Pugliese (Calabria Excellent): Istituzioni tutelino immagine ormai compromessa del nostro mare

Il presidente dell’Associazione Calabria ExcellentFabio Pugliese, ha rivolto un appello alle istituzioni, affinché «tutelino l’immagine ormai compromessa del nostro mare, le cui acque sono “eccellenti per la balneazione”».

Un appello che arriva a seguito dell’articolo pubblicato su Italia Oggi, a firma di Andrea Settefonti, dal titolo C’è un disastro. Ma non si dice – e dal sottotitolo il percolato di una discarica nel fiume. Dati chimici ignoti – che per Pugliese «rappresenta l’ulteriore elemento di grave disinformazione a danno del territorio del basso jonio cosentino. È davvero singolare che Andrea Settefonti, giornalista di Siena, abbia deciso di interessarsi ad una vicenda che evidentemente non conosce a fondo a tal punto da essere contraddittorio e certamente poco informato».

«Nel corpo dell’articolo – ha spiegato Pugliese – si afferma che il percolato prodotto dalla discarica di rifiuti tossici non pericolosi è fuoriuscito contaminando le acque dei fiumi Cacciadebiti e Patia, affluenti del fiume Nicà per sei chilometri dei loro corsi e raggiungendo il mare nonostante è noto che il corso dal fiume Nicà dalla discarica di Scala Coeli fino al mare dista circa 15 chilometri (…). Poi subito dopo precisa che “fonti interne all’Arpacal rivelano testualmente che: (…) per il mare non si rilevano al momento problemi, anche perché dei terrapieni hanno fermato (dopo due giorni di sversamento), il flusso del percolato”. Anche qui una inesattezza poiché i terrapieni sono stati realizzati molto prima di due giorni…».

«Detto ciò colpiscono due aspetti – ha proseguito –. Il primo riguarda il fatto che nonostante nel sottotitolo dell’articolo vi sia scritto “dati chimici ignoti” nel corpo dell’articolo nulla è scritto in riferimento a questo aspetto… Evidentemente, chi ha scritto l’articolo, si è ben guardato dallo scrivere una colossale castroneria se non nel sottotitolo per creare allarmismo e catturare l’attenzione del lettore».

«Il secondo aspetto riguarda le dichiarazioni di Legambiente – ha aggiunto – che anche in questa circostanza non dimentica di sottolineare che le acque del Nicà “sfociano in mare” dopo aver sciorinato dati che riguardano le acque inquinate da valori superiori ai limiti di legge. Voglio ribadire preliminarmente che quanto è accaduto presso la discarica di Scala Coeli non può non essere considerato un vero e proprio disastro ambientale e, ancor più grave, è il fatto che ancora oggi non si riesce a smaltire il pergolato fuoriuscito e contenuto nell’ex bio-valle del Nicà con il probabile rischio che, in caso di pioggia, si possa avere un aggravamento della situazione».

«Così come è opportuno ricordare  – ha sottolineato – che sulla discarica al momento c’è una indagine della Magistratura, tant’è che la discarica è stata posta sotto sequestro, e sono all’opera, dal primo momento, le indagini delle autorità inquirenti di cui ho piena fiducia al fine di stabilire le responsabilità sull’accaduto».

«Ritengo, però necessario sottolineare che, al disastro ambientale – ha detto ancora – si è unito il disastro dovuto all’irresponsabilità di chi, attraverso dichiarazioni pubbliche (e non solo), irresponsabili e dannose per l’interesse generale, non essendo suffragate da dati autorevoli ed inconfutabili elementi di rilievo, non ha esitato a generare allarmismo e confusione».

«L’articolo di ieri su “ItaliaOggi” – ha detto ancora – ne rappresenta certamente una ulteriore riprova se consideriamo che gli enti preposti al controllo delle acque hanno stabilito che non vi è per il mare alcun pericolo e mettere in discussione il buon operato o, ancora peggio, la buona fede, la serietà e la responsabilità di quanti hanno operato significa certamente creare allarmismo e confusione!».

«Tutto questo clamore – ha evidenziato – non aiuta l’interesse generale del territorio ma, ancor di più non aiuta, quanti sostengono la causa ambientalista poiché mina la credibilità di una battaglia che merita, invece, un più alto senso di responsabilità e serietà. Confido che al più presto possa essere smaltito il pergolato oggi presente presso la discarica di Scala Coeli e con viva speranza auspico che in futuro su questioni così importanti possa nascere un alto senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso». (rcs)

 

CROTONE ULTIMA PER QUALITÀ DELLA VITA
DATI IMPIETOSI, LA CALABRIA PENALIZZATA

di SERGIO DRAGONE Una Calabria immobile, ferma, stagnante, senza alcun segnale di ripresa. Il divario con le aree più dinamiche del Paese si accentua e i modelli di Regioni come l’Emilia Romagna e il Trentino-Alto Adige appaiono sempre più lontani e irraggiungibili. 

Il quadro che emerge dal rapporto 2022 sulla qualità della vita nelle province italiane (si faccia attenzione, i dati presi in esame sono del 2021 e si riferiscono alle province e non alle città), redatto dal quotidiano economico Italia Oggi in collaborazione con La Sapienza di Roma, è impietoso. 

Le cinque “sorelle” calabresi occupano stabilmente le ultime posizioni della graduatoria generale, ma quel che colpisce è appunto l’assenza di elementi che facciamo pensare alla ripresa. Quattro province continuano a galleggiare tra l’83esimo posto di Catanzaro e la 107esima casella di Crotone, mentre Reggio Calabria affonda di ben undici posizioni. Se non è stagnazione questa!

La narrazione di una Calabria che ha svoltato, che sta riducendo il gap con il centro-nord e che si sta lasciando alle spalle l’interminabile stagione del sottosviluppo, appare quanto meno ottimistica, un tantino azzardata e molto lontana dalla realtà. Siano più prudenti i nostri governanti prima di parlare di “svolte epocali” e semmai utilizzino questa indagine come strumento per intensificare la loro azione.

Più che un divario con le prime (Parma, punteggio 1000; Trento, punteggio 987; Bolzano, punteggio 976 e Bologna, punteggio 928) si può parlare di un baratro assolutamente incolmabile. In poche parole, la qualità della vita delle prima in classifica è più di tre volte più alta di quella delle province calabresi.

Avvilente anche la rappresentazione grafica che vede la Calabria quasi tutta in blu (qualità della vita insufficiente) con la sola provincia di Catanzaro in rosso (scarsa qualità della vita).

L’indagine condotta dai ricercatori della Sapienza ha tenuto conto di 9 “dimensioni”, 9 elementi di valutazione che, analizzati uno per uno, dimostrano la quasi inesistente dinamicità della Calabria.

Ne tenga conto la classe politica calabrese che, se da un lato fa bene a spargere ottimismo, dall’altro non può fingere di ignorare una realtà che appare davvero dura.

Ma andiamo ad analizzare, sia pure a grandi linee, i numeri che emergono dall’indagine di Italia Oggi.

Abbiamo detto delle 9 “dimensioni” prese in esame. La “dimensione” più significativa è quella denominata “Affari e lavoro” che vede in testa province ricche come Bolzano, Trento, Bologna con l’incursione di distretti più piccoli come Fermo nelle Marche e Cuneo in Piemonte. Le calabresi, ovviamente, arrancano nelle ultime posizioni, con particolari punti di crisi nelle tabelle “tasso di occupazione” e “tasso di disoccupazione”.

Meno drammatica la situazione nella “dimensione” dedicata all’Ambiente. Qui due province calabresi, Cosenza e Catanzaro, mantengono posizioni minimamente accettabili, rispettivamente la 59esima e la 65esima, mentre Reggio Calabria ha registrare un tonfo di quasi 30 posizioni.  

Più articolata la situazione nella “dimensione” dedicata ai Reati e alla Sicurezza, dove la provincia di Cosenza occupa una posizione piuttosto tranquilla (35) e preoccupano invece la provincia di Catanzaro che perde 6 posizioni, quella di Reggio Calabria che ne perde 11 e soprattutto quella di Crotone che ne perde addirittura 30.

Nella “dimensione” dedicata alla Sicurezza Sociale, la Calabria va decisamente meglio, anche perché uno degli elementi tenuti in considerazione dai ricercatori è l’incidenza dei morti per Covid. Qui Crotone è addirittura sesta, seguita da Catanzaro all’8° posto. Notevole il balzo di posizioni di Cosenza che passa dall’88 al 23 posto.

Molto male invece nella “dimensione” dedicata all’Istruzione e alla formazione, dove tutte e cinque le calabresi sono collocate in fondo alla classifica. È un dato che non sorprende anche perché trova autorevole conferma in tutte le statistiche dell’Istat e del Ministero dell’istruzione. È un terreno su cui bisogna recuperare molto in Calabria.

Nella “dimensione “dedicata alla popolazione si registra, come prevedibile, una crescita in graduatoria delle province calabresi, stante la crisi demografica delle regioni del Centro-Nord.

Spicca nella “dimensione” dedicata al Sistema Salute la performance di Catanzaro che si piazza sul podio, ottenendo la terza posizione assoluta, migliorando di un posto rispetto al 2021. Un caso che si spiega con la concentrazione nel Capoluogo di molti posti/letto e una dotazione tecnologica importante. Significativa la crescita della provincia di Reggio Calabria che scala ben 17 posizioni rispetto al 2021.

Molto dietro, nella “dimensione” dedicata al turismo e al tempo libero, tutte le province calabresi, ad eccezione di Catanzaro che galleggia a metà classifica. Stupisce l’ultimo posto di Crotone se si tiene conto delle enormi potenzialità turistiche di quell’area della Calabria.

Infine la “dimensione” dedicata a Reddito e Ricchezza che vede tutte le province calabresi sotto l’80° posizione. È l’indice più preoccupante sotto l’aspetto economico e il divario con le prime della classe è imbarazzante.

In conclusione, pur presentando questa ricerca molti aspetti quanto meno opinabili, ci troviamo di fronte ad un panorama piuttosto fosco della realtà socio-economica della Calabria che si inserisce a sua volta in una più complessa articolazione del benessere nel nostro Paese. Non c’è solo il divario nord/sud, ma emergono nuovi divari tra le aree metropolitane e quelle più piccole, a vantaggio delle prime. Resta comunque un interessante elemento di riflessione per la classe dirigente calabrese costituita non solo dal Governo regionale, ma anche dal sistema delle Istituzioni pubbliche, dai rappresentanti parlamentari, dal mondo delle imprese e del sindacato. (sd)

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LA VALUTAZIONE DEL SOCIOLOGO TONINO PERNA

Il prof. Tonino Perna, già vicesindaco di Reggio, ma soprattutto sociologo, ha analizzato sul Quotidiano del Sud i dati emersi dall’indagine di Italia Oggi.

«Certamente – ha scritto il prof. Perna – la “qualità della vita” non è misurabile come non lo è la felicità. I testi sulla felicità percepita dia popoli mi hanno fatto sempre sorridere per l’assoluta ingenuità e presunzione di poter misurare ciò che non lo è, di voler comparare ciò che non è comparabile. Comunque, con tutti questi limiti, questa ricerca è preziosa, soprattutto se andiamo ad analizzare alcuni dati incontrovertibili. Entrando nel merito diciamo subito che il quadro complessivo che ci viene presentato è l’immagine di un Paese in cui le diseguaglianze sociali e territoriali crescono ancora. Su 107 province italiane 35 appartengono al Mezzogiorno e rappresentano circa il 34% della popolazione residente a livello nazionale, e circa il 30 % della popolazione presente. La distanza tra questa parte del nostro Paese e il Centro-Nord si è accentuata. Nella graduatoria finale nei primi 63 posti ci sono solo province del Centro-Nord! Nelle ultime venti province ci sono solo quelle del Mezzogiorno ad esclusione della province dell’Abruzzo, Molise, Basilicata e parzialmente della Sardegna. Quindi registriamo anche una divaricazione all’interno del Mezzogiorno, con alcune aree che tendono  stabilirsi su parametri più vicini al Centro Italia. Crotone, come ormai è noto, compare ancora una volta all’ultimo posto, mentre la provincia 

catanzarese si conferma la migliore della Calabria. Al di là delle divaricazioni nel reddito pro-capite quello che più colpisce è lo scarto in altri settori. Colpisce in particolare lo scarto esistente per quanto riguarda la voce “istruzione e formazione”». 

Secondo quando scrive il prof. Perna «L’Italia, come emerge da questa ricerca, è un Paese complesso, articolato, dove non sempre la linea di demarcazione è quella Centro-Nord/Mezzogiorno». (rrm)

(Nella foto il prof. Tonino Perna)

QUALITÀ DELLA VITA, CALABRIA IN DECLINO
IL MESTO PRIMATO DI REGGIO AL 78° POSTO

È Reggio Calabria la città calabrese con la migliore qualità della vita. Almeno secondo l’indagine condotta da Italia Oggi e dall’Università degli studi La Sapienza di Roma. Nell’annuale classifica, la città dello Stretto si classifica al 78° posto, guadagnando ben 12 posizioni rispetto allo scorso anno, scavalcando Catanzaro che si piazza all’82° posto, con una flessione di 2 gradini. Segue Cosenza al 91° posto, poi Vibo Valentia al 101° posto e infine Crotone al 106° posto, malinconicamente penultima, appena avanti alla “maglia nera” Foggia.

Ma si tratta di un mesto primato, di una leadership povera e senza respiro, poiché è impietosa l’indagine di Italia Oggi che ci mostra una Calabria in evidente declino, non essendo rientrata nemmeno una delle cinque città capoluogo nel novero della qualità “buona” o “accettabile” (dalla prima alla sessantesima posizione).

Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza sono classificate con l’etichetta “scarsa qualità della vita”, mentre Vibo Valentia e Crotone con “insufficiente qualità della vita”.

Lontane, lontanissime anni luce dalle performance delle città che guidano la classifica, da Pordenone a Trento, da Vicenza a Padova, tutte collocate nel nord del Paese. Per trovare una “meridionale” bisogna scendere fino al 33° posto di Benevento.

Scendendo nei particolari e nei settori analizzati dalla ricerca, emerge nettamente la marginalità delle città calabresi.

Nella sezione “affari/lavoro”, molto significativa per fotografare lo stato dell’economia, Reggio Calabria si conferma al 93° posto, seguita da Cosenza al 98°, da Catanzaro al 99°, mentre Vibo Valentia (103) e Crotone (107) chiudono mestamente la graduatoria.

Nella sezione “ambiente” si registra un forte arretramento rispetto all’anno precedente. Catanzaro si piazza prima tra le calabresi al 42° posto, ma perde ben 15 posizioni. Addirittura 46 postazioni perde Cosenza che lo scorso anno era al 13° posto. Sedici postazioni le perde anche Reggio Calabria che si attesta al 63° posto. Ventitré postazioni le perde Vibo Valentia e tredici le perde Crotone.

La clssifica di Italia Oggi sulla qualità della vita nelle città capoluogo

Nella sezione “sicurezza”, Cosenza si piazza bene al 34° posto, con un balzo di 19 postazioni. Ancora più notevole l’aumento di Reggio Calabria che guadagna 29 posti, arrivando al 35° posto in graduatoria generale. Seguono Crotone al 43° posto, Catanzaro al 73° e Vibo Valentia all’80°.

Nella sezione “sicurezza sociale”, è notevole il piazzamento di Reggio Calabria al 18° posto, seguito da Vibo Valentia al 29°, Catanzaro al 47°,  Cosenza all’88° e Crotone al 96°.

Nella sezione “popolazione”, ottima Reggio Calabria al 15° posto, seguita da Catanzaro al 26°, Vibo Valentia al 29°, Crotone al 34° e Cosenza al 38°.

Nella sezione “istruzione”, tutte posizioni basse per le calabresi: Catanzaro all’85° posto, Cosenza all’86°, Vibo Valentia al 100°, Reggio Calabria al 101°, Crotone al 107°.

Così come erano prevedibili le pessime performance nella sezione “reddito/ricchezza” che vede le seguenti posizioni delle calabresi: 86° posto per Catanzaro, 89° per Reggio Calabria, 98° per Vibo Valentia, 104° per Cosenza, 107° per Crotone.

Nella sezione “tempo libero”, primato di Catanzaro al 65° posto, seguita da Cosenza al 77°, Reggio Calabria all’83°, Vibo Valentia al 100° e Crotone al 107°.

Dati in controtendenza con quelli analizzati dal Ministero della Salute quelli riferiti alla sezione “salute”, dove Catanzaro è addirittura al 4° posto, Crotone al 35°, Reggio Calabria al 65°, Cosenza al 70°, mentre Vibo è in coda alla classifica al 106°.

Benché queste indagini statistiche debbano sempre essere prese con le pinze, non c’è dubbio che la tendenza che riguarda la Calabria è nettamente negativa e tale dato deve fare riflettere la politica e il sistema dell’economia. Evidentemente servono scelte più forti e coraggiose per fare uscire la nostra terra e le nostre città dal tunnel.

Ottimistico il commento del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, affidato a un psot su Facebook: «Non eravamo dei brocchi prima, non siamo dei campioni adesso. 2 posizioni in più rispetto al 2019. Primi fra i comuni calabresi. Prima città metropolitana del Mezzogiorno. Nell’anno forse più difficile per la nostra città tra Covid e rifiuti.Abbiamo sempre guardato con sportività a queste classifiche, però in questi anni c’è stato sempre un percorso di crescita costante. Vuol dire poco, ciò che conta è la percezione dei cittadini e in questi mesi siamo andati incontro a tantissime difficoltà soprattuto sul tema della pulizia della città. Bisogna lavorare ancora molto, tantissimo.In passato leggevamo titoloni sui giornali che vedevano la nostra città in fondo alle classifiche, mi spiace non vedere la stessa attenzione oggi». (rrm)