INTEGRAZIONE E INCLUSIONE SCOLASTICA
QUANTI RITARDI ANCORA NELLA REGIONE

di GUIDO LEONENei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione ha presentato il focus dell’ultima indagine sugli alunni con cittadinanza non italiana  nelle scuole di ogni ordine e grado del nostro Paese relativi all’anno scolastico 2018-2019. Gli esiti confermano che  la multietnicità è divenuta una realtà significativa anche della scuola calabrese e, comunque, un elemento strutturale del nostro sistema scolastico. Dall’espansione delle consistenze e delle nazionalità degli alunni stranieri consegue che un numero sempre più crescente di operatori e famiglie è coinvolto nelle problematiche di accoglienza e di integrazione di questi bambini e ragazzi. 

È importante, quindi, approfondire il fenomeno che di seguito analizzeremo nelle sue particolarità.

Costante crescita degli alunni stranieri

Le prime rilevazioni di alunni non italiani nelle scuole italiane risalgono all’83/’84, quando ne furono contati 6.104. In tutti questi anni anni gli alunni non italiani sono aumentati passando a 914.860, come da ultimo censimento ministeriale, con un incremento di ben 42.500 unità (+4,9%) rispetto all’anno precedente, che aveva subito, dopo la diminuzione del 2020/2021, un nuovo, seppur lieve, aumento.

Anche in termini percentuali si registra un maggior aumento della presenza degli alunni con cittadinanza non italiana rispetto all’anno precedente (11,2% contro 10,6%). Diminuisce tuttavia il totale degli studenti di quasi 103 mila unità (pari a -1,2%) a causa del calo degli studenti italiani (oltre -145.000 unità) che supera ampiamente l’aumento degli studenti con cittadinanza non italiana.

I dati 2022/2023 confermano una maggior concentrazione nelle regioni settentrionali (65,2%), a seguire nelle regioni del Centro (23,3%) e infine del Mezzogiorno (11,5%).

In rapporto alla popolazione scolastica totale, l’Emilia-Romagna registra il valore più elevato di studenti con cittadinanza non italiana, seguono  Lombardia, Liguria, Veneto. La Calabria si colloca al sedicesimo posto tra le regioni italiane con 13.065 allievi stranieri. Un incremento di 1090 studenti rispetto all’anno precedente.

La presenza nelle scuole calabresi

La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi. Gli alunni non italiani ora alla scuola dell’infanzia e alla primaria elementare – le nuove leve scolastiche – rappresentano quasi i due terzi del totale di alunni stranieri. Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di scuola. Ed anche sui banchi delle scuole calabresi.

Infatti le scuole di ogni ordine e grado della nostra regione sono state frequentate nello scorso anno scolastico da 13.065 allievi, di cui 2.326  nella scuola dell’infanzia, 4.029 nella scuola primaria, 2.643, nella scuola secondaria di 1° grado e 3.887 nella scuola secondaria di secondo grado.

La provincia di Cosenza è questa volta tra le consorelle calabresi quella a maggior incidenza del fenomeno. Infatti, le scuole di ogni ordine e grado della provincia cosentina  sono state  frequentate   da 4.663 allievi con cittadinanza non italiana, così distribuiti per ordine di scuola:infanzia 867, primaria 1504, I grado 933, II grado 1359.

A seguire Reggio Calabria  con 4.015 allievi, di cui nelle scuole dell’infanzia 617, nella primaria 1246, al I grado 790, al II grado 1362. Poi, Catanzaro con 2497, di cui 499 infanzia, 822 primaria, 532  I grado, e 644 II grado. Quindi, Crotone con 968, distribuiti come segue 183 infanzia, 325 primaria, 215 I grado e 245 II grado. Infine, Vibo Valentia  con 922 allievi, di cui 160 infanzia,312 primaria,173 I grado e 277 II grado.

Nel dettaglio, la distribuzione degli studenti in base al voto conseguito evidenzia che, tra gli studenti con cittadinanza non italiana diplomati con la sufficienza, il 43,5% si iscrive agli istituti tecnici, il 37,2% agli istituti professionali, un altro 3,0% ai corsi regionali di istruzione e formazione professionale e il rimanente 16,3% ai licei. Inoltre, optano per l’istruzione e formazione regionale in numero maggiore gli studenti maschi (3,4%) rispetto alle studentesse (2,3%).

In ogni caso, gli alunni diplomati con sufficienza scelgono soprattutto gli istituti tecnici (50,5%), mentre per le ragazze la distribuzione tra i diversi percorsi è più equilibrata (28,1% licei, 31,3% istituti tecnici e 38,2% istituti professionali).

Al crescere della votazione, aumenta la percentuale di studenti che si orienta verso gli istituti tecnici e i licei. Tra gli elementi che incidono sulla prosecuzione degli studi il risultato conseguito all’esame di licenza media appare decisivo. In generale, gli studenti con cittadinanza non italiana sembrano comportarsi in modo simile agli studenti italiani. In ambo i gruppi l’opzione per gli istituti professionali è tanto più frequente quanto più bassa è la votazione conseguita, viceversa quanto più alta è la votazione, tanto più frequente è l’orientamento verso i licei.

Una vera e propria Onu nelle scuole

Il quadro ricavabile dai dati dell’indagine riflette una vera e propria Onu disseminata nelle aule scolastiche del Paese. Sono circa 200 i Paesi di cui sono originari gli studenti con cittadinanza non italiana. Una varietà di lingua, culture, etnie, razze.

I dati suddivisi per continente evidenziano che la maggior parte degli studenti, ovvero il 44,42%, come in passato ed in lieve aumento, sono di origine europea; seguono gli studenti di provenienza africana (27,25%) ed asiatica (20,27%).

Assai più contenuta ma in lieve aumento è la quota degli studenti provenienti dall’America (8,02%) mentre rimane stabile quella degli studenti provenienti dall’Oceania (0,03%).

Alcune comunità sono di gran lunga più rappresentate rispetto ad altre. Tra i Paesi europei la cittadinanza più rappresentata si conferma quella Rumena. Nell’insieme, gli studenti di origine rumena e albanese rappresentano quasi un terzo degli alunni stranieri in Italia .

I minori stranieri in Calabria provengono per lo più dall’Europa, dall’Africa e dall’Asia  Sono in tutto 80 le cittadinanze rappresentate nella nostra regione, tra queste primeggia quella romena e a seguire quella albanese, marocchina, cinese, ucraina, egiziana e indiana. 

Alunni con cittadinanza non italiana nati in Calabria e a Reggio

Nell’a.s. 2022/2023, per la prima volta, si registra una diminuzione della percentuale di presenze di seconda generazione, la cui crescita costante fino all’anno precedente aveva caratterizzato nel tempo l’evolversi della presenza degli studenti con retroterra migratorio.

Nel quinquennio 2018/2019-2022/2023 il numero degli studenti con cittadinanza non italiana nati in Italia è tuttavia stato significativo passando da 553.176 a 598.745 unità registrando così un incremento di oltre 45 mila unità, mentre la variazione percentuale è stata del +8,2% contro il 10,8% del quinquennio 20217/2028 – 2021/2022.

Nell’ultimo anno invece, la crescita dei nati in Italia in valore assoluto è stata di 9.759 unità in totale (+1,7%), mentre la quota sul totale degli studenti di origine migratoria è arrivata al 65,4%, registrando oltre due punti percentuali in meno rispetto al 2021/2022 (67,5%).

I minori stranieri nati in Italia sono in Calabria 5.499 così distribuiti: infanzia 1.316, primaria 2.049, media inferiore 1095, superiore 1039. Nell’a.s. 2022/2023 aumentano anche gli studenti che frequentano per la prima volta una scuola italiana. Sono stati 29.186.

Nella nostra regione l’anno scorso il totale è stato di 434, di cui a Reggio Calabria 135, a Vibo Valentia 22, a Catanzaro di 63, a Crotone di 12 e a Cosenza di 102. Gli studenti con cittadinanza non italiana nati in Italia sono più orientati verso gli istituti tecnici e a seguire i licei, invece, gli studenti nati all’estero dopo gli istituti tecnici scelgono gli istituti professionali.

In particolare, nell’a.s. 2022/2023 il 40,3% degli studenti nati in Italia frequenta  gli istituti tecnici, il 36,7% i licei, il rimanente 23,0% gli istituti professionali o i percorsi IeFP. Per gli studenti nati all’estero, la distribuzione presenta un andamento diverso: al primo posto resta la scelta dell’istituto tecnico con il 38,0%, a seguire i percorsi professionali con il 33,6%, e al terzo posto i licei con il 28,3%.

Le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono sempre notevoli. Nell’a.s. 2022/2023 gli studenti italiani in ritardo sono il 7,9% contro il 26,4% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si riscontra nella scuola secondaria di II grado dove le percentuali dei ritardi diventano rispettivamente 16,0% e 48,0%.

Problemi aperti

Resta fondamentale  per la scuola la disponibilità di mediatori linguistici e culturali, di facilitatori didattici, con i corsi di appoggio e di tutoring per gli alunni stranieri, col sostegno economico più allargato per le scuole che ospitano numeri alti di immigrati.

Anche le nostre scuole reggine e calabresi in questi anni hanno sperimentato modelli organizzativi diversi, pratiche per l’accoglienza, azioni di approccio al processo di integrazione. Insomma, sia pure con fatica le istituzioni scolastiche si sono caratterizzate per una pedagogia dell’accoglienza e dell’integrazione. Ma non ci nascondiamo che, tra le difficoltà che determinano l’insuccesso scolastico, la barriera linguistica e culturale è quella più rilevante, primo anello di una catena di esclusioni che si amplificano via via che si sale nel grado di istruzione. 

Ecco perché non si può pensare ad una azione educativa della scuola che sia avulsa dal contesto educativo delle città e, viceversa, le azioni delle amministrazioni comunali sarebbero velleitarie se non sono coordinate con le azioni di tutti gli altri soggetti, di cui la scuola è uno dei più importanti. Occorre affrontare il problema con un rafforzamento della cooperazione tra scuola e città e nell’attuazione di politiche efficaci di integrazione sociale .Intanto va sottolineata una misura significativa, voluta dal Ministero e contenuta in un decreto recentemente approvato per ora solo  dalla Camera dei Deputati riguardante, appunto, i minori stranieri  che dovranno acquisire una conoscenza adeguata dell’italiano con corsi obbligatori e docenti dedicati. La misura prevede l’introduzione di insegnanti di italiano L2 che dovrebbe entrare in vigore a partire dall’anno scolastico 2025-26.

Diritti di cittadinanza

Si tratta delle seconde generazioni, un segmento particolare della popolazione scolastica di origine straniera, con esigenze e bisogni educativi diversi da quelli degli allievi di recente immigrazione. Hanno in comune con i ragazzi italiani la stessa scolarizzazione, parlano quasi sempre la nostra lingua, hanno gusti e interessi uguali o simili ai coetanei italiani. Non presentano in genere criticità scolastiche particolari. Li rende diversi solo la pelle, la religione, l’origine.

Insomma, la cosiddetta seconda generazione ha un altro tipo di impatto sul sistema scolastico italiano in quanto l’ostacolo non è la lingua, problema maggiori per un ragazzo immigrato. Il nascere e crescere nel Paese ospitante può fungere già come una sorta di ammortizzatore sociale. Ma non basta. Giustamente con sempre maggiore consapevolezza e determinazione reclamano la revisione della normativa in materia di cittadinanza.

È quanto mai opportuno rimuovere ogni inutile incertezza o ingiustificata difficoltà burocratica nei percorsi di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per gli stranieri nati in Italia che desiderano scommettere sul nostro paese. Rendere meno vago il loro futuro, dando loro quella fiducia che fino a oggi è stata loro negata da un codice della cittadinanza anacronisticamente difensivo, ci pare un modo sensato per aiutarli  a investire nella propria istruzione. (gl)

[Guido Leone è già ispettore tecnico Usr Calabria]

Quando l’inclusione trionfa sulla disabilità

È stato un convegno di grandi emozioni in alcuni momenti reso anche commovente dalle testimonianze delle madri di alcuni giovani disabili e da un apprezzato intervento della presidente dei “Girasoli della Locride”, Imma Circosta, che ha evidenziato i grandi passi avanti fatti sul piano sociale e sportivo dai “suoi ragazzi” grazie ad una attività che permette inclusione e anche inaspettati successi sportivi.

Organizzato dai Club Lions di Locri e di Palmi l’incontro, che si è tenuto presso la sede Lions di Locri, in Piazza Stazione, ha messo a fuoco l’importanza del Campo “Lucciola Blu”, nato molti anni addietro a Palmi presso il Centro Presenza grazie al sostegno e alla passione di Don Silvio Mesiti e di un folto gruppo di volontari, molti dei quali Lions che, per circa una settimana ospitano ragazzi disabili e loro familiari con variegati momenti di inclusione che fanno la felicità dei giovani che frequentano il “campo”.

Il convegno, presentato da Giulia Arcuri, si è aperto con gli interventi di Toni Zuccarini e Domenico Barone, rispettivamente presidenti dei Club Lions di Locri e di Palmi ed è poi entrato subito nel vivo con il sindaco di Locri Giuseppe Fontana che ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa offrendo la grande disponibilità della sua amministrazione a supportare ogni ulteriore attività di questo genere promossa dai Lions. Sulla stessa lunghezza d’onda il successivo intervento dell’assessora alle politiche sociali, Domenica Bumbaca, che è sempre stata vicina ad ogni iniziativa di volontariato sociale.

Quindi il saluto del presidente della zona 2 lions, Vincenzo Mollica, del quale è stata evidenziata la notevole attività operativa con la quale è riuscito a creare un “ponte ideale” tra la zona ionica e quella tirrenica. Ospite dell’incontro è stato anche il past governatore Lions ,Paolo Gattola , figlio della compianta Giovanna che è stata sin dall’inizio di “Lucciola Blu” una delle più accese sostenitrici del campo tramandano ai suoi figli, appunto Paolo, e Danilo, la passione e l’entusiasmo di continuare la sua meritoria opera.

E Paolo Gattola ha sviluppato un intervento molto significativo per mettere a fuoco l’importanza che oggi riveste l’iniziativa. Poi l’appassionato interventi di Antonello Posterino, coordinatore Distrettuale del service Lucciola Blu  che ha sviluppato una apprezzata relazione e si è soffermato sul programma del Campo che si svilupperà – ha precisato — dal 9 al 15 giugno e che prevede la partecipazione di molti giovani disabili e delle loro famiglie.

Il convegno ha anche affrontato problemi tecnici e operativi con le relazioni delle psicologhe Fabiana Minutolo responsabile del centro socio-riabilitativo diurno “ Emmanuele” dell’associazione Presenza e di Aurora Iemma , Psicologa specialista in terapia familiare. Entrambe hanno portato significative testimonianze . I lavori ,dopo un breve intervento di Giuseppe Ventra, coordinatore scientifico della Fondazione Lions che ha “sposato” anche con un sostegno economico, un apposito progetto presentato dal Club Lions di Roccella proprio su “Lucciola Blu”  è stato concluso dal vicegovernatore del Distretto Lions, Pino Naim  che, tra l’altro, in qualità di medico, è sempre stato tra i volontari del Campo che si pone – come è stato precisato – l’obiettivo di fare in modo di abbattere le barriere tra persone con disabilità e il resto della società con azioni concrete aldilà della formalità e con iniziative di apprezzata valenza sociale, tanto che per  circa una settimana  consente a numerosi ragazzi disabili  e alle loro famiglie, di vivere un  periodo intenso e felice e decisamente molto formativo sul piano  sociale. Alla fine grandi applausi per tutti e tanti apprezzamenti per l’iniziativa.

L’OPINIONE / Nicola Fiorita: Indispensabile creare una scuola dell’inclusione e valorizzare le diversità

di NICOLA FIORITA – Noi, docenti delle scuole primarie, secondarie, dell’università e dell’alta formazione, li vogliamo tutti assieme, nelle stesse classi, a seguire un percorso che dia a tutti le stesse opportunità nel rispetto delle specifiche potenzialità.

Li vogliamo lì, nelle stesse classi, fianco a fianco, perché ogni alunno, ogni studente, a prescindere dalle sue esigenze personali, rappresenta una risorsa per tutti.

Li vogliamo lì tutti assieme, nelle stesse classi, perché ognuno di loro porta un contributo di capacità, di competenza, di sensibilità, lavorando ad un progetto comune di crescita umana e didattica.

Li vogliamo lì, nelle stesse classi, anche se questo aumenta le nostre responsabilità, spesso ci carica di un lavoro stressante e non sempre riconosciuto, ma sappiamo che è indispensabile realizzare una scuola dell’inclusione e valorizzazione delle diversità se si vogliono raggiungere risultati importanti nella progettazione didattico-educativa.

Li vogliamo lì, nelle stesse classi, dove è possibile creare un ambiente dove ognuno, adeguatamente supportato, può raggiungere il suo potenziale di capacità e conoscenze.

Chi non li vuole lì non comprende che sono proprio gli alunni/studenti con particolari esigenze ad offrire ai loro compagni un’occasione irripetibile di confronto e di conoscenza, indispensabile per orientarsi in una società sempre più complessa e multiforme.

Noi li vogliamo lì, nelle stesse classi, vogliamo sentire le loro voci, ognuna diversa dall’altra, vogliamo essere disturbati dalle loro risate o dalle loro lacrime, vogliamo sentirli tutti uguali e tutti protagonisti di questa fondamentale storia collettiva che è la scuola. (nf)

[Nicola Fiorita è sindaco di Catanzaro]

Il primo cittadini ha lanciato su charge.org una petizione per una scuola inclusiva e senza barriere, che ha registrato in meno di 24 ore quasi 500 firme.

Il manifesto , dal titolo Tutti assieme nelle stesse classi, è stato sottoscritto congiuntamente da 250 autorevoli primi firmatari del mondo della scuola, dell’università e dell’accademia, oltre che della società civile.

Nella sua riflessione, anche in qualità di docente dell’Unical, Fiorita sottolinea l’importanza che la scuola «dia a tutti le stesse opportunità nel rispetto delle specifiche potenzialità, lavorando ad un progetto comune di crescita umana e didattica. Sono proprio gli alunni con particolari esigenze ad offrire ai loro compagni un’occasione irripetibile di confronto e di conoscenza, indispensabile per orientarsi in una società sempre più complessa e multiforme. Li vogliamo, nelle stesse classi, per sentirli tutti uguali e tutti protagonisti di questa fondamentale storia collettiva che è la scuola». (rcz)

IN CALABRIA SOLIDARIETÀ E INCLUSIONE
A SALVAGUARDIA DELLA SALUTE MENTALE

di FRANCESCO CANGEMIOggi il mondo celebra la Giornata della Salute mentale. Ma la Calabria come si prepara a celebrare questa giornata? Con i soliti e immancabili problemi legati non tanto ai professionisti del settore ma, bensì, a quello delle strutture pubbliche. In un momento storico come quello attuale, in cui la cura della salute mentale è diventata fondamentale, la poca attenzione da parte delle Istituzioni sul tema è allarmante.

D’altronde, se in Italia si parla di un incremento consistente a ricorrere all’aiuto di uno psicologo o di uno psichiatra per affrontare le fragilità che emergono nel corso di una vita che ci fa sentire sempre più sottopressione, nella nostra regione, invece, sembra esserci indifferenza.

E questo deve far riflettere, perché dopo il Covid, il numero dei giovani che decidono di ricorrere alle cure psicologiche o psichiatriche sta aumentando vertiginosamente.

La pressione sui giovani, dal mondo esterno e dal mondo interno, sta diventando sempre più schiacciante e loro sperano di trovare una soluzione nella terapia. Più in quella di parola che in quella dei farmaci. Ma, molte volte, la parola psicologica non è sufficiente ed ecco aumentare il consumo di farmaci che aiutano a contenere stati ansiosi.

C’è una consapevolezza maggiore nelle nuove generazioni, non esiste praticamente più la “sciocca” vergogna di affrontare una psicoterapia per affrontare i blocchi che la vita ci pone e questo è un bene perché, tendenzialmente, dovrebbe portare ad avere donne e uomini di una sensibilità più spiccata.

Torniamo a fotografare la situazione della nostra regione.

A Cosenza, ad esempio, esiste un solo Centro di salute mentale pubblico ed è oberato da un numero di pazienti molto, molto importante. Le istituzioni hanno praticamente lasciato “soli” i medici dell’Asp che operano nella struttura (che “gestisce” anche il reparto di psichiatria dell’ospedale Annunziata), e che combattono quotidianamente una battaglia in favore dei pazienti ma che, troppe volte, schiaccia gli operatori. Per non parlare della totale solitudine che affrontano dal punto di vista dell’assistenza sociale. Non riescono, infatti, a trovare interlocutori istituzionali che li ascoltino veramente e questo, per i medici della struttura, è a dir poco frustrante vista la mole di lavoro a cui, ogni giorno, vanno incontro.

Non si può pensare di risolvere il problema della salute mentale, a Cosenza, effettuando soltanto trattamenti sanitari obbligatori meglio noti come Tso.

Ma se la Calabria Citra non se la passa bene, nel reggino non ride di certo. Giusto pochi giorni fa, sulle nostre pagine, abbiamo ospitato l’accorato appello scritto da Giuseppe Foti, Vincenzo Barbaro e Filippo Lucisano operatori della Coolap di Reggio Calabria che, senza mezzi termini, scrivevano di come «La cura della salute mentale dev’essere “strumento maturo” e sufficientemente attendibile, ma al momento risulta ostaggio di criticità e di carenze di risorse economiche e strutturali di cui la politica, e non solo, si deve fare assolutamente carico, come facciamo noi da sempre e con spirito di sacrificio».

«Vi ricordiamo, a tal proposito, – scrivevano in un appello i tre operatori alle istituzioni reggine – che da oltre otto anni i ricoveri sono bloccati e questo ha comportato il venir meno del diritto alla cura per tanti pazienti, che avrebbero come unica alternativa la strada. Molti vengono, passateci il termine poco ortodosso, “deportati” in altre strutture fuori regione, rendendole più che mai traboccanti e assumendo sembianze manicomiali: tutto il contrario di quanto compiuto dall’Italia con la legge Basaglia, tesa proprio ad eliminare questo tipo di strutture. Abbiamo constatato con la pubblicazione della rete territoriale, che i numeri dei posti letto (170 circa) non sono assolutamente corrispondenti alla richiesta di un territorio vasto come quello di Reggio Calabria e provincia».

A Catanzaro non si sta bene nemmeno. Con la scusa che la consulenza psichiatrica è divisa fra l’Asp e il Policlinico universitario, il reparto di psichiatria di via Campanella scoppia, anch’esso, di pazienti da visitare. Accanto ai medici di lungo corso, ci sono tutta una serie di giovani promesse del settore che si formano curando già i pazienti con grande professionalità nonostante tutto.

Ad attenuare un po’ la situazione, ma veramente di poco, ci pensano gli psicologi privati che non tutti si possono permettere anche se molti, per fortuna, applicano tariffe calmierate a chi non può permettersi di spendere determinate cifre per difendere il proprio stato di salute mentale.

E poi c’è il mondo dell’associazionismo.

Un esempio su tutti viene da Cosenza, anzi da un paese vicino che è Carolei.

«Il 10 ottobre si celebra la Giornata mondiale della Salute mentale – scrivono dall’associazione presentando l’iniziativa di un safari alternativo – un’occasione importante e, per certi versi, unica per riflettere sulle iniziative che riguardano tante donne uomini del nostro tempo. In un’epoca in cui siamo concentrati nella ricerca di modelli e azioni che consentano la sostenibilità economica e ambientale delle nostre iniziative, l’attenzione agli aspetti sociali è talvolta limitata rispetto al complesso delle necessità che si manifestano».

Aggiungono da Carolei: «In tale contesto, la fattoria sociale e didattica Arcadinoé ha organizzato un evento che consentirà di scoprire i suoi percorsi laboratoriali rivolti alle persone con diversa abilità. L’idea del “safari” è dunque quella di affacciarsi e di immergersi, con la curiosità dell’esploratore, nei percorsi inclusivi progettati e realizzati dall’Arcadinoé.

Con il sostegno di Coldiretti Calabria e di Campagna amica, dalle ore 10 ci si ritroverà per scoprire i percorsi di agricoltura, musica, teatro e artigianato, in cui ciascuno de “i ragazzi dell’Arca” ha il suo compito specifico, necessario per la riuscita complessiva delle attività. Il tutto è reso possibile grazie al supporto dei volontari che sposano i valori e la missione della fattoria sociale».

«Al termine del safari – conclude la nota – è previsto un momento di ristoro e di riflessione sull’esperienza vissuta, per dipingere un quadro concreto di collaborazione e sensibilità, con i diversi ospiti del mondo della politica, degli enti assistenziali, dell’università, del mondo del volontariato e i cittadini che hanno già espresso la loro adesione alla manifestazione. L’Arcadinoé, con “salute in campo”, vuole offrire il suo contributo di testimonianza e impegno per celebrare, con la semplicità che la caratterizza, una giornata così importante per i propri ospiti, le persone più sensibili al tema della sanità mentale e, certamente, per l’intera comunità degli uomini». (fc)

IN CITTADELLA OGGI IL CONVEGNO
scarica la locandina del programma della conferenza salute mental

Firmato accordo tra Regione, l’Ens e Mom per inclusione dei bambini sordi nelle scuole

Sostenere la lingua dei segni quale strumento essenziale per abbattere le “barriere comunicative”. È questo l’obiettivo della convenzione che è stata firmata tra l’Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Calabria, l’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi Ets Aps (Ens) e la Mom – Nido e Casa dei Bambini Montessori Montalto Uffugo (CS).

La Lis non è una forma abbreviata di italiano, ma una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali che, come tutte le lingue, ha un lessico in costante evoluzione e regole che consentono di “segnare” qualsiasi argomento, dal più concreto al più astratto.

«Sono felice – ha dichiarato l’assessore alle Politiche sociali, Emma Staine – di aver messo in contatto queste due realtà e di aver presenziato alla nascita di questo importante progetto. Questo è un esempio positivo del fare rete, quando il welfare diventa realmente strumento di inclusione sociale».

È assolutamente importante fornire strumenti, sin dalla prima infanzia, ai bambini nati sordi o con una sordità acquisita nei primi anni di vita. La lingua parlata e scritta è un processo complesso che richiede anni di terapia logopedica, oltre ad una precoce protesizzazione e ad un lungo e faticoso percorso educativo, per il bimbo e per la sua famiglia.

È peraltro scientificamente dimostrato come il successo scolastico sia maggiore nei ragazzi sordi che acquisiscono la lingua dei segni come prima lingua. Per il bambino sordo, infatti, è fondamentale far propri gli strumenti della comunicazione per garantire il sereno e completo sviluppo socio-affettivo e cognitivo.

La lingua dei segni permette ai piccoli di acquisire rapidamente e naturalmente una lingua con la quale comunicare con l’ambiente e le figure che li circondano, a partire dai genitori, essendo strumento primario di apprendimento di contenuti. (rcz)

Inclusione e occupazione, incontro tra assessore Calabrese e presidente Anpal Servizi

L’assessore regionale alle Politiche per il Lavoro, Giovanni Calabrese, ha incontrato il presidente nazionale Anpal servizi, Massimo Temussi in Cittadella regionale.

Al tavolo di lavoro hanno preso parte anche il direttore generale del Dipartimento regionale Lavoro e Welfare, Roberto Cosentino, i dirigenti Valeria Scopelliti, Cosimo Cuomo e Carmelo Pontorieri, il commissario di Azienda Calabria Lavoro, Elena Latella; per Anpal servizi anche il direttore generale Mauro Tringali, il responsabile Campania-Calabria Michele Raccuglia e il direttore dei territori Marco Antonelli.

«Si è trattato – ha dichiarato l’assessore Calabrese – di un incontro proficuo in cui si sono affrontate le problematiche e le opportunità del mercato del lavoro. Ringrazio per la sua presenza il presidente Temussi che ci permette di avviare un confronto e illustrare il lavoro che il Dipartimento sta attuando su tutte le misure di inserimento lavorativo, nonché le azioni volte a far fronte al precariato. Plaudo al lavoro di Anpal servizi che sta operando ad un cambiamento culturale e centrando la sua attenzione sulla creazione di reali profili occupazionali, sterzando sulla logica dell’assistenzialismo».

Nel suo intervento il presidente Temussi ha posto l’accento sulla reale trasformazione da attuare per giungere alle politiche attive che oggi, con gli strumenti nazionali e risorse finanziarie a disposizione, devono portare alla reale occupazione, soffermando la sua analisi sul bacino dei lavoratori da ricollocare con forme nuove ed innovative.

«La situazione in Calabria, come altre regioni del Centro Sud – ha specificato Temussi –, ha delle connotazioni su cui c’è una attenzione elevata. Ho trovato una Calabria strutturata e preparata, oltre che un passo avanti sulle dinamiche dei progetti nazionali. Questo ci permetterà insieme ad Anpal servizi e le sue figure professionali di avviare con la Regione un programma di lavoro con una metodologia operativa efficace sulle politiche attive facendo fronte alle tante misure di sostegno: Misura di Inclusione attiva, Garanzia giovani, Gol. In un momento in cui il tasso di occupazione cresce, dobbiamo però, paradossalmente, rispondere al grido d’allarme delle imprese che non trovano lavoratori, per cui è fondamentale catalizzare nuove opportunità di lavoro e dalle politiche passive passare a quelle attive». (rcz)

 

DISABILITÀ E SCUOLA: IN CALABRIA MOLTI
I PROF DI SOSTEGNO NON SPECIALIZZATI

di GUIDO LEONEIl tema della disabilità continua ad essere uno dei più difficili da affrontare nel nostro sistema scolastico, nonostante l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità costituisca da tempo un punto di forza del nostro sistema educativo. L’attuale assetto di strumenti e pratiche che garantiscono l’inclusione di tutti gli alunni nelle scuole italiane è il frutto di una stratificazione normativa lunga decenni. Un percorso complesso, fatto di piccoli passi e di grandi balzi in avanti.

Tuttavia anche se esiste una normativa che esige la piena inclusione scolastica, sono evidenti e persistenti da tempo varie criticità di non poco conto, dalla insufficiente assistenza in classe alla presenza di barriere architettoniche, alla carente formazione degli insegnanti di sostegno, agli inadeguati e talvolta assenti servizi  di supporto, che  le varie indagini nazionali evidenziano impietosamente.

Incremento degli alunni disabili in Calabria

Nel frattempo nelle scuole italiane aumenta di anno in anno  il numero degli alunni disabili. Quest’anno gli alunni disabili negli istituti italiani di ogni ordine e grado statali sono 290.089, sul una popolazione scolastica di 7.286.151 allievi. L’incremento è di 12.249 unità rispetto all’anno scorso. La presenza dei minori è concentrata per lo più nella scuola primaria: 110.060. Seguono la secondaria di II grado con 84.003, la secondaria di I grado con 76.475, la scuola dell’infanzia con 19.551. Nell’anno scolastico 2015-2016 gli allievi disabili erano in tutto 216.452 a conferma del trend di continua crescita.

Anche in Calabria  si registra un incremento continuo, con 502 scolari in più rispetto all’anno precedente.

Nella nostra regione gli allievi in questione sono così distribuiti: scuola dell’infanzia 680, primaria 3992, media di primo grado 2.161, scuole superiori 3.177. Gli allievi portatori di handicap nelle scuole della provincia di Reggio Calabria sono in tutto 3.062, 204 in più rispetto all’anno scolastico precedente, così distribuiti: 168 nelle scuole dell’infanzia, 980 nella primaria, 787 nella media di primo grado, 1.127 nelle superiori.

Area del sostegno: i docenti

Aumenta, al contempo, il contingente dei docenti di sostegno: questa figura è molto importante non solo per il processo formativo dell’alunno disabile, ma anche per promuovere il processo di inclusione scolastica. Sempre secondo dati ministeriali al 6 settembre u.s. nell’anno in corso i posti di sostegno risultano in totale 186.205. In Calabria i posti di sostegno risultano 7.725.  Si prendono cura ogni giorno di bambini e ragazzi con i disturbi più disparati. Certo non tutto è positivo, nel senso anche che troppi docenti, almeno il 40% del totale, sono ancora precari.

L’ultimo report del Miur pone l’accento su una criticità ben nota: la stragrande maggioranza degli insegnanti di sostegno oggi non è in possesso della specializzazione. Per essere più chiari, dieci anni fa per il sostegno venivano impiegati nel 40% dei casi supplenti non specializzati e nel restante 60% dei casi insegnanti di ruolo con specializzazione sul sostegno. Oggi le percentuali sono invertite: in 6 casi su 10 ad affiancare un alunno con disabilità è un insegnante senza preparazione specifica.

Gli insegnanti specializzati sul sostegno, poi, hanno un vincolo di permanenza sulla cattedra dedicata alla disabilità di durata quinquennale. Trascorsa questa data molti docenti lasciano per transitare su disciplina curricolare. Ogni anno sono oltre 5mila  i docenti di sostegno ce chiedono il passaggio. Con la conseguenza che non poche sono le ripercussioni sul  benessere dell’alunno con disabilità che ,invece, ha diritto a un insegnante competente e stabile nel tempo.

Quello della continuità didattica, perciò, resta un obiettivo che il Governo dovrà assolutamente affrontare.

Il dettaglio delle tipologie della disabilità

Entrando nel dettaglio delle tipologie di disabilità, occorre distinguere fra disabilità visiva, uditiva e psicofisica. La disabilità psicofisica si specifica in disabilità intellettiva, motoria e nella tipologia “altra disabilità”, all’interno della quale vengono considerati gli alunni con problemi psichiatrici precoci, con disturbi specifici di apprendimento – qualora certificati in conformità con altri disturbi – e con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Adhd). Per tutti gli ordini e gradi di scuola, la disabilità intellettiva rappresenta la tipologia più diffusa, contando il 69,5 % del totale degli alunni con disabilità, e il 27% si caratterizza per problemi psichiatrici, deficit attenzione, iperattività.

Minori sono le percentuali degli alunni che hanno una forma di disabilità motoria, visiva o uditiva: gli alunni con disabilità motoria sono circa il 2,8% del totale, gli alunni con disabilità uditiva sono circa l’1,9% del totale e gli alunni con disabilità visiva si approssimano all’1,3 % del totale degli alunni con disabilità. 

Analoga situazione è riscontrabile per l’anno in corso nella provincia di Reggio Calabria dove prevale la minorazione psicofisica. 

Nell’infanzia i disabili psicofisici sono 162, più due della vista e quattro dell’udito. Nella primaria i disabili psicofisici risultano 964, della vista 7 e 9 dell’udito. Nella secondaria di I grado gli allievi con minorazione psicofisica sono 757, dell’udito 18 e della vista 12. Anche nelle scuole superiori la prevalenza riguarda i disturbi psicofisici con 1.079 presenza,seguono i minorati dell’udito 27 e della vista 21.

Aumentano gli alunni con DSA e Bisogni Educativi Speciali (BES) 

Per tutti gli ordini di scuola la percentuale di alunni con DSA sul totale alunni frequentanti le regioni meridionali sono molto basse, rispettivamente pari all’1,9% per la scuola primaria, al 3,3% per la scuola secondaria di I grado e al 9,7% nella secondaria di II grado. Nel dettaglio delle singole regioni, i valori più elevati si rintracciano in Liguria e Valle d’Aosta con l’8% di alunni Dsa sul totale dei frequentanti nell’a.s. 2019/2020 e rispettivamente l’8,4% e l’8,3% nell’a.s. 2020/2021.  Sempre dal rapporto del Miur si registra che, come già registrati negli anni precedenti,   le percentuali più contenute sono presenti in Calabria, con l’1,6%.

Entrando nel dettaglio delle tipologie di disturbo, nell’a.s. 2020/21, il focus ministeriale rileva 198.128 alunni con dislessia, 99.769 con disgrafia, 117.849 con disortografia e 108.577 con discalculia.

In termini di composizione percentuale, i disturbi più diagnosticati sono quelli di dislessia, pari al 37,8% del totale, seguiti dai disturbi di disortografia con il 22,5%, dai disturbi di discalculia e di disgrafia, rispettivamente con il 20,7% e il 19% del totale.

Il tema dell’inclusività a scuola riguarda anche gli alunni che necessitano della predisposizione di un percorso didattico personalizzato avendo disturbi specifici dell’apprendimento, patologie importanti, ma non sufficienti per avere una certificazione riconosciuta (disturbi evolutivi specifici), oppure quanti provengono da contesti socio-culturali svantaggiati o alunni stranieri che non conoscono la lingua e la cultura italiana. 

In Italia, gli alunni che presentano un Bisogno educativo speciale che non rientri in quelli normati dalla L. 104 rappresentano quasi il 9% degli alunni iscritti. Più della metà sono alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (53%); l’altra quota più importante è rappresentata dallo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale (35%). 

L’attenzione rivolta ai Bisogni educativi speciali è aumentata progressivamente con la crescita di questo fenomeno dovuta alla più attenta osservazione dei ragazzi da parte di docenti e genitori, alla maggiore riconoscibilità, rispetto al passato, di molti disturbi che interferiscono con l’apprendimento e all’aumento di studenti provenienti da altri Paesi.

Non c’è dubbio, la legislazione italiana in tema di diritti delle persone con disabilità e, in particolare, l’inclusione scolastica, rimane tra le più avanzate al mondo, tuttavia i livelli di attuazione delle norme e di erogazione dei servizi nelle diverse realtà del nostro Paese sono ancora troppo eterogenei,

Con l’evolversi delle politiche d’inclusione, il campo d’intervento si è esteso nel 2010 anche a chi ha difficoltà di apprendimento (DSA, ad esempio i dislessici) e nel 2012 ai cosiddetti bisogni educativi speciali (BES), studenti che incontrano forme di disagio psicologico, sociale o linguistico, anche temporanee, fra i quali i giovani stranieri. Per i disabili certificati il modello italiano è fondato sull’insegnante di sostegno, che collabora con i docenti curricolari di materia, per i quali la normativa prevedrebbe la corresponsabilizzazione nel percorso inclusivo. DSA e BES non hanno, invece, insegnante di sostegno.

L’ultimo rapporto Istat sull’inclusione scolastica mette in evidenza una serie di criticità, non ultime l’inadeguata edilizia scolastica con le sue persistenti barriere, la modesta integrazione fra didattica e tecnologie, l’emarginazione dalle attività scolastiche sia in aula che fuori, sia nelle gite. Per non parlare, come già detto, della continuità didattica gravemente insufficiente, e poi, della inesistente formazione specifica per la gran parte dei docenti di sostegno.

L’obiettivo della piena inclusione degli allievi con disabilità, DSA e BES non sembra essere adeguatamente realizzato.

Intanto,positiva è la recente notizia che i Ministeri dell’Interno e per le Disabilità con decreto apposito hanno stabilito i criteri di riparto del Fondo pari a 100 mln di euro per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità e il piano di riparto a favore dei comuni per l’anno 2022. Sono 337 le amministrazioni calabresi interessate per un ammontare di 2.834.154 euro. Per quanto riguarda le risorse appannaggio di province e città metropolitane, che saranno veicolate dalle regioni, una ipotesi di riparto nel decreto di Ministero per le Disabilità e per gli Affari regionali prevede per la Calabria la somma di 4.379.593 euro.

A questo si aggiunge il fondo del Piano regionale per il diritto allo studio per l’a.s. in corso che sarà assegnato ai Comuni per predisporre negli istituti scolastici il servizio di assistenza specialistica in tema di disabilità.

Piano reso operativo in questi giorni dall’Assessorato regionale all’Istruzione. (gle)

Istruzione, dalla Regione quasi 14 mln per le fasce scolastiche fragili

Sono quasi 14 milioni di euro la somma che la Regione Calabria ha destinati agli svantaggi ed ai disturbi specifici degli studenti calabresi grazie al progetto A scuola d’inclusione. Lo ha reso noto la vicepresidente Giusy Princi, spiegando che si tratta di «una grande boccata d’ossigeno per le scuole, ma soprattutto un aiuto per le fasce più deboli della comunità scolastica calabrese».

Sono 106 gli istituti scolastici coinvolti, a cui sono state corrisposte risorse per un massimo di 170mila euro ad istituto. Un percorso formativo a tutto tondo della durata di due anni, che prevede al suo interno tre diverse direttrici: attività didattiche laboratoriali; supporto psicologico; formazione docenti.

È un intervento a 360° sull’inclusione, che mira ad intervenire su tutte quelle situazioni varie di svantaggio che interessano la popolazione studentesca, comprendendo una categoria molto ampia: dalla disabilità, ai disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia), passando per le situazioni di svantaggio economico, sociale, culturale, linguistico.

«Sono degli interventi strategicamente importanti – ha spiegato la vicepresidente Giusi Princi –. Basti pensare che, dai dati in possesso della Regione, sono circa 23mila i ragazzi calabresi che accusano bisogni ben determinati legati ai disturbi sopraelencati. È dunque dalla necessità di dare stessi diritti e possibilità a tutti che nasce la volontà di investire nel settore istruzione con questo percorso. Oggi più che mai necessari, in quanto l’emergenza pandemica ha accentuato nei giovani le varie forme di svantaggio, specie di carattere psicologico».

Per velocizzare l’iter burocratico e per consentire alle scuole interessate di avviare in tempi rapidi i percorsi formativi, l’assessorato all’Istruzione della Regione Calabria ha già coinvolto i dirigenti scolastici dei 106 istituti beneficiari del bando in un webinar a cui hanno preso parte, oltre al Vicepresidente Princi, il direttore generale Francesca Gatto, il dirigente di settore Anna Perani e il direttore generale Antonella Iunti per l’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria.

«Un ringraziamento particolare va proprio a loro – aggiunge Giusi Princi – per l’intenso lavoro di riprogrammazione, fondamentale affinché le risorse non venissero restituite alla Comunità Europea, bensì usate al meglio per garantire opportunità agli studenti calabresi».

Durante l’incontro telematico è stata virtualmente sottoscritta la convenzione tra Regione e scuole; contestualmente sono state fornite tutte le indicazioni operative a cura dell’ufficio tecnico, che si è impegnato ad accompagnare le scuole durante le fasi attuative del progetto.

In sintonia con la linea tracciata dal Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, “A scuola di inclusione” si pone infatti come una sorta di progetto-pilota, nel solco degli obiettivi che il settore Istruzione intende raggiungere da qui ai prossimi anni, e che sarà ulteriormente approfondito nel corso dei prossimi tavoli tecnici dell’osservatorio scuola-inclusione. (rcz)

La sottosegretaria Dalila Nesci: La partita più importante per sport in Calabria è quella dell’inclusione

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha sottolineato che «la partita più importante, per lo sport in Calabria, è quella dell’inclusione».

Per la Nesci, infatti, «in Calabria, e nel resto del Paese, lo sport deve inderogabilmente ambire a raggiungere i massimi livelli di inclusione. La risposta del comparto sportivo alle specifiche esigenze degli atleti affetti da disabilità è un indicatore fondamentale per misurare lo stato di salute del nostro sistema sociale. Monitorarlo con attenzione costante ci permette di correggere la rotta,  perfezionare le nostre politiche sociali con risorse ed infrastrutture adeguate».

«Dopo mesi – ha spiegato – in cui l’attività sportiva di gruppo è stata fortemente limitata, anche i meno esperti ne hanno potuto riconoscere il ruolo benefico a livello psico-fisico. La limitazione vissuta sulla pelle di tutti nel periodo appena trascorso deve essere da spinta all’evoluzione per la nostra cultura sportiva. Anche per queste ragioni nei giorni scorsi ho incontrato il Comitato Italiano Paralimpico ed il team calabrese dell’Associazione Special Olympics. Con il presidente del Cip, Antonello Scagliola ed il segretario regionale Sport e Salute, Walter Malacrino, siamo entrati nel merito di 3 iniziative volte a promuovere lo sport nei parchi, le associazioni sportive dei quartieri più disagiati e la pratica di attività per le categorie più fragili. Con lo staff di Special Olympics abbiamo invece approfondito i risultati entusiasmanti degli atleti e il recente evento “Torch Run” che ha attraversato tutta la Regione». (rrm)