di PINO NANO –La location è solenne, Sala Zuccari, Palazzo del Senato della Repubblica, l’occasione ufficiale è la conferenza sulla Pace e la consegna dei Leoni D’Oro per la carriera, l’impresa e le arti, dietro c’è la prestigiosissima Accademia Gran Premio Internazionale di Venezia in collaborazione con la Fondazione Foedus.
E anche in questa occasione, c’è un figlio di Calabria che viene chiamato sulla ribalta e premiato per il suo talento e la sua genialità artistica. È il caso di Gerardo Sacco, grande Maestro orafo italiano, figlio illustre della città di Crotone, personaggio di grandissimo carisma, che altrove sarebbe diventato più di Dior e di Dolce e Gabbana messi assieme, ma lui a differenza di tanti altri nomi della moda dell’arte e del designer non ha mai accettato l’idea di trasferirsi a Milano o a Parigi.
Ricordo di averlo incontrato 35 anni fa a New York dove lui, già famoso, presentava alla stampa americana i gioielli del cinema, aveva accanto Franco Zeffirelli e Liz Taylor, e ricordo che gli americani avrebbero fatto carte false per averlo allora come direttore artistico delle proprie industrie orafe, lo avrebbero sommerso di dollari pur di averlo, ma lui su questo non ha mai tergiversato, ha invece sempre ringraziato e declinato l’invito: «Excuse me, but I’m going back to my house», «Scusi, ma torno a casa mia». Questo, forse, lo ha reso ancora più famoso negli anni e tra la gente comune, ma nei fatti questo lo ha reso soprattutto il vero unico e grande ambasciatore calabrese vivente del Made in Calabria nel mondo.
Uomo dalla modestia davvero proverbiale, Gerardo Sacco la semplicità fatta uomo, è il rigore assoluto nel rispettare il suo prossimo, e credo che non esista al mondo nessuno che possa dire di essere trattato male da lui, o anche semplicemente ignorato e tenuto lontano. Gerardo era Gerardo quando non era nessuno, ed è rimasto Gerardo ora che potrebbe vivere di rendita su un’isola tutta sua.
Un genio della comunicazione, un guru del marketing, un esempio rarissimo di artigiano che si è fatto da solo, ogni cosa che Gerardo toccasse diventava famosa, e ogni creatura che aveva la fortuna di stargli vicino alla fine riusciva a respirare il clima e lo charme del Made in Italy nel mondo. Donne famosissime, ambasciatori di varie generazioni, politici di altissimo profilo istituzionale, attori, attrici, musicisti, conduttori televisivi, scrittori, cantanti e professionisti di ogni genere, in tanti sono passati dal suo laboratorio di Crotone, dove ancora vive, per conoscerlo e ammirare i suoi capolavori.
Anche qui oggi, in Senato, la sua modestia viene fuori palpabile come sempre è avvenuto: “È un onore – dice – aver ricevuto questo premio e sono grato alla mia famiglia e a mia figlia Viviana che oggi mi hanno accompagnato qui e che mantengono viva l’eredità dell’azienda, aiutandomi a innovare e rinnovare e permettendomi ancora, dopo 60 anni di attività, di poter formare giovani e creare ancora opere con la giusta emozione che serve».
Applausi a scena aperta, anche perché è lui la vera star di questa parata di stelle a cui viene consegnato il Leone d’Oro come massimo riconoscimento di laboriosità e di genio artigiano. Dicevamo, manifestazione solenne, aperta dai saluti ufficiali del senatore questore Antonio De Poli, è lui che ha promosso l’iniziativa, del Presidente del premio Leone d’Oro Sileno Candelaresi, e del Presidente della Fondazione Foedus e del premio Leone d’oro per la Pace, onorevole Mario Baccini.
Ma è lui, Mario Baccini, a sottolineare al pubblico presente che «questo prestigioso premio può essere il miglior veicolo della promozione della cultura, della solidarietà e dell’impresa al servizio della pace nel mondo», e a spiegare perché la scelta di uno dei Leoni d’Oro è caduta su Gerardo Sacco: «Perché volevamo premiare i suoi 60 anni di carriera, perché la sua è una storia bella, la storia di un gioielliere calabrese che ha realizzato gioielli preziosi per le dive del cinema del calibro di Liz Taylor, Sofia Loren, Maria Grazia Cucinotta, e per il teatro, accompagnando nella carriera il genio artistico di Franco Zeffirelli per cui ha realizzato i gioielli di scena e anche il francobollo commemorativo emesso pochi giorni fa».
Per la cronaca, il secondo Leone d’Oro è stato consegnato al maestro Adamo dell’Orco scultore di Alatri, «le sue opere che richiamano mondi onirici, mitologie del passato ma anche “mostri” futuribili, in un sapiente uso dei materiali, su tutti il legno (in particolare radici di ulivo) e il ferro, anche riutilizzati dopo il fine-vita degli stessi»; il terzo Leone d’Oro è stato assegnato all’imprenditore Giustino Busiello, imprenditore cellolese, titolare dell’Assopaf, famosa agroindustria alimentare; e infine il quarto Leone d’Oro a Youssef Balla, Ambasciatore del Marocco per i legami diplomatici che più volte lo hanno legato all’Italia.
«La sua carriera diplomatica – spiega Mario Baccini – è iniziata nel 1989 come Segretario presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale marocchino, scalando le tappe fino alla nomina di Console Generale a Palermo (2006-2011) e a Strasburgo (2011-2014)».
Una sfilata di eccellenze italiane, che riporta il Made in Italy ai vertici delle classifiche internazionali di questi anni. (pn)