I parlamentari della Lega chiedono di istituire il Programma di Rilancio e Sviluppo Sud

I parlamentari del Sud della Lega hanno presentato un emendamento alla legge di bilancio per istituire il Programma di Rilancio e Sviluppo Sud, dalla durata quinquennale.

Lo ha reso noto la senatrice della Lega, Tilde Minasi, parlando di «un’iniziativa forse mai vista finora» che prevede, nei cinque anni, il finanziamento di 300 milioni di euro l’anno.

«Il rilancio del Sud non può non passare attraverso la vivacità delle sue imprese», ha detto la senatrice, sottolineando come «potremo, così, finalmente rivitalizzare il nostro tessuto produttivo, arricchendolo e rinforzandolo per produrre ricchezza, occupazione e, finalmente, la possibilità di rendersi competitivo sul piano nazionale e internazionale. Lavorare insieme e bene si può, nell’interesse degli italiani».

«Il Programma di rilancio e sviluppo del Mezzogiorno – ha proseguito la Senatrice – andrà a supportare le imprese di tutti i settori di interesse per i nostri territori, e in particolare la filiera agroalimentare e vitivinicola e l’artigianato di alta gamma, con un finanziamento corposissimo: ben 300 milioni di euro ogni anno per cinque anni, dal 2025 al 2029».

«Questi finanziamenti saranno utilizzati – ha spiegato – per promuovere lo sviluppo appunto della filiera agroalimentare e vitivinicola, per noi particolarmente caratterizzante, “anche mediante l’incentivazione dell’utilizzo dell’agricoltura di precisione nella fase di produzione, nonché dell’implementazione, da parte delle imprese di produzione primaria, delle fasi di trasformazione e vendita”, e “l’artigianato di alta gamma, anche attraverso incentivi per l’intera filiera, in tutte le fasi di lavorazione del processo produttivo, nonché mediante incentivi alle imprese che abbiano delocalizzato in tutto o in parte le proprie attività produttive, in uno Stato europeo o extra-europeo, a rilocalizzare tali attività nei medesimi territori».

«Miriamo così – ha sottolineato la senatrice – a riportare e trattenere nel Sud quelle Aziende che, a causa della crisi economica e dell’aumento dei prezzi e delle tariffe, hanno portato all’estero le loro attività, depauperando questi territori di risorse preziosissime, anche in termini di unicità dei loro prodotti».

«Il Programma sarà definito – ha proseguito – con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e di concerto con il Ministro delle imprese e del made in italy e con il Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste, con un’azione, dunque, trasversale, che coinvolge appunto tutti i comparti economici e produttivi più rappresentativi».

«Sono sicura – ha detto ancora Minasi – che questo provvedimento potrà costituire la base per un vero rilancio anche della nostra terra, la Calabria, ricchissima di idee, di know-how, di conoscenze e di risorse, che tuttavia spesso non sono sufficienti per poter accedere al mercato e sostenere la concorrenza».

«Grazie alle previsioni e agli aiuti che il Programma consentirà – ha continuato – queste idee potranno finalmente non solo trovare forma e attuazione, ma anche restare al Sud, dando soprattutto a tanti giovani la possibilità di creare impresa senza dover emigrare e, così facendo, potenziando appunto l’economia di territori e popolazioni a cui davvero non manca nulla per poter vivere bene».

«Sono molto contenta, inoltre – ha aggiunto – che su questa misura sia convogliato l’accordo di tutti i colleghi del Meridione, a dimostrazione che solo uniti si possono portare avanti con forza battaglie serie, di contenuto e sostanza, e davvero utili per la collettività. Ora continueremo questo percorso per far sì che l’emendamento possa essere approvato».

«Voglio ringraziare in particolare il Sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, che ha lavorato e sta lavorando con tantissima dedizione e attenzione proprio a favore del Sud e che dimostra sempre grande vicinanza e presenza sui nostri territori», ha concluso Minasi, sottolineando come «stiamo operando bene anche su questo fronte e i risultati presto saranno visibili a tutti!». (rrm)

Emergenza Peste suina africana, Sasso (Lega): Cacciatori come parte della soluzione

Il commissario regionale della Lega, Rossano Sasso, ha evidenziato l’importanza dei cacciatori come parte integrante della soluzione al problema dell’emergenza della peste suina africana.

Lo ha fatto nel corso di un’audizione in Commissione Agricoltura, in cui Sasso ha sollevato diverse questioni urgenti confrontandosi con il Commissario Straordinario nazionale, Giovanni Filippini.

«Ho apprezzato la chiarezza – ha detto Sasso – con la quale lei ha detto che i cacciatori rappresentano una forza considerevole per la soluzione dell’emergenza, come è stato dimostrato nella regione Sardegna. In questo momento vorrei farle alcuni quesiti che riguardano la regione Calabria, dove evidentemente abbiamo dei cluster che però non sono minimamente paragonabili a quelli che lei ha evidenziato, purtroppo devo dire drammaticamente, al Nord».

«E, quindi – ha detto – vado nello specifico: in provincia di Reggio Calabria, in particolar modo nella zona due, nella quale, in seguito all’ordinanza numero cinque del 2 ottobre 2024, la caccia e l’attività venatoria sono state chiuse in maniera totale. In che modo pensa si possa attuare il depopolamento dei cinghiali?».

Ha poi aggiunto: «Ho sentito parlare di bio-regolatori e quindi di un’attività coordinata e controllata con l’esercito, come previsto dal recente decreto agricoltura. Potrebbe essere quella una soluzione? Il settore dell’agricoltura rappresenta un’attività vitale per questa regione e non ci sono stati neanche i risarcimenti da parte della città metropolitana, quindi agricoltori, allevatori e anche cacciatori vivono questa situazione con estremo disagio».

«Visto che i casi sono isolati nella regione Calabria – ha detto – e l’ultimo caso di peste suina risale a circa un anno fa, è possibile iniziare ad immaginare un restringimento delle zone rosse, considerando che nelle zone cosiddette cuscinetto non ci sono episodi particolari?», ha proposto il commissario della Lega, evidenziando come «è chiaro che qui l’attenzione di tutti noi deve essere quella di preservare la salute pubblica, però se fosse possibile iniziare a ragionare anche sulla possibilità, per esempio, di autorizzare l’attività venatoria in zone dove non c’è mai stato nessun episodio».

«Considerando che l’attività venatoria – ha proseguito – finisce il 31 dicembre e iniziava il 1 ottobre, però adesso in regione Calabria non è ancora possibile, i cinghiali continuano a moltiplicarsi. Oltre alla peste suina, l’attività dei cinghiali è disastrosa per il comparto agricolo. Se fosse possibile pensare anche a un prolungamento dell’attività venatoria».

Il Commissario Filippini ha elogiato la Calabria per i progressi compiuti, dichiarando: «Mi permette anche di fare un plauso alla regione Calabria, perché come sapete il 20 settembre siamo riusciti a togliere la zona tre, che era la zona infetta per il suino domestico».

«Abbiamo ancora la zona due nell’ordinanza – ha detto Filippini –. In tutte le zone 2, 3 e anche zona 1, ho inserito una frase che permette, a fronte di situazioni epidemiologiche e dati di sorveglianza favorevoli, di poter fare delle deroghe. Questo cosa significa? Significa che ho la necessità, insieme al gruppo di esperti, di avere dati e informazioni dai territori. Se siamo in presenza di dati relativi alla sorveglianza e alla sicurezza, si potrà dare una deroga. Per quanto riguarda la zona due, si può depopolare il cinghiale non attraverso lo strumento della caccia, ma attraverso lo strumento del controllo».

«Abbiamo stabilito che è possibile effettuare il depopolamento di cinghiali con 15 persone e tre cani in zona due, in maniera sempre coordinata e controllata – ha proseguito –. Se non facciamo questo, rischiamo di diffondere ancora di più la malattia. Invece, dobbiamo trasformare questa ondata epidemica in un’azione centripeta, andando a togliere mano a mano le zone infette».

«Questo è il nostro obiettivo – ha sottolineato –: controllarla, confinarla e andare a ridurre progressivamente la zona due. Lo stesso si può fare in zona uno, che è quella più delicata. Se un cinghiale infetto in incubazione viene cacciato e si sposta in zone bianche, allarghiamo ancora di più il rischio di diffusione».

«Per la Calabria, le eventuali deroghe – ha spiegato – potranno essere concesse solo quando saranno inviati i dati epidemiologici e di sorveglianza, che però dovranno essere favorevoli. È fondamentale che queste deroghe siano supportate da dati certi, che dimostrino l’assenza di rischi per la diffusione della malattia. Soltanto in presenza di queste informazioni precise, si potrà valutare la possibilità di allentare le restrizioni e concedere deroghe per la gestione della Peste Suina Africana».

«Per questo chiedo a tutti, ma soprattutto ai cacciatori, che considero le vere sentinelle dei territori insieme ad agricoltori e allevatori, di aiutarci. Questa è una battaglia – ha concluso –che si vince tutti insieme, facendo sorveglianza e agendo in maniera coordinata, altrimenti rischiamo di perdere il controllo della situazione». (rrm)

LEGA, IL PROGETTO DELLA MACROREGIONE
È UNA SERIA MINACCIA PER IL MERIDIONE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAIl retro pensiero era “tanto poi di fronte ai Lep si fermerà tutto”. Ma con leggerezza avevano sottovalutato il tema e soprattutto la determinazione e la forza di impatto di Roberto Calderoli. Mi riferisco a Fratelli D’Italia, a Forza Italia e anche a Noi Moderati di Lupi. D’altra parte la conoscenza della legge era stata sempre molto approssimativa.

In realtà qualcuno lo aveva cominciato a dire in tempi non sospetti che il vero obiettivo erano le materie dove non erano previsti i Lep. Ma è rimasto un profeta inascoltato. Parlo di Adriano Giannola che da tempo sostiene che il vero disegno della Lega Nord, ma in realtà anche di un’aggregazione più ampia, anche di ricercatori e studiosi del Nord, appartenenti anche ad altri partiti, era quello di arrivare ad una macro regione del Nord, che in qualche modo sostituisse, peraltro con il vantaggio di continuare ad avere una colonia interna, che è il Mezzogiorno, il progetto iniziale che vedeva nella secessione il raggiungimento dell’obiettivo bossiano. 

Adesso che il disegno comincia ad essere chiaro, anche a chi riteneva che si chiudesse  la partita dando il contentino alla Lega, in modo da tenere unita e coesa la maggioranza, le preoccupazioni cominciano a nascere. Perché il contentino si sta rivelando estremamente pericoloso  per la coesione nazionale e, si teme, molto costoso per il consenso nei territori meridionali.

Sopratutto per i tre partiti della maggioranza che continuano ad avere lì una base elettorale importante. Inizialmente le voci contrarie del Centrodestra sono state molto isolate. Si pensi che solo tre deputati vicini a Roberto Occhiuto si sono rifiutati di votare a favore del ddl Calderoli. Cannizzaro,  Mangialavori e Arruzzolo.

E il Presidente della regione Calabria si trovava solo, anche all’interno del Partito, sulla posizione critica rispetto all’Autonomia che, dichiarava, sarebbe potuta  andare avanti solo quando i Lep sarebbero stati individuati e finanziati. 

Cosa estremamente difficile considerato che il costo dell’equità territoriale nei diritti di cittadinanza di base, come sanità, scuola infrastrutturazione è molto elevato.

Poi in un secondo momento fece  propria la posizione di Occhiuto anche il Segretario del Partito Antonio Tajani, che insediò un comitato per monitorare l’andamento di tale legge e non perdere di vista le problematiche che essa faceva sorgere.      

Ma approvata la legge, che in molti consideravano fosse solo una bandierina da sventolare per accontentare i leghisti più duri e puri, ci si rese conto invece che Zaia, Fontana, Cirio, insomma tutto il Nord di destra, facevano sul serio. Ed erano pronti a intavolare le trattative per alcuni temi che sembravano irrilevanti, ma che si sta vedendo che sono estremamente importanti. 

E allora vengono fuori i distinguo: Tajani che afferma che il commercio estero non può essere parcellizzato e gestito da 20 regioni. Ieri Musumeci che in una intervista, poi in parte sconfessata, evidenziava che la protezione civile ha esigenze di interventi che solo il Governo Centrale può consentirsi in termini di risorse ma anche organizzativi. 

Si potrebbe dire che i nodi vengono al pettine e che lo stupore di chi non capiva come mai Partiti come Fratelli D’Italia e Forza Italia, con un consenso  raccolto a livello nazionale e con una mission che valorizzava l’idea di Paese unito,  potessero accettare una legge che invece andava in una  direzione che molti hanno chiamata Spacca Italia,  era dovuto alla convinzione che in realtà si stesse facendo il gioco delle parti. 

 Da un lato la Lega aveva il suo contentino e la sua bandierina da sventolare sui campi di Pontida, a due passi da Bergamo, dall’altro rimaneva tutto invariato e quindi nessuno avrebbe disturbato il manovratore. 

Ora che gli inviti a stare calmi e ad aspettare vengono rinviati al mittente, in particolare dal gruppo Veneto con Zaia in testa, con una determinazione inaspettata, solo da alcuni, e con la motivazione che c’è una legge che va applicata, ci si trova davanti a difficoltà non previste e si invocano tavoli diversi da quelli previsti dalla legge, per fare in modo che i passaggi successivi non diventino quasi automatici. 

Ma l’affermazione di Salvini che dice: «indietro non si torna» evidenzia la volontà precisa di non interrompere il processo. Quindi intanto si va avanti con le materie dove non sono previsti i Lep. E per le altre si trova un sistema per cui il livello di tali servizi “essenziali” sia tale da essere compatibile  con la legge che prevede che avvenga tutto a costo zero per il bilancio dello Stato. 

L’obiettivo è quello che si dia valenza e importanza a un concetto assolutamente anticostituzionale, che è quello del residuo fiscale, unico modo per mantenere quella spesa storica che ha consentito finora l’esistenza di cittadini di serie A e di serie B, con spesa pro capite per ciascuno di loro, nella sanità, nella formazione, nella infrastrutturazione, diversa, e alcune volte dimezzata, rispetto alle Regioni più favorite.

È evidente che per avere gli stessi livelli di prestazione, meglio sarebbe livelli uniformi, che sono alla base di uno Stato unitario, nel quale l’equità territoriale è la base da cui partire, come quella della progressività del prelievo fiscale, che prescinde dal territorio in cui si nasce e e si lavora, sono necessarie risorse che questo Paese non ha e che non riuscirà ad avere se i tassi di crescita continuano ad essere di zero virgola qualcosa e si vorrà tenere il 40% del territorio ed il 33% della popolazione in una posizione ancillare rispetto alla cosiddetta locomotiva, che a stento trascina se stessa. 

D’altra parte impegnarsi per far crescere veramente quella che alcuni con molta enfasi chiamano la seconda locomotiva, ma che in realtà rimane soltanto una un’area a sviluppo ritardato, dove lavora soltanto una persona su quattro, caratterizzata dai processi migratori tipici delle realtà sottosviluppate, è estremamente impegnativo. 

Perché bisogna infrastruttura bene il territorio, lottare la criminalità organizzata per evitare che sia di impedimento all’insediamento di nuove aziende, dare vantaggi fiscali assolutamente consistenti tali da far scegliere alla impresa che arriva dall’esterno, come Microsoft,  invece che Milano magari Cosenza, e  un cuneo fiscale da azzerare, che pesa  sul bilancio dello Stato in modo rilevante. 

Per far questo bisogna sottrarre risorse alle esigenze di un Nord industrializzato che, correttamente, vuole competere con la Baviera, con il Giappone, con la Cina, che oggi non ha più bisogno dell’alta velocità, già esistente, ma di un treno supersonico con tecnologia Hyperloop, del tubo che faccia spostare  a 1200 km orari. 

 E allora la via di fuga è quella di fissare i Lep  a un livello talmente basso da consentire l’attuazione del progetto, magari inventandosi un diverso costo  della vita tra Sud e Nord. Dimenticando che esso non passa attraverso una differenza tra  territori, quanto molto più probabilmente tra aree metropolitane e interne, aree agricole e turistiche. E non tenendo presente che alcune carenze di servizi di alcune aree anche se non entrano nel costo  della vita Istat appesantiscono i bilanci familiari in modo notevole. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Giacomo Saccomanno collaborerà direttamente col ministro Salvini

Giacomo Saccomanno lavorerà a stretto contato col ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini sia come componente del consiglio di amministrazione della società ‘Stretto di Messina’ sia come consulente esperto.

A succederlo come commissario regionale della Lega, il deputato Rossano Sasso, con l’obiettivo di portarla al più presto a congresso.

Lo ha reso noto la Lega, sottolineando come «nel Centrosud la Lega, e in particolare in Calabria, è in crescita e il lavoro del Ministro Matteo Salvini sulle infrastrutture sta dando i suoi frutti. Basti pensare ai cospicui investimenti proprio in Calabria, senza dimenticare il Ponte dello Stretto». (rcz)

L’AUTONOMIA È LEGGE, “L’IRA” DI OCCHIUTO
È UN GRAVE ERRORE DEL CENTRODESTRA

di SANTO STRATI – Dice bene il Governatore Roberto Occhiuto che il centro destra nazionale ha commesso un grave errore di cui presto si renderà conto: ieri è stato un giorno cupo per la Repubblica e l’unità del Paese. Questa vittoria (simbolica, sia chiaro) della Lega indica quanto fragile sia la coalizione di Governo e come la Meloni sottovaluti – sbagliando – la reazione del Sud. Quel Sud che aveva appena espresso un voto chiaro per l’Europa, ma soprattutto col suo fortissimo tasso di astensionismo aveva indicato l’insofferenza non più nascosta del popolo calabrese. Preso in giro, irriso e verso il quale le attenzioni – come al solito quand’è ora del voto – si erano accentuate. Il voto di ieri non fa che confermare il divario sempre incolmabile di questo Paese che viaggia a due velocità.

L’autonomia differenziata non è il demonio assoluto, ma così come è stata concepita è un provvedimento spacca-Paese che, anche se non potrà essere realizzato in assenza dei fondi necessari a garantire i Livelli Essenziali di Prestazione – conditio sine qua non per l’attuazione della legge – lascerà una brutta scia di come sia lontano il Paese legale dal Paese reale.

Nonostante gli allarmi, i suggerimenti, le osservazioni utili a modificare un provvedimento stupido e divisivo, la Lega ne ha fatto una questione di bandiera, coinvolgendo in modo insolubile la coalizione. La gente comune ha capito bene il patto di scambio premierato-autonomia che i Fratelli di Giorgia e i federalisti (a parole) del Nord era un trappolone da cui era impossibile uscire. E bisogna dire che bene hanno fatto a esprimere il proprio dissenso i deputati calabresi di Forza Italia, Cannizzaro, Mangialavori e Arruzzolo, votando contro.

Ma la legge è passata, con un’aula dove mancavano 129 deputati e la cui maggioranza richiesta era di 136 voti. Ce ne sono stati altri 72 a far diventare legge un provvedimento che rischia di allargare il distacco del Sud, quando sarebbe invece necessaria una intesa coesa per le riforme di cui il paese ha un bisogno assoluto.

Ma quali riforme, se analizzando i provvedimenti di questo governo non si riesce a individuare almeno un provvedimento serio e costruttivo, utile a far crescere il Paese, garantendo diritti e lavoro, aiutando le fasce più deboli e contrastando le troppe fragilità di una buona parte di popolazione che è a rischio di povertà assoluta. La cancellazione del discutibile “reddito di cittadinanza” non ha trovato seguito in un sostegno consistente a chi è rimasto improvvisamente in brache di tela, con bambini, anziani e disabili improvvisamente privati di un aiuto vitale.

Ci sono stati abusi – questo è verissimo – ma la colpa è di chi non ha vigilato, non dei poveracci che con l’assegno di mantenimento portavano il pane a casa. Ma questa è solo la punta di un iceberg che potrebbe distruggere 100 Titanic e non si può pensare all’“obolo” di 500 euro destinato a settembre – una tantum – agli incapienti e ai sottosoglia dell’Isee. Il Paese chiede riforme vere, a cominciare da un fisco voracissimo con i lavoratori dipendenti, ma assai lascivo con gli evasori di professione.

Un fisco che punisce pesante-mente l’errore formale di chi paga regolarmente le tasse, ma ignora chi non ha mai denunciato un centesimo né tanto meno pagato tributi. Un Governo che abbuona introiti milionari alle banche e ne subisce il “ricatto” riducendo a briciole il contributo sociale che ne sarebbe potuto venire, che taglia la decontribuzione al Sud (ma quale imprenditore sarà più “attratto” a localizzare parti dell’azienda nelle aree depresse in assenza di incentivi) e favorisce i grandi investimenti, deprimendo la piccola impresa che è il tessuto connettivo del Paese.

La vittoria (di Pirro) della Lega e di quella parte di centrodestra (quasi tutta) che continua a vantare favolistici vantaggi derivanti dall’Autonomia, non ha prospettive rosee. Il Paese, ma soprattutto, il Mezzogiorno non ne può più di parole e buone intenzioni, richiede interventi e provvedimenti che, in nome della coesione sociale e dell’inclusione, possano mettere sullo stesso piano – per intenderci – i bambini degli asili di Reggio Emilia con quelli degli asili di Reggio Calabria. È una vana speranza, anzi, con l’attuazione improbabile, lo ripetiamo) dell’Autonomia grazie all’infame logica della spesa storica, ci sarà sempre di meno per le regioni più deboli. E la Calabria ne è la capofila.

Non succederà nulla nel Governo, l’opposizione è pressoché inesistente e la sinistra sta fallendo miseramente il suo ideale riformista, nutrendo gli ultimi seguaci di parole ad effetto, ma prive di qualsiasi risultato. Il Governo di Giorgia Meloni durerà tutta la legislatura per mancanza di avversari, ma cominci a guardare con occhio diverso il Sud e la sua lenta agonia che porterà solo disagi all’intero Paese.

Se non riparte il Sud, non riparte l’Italia: bellissima frase ad effetto, ribadita a 360 gradi, ma regolarmente disattesa. Si litiga sull’acqua sporca e la si butta via, senza accorgersi del bambini che c’è dentro: il messaggio è chiaro ed evidente: l’Europa guarda a destra e nessuna quaestio se si tengono lontane nostalgie antistoriche e autoritarismi insopportabili. L’Italia può svolgere un ruolo determinante nella nuova Europa che le urne ci hanno portato, ma deve decidere da che parte stare. Dalla parte di chi lavora e produce, o dalla parte di chi gattopardescamente spera che tutto cambi perché tutto rimanga come prima. (s)

L’INSPIEGABILE INSISTENZA SU AUTONOMIA
CHE NON FARÀ BENE AL PAESE E ALLA LEGA

di PIETRO MASSIMO BUSETTAMa è questione di vita o di morte l’approvazione dell’autonomia differenziata prima del voto per le europee dell’8 e 9 giugno? Pare proprio di sì. E in realtà i motivi che portano Calderoli ad andare a marce forzate sono molti. 

Perché per La lega è ormai diventato uno scalpo da mostrare alle prossime elezioni. Non solo ma per lo stesso Matteo Salvini è probabilmente un salvacondotto per la sopravvivenza. 

Ma anche per Calderoli l’esigenza di salvare la faccia, dopo gli impegni sbandierati e le carte false fatte, con commissioni improbabili  bipartisan, dimissioni eccellenti, violazioni di regolamenti e minacce più o meno larvate di far saltare il banco del Governo, é imprescindibile.      

Infine Fontana e Zaia diventerebbero delle belve se saltasse l’accordo all’interno della maggioranza di far andare contemporaneamente avanti autonomia e premierato. E la Lega avrebbe difficoltà con le frange più estremiste esterne  ormai esistenti, capeggiati da Bossi, che vogliono tornare alla Lega delle ampolle e di Alberto da Giussano.

Ovviamente gli interessi di Forza Italia, diretta competitrice nella corsa ad essere il secondo partito per percentuale di consenso all’interno della coalizione di centrodestra, sono opposti.

La paura di perdere consenso, in conseguenza di tale legge, soprattutto nel Mezzogiorno è grande. Conseguentemente anche le posizioni espresse da alcuni Presidenti di Regione, appartenenti al Partito fondato da Berlusconi, in particolare Roberto Occhiuto, peraltro vicepresidente del Partito, ma adesso si è aggiunto anche Renato Schifani, sono chiare e certamente non a favore dell’autonomia, se prima non si è nelle condizioni di finanziare i Lep, cioè i servizi essenziali delle prestazioni in tutto il Paese, in particolare al Sud dove le carenze sono evidenti e gridano vendetta nei confronti di una Nazione sempre più duale. 

Ma è noto che per avere i livelli essenziali, nemmeno parliamo di quelli uniformi, sarebbero necessari annualmente 100 miliardi di euro da destinare al Sud,  come é stato detto da più centri studi nazionali, a cominciare dalla Svimez.

Risorse che il Paese non ha certamente. E allora si assiste a un gioco delle tre carte, per cui invece di parlare di finanziamento dei Lep si parla di individuazione di essi, si cerca di far passare le autonomie per le materie cosiddette non “leppizzate”, come per esempio l’energia.      

Insomma un gioco poco serio che mette in discussione oltre che l’unità della coalizione, che alla fine però si compatterà come sempre, e farà passare il “capriccio” della Lega, chiamato “spacca Paese”, anche la sua credibilità.     

Infatti tale riforma comporta non solo danni prevedibili di carattere economico per il bilancio dello Stato, ma anche alimenta una contrapposizione tra le due realtà del Paese duale, pericolosissima e che può  mettere in discussione l’Unità raggiunta nel 1860. 

Purtroppo si sta portando avanti una esigenza legittima in un momento sbagliato. È comprensibile che le realtà a sviluppo compiuto vogliano maggiore autonomie di gestione. Avendo raggiunto livelli adeguati di capacità amministrative, e contemporaneamente una classe dirigente che si occupa del bene comune, vogliono che alcune prerogative siano gestite  in periferia, che in genere é vero che conosce meglio le esigenze dei cittadini e dei territori. 

Anche se nella richiesta di autonomia il vero tema è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, cosa naturale in un paese sviluppato in modo equilibrato, ma che diventa dirompente in uno che ha le disuguaglianze dell’Italia. 

E allora quello che chiede la Lega è di mettere il carro davanti ai buoi, cioè di procedere con forme accelerate di federalismo e di trattenuta di risorse, teoricamente prodotte nelle realtà regionali che le incassano, in una realtà che ha invece bisogno di diminuire le disuguaglianze, di dare gli stessi servizi a tutti i cittadini, di equiparare i diritti di cittadinanza, di mettere in funzione quel secondo motore di sviluppo, che può dare risultati eccellenti, se solo viene aiutato in modo corretto e non solo a parole. 

Quella seconda locomotiva sempre tenuta nei depositi e mai partita veramente, che ancora ha capitale umano da utilizzare, siti da usare senza quell’affollamento ormai intollerabile che si registra nella pianura padana, una localizzazione felice estremamente vicina all’Africa, in un momento così importante per quel Continente e in una situazione in cui l’Europa vuole sempre più avvicinarsi ad esso. 

Quando tutto questo dovesse accadere e il reddito pro capite delle realtà meridionali si dovesse avvicinare a quello delle aree più sviluppate allora il tema di mantenere le risorse nelle realtà che le  producono potrebbe trovare un normale accoglimento, perché ognuno potrebbe gestire autonomamente, al di là ovviamente delle esigenze che alcune materie rimangano a livello centrale, come la sanità, la formazione, l’energia, l’infrastrutturazione, i porti e molte delle materie che sono state chieste che vengano delegate alle regioni con l’autonomia in approvazione.  

Tale esigenza per non perdere quell’unità funzionale che serve ad avere una catena di comando breve ed efficiente. 

In un momento in cui la Lega e Matteo Salvini in particolare si spendono in un modo assolutamente imprevisto per collegare con il ponte sullo stretto di Messina a Hong Kong e Singapore, Berlino e Stoccolma, dimostrando una visione delle esigenze del Paese non comune, insistere sull’autonomia fa perdere a tale partito quel carattere di forza nazionale che le sta facendo diminuire il consenso, soprattutto nel Sud. 

Forse uno stop in questo momento diventa inconcepibile e impraticabile, ma trovare un modo per evitare l’accelerazione voluta e avere più tempo per considerare molti aspetti trascurati, una via di fuga che contemperi l’esigenze di tutti, potrebbe far capire al Paese che la Lega è diventata una forza adulta, non più esclusivamente territoriale, spendibile anche oltre il lombardo veneto, e acquisire una credibilità che stenta ad avere nelle regioni del Sud.  (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

REGGIO – I consiglieri della Lega presentano 200 emendamenti al Dup

I consiglieri comunali della Lega a Reggio, Antonino MinicuciArmando NeriMario CardiaGiuseppe De Biasi e Antonino Caridi, hanno presentano 200 emendamenti al Dup – Documento Unico di Programmazione.

«Il Documento Unico di Programmazione – hanno spiegato – è il principale strumento di governo della Città, nel quale confluisce la visione politica ed amministrativa di chi governa. Questa maggioranza ha ampiamente dimostrato di non avere alcun programma di sviluppo della Città. Anzi, con decisioni vergognose ed imbarazzanti, Giuseppe Falcomatà e i suoi stanno rendendo difficile la vita dei cittadini, dei commercianti e degli imprenditori e di tutti coloro che desiderano che la nostra Città possa finalmente essere il fiore all’occhiello del Sud e del Mediterraneo, come merita».

«Grazie al lavoro prezioso di studio e approfondimento politico del Consigliere Minicuci, come gruppo della Lega abbiamo di fatto riscritto il Documento Unico di Programmazione – hanno spiegato ancora – cercando di dare alla Città obiettivi seri e concreti ed una visione che abbraccia tutti i settori, dalle imprese, alle politiche sociali, allo sviluppo, passando per la sanità, la mobilità, l’ambiente, il turismo. È stato un lavoro importante, fatto avendo sempre dinanzi la ferrea volontà di imprimere alla Città una spinta che la proietti verso un futuro migliore».

«Non è più possibile per nessuno – hanno evidenziato i consiglieri – assistere a scelte imbarazzanti e prive di ogni logica, compiute a danno dei cittadini da un’amministrazione che non fa altro che mortificare Reggio, il suo territorio e tutti i suoi abitanti. Non possiamo più tollerare – per dire le ultime – parcheggi a 2 euro, piste ciclabili vergognose, chiusura dei locali della Procura e del Giudice di Pace, lavori pubblici fermi, assenza di una strategia sui rifiuti, mancanza di manutenzione e ci fermiamo qui per pietà».

«Il Dup presentato dalla maggioranza è privo di novità e continua a descrivere una Città al fanalino di coda – hanno concluso –. Noi come Lega non possiamo accettarlo, abbiamo fatto 200 emendamenti che porteremo oggi in aula per ribaltare il modo di governare questa Città, abbandonata e maltrattata da un Sindaco e da una maggioranza inerme e disinteressata». (rrc)

L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: La Lega celebra 40 anni di impegno e identità

di GIACOMO SACCOMANNO – La Lega festeggia 40 anni. È una storia di straordinario coraggio e visione, e per questo non possiamo non ringraziare chi – come Umberto Bossi e Roberto Maroni – ha avuto la folle idea di iniziare questa storia emozionante. Siamo nati per difendere l’identità dei popoli, diventando motore di cambiamento in Italia e in Europa. Lo rivendichiamo con particolare orgoglio nelle settimane in cui l’Autonomia sta facendo concreti e decisivi passi in avanti. Auguri, Lega!

Queste parole di Salvini incarnano lo spirito e la missione della Lega, che sin dalla sua nascita ha lottato per difendere e promuovere le identità regionali e nazionali, assumendo un ruolo chiave nel plasmare il panorama politico italiano e contribuendo al dibattito europeo.

La Lega Calabria ha giocato un ruolo fondamentale nel portare avanti questa missione, difendendo gli interessi della regione e dei suoi cittadini con determinazione e passione. Attraverso la promozione dell’autonomia e lo sviluppo di politiche concrete a favore della Calabria, la Lega Calabria ha dimostrato un impegno costante nel migliorare le condizioni di vita dei calabresi e nell’affermare l’identità culturale e sociale della regione.

In questo momento storico in cui l’Autonomia assume un ruolo sempre più rilevante nel panorama politico italiano, la Lega riafferma il suo impegno a favore dell’autonomia delle regioni e dei popoli, continuando a essere un punto di riferimento per chiunque condivida i valori di identità, sovranità e solidarietà.

Il 40º anniversario della Lega è, quindi, un’occasione non solo per celebrare i successi passati, ma anche per guardare al futuro con fiducia e determinazione, pronti a continuare la lotta per difendere e promuovere i valori e gli interessi delle nostre comunità, sia a livello regionale che nazionale. (gs)

[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]

 

Saccomanno (Lega) annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni

Il commissario della Lega in Calabria Giacomo Francesco Saccomanno annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni grazie al Fondo investimenti stradali del Ministero guidato da Matteo Salvini.

«Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) – dice Saccomanno – ha annunciato l’apertura di un’importante iniziativa a sostegno dei piccoli comuni italiani. Con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la manutenzione delle strade comunali, è stato istituito un fondo speciale, denominato “Fondo investimenti stradali nei piccoli Comuni”. Questo fondo è destinato ai comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti e prevede il finanziamento di interventi fino a 150.000 euro. L’avviso pubblico, pubblicato il 13 marzo 2024, dettaglia le modalità di accesso al fondo e invita i comuni interessati a presentare le loro istanze. Le candidature possono essere inoltrate attraverso la piattaforma dedicata (https://stradepiccolicomuni.mit.gov.it), a partire dalle ore 12.00 del 14 marzo 2024 fino alla stessa ora del 29 marzo 2024».

Continua la nota: «Il Ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, ha espresso il proprio impegno nel supportare i piccoli comuni che spesso si trovano in difficoltà nel gestire la manutenzione delle infrastrutture stradali. Questo fondo rappresenta un passo significativo verso l’assicurazione di strade più sicure e ben mantenute, contribuendo così alla qualità della vita dei cittadini e alla sicurezza di chi percorre le strade dei piccoli comuni d’Italia».

«Con questa iniziativa – conclude Saccomanno – il Mit dimostra ancora una volta la propria attenzione verso le esigenze delle piccole realtà comunali, riconoscendo l’importanza di investire in infrastrutture fondamentali per lo sviluppo e la sicurezza del territorio nazionale». (rrm)

AUTONOMIA, IL “RICATTO” DI LEGA VALE
DI PIÙ DEI DIRITTI DEI CITTADINI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTANei prossimi giorni la Camera dovrà esaminare il decreto legge sull’autonomia differenziata. Il percorso va avanti senza intoppi malgrado dal Paese e in particolare dal Sud si levino voci di dissenso rispetto ad una riforma che  è definita “Spacca-Paese”. 

A nulla sono valse le tante perplessità sollevate da diverse prestigiose Istituzioni. La Banca centrale  ha invitato a procedere «con la necessaria gradualità» sulla strada dell’autonomia differenziata, «diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti» . 

La Svimez rafforza il pensiero «l’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud ma indebolirà anche le regioni del Settentrione». È una visione, quella dell’Associazione che guarda all’intero Paese.

Luca Bianchi, direttore di Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), demolisce così la riforma portata avanti dal ministro Roberto Calderoli, che arriva adesso alla  Camera per essere approvata a tappe forzate. 

Si sono anche dimessi quattro esperti dall’organismo tecnico voluto dal ministro leghista  per individuare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), necessari per attuare l’Autonomia differenziata. Nomi “pesanti” visto si tratta di Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex Presidente del Consiglio di Stato, e Franco Bassanini, ex Ministro della Funzione pubblica, che hanno annunciato il passo indietro con una lettera inviata al Ministro del Carroccio e al Presidente del Comitato di esperti sull’Autonomia differenziata, Sabino Cassese

Ma si è mobilitata anche l’intellighenzia meridionale con una 24 ore di interventi per raccogliere firme contro. 

«Il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal professore Massimo Villone, esprime grande soddisfazione per avere raggiunto e largamente superato le firme necessarie (ne bastavano 50mila, ne sono giunte oltre 65mila), in anticipo rispetto alla conclusione della campagna per la presentazione della legge costituzionale di iniziativa popolare – per la modifica in particolare degli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione – contro l’autonomia differenziata voluta dal Governo e da alcune Regioni del Nord». 

Infine la manifestazione recente, fonte di tante polemiche, a Roma, per iniziativa di Vincenzo De Luca ha mobilitato molti sindaci «L’autonomia calpesta e offende il Sud». È un’accusa durissima quella lanciata dai Sindaci del Meridione, scesi in piazza a Roma per protestare contro l’autonomia differenziata. 

Circa un migliaio i primi cittadini convocati in piazza Santi Apostoli dal Governatore della Campania e dall’Anci campana per dire no alla riforma. Una mobilitazione ampissima di un Sud che comincia a capire cosa rischia con questa riforma mentre, come un bulldozer,  il ministro va avanti con questa riforma che possiamo chiamare secondo porcellum. Questo excursus per dimostrare come le voci contrarie sono tante e molto autorevoli. 

Malgrado ciò si continua in un percorso che viene approvato perché il ricatto della Lega di far cadere il Governo pesa sulla maggioranza. 

Il Presidente del Veneto Luca Zaia avverte gli alleati: «l’accordo sull’autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema», dice il Governatore leghista.  

Fra l’altro la riforma viene nascosta dietro una esigenza di efficienza, ma é invece chiaro che il tema di fondo è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, spostando il diritto costituzionale di avere le stesse risorse per ogni cittadino alla prevalenza dei territori, che si fanno piccoli  Stati e che trattengono le risorse che vengono prodotte nella Regione interessata. 

Il vecchio progetto di Bossi che partiva dalla secessione e che adesso si attua invece tenendosi la colonia ben stretta ma con diritti di serie B. È una vera e propria fuga con un bottino, che tutto il Paese ha contribuito a creare. Prodromico alla formazione di una macroregione del Nord, che avrebbe il suo Sud nella Toscana, Umbria forse e che, a parere dei leghisti, ma anche dei politici dell’Emilia Romagna, adesso formalmente pentiti, potrebbe competere meglio con il cuore produttivo europeo della Baviera e d’Ile  de France. 

I dati dimostrano invece che aver puntato solo sulla locomotiva del Paese ha portato a crescite molto contenute e assolutamente meno rilevanti di quelle di Francia, Germania e persino Spagna. 

Il tema, che sopratutto Fratelli d’Italia deve porsi, vista la sua vocazione unitaria, é se si può consentire ad una Forza, che rappresenta poco meno del 9% degli elettori e poco meno del 5% degli aventi diritto al voto, di costituzionalizzare la spesa storica e mettere le basi per una possibile divisione del Paese senza ritorno, per un mero calcolo politico degli altri partner governativi. 

In una realtà comunitaria che ha bisogno invece dell’Italia, uno dei Paesi fondatori, e del suo contributo per una progressiva maggiore  forza dell’Unione, in una situazione sempre più complessa, che vede una Federazione Russa protesa a mire espansionistiche che bisogna bloccare, anche con un esercito comune. Siamo molto lontani dalle visione  di Altiero Spinelli, ma che va recuperata e che è l’unica con un futuro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]