Di ROSSANA CACCAVO – Jorit è giovanissimo. Ha appena 31 anni. Jorit è famosissimo. Le sue opere straordinarie, gigantesche, hanno cambiato il volto di tante periferie del mondo. I volti di Pablo Neruda, Nelson Mandela, Antonio Gramsci, Diego Armando Maradona, ma anche di Gennaro operaio napoletano che diventa la personificazione di San Gennaro, o di Niccolò un bambino autistico e di Giorgio un ragazzino di appena 15 anni morto a Taranto. Città offesa dall’inquinamento provocato dall’Ilva. Un viso che adesso Taranto guarda ogni giorno. Negli occhi di Giorgio, la città ricorda il suo patimento come la sua voglia fortissima di cambiare. Di rivoluzionare.
Questi volti di Jorit stanno riempiendo l’Italia il mondo. A Napoli, Firenze, Come a Buenos Aires, Santiago del Cile, Shenzen in Cina, e poi ancora Messico, Bolivia, Cile, Russia, Palestina, Spagna, Portogallo, Australia, Norvegia, Germania, Grecia, Francia, Stati Uniti. Si. In tutto il mondo. Ma Jorit è napoletano, alla nascita è Ciro Cerullo e lui ama l’Italia. Ancora di più il Sud. Come poteva essere altrimenti. Ed ecco che lo abbiamo trovato alle prese con la sua ultima opera in ordine di tempo. A Crotone. In Calabria. Una bellissima cenerentola italiana. In riva al mare e baciata dal sole tutto l’anno, la città è la più povera del nostro Paese.
Era, prima della deindustrializzazione, definita il fiore all’occhiello della regione. La storia di questa polis magnogreca è lunga e può cambiare, nuovamente. Di certo l’opera dello street artist Jorit, aggiunge un tassello a questo possibile sovvertimento. E a proposito di rivoluzione e di rivoluzionari, Jorit ci ha spiegato che «la scelta di realizzare un murale con il viso di Rino Gaetano è stata per me fondamentale nella decisione di venire a Crotone. Rino Gaetano ha di fatto cambiato in poco tempo il linguaggio musicale e se fosse vivo di certo sarebbe della mia stessa idea».
E la sua idea nella realizzazione dell’opera crotonese parte da un motivo ben preciso. Una richiesta di pace per tutto il mondo. «Negli occhi di Rino ho disegnato due possibilità. La bomba atomica e la bandiera della pace. Sta a noi cosa vogliamo vedere e guardare. Sta a noi la scelta». Rino Gaetano, cantante icona, era crotonese e nei suoi brani non mancava mai di lanciare i suoi messaggi. Le sue erano tutt’altro che canzonette. «E come Rino, anche io voglio lasciare ovunque il mio segno, il mio pensiero, ed è sempre lo stesso. Noi siamo parte di una sola famiglia. Apparteniamo al genere umano ed è per me assurdo che ce ne dimentichiamo così facilmente».
Il suo segno, il suo messaggio sociale, è ormai trattato e studiato. JoRit è uno che “rende la popolarità”, come l’alchimista dei tempi moderni produce graffiti e li trasforma in arte arte secondo Achille Bonito Oliva e secondo il resto della critica internazionale. Il messaggio lanciato da Crotone non poteva essere più chiaro «ascoltare oggi lezioni di democrazia da governi che da 500 anni impongono il proprio dominio è come sentire parlare un asino di matematica. È la pace l’unica nostra possibilità. Cerchiamo la pace, solo la pace». Lo dice mentre abbraccia tutti e scatta foto per tutti. È un ragazzo umile che durante il nostro incontro si è fermato a chiacchierare con gli studenti e con gli insegnanti. Ed erano tutti felici. Soprattutto Jorit. Uno che in pochi giorni è diventato amico di tutti. In Calabria, a Crotone, è semplice. Terra di accoglienza per indole, per vocazione. Il quartiere scelto per il murale, periferico e complesso, Trecento alloggi, ha in queste ore cambiato volto.
Le manifestazioni artistiche spontanee si sono susseguite ininterrottamente. La presenza di una forma d’arte ne ha richiamato altre. Per dimostrare secondo Jorit «che il bello richiama il bello. Ed è di questo che hanno bisogno i nostri quartieri popolari, quelli che hanno costruito e abbandonato. Hanno bisogno di essere inondati dalla luce della bellezza». Come dargli torto. L’edilizia popolare, ovunque, mostra la distanza. La differenza sociale. Se ci si ferma a riflettere è un pensiero triste. Brutto perché popolare, ad implicare una svalutazione dei luoghi e delle persone. Ed è il messaggio che ha lasciato impresso a Scampia con il volto di Pier Paolo Pasolini e uno stralcio di Lettere luterane, diventato simbolo di rivalsa. «Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro.
T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece».
Splendere è il miglior auspicio proprio nelle zone d’ombra delle città. E allora è una meraviglia che ci sia in atto un mutamento radicale di prospettiva. Che in giro ci sia anche un giovane napoletano pronto a questa sfida a colpi di graffiti. Che si emoziona e che per questo fa emozionare chi vuole vedere in quei tratti, in quei solchi rossi sui volti che lascia impressi sui muri, un rito ancestrale. Che segna. Il segno della «Human Tribe. Io me lo sono fatto proprio. Il solco, me lo sono fatto». Le due strisce rosse sulle guance che rimandano a rituali magici e curativi africani. Come un passaggio fisico che conduce a nuove cose. Migliori. E sotto il volto crotonese la frase di una canzone di Rino Gaetano che pare tenda proprio a questo «se mai qualcuno capirà, sarà senz’altro un altro come me». (rc)