Ci sono ancora troppi irresponsabili in giro, per strada, magari senza mascherina, a ridere e scherzare in compagnia: ma non bastano le immagini – terribili – che filtrano attraverso la tv dei malati in terapia intensiva? Non basta l’immagine terrificante delle centinaia di bare accatastate e portate via dall’esercito in nordi Italia? Non servono, evidentemente, gli accorati appelli della governatrice Jole Santelli che punta sull’intelligenza dei calabresi per farli stare a casa e impedire che si propaghi il contagio. Sono molti quelli che hanno capito la gravità della situazione e cercano di trasmettere agli altri il messaggio, purtroppo sono ancora troppe le persone in circolazione. Il blocco non è un castigo: è una necessità, serve a limitare al massimo il rischio di contagio. Ci vuole tanto a capirlo?
Non bastano, purtroppo, i divertenti – seppur serissimi – siparietti dialettali del sindaco di Reggio Falcomatà che invita i concittadini a restare a casa. Neanche il timore di una pesante multa trattiene in casa gli irriducibili della passeggiata a tutti i costi.
È un atteggiamento stupido e irresponsabile, che rischia di vanificare il grandissimo sacrificio che è stato chiesto a tutti quanti: fermare il contagio, evitare ogni possibilità di spargere o contrarre il virus. Al momento, l’unica arma a nostra disposizione – lo hanno detto all’unisono fior di specialisti epidemiologi e scienziati: è tenersi a distanza e restare il più possibile a casa. Meno contatti “sociali” ci sono e minori sono i rischi di alimentare il contagio. Non è uno scherzo né un gioco di società: dobbiamo difenderci e difendere i nostri cari. Il virus attacca tutti, indipendentemente dall’età e da eventuali cronicità patologiche che, semmai, aumentano il rischio. Quindi, lo ripetiamo anche da queste pagine: è necessario uscire esclusivamente solo in caso di necessità o per fare la spesa.
E qui si va a toccare la cosiddetta furbizia dei cretini patentati che vanno tre o quattro volte al supermercato comprando ogni volta qualcosa, per avere il pretesto di uscire continuamente di casa. Ma si può essere più stupidi e irresponsabili?
Si sa, la mamma degli imbecilli è sempre incinta, ma non è più tollerabile vedere il passeggio, anche con mascherina, di troppe persone che se ne infischiano delle disposizioni.
Guardiamo a cosa sta succedendo nel mondo: a noi italiani ci avevano preso per matti o esagerati per la “bizzarra” idea di chiudere ogni attività a contatto col pubblico, con esclusione dei generi alimentari. Poi in tutto il mondo sono stati costretti a imitarci. Senza bisogno di prendere a esempio le sfuriate di De Luca (il governatore della Campania che minaccia castighi corporali) cosa bisognerà inventarsi per convincere la gente a non muoversi di casa?
In Calabria, la situazione è tutto sommato contenuta, malgrado la sessantina di morti, cui va un commosso omaggio doppiamente doloroso, se si pensa che i loro cari non li hanno potuti accompagnare al cimitero né piangerli e onorarli con il dovuto funerale.
Per questa ragione occorre alzare il livello di guardia e impedire nuovi contagi che il nostro sistema sanitario non sarebbe in grado di gestire.
Certo, se non fossimo in un drammatico e terribile momento, sarebbe divertente fare una raccolta delle motivazioni più assurde proposte dai “passeggiatori abusivi” alla forza pubblica li quando ferma. Ma non c’è niente da ridere, serve la serietà di tutti e un forte senso di responsabilità se si vuole sconfiggere questa calamità che non risparmia nessuno.
Si può fare la spesa anche stando a casa. Diversi comuni hanno organizzato le consegne a domicilio, come quello di Cosenza che assicura la distribuzione di generi di prima necessità. L’assessore cosentino alle attività produttive Loredana Pastore ha trovato molte adesioni al suo invito a predisporre le consegne a domicilio: «È necessario – ha detto – limitare al massimo gli spostamenti dei cittadini. Ringraziando tutti coloro che hanno offerto la possibilità di consegnare i generi di prima necessità direttamente a domicilio, invitiamo i cittadini ad adottare questa modalità per fare la spesa senza bisogno di uscire da casa per approvvigionarsi».
E c’è il bell’esempio della spesa sospesa del Comune di Reggio – imitato da altri comuni della regione – per chi non ha i soldi per comprare cibo e dar da mangiare alla propria famiglia.
A Catanzaro il sindaco Sergio Abramo in un videomessaggio su facebook ha messo in evidenza venerdì scorso che sono ancora troppe le persone per strada.: «Quello che si percepisce – ha detto con tono grave ai cittadini – è un flusso di gente maggiore per le strade rispetto a qualche giorno fa». Il suo appello non è stato che solo in parte raccolto: ci vuole tanto a capire che il rispetto da parte di tutti delle regole oggi ci permetterà di non rendere vani questi sacrifici?
È importante che accanto alla solidarietà e alle generosità verso chi ha davvero bisogno, che quasi dappertutto sta caratterizzando questo triste momento, ci sia la consapevolezza che insieme si vince questa guerra, per adesso c’è solo qualche timido accenno di vittoria, ma bisogna usare cautela.
Qualcuno già pensa ai festeggiamenti di quando tutto sarà finito: scordatevi i caroselli in piazza del tipo vittoria dello scudetto, il ritorno alla normalità dovrà ugualmente seguire un rigido protocollo di sicurezza, per evitare i rischi di un riaccendersi dell’epidemia su larga scala. Non ce la potremmo fare.
In questo momento non va sottovalutato un altro rischio: quello che le voci incontrollate su quando finirà e sarà possibile tornare a una vita “normale” creino aspettative e un abbassamento della guardia. Bisogna essere realisti, non sarà semplice, né si pensi che sia vicino il momento in cui si potrà “ricominciare” a vivere.
Ci aspettano ancora giorni, settimane, forse mesi di sacrificio. Ci vuole un grande cuore per continuare nella generosità, ma serve essere giudiziosi e responsabili per evitare, giorno dopo giorno, qualsiasi possibilità di contagio
L’esempio della Cina dove c’è un contagio di ritorno, non appena hanno allentato il rigore dei blocchi, dovrebbe indicarci che abbiamo a che fare con un nemico insidioso oltre ogni previsione. Non prendiamo per buone le date che circolano perché sono fasulle: i modelli matematici sono ottimi strumenti per fare statistiche più o meno apprezzabili, ma non sono in grado di valutare la pericolosità del coronavirus e del suo livello di contagiosità e persistenza.
Quindi pensiamo di essere in guerra: i nostri nonni l’hanno combattuta in trincea contro un nemico ben individuato, alla nostra generazione è chiesto di difendere il Paese da una terribile pandemia restando sul divano di casa. (dc)