LA MANCATA INFRASTRUTTURAZIONE AL
SUD PER SUPERARE IL DIVARIO NEL PAESE

di ERCOLE INCALZA – Il Ceo di The European House Ambrosetti Valerio De Molli al Forum di Sorrento ha dichiarato: «Il quadro del Sud che scaturisce dalla nostra analisi è quello di un’area che già oggi ha tutti gli elementi per smentire l’immagine stereotipata di peso per il Paese ma che necessita di un ulteriore salto di qualità. Non può esistere un Sud fatto solo di turismo deve esserci un Sud fatto di investimenti produttivi ed infrastrutture».

Sempre dal Forum di Sorrento emergono dati che supportano questa denuncia di De Molli come, solo a titolo di esempio, quello relativo al transito di gas: oltre il 74% è entrato in Italia attraverso il gasdotto di Mazara del Vallo, Gela e Melendugno. Il Sud si piazza al terzo posto nella classifica dei territori più attrattivi tra i 20 Paesi mediterranei presi in esame. Sempre il Sud ha registrato nel 2022 e nel 2023 un aumento del Pil rispettivamente del 5,9% e dell’1,5%; una crescita dello 0,9% superiore alla media del Centro Nord.

Ed ancora, sempre  dal rapporto presentato nel Forum di Sorrento, emerge che il Mezzogiorno si configura ormai come un polo attrattivo per capitali sia pubblici e privati; infatti il valore aggiunto prodotto dai granfi gruppi multinazionali esteri nell’area è cresciuto del 27% tra il 2021 ed il 2022 di gran lunga di più della media italiana (+13%); in proposito è sufficiente un dato: dal 2021 sono stati identificati investimenti nuovi o incrementali con orizzonte 2030 per oltre 320 miliardi di euro e più di un milione di occupati. Né possiamo sottovalutare il dato legato alla istituzione della Zona Economica Speciale Unica che tra gennaio 2024 e maggio 2025 ha rilasciato 620 autorizzazioni ed ha attivato direttamente 8,5 miliardi di euro di investimenti.

Ebbene, leggendo questi dati nasce spontaneo un interrogativo: “Come mai le otto Regioni del Mezzogiorno continuano a rimanere all’interno dell’Obiettivo Uno della Unione Europea (cioè tutte  hanno un Pil pro capite inferiore al 75% della media europea) e se effettuiamo una analisi più mirata scopriamo che il valore medio del Pil pro capite non supera la soglia di 18.000 – 21.000 euro quando nelle altre Regioni del Paese tale soglia raggiunge e, addirittura, supera (vedi alcune province lombarde) il valore di 40.000 euro.”

A questo interrogativo penso sia possibile rispondere ricordando quanto sia stato determinante ed al tempo stesso sottovalutato il “fattore tempo” nella attuazione concreta delle scelte definite dalla Legge 443 del 2001 (Legge Obiettivo); una Legge, ripeto, varata nel 2001 e portata avanti in modo davvero encomiabile fino al 2014 e poi, dal 2015 fino al 2023, rimasta praticamente ferma.

In fondo questa stasi infrastrutturale, voluta in modo chiaro dai Governi Conte 1, Conte 2 ed anche Draghi, trovava una precisa motivazione nel trasferimento delle risorse in conto capitale, destinate alle infrastrutture, alla copertura dei programmi relativi al “Reddito di Cittadinanza”, al “Quota 100 per l’accesso al sistema pensionistico”, al “Super bonus nel comparto edilizio”. E questa scelta ha praticamente prodotto un risultato leggibile in modo inequivocabile nel ritardo nell’attuazione, solo a titolo di esempio di questi interventi: Il Ponte sullo Stretto di Messina è ancora nella fase istruttoria; L’asse ferroviario ad alta velocità Salerno – Reggio Calabria, pur sostenuto da risorse del Pnrr e cantierato solo per una tratta di 2,2 miliardi di euro (l’asse completo costa 29 miliardi di euro); Gli assi ferroviari ad alta velocità Palermo – Catania e Catania – Palermo, pur sostenuti da risorse del Pnrr, sono oggi, dopo dieci anni, nella fase di avvio e soggetti al rischio di una rivisitazione della copertura da parte del Pnrr; L’asse ferroviario ad alta velocità Taranto – Potenza – Battipaglia ancora fermo alla fase progettuale e anche esso soggetto al rischio di una esclusione dalle risorse del Pnrr; L’asse viario Taranto – Reggio Calabria (Strada Statale 106 Jonica) vede in corso di realizzazione solo un tatto di 38 Km (l’intero asse è lungo 491 Km); Il blocco negli “Schemi idrici nel Mezzogiorno”; in modo particolare un blocco soprattutto nella realizzazione di un numero rilevante di dighe; Gli interventi di rilancio e di riassetto produttivo del Centro siderurgico di Taranto si sono rivelati dal Governo Conte 1 in poi, cioè dal 2018, un tragico fallimento strategico.

Mi fermo qui perché penso sia inutile ricordare e, al tempo stesso, misurare quanto abbia pesato per il Mezzogiorno la sottovalutazione del “fattore tempo” nella infrastrutturazione del territorio; in proposito ricordo che l’Istituto di ricerca “Divulga” della Coldiretti un anno fa fece presente che la mancata infrastrutturazione del Paese aveva provocato, nel solo 2022, un danno all’intero sistema logistico, sempre del Paese, di circa 96 miliardi di euro e di tale valore la carenza infrastrutturale del Sud incideva per oltre il 50% con un danno, per il solo comparto agro alimentare,  di oltre 9 miliardi di euro.

Cosa davvero preoccupante la vivremo proprio nei prossimi giorni in cui, proprio per la sottovalutazione del “fattore tempo”, saremo costretti a rinunciare a risorse del Pnrr proprio per opere ferroviarie del Sud come quelle ubicate in Puglia, in Calabria e Sicilia e prima elencate.

Questa triste presa di coscienza ci fa capire quanto sarebbe stata determinante l’attuazione concreta delle opere della Legge Obiettivo per ridimensionare il grave gap che ancora caratterizza il Sud nei confronti del resto del Paese e quanto gravi siano le responsabilità di quei Governi e di quegli schieramenti che hanno sottovalutato la visone strategica della Legge Obiettivo. (ei)

Per l’infrastrutturazione della Provincia di RC sono rimaste le briciole

di MARIA ELENA SENESE E GIUSEPPE RIZZO – Per l’infrastrutturazione della provincia di Reggio Calabria sono rimaste solo le briciole. Il territorio reggino, sono gli indici Istat a confermarlo, sta invecchiando e, allo stesso tempo, si sta spopolando e, quindi, perdendo un bacino di competenze e professionalità determinante per vincere la sfida della sua tenuta economica e sociale, un bacino che sarà difficilmente ripristinabile.

Gli indici occupazionali fotografano un’area incapace di creare lavoro di qualità e l’Inps, a sua volta, ha certificato il sorpasso dei pensionati rispetto alla platea di coloro che hanno un lavoro.

In questo contesto si inseriscono i continui tagli a una sanità che non riesce a elargire le cure richieste e aspetta, da oltre dieci anni, che venga costruito il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro, un progetto ancora lungi dall’essere realizzato e per il quale si prevede entro la prossima primavera solo la messa in opera del piazzale mentre per la struttura sanitaria i tempi si allungano ancora una volta. Questo mentre gli ospedali di Reggio Calabria, Polistena e Locri sono al collasso.

Per l’ammodernamento della Strada statale 106, relativamente alla tratta Reggio Calabria-Catanzaro, si parla ancora oggi, a distanza di più di 2 anni dalla presentazione degli interventi del commissario straordinario Simonini, di Piano di fattibilità tecnico economica, senza fare cenno alcuno a livelli di progettazione che  consentirebbero il finanziamento dei vari lotti.

La mancata progettazione del prolungamento della variante all’abitato di Palizzi verso Ardore, poi, rappresenta il sintomo evidente di quello che stiamo dicendo. Troncare un’opera viaria così importante appena fuori il centro abitato del piccolo paese dell’Area grecanica è un torto ai reggini, è uno dei segni più evidenti che si vuole condannare questa fetta di territorio alla desertificazione. Un deserto in cui spiccano numerose, anzi troppe, cattedrali come quelle che hanno deturpato e impoverito il territorio di Saline Joniche. Un comprensorio dimenticato e tradito dalla politica.

Il raddoppio e l’elettrificazione della tratta ferrata Monica è sparita dai radar governativi romani e regionali e verso Roccella Jonica e il catanzarese continuano a sferragliare vecchie littorine a gasolio.

Nulla si sa del cantiere per la realizzazione del nuovo tribunale di Locri e poco di quello del palazzo di giustizia di Reggio Calabria. La trasversale Bovalino-Bagnara pare essere finita, definitivamente, nel dimenticatoio. Una stasi inaccettabile.

Tutto questo mentre le altre province della Calabria ricevono un’attenzione particolare, segno di una volontà politica precisa che, quando vuole, i cantieri li fa aprire e li finanzia.

Amara è la nostra constatazione finale. Quello reggino è un comprensorio dimenticato, illuso e tradito dalla politica. Per questo crediamo sia determinante che il governatore Occhiuto  si ricordi di guardare verso lo Stretto di Messina, non solo per perorare la realizzazione del Ponte, ma per dare risposte concrete a un territorio, quello reggino, che non ha agganciato il treno della ripartenza. (mes e gr)

[Maria Elena Senese e Giuseppe Rizzo sono rispettivamente segretario generale di Fenealuil Calabria e segretario generale Uil Reggio Calabria]

Occhiuto: Spero che questo Governo possa davvero cambiare passo su infrastrutturazione del Sud

«Il mio auspicio è che questo governo possa davvero cambiare passo sull’infrastrutturazione del Mezzogiorno». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nel corso dell’intervista a Tagadà su La 7.

Stiamo a vedere, questo governo ha appena cominciato, io darei tempo a un governo che finalmente ha  una maggioranza omogenea  e le cose forse può farle meglio che in passato» ha detto Occhiuto, ricordando che «quando si doveva  fare l’Autostrada del Sole, molti dicevano: “ma pensate all’autostrada quando non ci son le strade di collegamento tra un paese e un altro”. Siccome si fece l’autostrada, poi si fecero anche le strade di collegamento».

«A volte le grandi infrastrutture sono attrattori – ha ribadito –. Poi, io governo una regione che ha al suo interno il primo porto d’Italia e il terzo dell’Europa, Gioia Tauro. In questi mesi è cresciuto moltissimo, oggi si fanno 3,6 milioni e mezzo di container, più di quelli di Genova e Trieste messi insieme. Il Mediterraneo sta diventando davvero centrale: allora se vogliamo fare del Mezzogiorno l’hub dell’Europa nel Mediterraneo una infrastruttura così importante diventa strategica. È chiaro che servono anche le altre cose. Io ho chiesto a Salvini di fare un grande investimento sulle altre strade importanti, come la Statale 106 ionica che è definita la strada della morte da 20 anni».

«Ponte distrazione di massa? Lo vedremo – ha proseguito –. Di Battista è un abile opinionista, ma mi pare che si iscriva a quel gruppo di persone che vorrebbero che nulla di facesse, che tutto fosse impossibile. Io ho visto il ministro Salvini molto determinato. Ho chiesto a Salvini di fare un gruppo di lavoro con i presidenti delle Regioni su tutte le infrastrutture che servono alla Calabria e alla Sicilia».

Sull’autonomia differenziata, Occhiuto ha ricordato che «è una tendenza che è praticata sia a destra sia a sinistra e in ogni parte d’Italia: “non nel mio giardino”, sostanzialmente. È una vera e propria sindrome. Il modo migliore per sconfiggere questa sindrome è quello di legare il beneficio degli investimenti nelle rinnovabili al territorio e ai cittadini di quel territorio».

«La mia regione produce il 42% di energia da fonti rinnovabili, la Lombardia il 13%, il Veneto il 16% – ha detto – se io aggiungo quello che si produce in Calabria, dall’idroelettrico e altre fonti non fossili,  in Calabria si produce molta più energia di quanto non se ne consumi, però i cittadini calabresi pagano la stessa bolletta dei cittadini veneti o lombardi».

«Io – ha rilevato Occhiuto – questo lo spiego anzitutto al governo, che è il mio governo e sta lavorando benissimo, e vorrei che il mio governo legasse gli investimenti nelle rinnovabili ai benefici per i cittadini di quel territorio. A esempio, io tra qualche settimana dovrei incontrare un gruppo che vuole fare un impianto di eolico offshore nella mia regione, lo incontrerò e magari gli dirò che lo aiuto a farlo, ma non posso dire alle popolazioni che ospiteranno questo impianto che avranno beneficio a ospitarlo. Se si facesse questo, allora i territori avrebbero gli effetti negativi, che vanno compensati, sia quelli positivi legati alla fiscalità che rimarrebbe sul territorio, allora si incentiverebbero davvero gli investimenti nell’energia rinnovabile».

Sul tema dell’immigrazione, il Governatore ha ricordato che «quest’anno  abbiamo accolto 11mila migranti. C’è un Comune bellissimo, Roccella, che è stato interessai da 66 sbarchi. Non abbiamo mai fatto  polemica, abbiamo fatto l’accoglienza con i prefetti e gli altri livelli istituzionali, perché la Calabria è una regione che negli anni ha subito l’emigrazione».

«Quando emigravano i calabresi però l’emigrazione in quei paesi era governata. Il tema oggi è che nel nostro Paese l’immigrazione non è più governata – ha evidenziato –. È un anno che sono presidente, ogni volta che sono arrivati immigrati non ho mai polemizzato, ho chiesto al governo di aiutarmi, l’ho fatto anche in silenzio, però è giusto che l’Italia si faccia sentire. È un negoziato difficile con l’Europa, m non si può dire che l’Europa abbia aiutato l’Italia che è frontiera nel Mediterraneo».

«Trovo singolare – ha concluso – che ci siano esponenti politici che addirittura festeggiano quando ci sono dichiarazione ime quel francesi. Ebbene, noi dovremmo essere tutti unti, al di là del colore politico del governo, nel sostenere le ragioni dell’Italia, perché se siamo i primi a dire che l’Europa ha ragione quando non si impegna ad aiutare l’Italia non stiamo facendo un bel servizio al nostro Paese». (rrm)