Il grande Jazz delle Serre nel ricordo di Sal Nistico a Cardinale

Emozioni di grande jazz live, nelle Serre, a Cardinale, nella piazza centrale, sulla scalinata della Chiesa Madre di San Nicola. Un successo il Tributo al grande  Sal Nistico, considerato negli Usa un gigante del sax tenore. Suo nonno era nato a Cardinale e da qui era partito per lo Stato di New York agli inizi del secolo scorso.

Organizzatore della quarta edizione del concerto In Memory of Sal Nistico il prof. Giuseppe Nisticò, presidente della Sal Nistico Jazz Association, fondata di recente ma attivamente impegnata in iniziative musicali che stanno riscuotendo notevoli successi. L’iniziativa è stata patrocinata dal sindaco di Cardinale Danilo Staglianò e dalla sua Giunta.

«Un evento nato – ha detto il prof. Pino Nisticò, ex presidente della Regione Calabria e farmacologo di fama internazionale, oltre che grande appassionato di jazz – per divulgare la cultura jazz in Italia e per un tributo a Sal Nistico, uno dei più grandi tenor sassofonisti del secolo scorso, storico solista nella prestigiosa orchestra di Woody Herman, considerato nel panorama internazionale uno dei giganti del jazz. Sal Nistico ha origini di Cardinale ed ecco perché ogni anno facciamo tappa in questo borgo». 

Una grande opportunità per il piccolo centro di Cardinale su cui si accendono i riflettori in ricordo di uno dei suoi conterranei più importanti: «Questo evento ci ha permesso di recuperare – ha detto il sindaco di Cardinale Danilo Staglianò – un pezzo della nostra storia. Negli anni scorsi è stata intitolata una piazza a Sal Nistico proprio accanto la casa del nonno e abbiamo consegnato le chiavi del paese alla moglie e alla figlia del noto musicista. È doveroso ringraziare l’associazione che ogni anno  ci regala un evento di primo livello lasciando l’ingresso libero al pubblico che può apprezzare dal vivo grandi maestri della musica jazz riconosciuti a livello nazionale e non solo».

Si sono esibiti con grande maestria il quartetto di musica jazz di Claudio Colasazza, pianista eccellente definito l’Oscar Peterson del jazz italiano. Al pianoforte si è anche esibito il giovane Sal Mistico, nome d’arte di Salvatore Nisticò, dotato di grande talento e definito dalla presentatrice, la giornalista Sabrina Amoroso, “il pianista dello Jonio” per le numerose esibizioni che ha tenuto a Soverato e Cardinale negli anni scorsi.

Alla batteria l’eccezionale maestro Amedeo Ariano, straordinaria personalità che ha suonato con famosissimi jazzisti statunitensi tra cui in gruppo che accompagnava Billie Holiday e ha creato nel Salernitano una scuola di giovani artisti diffusi in tutto il Paese. 

Al contrabbasso il celeberrimo Francesco Puglisi, di origine siciliana che ha saputo profondere la sua anima e la sua passione siculo-afro-cubana nei vari pezzi eseguiti. 

Il concerto si è aperto con il famosissimo brano Autumn Leaves, cavallo di battaglia della grandissima Edith Piaf, che è stato dedicato a Piero Angela, recentemente scomparso, il più famoso divulgatore di scienza del nostro Paese, ma anche bravissimo pianista jazz, che il maestro Colasazza ha voluto paragonare in alcuni pezzi ad Art Tatum, il pianista jazz ancora oggi più famoso al mondo.

Piero Angela, come è stato riferito durante il concerto,  stava programmando un cd insieme con Francesco Puglisi e aveva suonato anche con lo stesso Amedeo Ariano in alcune occasioni.

Artisti, dunque, di primo piano nel panorama nazionale, celebri per aver accompagnato la vocalist americana Joy Garrison, il famoso sassofonista Enzo Scoppa e per le collaborazioni con una delle voci radiofoniche più conosciute d’Italia come Nick the Nightfly.

La serata è stata piacevolissima, in quanto gli artisti si sono soffermati su brani molto conosciuti, come quelli di Art Tatum (Willow weep for me), Thelonius Monk (Body and Soul, Round Midnight), Bud Powell (Duid deed, Bud on Bach), Billie Holiday (Yesterdays).

Ma l’acme della serata si è raggiunto quando il giovane Sal Mistico ha dedicato, suscitando profonda commozione e un lungo applauso, ai giovani caduti caduti in guerra in Ucraina il pezzo Strange Fruit, portato al successo da Billie Holiday, la più famosa cantante nera di jazz nel mondo, la quale – ha ricordato “i negri della Louisiana e di New Orleans impiccati dai Nordisti ai rami di pioppi da cui pendevano dondolando come frutti strani”. Per questa sua protesta, suscitando grande scandalo in tutto il mondo Billie Holiday subì anche la vergogna della galera.

Dalla piazza centrale di Cardinale si è avuta l’impressione che questa note tristi e dolenti nel silenzio della notte, trasportate dal vento verso le montagne della Lacina si andavano a fondere con le note vibranti del sassofono di Sal Nistico che le aveva ereditate dal dna del nonno Salvatore di Cardinale. Il numeroso pubblico, venuto anche dai paesi vicini (Chiaravalle, Palermiti, Serra San Bruno, Soverato, Catanzaro, etc) ha apprezzato moltissimo la musica scelta dal quartetto che ha voluto concludere lo spettacolo con alcuni pezzi (Fiesta,  Spain) di Chick Corea, uno dei pianisti più famosi a livello internazionale da poco scomparso e anche lui di origini calabresi, in quanto il nonno era partito da Albi in provincia di Catanzaro per gli Stati Uniti alla fine del XIX secolo.

L’iniziativa si è svolta nell’ambito delle attività culturali della Pericles International Academy e ha raccolto un meritato consenso. (rs)

Lusinghiero successo della rassegna Reggio in Jazz, chiusa col grande Bobby Watson

Una chiusura di classe, con il grande sassofonista Bobby Watson, per la rassegna Reggio in Jazz, promossa dall’Associazione Naima, che ha travalicato i limiti territoriali della provincia con un sold out di presenze da ogni parte della regione e dalla vicina Sicilia. Una kermesse giunta alla sua 11ma edizione, che mostra la sua maturità e la validità di una formula che la iscrive tra le grandi manifestazioni musicali internazionali di musica jazz. Merito di Peppe Tuffo, presidente dell’Associazione Naima e dei suoi collaboratori che hanno saputo costruire un magnifico festival, apprezzatisismo dagli appassionati. Forse, per il futuro bisognerà pensare a una location più ampia, visto che molti spettatori hanno dovuto rinunciare allo spettacolo visto il tutto esaurito per il concerto finale al Teatro Metropolitano di Reggio.

Peppe Tuffo e Bob Watson
Peppe Tuffo e Bob Watson (courtesy photo Fabio Orlando, da Facebook)

Introdotto da un emozionato Peppe Tuffo – presidente di “Naima”, che ha fatto ammenda coi tanti concittadini appassionati di musica purtroppo rimasti fuori a causa del “tutto esaurito”, Bobby Watson ha subito dato prova della sua maestria con scale vertiginose, sentitissimi assoli, citazioni celebri (Misty) o spiritose (The Sailor’s Hornpipe di Sammy Lerner, ovvero il tema musicale che contribuì alla fortuna del cartoon “Braccio di ferro” o, se preferite, “Popeye”).

Aperta una breccia imbracciando il suo sax alto, Watson ha offerto un’emozione dietro l’altra con la coralità di Sweet Dreams, in cui anche Sanna ha dato dimostrazione del suo talento improvvisativo. E soprattutto, introdotto dal contrappunto contrabbassistico di Florio, «il brano che nell’85 ha cambiato la mia vita», come l’ha definito dal palco: Appointment in Milano, intensa e divertente al tempo stesso, composizione da cui nacque il legame a doppio filo col nostro Paese.

Bob Watson
Bob Watson al sax e, alle sue spalle, al contrabbasso Vincenzo Florio

Quando il quartetto di Bob Watson torna in scena per il primo “bis” e intona la famosissima Moanin’, scritta nel ’58 dal pianista Bobby Timmons per il mitico gruppo di Art Blakey, i Jazz Messengers – di cui lo stesso Timmons faceva parte -, il pubblico è già in piedi per il giusto tributo al grande sassofonista .

Profilo e modo di fare on stage che per molti versi ricordano un altro grande pilastro del sax su scala mondiale come Sonny Rollins, Bobby Watson è stato a sua volta per lunghi, intensi anni partner in note del mitico batterista Art Blakey quale componente di vaglia dei suoi Jazz Messengers, di cui – raccogliendo il testimone del grande Benny Golson – fu pure il direttore musicale dal 1977 al 1981. E il sassofonista di Lawrence, cresciuto anche musicalmente nella vicina Kansas City, è riuscito a fare rapidamente sold out per la sua attesa esibizione, ma al contempo a stregare l’esigente pubblico reggino, accompagnato sul palco del “Metropolitano” da tre valenti ed esperti musicisti: il pianista Domenico Sanna, il contrabbassista Vincenzo Florio e il batterista Marco Valeri. «Per me, è come un ritorno a casa», aveva confidato Watson poco prima del live: in Calabria infatti aveva già suonato tempo fa, con “giganti” del jazz del calibro dello stesso Blakey e George Coleman.

Dalla stessa incisione “italiana” di 34 anni fa per Red Records, immediatamente dopo è la volta di una ballad dolcissima: fra tom-tom e timpano, il batterista Valeri impugna le mazze per scandire il tempo di Love remains, “l’amore resta”. Un brano ispirato a una grande coppia, Nelson e Winnie Mandela, e che Watson dedica così come l’intera esibizione alla moglie Pamela Baskin, con cui il sassofonista forma un’affiatatissima coppia artistica, visto che la consorte “Pam” – sua compagna di vita ormai dal 1971, quando si conobbero a un concerto di Pat Metheny – è pure una magnifica pianista jazz, cantante e compositrice.

Il “professor” Watson – oggi affianca l’insegnamento in Conservatorio alla sua prestigiosa attività concertistica in tutto il pianeta –, a 66 anni suonati non si ferma un istante, continua a emozionare, sudare e stupire, con la magia di (I’m) Always missing you, la folle scala discendente iniziale (e quelle successive) di If Bird could see me now, struggente «preacher blues», come l’ha definita lui stesso e poi, nota come nota, con la fierezza di chi anche socialmente ha sempre sostenuto black music ed empowerment afroamericano, la rapidissima Ballando.

Chiusura con un generoso duplice bis: la scoppiettante reinterpretazione di Moanin’ durante la quale Watson si e infine E.T.A. (sigla che sta per Estimated time of arrival, “tempo stimato d’arrivo”), una sorta di “variazione sul tema” della coltraniana Lazy Bird scritta nell’emozionante attesa per la nascita di Lafiya, la prima figlia avuta da Bobby e Pam, oggi apprezzata fotografa e graphic designer. (mp)

VILLA SAN GIOVANNI – A La Sosta Binney & Graziano

Stasera a La Sosta di Villa San Giovanni imperdibile concerto jazz col duo David Binney e Simone Graziano. Lo spettacolo (ore 22) è proposto nell’ambito della 32.ma rassegna internazionale Jazzmin. Il duo (Binney al sax, Graziano al piano) si sta affermando sempre di più sulla scena internazionale mostrando grandi capacità artistiche e interpretative.

Simone Graziano si fa apprezzare per le sue doti di pianista e compositore, dando vita a un tipo di musica che sta influenzando la nuova generazione di musicisti italiani. Nato a Firenze, si diploma col massimo dei voti in pianoforte classico sotto la guida del Maestro Stefano Fiuzzi presso il Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze. Contemporaneamente alla musica classica, approfondisce lo studio del linguaggio jazz frequentando la Berklee School of Music di Boston e conseguendo la laurea specialistica in composizione e arrangiamento jazz. In questi anni ha suonato nelle principali venues europee, italiane e asiatiche esibendosi a fianco di musicisti del calibro di Tim Berne, Chris Speed, Tommy Crane, Rienier Baas, David Binney, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Dan Kinzelman e molti altri ancora. Attualmente riveste la carica di Presidente dell’Associazione Nazionale Musicisti di jazz (Midj), co-direttore artistico del Musicus Concentus di Firenze e Docente di Pianoforte presso la Siena Jazz University.

David Binney (Miami, 1961), sassofonista e compositore newyorkese, va considerato un avventuriero della musica contemporanea: possiede la tecnica e l’immaginazione per connettere l’intensità di John Coltrane o Ornette Coleman agli enigmi strutturali di Tim Berne, Steve Coleman e ad altri metodi contemporanei. Forse ciò che più contraddistingue la sua musica è una sapiente unione di ricerca e di autocontrollo.
I due musicisti iniziano la loro collaborazione nel 2011 ed hanno all’attivo due album editi dall’etichetta italiana Auand Records, con il gruppo Frontal guidato da Simone Graziano (Frontal 2013, Trentacinque ,2015). Entrambi i lavori sono stati premiati come dischi dell’anno dalle riviste specializzate quali Musica Jazz, All About Jazz, e Jazzit. (rs)