LA “GRANDE COSENZA”: UN’OCCASIONE DI
POSITIVA INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA

di CANDIDA TUCCINoi imprenditori abbiamo nel nostro codice genetico la capacità di cavalcare i cambiamenti, di coglierne le opportunità e di guardare al futuro con fiducia ed ottimismo. Se così non fosse non avremmo nessuna speranza di poter resistere alle regole di mercato, e di questo, la piccola e media impresa italiana è l’esempio più  tangibile rappresentando oggi l’80% del Pil del nostro Paese.

La fusione di Cosenza Rende e Castrolibero sarà un grande cambiamento e perciò una grande opportunità per tutti, amministratori, parti sociali e cittadini di poter realizzare un progetto urbano efficiente, moderno, vivibile e progredito. In particolare, per le imprese della Salute dell’area urbana interessata dal processo di fusione, sarà un’occasione irrinunciabile di fare un passo in avanti verso l’integrazione socio sanitaria dei servizi alla persona attraverso una programmazione socio sanitaria finalmente unitaria ed omogenea per un comprensorio di ben 54 comuni. 

Cosenza Rende e Castrolibero ad oggi, appartengono a distretti socio sanitari diversi: Cosenza va con il Distretto del Savuto che raggruppa 34 comuni, mentre Rende e Castrolibero con il Distretto Valle Crati che raggruppa 20 comuni. Per le politiche di welfare, invece, Cosenza fa parte dell’Ambito Territoriale n.1 che include circa 13 comuni, mentre Rende e Castrolibero dell’Ambito territoriale n. 2 con circa 9 comuni.

Una frammentazione di programmazioni e competenze che sta generando non poche difficoltà. La fusione dei tre citati comuni, invece, comporterà la ridefinizione dei confini geografici dei citati distretti ed ambiti territoriali per cui ne conseguirà una programmazione unica socio sanitaria e socio assistenziale per tutti e 54 comuni rientranti nell’area geografica del Distretto Savuto e Valle Crati ed Ambiti Territoriali n. 1 e n.2. 

Un risultato straordinario che non sfugge a chi, come noi, rappresenta il settore degli erogatori privati di prestazioni sanitarie e sociali e che accoglie nelle proprie strutture, cittadini dei comuni citati che, per via delle loro diverse residenze, seguono spesso iter amministrativi diversi. Un vero controsenso e, soprattutto, per noi imprese un affanno burocratico ulteriore.

Sicuramente un’incombenza per le istituzioni regionali che avranno da ridefinire l’assetto distrettuale ma un investimento di energia indubbiamente utile perché produrrà un grande vantaggio per la comunità e per gli erogatori di prestazioni. Una programmazione socio sanitaria e socio assistenziale unitaria per un comprensorio di 54 comuni consentirà una lettura del fabbisogno maggiormente coerente, eviterà la clonazione di servizi e la duplicazione di interventi con ottimizzazione di costi e miglioramento delle performance salutari. Un risultato positivo, questo, per i percorsi di salute dei cittadini ulteriormente amplificato dalla (anche questa) necessaria riorganizzazione della rete farmaceutica conseguente anch’essa dalla fusione dei tre comuni citati. 

Unico interlocutore politico, un’unica pianificazione, un’ unica lettura del fabbisogno ed una conseguente maggiore razionalizzazione della distribuzione dei servizi sul territorio. 

Occasione, quindi, di poter superare quella frammentazione delle programmazioni dei servizi alla Salute dei cittadini che è ed è stata, storicamente, l’ostacolo principale per il raggiungimento della desiderata integrazione socio sanitaria. 

Una sfida per amministratori e parti sociali che oggi la maggior parte degli stakeholder dell’area urbana coinvolta dal processo di fusione, è pronta ad accogliere con entusiasmo. (ct)

[Candida Tucci è presidente regionale filiera Salute Confapi Calabria]