo internazionale della ricerca scientifica. Il territorio, gli Atenei, il Porto di Gioia, la Zes, le risorse ambientali e artistico-culturali: non c’è da inventare nulla, solo mettere a profitto una politica di investimenti che generi lavoro e produca ricchezza, in un volano di sviluppo dove anche l’indotto diventa fondamentare per offrire nuove opportunità occupazionali e di investimento per imprenditori “coraggiosi”.

Ecco servirebbe mettere in pratica il sogno visionario dell’ex presidente della Regione Calabria Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale, che ha già chiamato a collaborare per il Dulbecco di Lamezia di cui è Commissario ben tre Premi Nobel: Calabria Silicon Valley. Una terra dove ci siano opportunità di lavoro e di crescita in tutti i campi: dalla tecnologia alla scienza, dall’agricoltura biologica all’artigianato di nuova concezione, dalla valorizzazione turistica alla creazione di campus di formazione in grado di fornire master qualificati e qualificanti per i laureati di Cosenza, Catanzaro e Reggio. Non è un sogno, ma una realtà fattibile se solo la politica nazionale smette di considerare la Calabria una colonia e un pesante fardello.

Questa terra ha, con il sudore, le lacrime, il sangue dei suoi emigrati fatto la fortuna delle regioni del Nord che oggi snobbano tutto il Mezzogiorno, che – in realtà – è il “carburante” dell’industria nazionale: togliete i consumi del Sud e spiegateci a chi vende poi i suoi prodotti il Nord ricco e operoso. Quindi far crescere il Sud, offrire migliori condizioni di vita, creare opportunità di crescita e sviluppo, far circolare denaro con nuova occupazione, diventa un grande affare per il Nord. La presenza di Mattarella non darà solo speranze nuove ai ragazzi di Calabria che oggi pomeriggio vorranno ascoltare le sue parole: è il segnale forte che il Paese deve recepire. Se non parte il Sud non riparte il Paese. (s)

Il messaggio agli studenti dell’arcivescovo di Reggio mons. Fortunato Morrone

Il nuovo arcivescovo di Reggio mons. Fortunato Morrone ha inviato un messaggio di saluto e augurio agli studenti, in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico.

«Carissima, carissimo, ciao.

Sono il vescovo di questa splendida diocesi reggina e ti raggiungo con queste brevi righe che spero ti trovino in buona forma. Non vorrei sbagliarmi, ma tra i volti che in questi giorni abitano il tuo cuore ci sono le amiche e gli amici con i quali finalmente potrai riprendere il cammino scolastico vis à vis, face to face, occhi negli occhi, insomma in presenza.

Il desiderio di vivere insieme, di condividere una comune avventura, è grido insopprimibile dell’anima acutizzato dalla pandemia, segnalandoci che le relazioni sono come l’ordito e la trama che strutturano il nostro tessuto umano, il tuo. Quando queste ci sono negate o vengono meno, inevitabilmente si sfilaccia l’esistenza e si soffre. Non è così?

Domani la grande famiglia Scuola aprirà la sua porta e finalmente potrai ripartire insieme ai tuoi compagni e compagne, ai tuoi docenti e personale scolastico, ma con tutti gli accorgimenti e le attenzioni del caso. Si perché il Covid, in modo drammatico, ci ha insegnato che il sano desiderio delle relazioni interpella la tua libertà, la mia e quella di tutti, che è costruttiva quando si esprime nella responsabilità.

Siamo affidati gli uni altri, non solo ora nel rispetto delle semplici regole sanitarie per il bene di tutti ma, onorando la tua intelligenza, soprattutto nell’impegno e nella passione che metterai nello studio per la tua formazione culturale in vista del compito che svolgerai dove ti troverai a vivere, spero qui nella tua terra. Non poche persone si affideranno alla tua competenza, alla tua cura e sensibilità e potrai gustare la gioia di essere stata/stato protagonista della costruzione di un mondo più bello, più giusto, più autentico, semplicemente umano. Sogni questo?

Se è così, ti invito a coinvolgere in quest’aspirazione amici e amiche. Insieme si cammina e si crea meglio. Spero di incontrarti in compagnia dei tuoi compagni di scuola per avviare un cammino di conoscenza e intessere un dialogo di amicizia fondato sull’ascolto reciproco. Salutami i tuoi famigliari, i docenti, i collaboratori scolastici, e anche i preti che insegnano nel tuo istituto. Se ti fa piacere ti accompagno con la mia preghiera.
Buona ripresa e buon anno scolastico. Abbi cura di te. Prenditi cura dei tuoi compagni e compagne».  (rrc)