L’ultimo saluto della Calabria alla presidente Santelli

Tutta la Calabria si è stretta attorno al suo presidente, Jole Santelli, scomparsa nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi all’età di 51 anni.

La camera ardenteMigliaia e migliaia di cittadini, autorità politiche, civili e militari e 400 sindaci calabresi si sono riuniti nella Piazza San Francesco di Paola della Cittadella regionale, che ha accolto il feretro della governatrice, circondato dal picchetto d’onore dell’Arma dei Carabinieri e da quello istituzionale degli assessori e dei consiglieri regionali.

Sulla piazza di San Francesco di Paola i gonfaloni del Consiglio regionale della Calabria, delle cinque Province, della Città metropolitana di Reggio Calabria e della Regione Campania. Il servizio d’ordine è stato garantito dalla Protezione civile regionale e dalla Croce rossa.

Hanno portato il loro saluto anche gli ex presidenti della Regione Calabria Mario OliverioAgazio LoieroGiuseppe Chiaravalloti e Guido Rhodio, il sottosegretario di Stato Anna Laura Orrico, i prefetti, i parlamentari, i presidenti delle Province della Calabria e il governatore della Puglia Michele Emiliano, che ha portato «il saluto commosso di tutte le Regioni italiane».

«Siamo stati colti tutti impreparati dalla tua improvvisa e prematura scomparsa – ha aggiunto – in questi lunghi mesi di emergenza ci siamo conosciuti bene, lavorando fianco a fianco in lunghissime e quotidiane riunioni, giorno e notte, per affrontare al meglio la grande minaccia del covid. Tu non hai mai risparmiato energie, tempo e dedizione. Sei stata sempre presente, al servizio del tuo popolo e del tuo Paese, portando alla Conferenza delle Regioni un contributo prezioso e insostituibile».

Il presidente del Consiglio della Calabria Tallini

«Abbiamo condiviso con te insieme a tutti i presidenti delle Regioni – ha detto ancora Emiliano – un’esperienza istituzionale e umana che ci ha unito profondamente, ci ha fatto crescere, ha creato legami di stima e di sincera amicizia. Abbiamo percorso insieme un cammino che ha reso un’unica grande squadra. Oggi quella squadra piange per la tua perdita , sente forte la mancanza della tua voce, delle tue idee, della tua passione civile che ci faceva sentire tutti più forti».

«Ti salutiamo – ha concluso – con l’infinita gratitudine di chi sa che hai messo una vita intera al servizio della Calabria e dell’Italia».

Le autorità presenti

Anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, è intervenuto in ricordo del presidente Santelli, tracciando, con toni commossi, i principali tratti politici e umani.

«Con il suo sorriso – ha detto – la sua grinta e la sua determinazione è riuscita a conquistare il cuore di tutti calabresi. Grazie a Jole per averci insegnato che cos’è il coraggio, il vero coraggio e grazie per averci regalato sempre un sorriso, anche quando non c’era motivo di sorridere».

«E come era bello quel sorriso quando le parlavi di un bel progetto sulla Calabria. In tanti anni da sindaco – ha aggiunto – mai avevo conosciuto un presidente che sapeva ascoltare il parere degli altri».

«Jole ha preso il libro della politica e ha strappato le pagine più brutte. È entrata in questo palazzo e ha sfondato le porte per farci entrare la confidenza, l’amicizia leale, la fratellanza» ha dichiarato il vicepresidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, che ha portato l’ultimo saluto al presidente Jole Santelli a nome di tutta la Giunta regionale.

Il vicepresidente della giunta Spirlì

«Non ci sarà più spazio in questa sede per altri linguaggi – ha proseguito – per raccontare questa terra. Anche in futuro verrà sempre raccontata la Calabria bella, la Calabria della cultura, la Calabria dei giovani, la Calabria di chi crede che questa è la regione dei calabresi e non delle cronache sui calabresi».

«Credo che, nella storia della legislatura regionale – ha aggiunto – non ci sia stato mai nessun politico che abbia girato la Calabria con jeans e scarpe da ginnastica. Jole è stata un presidente che non amava le formalità. Mai abbottonata. Autorevole senza essere autoritaria. Mai respingente, sempre accogliente. Jole è stata ed è una luce immensa nel patrimonio politico, nel senso di polis, di questa terra. Ha saputo spezzare i silenzi istituzionali».

«Non è facile raccontare le nostre riunioni – ha aggiunto il vicepresidente – perché non sono mai state formali, non c’è mai stata nessuna necessità di aggiustare, di mediare, perché il lavoro l’aveva fatto prima lei. Ci ha scelti uno a uno, ciascuno secondo le proprie competenze, la propria personalità, le proprie contraddizioni sapendo che saremmo stati una squadra unita attorno a lei. Una squadra colorata, profumata. Ognuno di noi ha un suo colore. Jole ha nominato omosessuali nella sua Giunta. È stata la prima in Italia e ha avuto coraggio anche in questo».

«Ti diciamo grazie – ha detto ancora Spirlì rivolto alla presidente Santelli – per il coraggio da leonessa con il quale hai difeso la nostra terra e tutti noi. Il tuo sogno è stato un progetto profumato che noi continueremo a portare avanti, tutti insieme. Cominceremo già da lunedì a lavorare sui programmi che abbiamo condiviso».Camera ardente Santelli Cittadella

«Jole – ha concluso – parte oggi da questa sede, ma qui rimane il raggio di sole che ha portato dentro questi uffici dal primo giorno del suo insediamento. Ha amato tanto questa terra che da questa terra non se ne andrà mai».

Il segretario generale della Giunta, Maurizio Borgo, ha rivolto, a nome di tutta l’amministrazione regionale «un sincero e commosso abbraccio ai familiari del presidente Santelli, come la chiamavo io – ha evidenziato – per rispetto istituzionale, di Jole, come mi invitava con bonario rimprovero a chiamarla, per l’improvvisa e prematura scomparsa della loro amatissima Jole».

«Voglio, in particolare – ha aggiunto Borgo –, ringraziare, in modo non formale ma di cuore, le sorelle del presidente Santelli, di Jole, per averci concesso di organizzare questa odierna cerimonia pubblica. So quanto è stato difficile per voi ma era giusto così e le tantissime persone che sono venute a salutarla, per l’ultima volta, lo conferma. Saluto tutte le autorità, civili e religiose, che hanno voluto onorare, con la loro presenza, il presidente Santelli». Infine, l’ultimo saluto: «Ciao presidente, ciao Jole, ci mancherai. Ma, a nome di tutta l’amministrazione regionale e mio personale, ti prometto che continueremo, forti del tuo esempio e del tuo insegnamento, a svolgere l’attività amministrativa nell’esclusivo interesse della collettività calabrese.

Il presidente del Consiglio regionale Tallini

«Da oggi, nel nome tuo, Jole Santelli, questo grande palazzo è davvero e per sempre la casa di tutti calabresi» ha dichiarato Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria.

Tallini ha sottolineato le capacità diplomatiche della prima donna alla guida della Calabria: «Jole, hai compiuto un vero e proprio miracolo, la tua più grande opera: quella di unire tutto il nostro popolo, cancellando d’un colpo divisioni e lacerazioni, contrapposizioni e conflitti».

Il presidente Tallini ha proseguito descrivendo lo stato d’animo di una comunità intera: «Il dolore acuto e composto della nostra gente, dalle cime del Pollino al mare dello Stretto, è stato in grado di dare il senso dell’unità e dell’identità, quel senso che purtroppo troppo spesso è mancato, segnando negativamente la storia della Calabria. Non ci sono cosentini o catanzaresi, reggini, crotonesi e vibonesi a piangerti, amata presidente. Ci sono solo i calabresi, addolorati e uniti».

«Jole – ha aggiunto Tallini – ci hai lasciato anche un altro messaggio, oltre a quello dell’unità e dell’orgoglio. Il tuo messaggio più alto è quello dell’amore per la nostra terra, che deve orientare le nostre vite e le nostre azioni sociali e politiche. Solo uno smisurato amore per la Calabria poteva consentirti di affrontare la difficilissima sfida del cambiamento della nostra regione, una sfida appena iniziata e spezzata da un destino crudele».

Il corteo dei sindaci alla camera ardente

In chiusura, da parte del presidente dell’assemblea calabrese, un elogio all’alto senso delle istituzioni del presidente Santelli e il saluto in suo onore: «In questi due giorni drammatici, in tanti in Calabria e in Italia hanno tessuto le tue lodi, Jole. Avevi un rispetto straordinario per le istituzioni. Mi avevi chiesto, non molto tempo fa, di spostare al nono piano di questo palazzo i gruppi consiliari, perché volevi avere un contatto più diretto con tutti consiglieri regionali, anche con quelli dell’opposizione».

«Avevi il senso della squadra – ha proseguito Tallini – anche se sapevi che le decisioni più importanti andavano assunti in solitudine, la solitudine che accompagna tutti coloro che hanno grandi responsabilità. Nel darti, Jole, l’ultimo saluto, a nome del Consiglio regionale, sento di dirti che questi otto mesi della tua presidenza valgono quanto una legislatura, perché il tuo coraggio straordinario è servito a dimostrare che la Calabria può cambiare, che la Calabria non è quella delle cronache nere, che la Calabria è una perla del Mediterraneo, una terra piena di colori che può guardare con speranza al futuro. Ciao Jole, non ti dimenticheremo».

La camera ardente è stata chiusa dalla parole del presidente della Cec e arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, che ha benedetto la salma del presidente Santelli.

L'ultimo saluto della Calabria al presidente Santelli

«Jole – ha detto il presule – è stata strappata precocemente a questa vita da una malattia che non perdona, ma di fronte a questa morte inaspettata ci sentiamo ancora più uniti».

«La Calabria, in questi giorni commossa e in lacrime – ha concluso mons. Bertolone –, trovi la forza di unirsi per apporre un argine a chi vuole farne una terra di facili conquiste e di divisioni. Jole ha scelto prima la Calabria, prima i calabresi, poi la salute».

Alle ore 13.50, il feretro del presidente Santelli ha lasciato la Cittadella per raggiungere Cosenza.

Dopo la cremazione del corpo, la governatrice riposerà accanto ai genitori nella cappella di famiglia nel cimitero di Malito, in provincia di Cosenza. (rrm)

Aperta la camera ardente della presidente Santelli in Cittadella

Il feretro della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, è giunto alla camera ardente, allestita nella Piazza di San Francesco di Paola della Cittadella regionale, accolto dalle note de Il silenzio intonate dal Maestro Alessandro Silvestro dell’Orchestra sinfonica della Provincia di Catanzaro.

Il picchetto d’onore in alta uniforme dell’Arma dei carabinieri, i Gonfaloni del Consiglio regionale, delle cinque Province della Calabria e della Città metropolitana di Reggio Calabria hanno fatto da cornice alla cerimonia per l’ultimo saluto alla governatrice della Calabria che, dopo la benedizione del presidente della Cec e arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, ritornerà nella sua Cosenza.

Accanto al feretro, insieme ai parenti di Jole Santelli, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini e l’assessore regionale all’Ambiente Sergio De Caprio.

A comporre il primo picchetto istituzionale, i consiglieri regionali Baldo Esposito, Filippo Pietropaolo e Pietro Raso.

Il servizio d’ordine è garantito dalla Protezione civile regionale e dalla Croce rossa. (rrm)

Marcello Anastasi: «Per la Calabria un periodo molto difficile da affrontare»

Per Marcello Anastasi, capogruppo di Io Resto in Calabria in Consiglio regionale della Calabria, «è davvero squallido quanto sta avvenendo in queste ore ed è anche difficile parlarne mentre tutta la Calabria si unisce e si commuove nell’ultimo saluto alla presidente Jole Santelli».

«Ma credo – ha aggiunto – che certe cose vadano sempre e comunque denunciate, perché la Calabria non può più essere piegata alle vecchie logiche di ricerca del consenso ad ogni costo. Accade che ci sia già qualcuno che chiede voti alle persone pensando che una tragedia possa essere usata come occasione per riconquistare posti di potere e privilegi. Tutto ciò è inaccettabile».

«La Calabria – ha proseguito Anastasi – ha davanti a sé un periodo molto difficile da affrontare ed è necessario che ognuno faccia la propria parte prendendo coscienza della situazione di incertezza in cui tutti noi ci troviamo. In queste ore più che mai serve serietà e senso di responsabilità. I calabresi pretendono che chi ricopre o aspira a ricoprire cariche istituzionali si occupi solo dei loro problemi quotidiani e non daranno alcuno spazio al cinismo di chi, mentre un’intera regione è in lutto, già pensa a come poter ritornare in pista per accaparrarsi una poltrona». (rrm)

L’ultimo saluto, da parte del Governo e parlamentari, alla presidente Santelli

«Quello che viviamo oggi, è un momento di sconforto per la morte di Jole Santelli ma a noi fedeli non rimane che ringraziare questa persona per il bene che ha fatto durante la sua vita» ha dichiarato l’arcivescovo Francesco Nolè, nell’omelia della cerimonia funebre della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, svoltasi nella Chiesa di San Nicola di Cosenza.

Un momento del rito funebre

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.

A officiare il rito funebre, mons. Francesco Nolé, affiancato dall’arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari e dall’eparca di Lungro, mons. Donato Oliverio.Un momento del rito funebre

 

«Jole aveva come la sua famiglia forti radici religiose – ha aggiunto il presule – ed ha servito la comunità con dedizione e passione. Ringraziamo il Signore per il lascito della testimonianza di dignità, di delicatezza, del coraggio con il quale ha affrontato il suo dolore. Jole è stata una donna intelligente, preparata e determinata che ho imparato ad apprezzare quando da sottosegretario alla giustizia impedì la chiusura del tribunale di Tursi».

«L’ultima volta che parlammo – ha detto ancora mons. Nolé – ho avuto la conferma di quanto amasse la sua terra, la sua città, con un’umiltà capace di accogliere e di comprendere chiunque si trovasse in difficoltà. Con la sua elezione a Presidente si era accesa una luce rosa su questa nostra terra che dobbiamo tenere viva».

Un momento del rito funebre

«Cosa ci lascia Jole – ha aggiunto – come testamento e testimonianza di cui fare tesoro? La dignità, la riservatezza e la sua delicatezza, non cedendo mai alle provocazioni. Ma anche il coraggio con cui ha affrontato la malattia, non facendola mai pesare sul suo lavoro e sulla sua attività amministrativa. La malattia, diceva, ti fa conoscere la libertà e ti spinge a non avere paura più di niente. È stata una donna intelligente, preparata e determinata, capace di vivere il suo ruolo al meglio per il bene comune. Cara Jole, prega per noi, ora che sei davanti alla verità e alla misericordia di Dio».

«Jole – ha detto ancora l‘arcivescovo mons. Francesco Nolé – ha fatto un miracolo, ha radunato qui tanti rappresentanti istituzionali».

Poi, rivolto a loro: «Grazie e che sia un incoraggiamento affinché la vostra presenza sia di speranza e di sostegno, che ci sia speranza, conforto, vicinanza. Ne abbiamo bisogno. Mancano gli educatori alla legalità, e forse anche noi dobbiamo fare mea culpa. Dobbiamo impegnarci tutti affinché questo stato di diritto possa far esprimere le tante belle potenzialità della Calabria. Dobbiamo farlo per dare speranza al futuro. È questo il miglior modo di onorare Jole».

All’uscita dalla chiesa i cittadini hanno tributato un lungo applauso al presidente Santelli. (rrm)

CATANZARO – A Catanzaro un minuto di silenzio in memoria di Jole Santelli

Dal balcone di Palazzo De Nobili a Catanzaro, c’è stato un intenso e commosso minuto di silenzio in memoria della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, scomparsa la scorsa notte.

Subito dopo, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, si è unito al raccoglimento proposto dal Consiglio comunale: in sala Concerti hanno partecipato gran parte degli esponenti dell’esecutivo, a partire dalla vicesindaco Gabriella Celestino, e del Consiglio presieduto da Marco Polimeni.

In città, oggi, è stato proclamato il lutto cittadino. Da ieri sono esposte bandiere a mezz’asta, in segno di lutto, sia in Municipio che nella sede della Provincia di Catanzaro. (rcz)

Il feretro della presidente Santelli nella Chiesa di San Nicola di Cosenza

Tra gli applausi della gente che si è riunita spontaneamente nella piazza antistante, il feretro della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, è arrivato nella Chiesa di San Nicola di Cosenza.

Ad accogliere il feretro, davanti all’ingresso della Chiesa, il sindaco della città, Mario Occhiuto, e don Piermaria Del Vecchio, che ha rivolto una benedizione.

Il feretro del presidente Santelli nella chiesa di San Nicola a Cosenza

E, davanti all’altare, l’eparca di Lungro, mons. Donato Oliverio, ha rivolto una preghiera al presidente.Presenti, oltre ai familiari della presidente Santelli, tutta la Giunta regionale al completo.

In contemporanea con l’arrivo del feretro in Chiesa, in Cittadella regionale è stato osservato un minuto di silenzio. Al suono delle sirene antincendio, il personale è uscito nei corridoi in segno di omaggio alla governatrice scomparsa ieri.

Un gesto condiviso in memoria del presidente che, nel giorno stesso del suo insediamento, aveva voluto visitare personalmente tutti i dipartimenti e portare il suo saluto ai dipendenti.

Il minuto di silenzio si è chiuso con l’applauso del personale della Regione.

Alle 16.30, l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Francesco Nolè, celebrerà i funerali a cui prenderanno parte anche il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

Dopo il rito funebre a Cosenza, il feretro del presidente Santelli sarà trasferito al 12esimo piano della Cittadella.

Sabato mattina, a partire dalle ore 9, sarà aperta la camera ardente – allestita nella Piazza di San Francesco di Paola – per l’ultimo saluto alla prima presidente donna della Calabria. (rcs)

Il Commissario della Calabria Film Commission Giovanni Minoli ricorda Jole Santelli

«È morto un capo. Forte, gentile e visionario» ha dichiarato Giovanni Minoli, commissario straordinario della Calabria Film Commission, ricordando la presidente Jole Santelli, scomparsa improvvisamente la scorsa notte.

«Per me che non la conoscevo – ha aggiunto – è stato un incontro fulminante con una persona che sprigionava pazzia visionaria e concretezza. C’era in lei la forza e la velocità che forse oggi si capisce da dove venivano. Dalla certezza che il tempo era poco per realizzare il cambiamento della sua terra che tanto amava. Sognava ad occhi aperti. Per quanto mi riguarda, aveva in testa che avrei potuto aiutarla a realizzare il suo sogno di trasformare la sua terra, i suoi talenti, la sua fantasia in un progetto di un lavoro proiettato nel futuro come quello della fiction di lunga serialità».

«Mi ha detto “Fai come hai fatto a Napoli con Un posto al sole e a Palermo con Agrodolce – ha proseguito il commissario della Calabria Film Commission –. La fabbrica del futuro è quella della fantasia al potere che racconti di una terra dura e infelice e le grandi storie che la abitano. Mi diceva: “Voglio che la mia legislatura sia segnata da questa fabbrica di speranza per i giovani, per il lavoro e per il futuro”. Forse sapeva di avere il destino segnato e voleva affrontarlo con speranza, gioia e progetto. Ciao, Jole». (rrm)

Il ricordo commosso della deputata Bruno Bossio per Jole Santelli

È ancora forte la commozione per la prematura scomparsa della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli. C’è chi ha deciso di dedicarle un pensiero o di ricordarla come una grande guerriera e chi, invece, ha deciso di ricordarla con una fotografia, dal grande significato.

È quello che ha fatto la deputata del Partito Democratico Enza Bruno Bossio, legata alla Santelli da «un sentimento di sincera amicizia», che ha condiviso, su Facebook, la foto di quando è stata occupata l’Aula per far introdurre il reato di revenge porn nel Codice Rosso.

«Voglio ricordarti così, allegra e combattiva – ha scritto la deputata su Facebook – sempre dalla parte delle donne. Ti voglio bene».

«Pur nella diversità politica e di appartenenza – ha spiegato la deputata – ci siamo spese insieme per tante battaglie, prima fra tutte l’orgoglio di essere donne dentro alle istituzioni e nell’impegno politico. Jole con tenacia e coraggio ha affrontato tutte le sfide che la vita le ha posto lungo il suo cammino, con piglio energico e una straordinaria carica vitale».

«Sei stata grande Jole – ha scritto ancora –. La tua passione, la tua forza, il tuo coraggio saranno un esempio per tutte noi». (rrm)

LA CALABRIA PIANGE LA PRESIDENTE JOLE
GRANDE TRISTEZZA, CORDOGLIO UNANIME

di SANTO STRATI – Otto mesi sono un tempo troppo breve per poter parlare di eredità politica, ma l’improvvisa morte di Jole Santelli lascia insieme un vuoto e un tesoro da capitalizzare. La presidente Jole nel suo troppo corto periodo di governo aveva dato un’impronta decisa su come amministrare una regione difficile come la Calabria.

Abbattendo, prima di ogni cosa, l’apparato burocratico, che strangola ogni iniziativa e blocca la crescita sia nel pubblico che nel privato, poi avviando una decisa azione votata al fare.

La presidente Jole, nel momento in cui aveva deciso di sfidare fino alle estreme conseguenze il male che l’aveva aggredita, sin dal primo annuncio della sua candidatura aveva voluto sottolineare che il progetto andava necessariamente coniugato al plurale: noi, noi, noi. Un obiettivo nobile, di difficile realizzazione in un tessuto territoriale politicamente lacerato sia a destra sia a sinistra, ma che meritava di essere esplorato e percorso per il bene della Calabria.

Non era un capriccio il suo attaccamento alla Calabria e, soprattutto, alla sua Cosenza: ci credeva veramente ed era convinta che, pur nella ristrettezza dei tempi a sua disposizione, sarebbe riuscita a lasciare il segno. Quel segno che contraddistingue i combattenti nati, quelli che ogni mattina, al risveglio, sanno che la giornata presenterà ogni tipo di insidie, soprattutto nell’agone politico.

La politica era un’idea costante, ci metteva la stessa passione che riservava alla sua terra, e in suo nome aveva sacrificato affetti, amicizie, comodità, accettando molte rinunce, ma cogliendo sempre grandi soddisfazioni personali.

La sua presenza in Parlamento non passava inosservata, i suoi interventi in aula erano sanguigni e passionali, ma non erano il solito comizio di autocitazioni e di parole suggestive ma vuote: i suoi erano discorsi, rigorosamente a braccio, che coglievano nel segno ed entusiasmavano la sua parte politica, facendo aggrottare le ciglia a qualche esponente dell’opposizione. Già, perché la sua simpatia/antipatia era trasversale: era amata/odiata, ammirata/invidiata a fasi alterne sia dai suoi colleghi di partito che dai suoi avversari politici, ma tutti dovevano riconoscerle la capacità di ammaliare e affascinare quando metteva gli artigli e combatteva le sue battaglie in aula e fuori.

Anche l’esperienza da sottosegretario non era passata sotto silenzio, sia alla Giustizia che al Lavoro. Jole Santelli ci metteva l’anima nelle cose che faceva e non demandava ad alcuno, non delegava, il disbrigo anche delle cose più banali. Da perfezionista amava occuparsi dei particolari e andava, poi, orgogliosa dei risultati conseguiti.

Anche da vicesindaco a Cosenza, con la delega alla Cultura, non aveva fatto mancare di far notare la sua capacità di rendere semplici le cose difficili, di trovare soluzioni rapide a inutilmente complicate procedure.

Non è stato facile, all’indomani dell’annuncio della candidatura alla Regione, affrontare l’amico fraterno Mario Occhiuto che andava a tradire facendo evaporare il suo progetto di governatore. Erano stati giorni difficili, di quasi rottura, ma aveva prevalso il buon senso e gli amici-nemici erano tornati in buona armonia per raggiungere insieme, con tutto il centrodestra unito, il traguardo di Germaneto. Traguardo, com’è noto, largamente raggiunto con una percentuale di voti di tutto rispetto (55,29% contro il 30,14% di Callipo).

E poi l’avventura a Germaneto, breve, ma intensa, vissuta con caparbietà e passione, ascoltando più spesso l’istinto che i buoni consigli. Le avevano rimproverato, in questi mesi, di fare troppo di testa sua, senza consultare nessuno, ovvero dando udienza ai più fidati consiglieri, ma poi decidendo in piena autonomia.

La sua battaglia contro il Covid ha marcato decisamente i rapporti Governo-Regioni, con le sue iniziative combattute (e vinte) a colpi di carta bollata dall’amico-nemico ministro Boccia, per poi essere adottate successivamente dal governo centrale.

La sua visione era disincantata, grazie all’esperienza politica maturata nell’aula di Montecitorio, ma indulgeva spesso – perché era nel suo carattere – a sognare. Nel caso dell’elezione a Presidente della “sua” Calabria, il suo sogno era di veder cambiare il territorio, far scomparire i pregiudizi, investire sulle intelligenze, vera risorsa insostituibile di questa terra. Voleva scommettere sui giovani, ma si fidava poco dei calabresi (chiamando personalità estranee alla regione per iniziative che le avrebbero portato molto rancore da parte degli esclusi) e sognava di trasformare con un piglio diverso, con una innovativa visione strategica di sviluppo. Aveva, la presidente Jole, i cassetti pieni di idee come la sua testa, e con una forza ammirevole lottando contro la malattia senza mai cedere né chiedere comprensione: la sua battaglia voleva e doveva condurla da sola, da fiera combattente, guerriera indomita, impegnata a combattere il pregiudizio che vuole la donna calabrese passiva e mai protagonista. Lei, invece, rappresentava l’esatto opposto e rimarcava il suo essere donna in un mondo – quello politico – solo da pochi anni riempito di presenze femminili. La sua forza era anche questa sfidare gli avversari sapendo di avere la capacità di batterli.

Alla campagna elettorale per la Regione, condotta con un filo di voce, non si era risparmiata un secondo e aveva saputo conquistare la simpatia di chi diffidava di lei, ritenendola non adatta al ruolo.

La scelta dei due primi assessori, il capitano ultimo (Sergio De Caprio) per l’Ambiente e l’astrofisica Sandra Savaglio per l’Università e la Scuola, aveva dato il primo segnale di discontinuità con il passato. Un’indicazione che la Giunta regionale che aveva in mente doveva lavorare sulle specificità e sulle competenze. Chi meglio del Capitano Ultimo – noto per le sue clamorose battaglie per l’ambiente – a difendere l’ecosistema calabrese? E chi meglio della Savaglio (che, ricordiamolo, conquistò alcuni anni fa la copertina di Time, come “cervello in fuga”), forte della sua capacità di dialogo con gli studenti all’Università avrebbe potuto gestire i temi della formazione e della ricerca scientifica.

La squadra, per la verità, ha mostrato la capacità di operare, pur con gli strozzamenti della burocrazia regionale ancora non domata, e se si guarda a questi pochi mesi di Presidenza Santelli non si può fare a meno di riconoscere un cambiamento di passo nell’affrontare problematiche e criticità.

Non dimentichiamoci l’emergenza covid che ha condizionato non poco l’attività di governo e messo a dura prova la capacità di gestire situazioni difficili: la Calabria è risultata la regione con meno casi di contagio, grazie anche a un’intelligente opera di “chiusura” delle frontiere regionali. La seconda ondata di Covid che stiamo vivendo la presidente Jole si stava preparando a fronteggiarla con provvedimenti che non l’avrebbero resa simpatica a molti calabresi, impegnati in attività imprenditoriali. Ma la vera sfida sarebbe stata quella di risolvere una volta per tutte il disastro della Sanità in regione: una sfida epocale contro un mostro ingigantito e fagogitato dalla piaga del commissariamenti continui. Il decreto Sanità Calabria aveva dato il colpo di grazia a nuove assunzioni, sistemazione di impianti, attrezzature, ospedali e centri di soccorso.

Sarebbe stato un compito difficile, ma non impossibile, costringendo il Governo con l’intelligenza e la forza della ragione a cancellare quell’assurdo provvedimento passato col nome di decreto Sanità. Quando i cinquestelle, con Conte a Reggio Calabria, l’avevano presentato in pompa magna come panacea di tutti i mali,  alla Regione c’era ancora Mario Oliverio che aveva tentato senza successo – il ricorso per la sua incostituzionalità.

La presidente Jole aveva detto durante la campagna elettorale e ripetuto poi da governatrice «lavoriamo facendo esperienza degli errori passati». Una formula applicata poco, anche per mancanza di tempo, però il suo modello – non da tutti apprezzato – di governo “snello” in grado di “fare” finalmente dimenticandosi degli annunci eclatanti (cui, in genere non segue nulla), andrebbe studiato e preso ad esempio.

Il suo successore (maschio o femmina che sia) dovrà fare tesoro di questo lascito, di questa modesta (in termini di durata) eredità politica ricca di spunti e di idee. La Calabria dovrà ricordarsi della presidente Jole, prima donna alla guida di una Regione e di una terra davvero complicata e difficile. Una Calabria che non può più permettersi di rinviare le scelte necessarie a garantire il futuro dei propri figli. Guardando alla crescita e allo sviluppo come un obiettivo non solo possibile, ma ineludibile per il bene dei calabresi di oggi e di quelli che verranno, di quelli che vivono in Calabria e di quanti hanno dovuto o scelto di stare lontano e studiavano con occhio generoso l’impegno della Jole. Addio presidente, anzi no, ciao. Resta tra noi la tua allegria, il presente delle cose avviate e dei progetti immaginati. Sarà facile sentire ancora la tua vicinanza. Amavi la Calabria che non tutta ricambiava l’affetto e l’attenzione prestata, ma oggi il cordoglio unanime che è stato espresso da ogni parte sta a indicare che un piccolo miracolo lo avevi già avviato. Il risveglio delle coscienze, senza il quale questa terra non troverà mai la strada della rinascita.         (s)

Jole, quella socialista sognatrice un po’ spavalda innamorata di Martelli

di SERGIO DRAGONE – Le avevo mandato su whatsapp una mia recensione sul film di Gianni Amelio, “Hammamet”, incentrato sulla controversa figura di Bettino Craxi, con un’annotazione: “restiamo socialisti per sempre”. Lei mi rispose secca: “sempre”. Era il 13 gennaio, mancavano due settimane al voto che l’avrebbe incoronata presidente della Calabria, la prima donna a ricoprire questa carica dalla nascita delle Regioni. Jole Santelli non nascondeva le sue simpatie giovanili per il socialismo, nonostante la sua famiglia fosse rigorosamente democristiana. Mi raccontava di essere stata nel gruppo dei giovani accanto a Giacomo Mancini nella sua prima storica elezione diretta a sindaco di Cosenza. Ma confidava anche di essere stata letteralmente innamorata, non solo politicamente, di Claudio Martelli, l’eterno delfino di Craxi, l’affascinante teorico dell’alleanza tra “i meriti e i bisogni”. La logica stringente di Martelli, la sua capacità di analisi, la sua oratoria moderna, la sensibilità verso i diritti civili, l’avevano rapita al punto da sistemare in bella vista nella sua stanza un poster del bel Claudio.

Jole, a dispetto della sua immagine pubblica un po’ spavalda, era una sognatrice. E i suoi sogni di ragazza si sono avverati nella sua bella avventura politica, iniziata con l’inaspettata elezione alla Camera a soli 32 anni, nel collegio di Paola. Li ha realizzati sfidando i luoghi comuni, i facili pettegolezzi, le malevole insinuazioni che accompagnano puntualmente le donne in politica. Soprattutto se belle. Jole era davvero bella, di una bellezza mediterranea, calabrese, tanto da fare scrivere al giornalista dell’Espresso Guido Quaranta che “non c’è calabrisella più calabrisella di lei”.

Maliziosità e cattiverie che non l’hanno risparmiata nemmeno in questi drammatici mesi in cui le hanno rimproverato di tutto, perfino di guidare la regione italiana con meno casi positivi di Covid. Ci ha provato a smuovere le acque stagnanti della politica calabrese con scelte azzardate e un po’ controcorrente. Ha cercato di fare prevalere la Calabria dei colori sulla Calabria della cronaca nera, chiedendo aiuto a personalità estranee alla cultura del centrodestra, come Minoli e Muccino, dimostrando di non essere chiusa e settaria.

Per Jole guidare la Calabria è stato un sogno. Un sogno spezzato, ma pur sempre un sogno, il più grande e meraviglioso, degno di essere vissuto fino all’ultimo istante. (sd)