LA LETTERA / Giuseppe Falduto: Sindaco Falcomatà, ritiri il ricorso al Tar contro il Ponte

Caro Giuseppe, o se preferisci Signor Sindaco Giuseppe Falcomatà,
Il sottoscritto, Pino Falduto, o se preferisci l’imprenditore Falduto, ti scrive questa lettera aperta perché non ho mai avuto altro modo di dialogare con te.
In tutti questi anni hai sempre ignorato ogni mio tentativo di confronto, nonostante i rapporti personali tra le nostre famiglie e il mio ruolo di imprenditore che opera nella città di cui sei il Sindaco.
Ti scrivo per chiederti di ritirare il ricorso che hai presentato al Tar del Lazio per cercare di ritardare la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Capisco che gli ordini di partito spesso prevalgano, soprattutto per chi costruisce il proprio percorso politico sotto la loro egida. Tuttavia, il ruolo che ricopri richiede una visione più alta, che metta al centro il bene della città e della comunità che rappresenti.
Il Ponte sullo Stretto non è solo un’infrastruttura: è una possibilità storica per rilanciare l’intero territorio dal punto di vista economico, sociale e culturale. Invece di opporsi a questo progetto, sarebbe più utile impiegare il tempo e le risorse per chiedere opere compensative fondamentali per lo sviluppo di Reggio Calabria. Infrastrutture strategiche come un sistema di trasporti intermodale, il potenziamento della rete viaria e ferroviaria, e la valorizzazione delle aree urbane e costiere potrebbero rappresentare una svolta per la nostra città.
È tempo di agire con responsabilità, andando oltre le logiche di partito e pensando a ciò che è meglio per la nostra comunità. I cittadini hanno bisogno di azioni concrete e lungimiranti, non di ostacoli e rallentamenti che penalizzano il territorio.
Le luci che hai fatto installare nel centro città sono belle, certo, ma non rappresentano la risposta alle vere esigenze di Reggio. La città ha bisogno di infrastrutture, sviluppo e opportunità, non di interventi che, per quanto gradevoli, non cambiano la realtà quotidiana di chi vive in questo territorio.
Confido che tu possa riflettere su queste parole e scegliere di agire nell’interesse di Reggio e della sua gente, perché il futuro di questa città dipende anche da decisioni come questa.
Con l’occasione, ti porgo i miei più sinceri auguri di un sereno Natale e di un felice anno nuovo. Mi auguro che il 2025 possa portare alla nostra città nuove opportunità, maggiore unità e quella visione di sviluppo che tutti auspichiamo.

LA LETTERA / Salvatore Tolomeo: Le tante anomalie in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo

di SALVATORE TOLOMEO – Caro Direttore, volendo rientrare in Calabria da Milano per soggiornarvi e sull’onda della speranza che con Occhiuto le sciagure sociali stavano migliorando, mi son portato dietro una prescrizione sanitaria per eseguire una ecografia al collo, con codice di esecuzione entro 6o giorni. Avendo letto su Calabria.Live della istituzione del Cup in Calabria voluto dal governatore tuttofare, giunto da qualche giorno in Calabria, ho chiamato il 0961.789789 per prenotare.

Dopo una attesa di 10 minuti, il gentile operatore ha fatto la ricerca come prescritto ma, costernato, mi comunicava che non per il 2024 non era possibile prenotare e che la prima data utile era il 21 luglio 2025.

Ironicamente ho reagito informandolo che a quella data potrei non esserci più data la mia età avanzata e che, da questa esperienza, nasceva in me la convinzione che effettivamente  tutto sta cambiando ma in peggio.

Facendo un paragone, ho compreso il motivo che causa la mancata elezione del direttivo e della vice presidenza della Consulta Emigrazione della Regione Calabria di competenza del governatore in violazione della legge 8 del 2018 che impone la nomina entro 30 giorni dall’insediamento del governatore eletto.

Ho compreso anche tante altre cose anomale di sperperi come la pista di pattinaggio alla stazione Centrale di Milano, il blackout sul progetto Terra dei Padri, lo stallo sul Turismo di Ritorno e così via.

Ecco perchè la popolazione giovanile in Calabria diminuisce anando ad arricchire l’economia del Nord Italia e all’Estero e chi si ammala emigra fuori Regione. Altro che Calabria Straordinaria.

Va bene solo per chi gode ottima salute oppure se appartenente al cerchio magico dei politici regionali padroni assoluti del destino dei calabresi.(st)

[Salvatore Tolomeo è presidente dell’Associazione Calabria Oltre Confine]

LA LETTERA / Scandalo alla Croce Rossa di Crotone

Riceviamo e pubblichiamo

Sono un volontario della Croce Rossa Italiana, uno dei tanti al servizio di un comitato provinciale Italiano, proprio come quello di Crotone in Calabria, un luogo dove  in queste ore si sta consumando uno scandalo senza precedenti, qualcosa che dovrebbe risvegliare l’animo di tutti quei pochi “volontari” ancora rimasti che ogni giorno e in ogni parte del mondo, senza interessi nascosti dietro il loro operato, donano il loro prezioso tempo per aiutare i più bisognosi. Si tratta dell’ennesimo episodio che dimostra come presumibilmente dietro una bandiera che porta un’emblema di importanza universale si celino interessi di non poco conto.

Partiamo dall’inizio riassumendo brevemente quanto successo, il 26 ottobre 2021 un’ispezione su disposizione del Consiglio direttivo nazionale di questa associazione di volontariato, ormai diventata a tutti gli effetti azienda, in seguito all’aggressione di un volontario da parte di un suo collega al culmine di una serie di vicende legate alle elezioni del direttivo locale, porta alla luce quello che stava succedendo all’interno della sede provinciale Crotonese, per mano della stessa dirigenza del Comitato con a capo Sergio Monteleone.

“Una gestione nepotistica” del personale, assunzioni riguardanti parenti stretti dei vertici crotonesi, madre, padre, fratello, cognata, “una scarsa se non totale assenza di attività di volontariato” con servizi “eseguiti sempre dalle poche decine di volontari di cui buona parte risulta, sistematicamente, assunta a rotazione come dipendente” a tempo determinato, stipula di un vietatissimo sub-comodato con l’Asp per 5 mila euro mensili, una difficile situazione finanziaria, eccetera. La lista delle violazioni commesse è lunga. Il Comitato nazionale ha anche chiesto al presidente della Cri di Crotone, Sergio Monteleone di controdedurre ma ha ritenuto che il suo riscontro “non supera e non chiarisce le contestazioni ricevute fornendo scarse ed inidonee giustificazioni a riguardo”.

Successivamente per via delle criticità registrate, il direttivo nazionale aveva commissariato la gestione, sotto la guida del commissario Pia Cigliana, tutt’ora in carica. Arriviamo ad oggi. Il comitato di Crotone sotto la gestione del commissario ha un bilancio tornato in positivo, attività di volontariato e progetti svolti nel migliore dei modi, tante opere in aiuto delle persone meno fortunate, insomma una gestione che dona nuova luce al comitato, però minato da chi agisce nell’ombra di nuove elezioni alle porte. Ed infatti poche settimane fa vengono indette le elezioni del nuovo Consiglio Direttivo del Comitato Crotonese, che si svolgeranno il 24 settembre 2023, volute fortemente anticipare dal Presidente Regionale del Comitato Calabria Helda Nagero.

Dalla divulgazione di questa notizia il Comitato Crotonese di Croce Rossa si trova scaraventato nel più oscuro e infido gioco di ruolo che si possa immaginare. Le prime voci di corridoio si trasformeranno nella più assurda delle verità, l’ex presidente Sergio Monteleone si ricandiderà alle elezioni del 24 Settembre. Da qui ad oggi si è assistito al peggior esempio che un’associazione di volontariato possa dare. Oltre a tentativi di boicottaggio, giochi di potere e tante parole, circa 147 volontari aventi diritto al voto hanno firmato la lista appoggiando la candidatura dell’ex presidente commissariato Sergio Monteleone e dei nuovi consiglieri candidati, alcuni facenti parte dell’ex consiglio direttivo al momento del commissariamento e tornati ad appoggiarlo, tra cui nomi con ruoli di spicco a livello regionale. Si è assistito a giorni e giorni di campagna elettorale piena di false promesse e riunioni segrete, telefonate a decine di volontari con l’intento di convincerli ad appoggiare un presidente precedentemente commissariato, fogli svolazzanti pieni di firme e tanti nomi infangati.

E chi si è impegnato tanto ad appoggiare questa oscura campagna elettorale chiedendo l’appoggio dei volontari e agendo nel buio, a quale infido scopo lo ha fatto? Inoltre come ciliegina sulla torta, tra coloro designati a correre per la carica di presidente c’era Donatella Nocita, che con un ricorso del tutto infondato a firma del Presidente Regionale Helda Nagero, è stata accusata di percepire compensi, una condizione incompatibile per la candidatura o il voto. Ed è qui che la democrazia fallisce. Una democrazia che probabilmente, a causa di questi pseudo dirigenti e una buona parte di volontari probabilmente illusi da false promesse, posti di lavoro, fantomatici ruoli di potere ecc., porterà l’ex Presidente commissariato per ben due volte, a sedersi sulla stessa poltrona che lo ha portato ad assumere madre, padre, fratello, cognata, a stipulare contratti vietati, ad assumere a rotazione i volontari, che probabilmente ancora oggi elemosinano un posto di lavoro da lui in cambio di un voto, a portare i bilanci in rosso, ma soprattutto a scarseggiare di attività di volontariato.

Bene, e il Consiglio Nazionale di Croce Rossa Italiana dov’è in tutto questo? E il presidente Regionale? Dopo lo scandaloso appoggio della maggioranza dei volontari, che portando sulla propria divisa un’emblema ricco di valori e svendono il loro voto, volendo a tutti i costi essere rappresentati da un Presidente già commissariato due volte, e oltretutto macchiandola del peggiore atto che un volontario possa fare, il Presidente Regionale e il Consiglio Nazionale stanno fermi sulle loro poltrone. Anzi, per meglio dire, il Presidente regionale Helda Nagero, colei che fortemente ha voluto l’anticipare delle elezioni, mentre cercava di bloccare la candidatura di Donatella Nocito, ha accettato senza alcun dubbio la candidatura di Sergio Monteleone nel totale silenzio e assenso di Roma. Perché colei che rappresenta la Croce Rossa Italiana a livello Regionale non respinge questa candidatura che va ignobilmente oltre qualsiasi principio divulgato dalla sua stessa associazione? Ma non è tutto, a nulla è servito il dialogo con il consiglio nazionale o con la Presidente Regionale, che nonostante ogni logica continua in modo evidente ad appoggiare questa candidatura. Non c’è limite all’assurdo. Però alcune domande sorgono spontanee, in primis con quale coraggio un presidente commissariato si ricandida nuovamente alle elezioni, dopo aver tradito la fiducia dei suoi volontari con atti indegni di un’associazione di volontariato? Con quale coraggio 147 volontari appoggiano un ex presidente già commissariato, che ha remato contro tutti i principi dettati dal simbolo che portano cucito sulla propria divisa? Per quale motivo il comitato Regionale e Nazionale hanno accettato la candidatura, a quanto pare assurdamente legittima, invece di respingerla, nonostante le ripetute relazioni inviate dal Commissario Pia Cigliana sugli accadimenti degli ultimi tempi e sulla volontà di prorogare ancora il commissariamento? Ad oggi 20 Settembre 2023 nulla sembra muoversi e a quante pare non esistono le condizioni e le volontà per farlo, ma a quale scopo? Quali presumibili interessi si celano dietro l’assenso condiviso di questa candidatura? Non resta altro a cui pensare, e non resta altro che rimanere a guardare, in attesa.

Il Consiglio Nazionale di Croce Rossa che nel 2021 aveva commissariato la gestione del comitato di Crotone, oggi sotto la direzione del Presidente Rosario Valastro, rimane in silenzio accettando e aspettando il nuovo insediamento del presidente pluri-commissariato. In un paese civile, in un’associazione che agisce a nome di sette principi quali Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità, nel rispetto di chi crede nel vero volontariato e dedica il suo prezioso tempo, a volte sacrificando ore, famiglia, amici ecc., come si può accettare tutto questo? Il consiglio nazionale della più grande associazione di volontariato d’Italia come lo può permettere? 

Questa è la triste e assurda storia di un Comitato Provinciale di Croce Rossa italiana, un comitato che sotto il silenzio delle Istituzioni, dei volontari e di tutti, molto probabilmente scriverà un nuovo buio capitolo della Croce Rossa Italiana fatto di oscuri protagonisti, un ex presidente pluri-commissariato con al seguito discutibili consiglieri, un presidente Regionale, un Consiglio nazionale, il vice presidente di un ordine Regionale, un commissario, tutti i volontari ecc.  Una storia che offende il nome di Henry Dunant, fondatore della più grande organizzazione umanitaria del mondo. E tutti i volontari, come me, ancora creduloni dei sette principi tanto vantati dalla Croce Rossa Italiana, atterriti dalla visione di questo film dell’orrore di scarsa regia, saranno ancora fieri di indossare quella divisa rossa?  (rkr)

LA LETTERA / Vincenzo Voce: Non si possono accorpare Parco di Capo Colonna e Musei al Parco di Sibari

di VINCENZO VOCE – Ministro Gennaro Sangiuliano, Le scrivo a nome di tutta la Città di Crotone che rappresento e le manifesto anche l’espressione condivisa dal Consiglio Comunale con apposito provvedimento deliberativo, approvato all’unanimità.

L’Heraion Lacinio, tutelato e valorizzato dal Parco Archeologico e dal Museo nazionale di Capo Colonna oltre che dal Museo Archeologico Nazionale di Crotone, è una testimonianza concreta della Antica Kroton, una delle più grandi città Achee della Magna Grecia.
Il Parco di Capo Colonna e i Musei non possono e non debbone essere accorpati al Parco di Sibari che rappresentata una realtà distante oltre 100 km e, seppur di analoga origine, che si presenta con forme, storia e tradizioni diverse.
Sono criteri oggettivi di natura culturale e storica che non possono essere ignorati sulla base esclusiva di una mera gestione aziendalistica.
Ed è in questa direzione, cioè la crescita e lo sviluppo del Parco Archeologico di Capo Colonna e dei Musei, che l’amministrazione con le strutture periferiche del Mic e con la Regione, sta investendo con una concreta progettualità nell’ambito del percorso di Antica Kroton.
Inoltre sembra prospettarsi che all’accorpamento del Parco di Capo Colonna a quello di Sibari potrebbe seguire la soppressione della Soprintendenza Abap di Catanzaro e Crotone con sede a Crotone, recentemente istituita.
Anche questa prospettiva costituirebbe nocumento rispetto a quanto espresso precedentemente. Scenari positivi, viceversa, potrebbero realizzarsi con il conferimento dell’autonomia, pienamente crotonese, per il Parco e i Musei e le strutture già annesse come la Fortezza di Le Castella, anche in considerazione degli sforzi di natura finanziaria e progettuale che attualmente sono in itinere.
La nostra non è una sterile battaglia di campanile ma oltre alle ragioni già precedentemente evidenziate sono anche i numeri che supportano la nostra richiesta. (vv)
[Vincenzo Voce è sindaco di Crotone]

LA LETTERA / Pat Porpiglia: Le buche nella strada lungo la Vallata del Torrente Catona

di PAT PORPIGLIACome spesso mi accade condivido con amiche e amici, rappresentanti della società civile e delle stesse istituzioni mie riflessioni come la seguente sulla vecchia strada già provinciale costellata da buche da tempo immemorabile che partendo dal Verde Aspromonte collega i borghi insediati lungo la Vallata del Torrente Catona alle città costiere della Città Metropolitana di Reggio Calabria. La riflessione è stata stimolata dalle recenti parole pronunciate da Beppe Grillo: Le parole, anche se condite di condivisibile amore per la propria terra, le proprie radici, il proprio passato, dove persone come me e i nostri padri e nonni, sono stati costretti a ridosso del secondo conflitto mondiale a fare le valige per costruirsi un futuro migliore fuori dai nostri confini regionali e persino nazionali, (esodo, emigrazione intellettuale giovanile che si ripete a distanza di 70 anni e che spinge i nostri figli e nipoti a cercare fortuna altrove lontano dai luoghi della loro infanzia e fanciullezza), non aiutano a trovare soluzioni ai tanti problemi atavici, cancerizzati che la affliggono.

Lasciamo da parte i tanti altri problemi, carenze e disfunzioni presenti sui nostri territori e concentriamoci sulla viabilità che congiunge l’Aspromonte alle città costiere lungo la Vallata del Tornente Catona. La colpa della mancata soluzione del problema deve essere condivisa da tutti, cittadini, amministrazioni, istituzioni tutte. È dei cittadini perché continuiamo, (a nostra discolpa bisogna riconoscere che non sempre ci viene data la possibilità di scegliere i propri rappresentanti come ad esempio nelle tornate elettorali nazionali a causa delle liste bloccate dove i candidati vengono scelti dai leader ai quali rispondono fedelmente e non certamente agli interessi legittimi dei cittadini), perché non siamo riusciti a fare emergere i migliori, giovani e meno giovani, quelli intraprendenti, acculturati, capaci e onesti i quali si candidano perché hanno a cuore il benessere della collettività e non i propri tornaconti personali.

Se nelle nostre amministrazioni non ci sono persone capaci di svolgere i compiti e le funzioni ricadenti nella loro sfera di competenza, volete sapere qual è il risultato? Secondo il mio seppur modesto e limitato pensiero, espresso non per un puro e mero desiderio di una critica vuota, futile e sterile, ma al contrario per aiutare a spingere chi di dovere ad agire, è che ci troviamo nostro malgrado e danno a percorrere la strada della vecchia provinciale da anni ormai, dove le buche sono diventate crateri capaci di inghiottire una macchina.

Ciò detto, se io fossi un semplice consigliere, un assessore, un sindaco o vice sindaco eletto nei comuni ricadenti nella rigogliosa Vallata del Torrente Catona, mi sarei dimesso se, durante gli anni del mio mandato mi fossi recato un giorno sì e l’altro pure a portare all’attenzione della Città Metropolitana, della Prefettura, della Regione, persino della Curia (sto esagerando di proposito) la pericolosità e la quasi impossibilità di recarmi per motivi di studio, lavoro o impegni professionali fuori dal mio onorato paese, quello che mi ha dato un’identità, un senso di appartenenza a un territorio, a una casa, a una cultura condivisa e a dei principi e valori di inestimabile pregio che hanno consentito a persone come il professore Francesco Porpiglia e Franco Romeo di diventare dei luminari in campo medico scientifico.

E allora, inesorabilmente, lo stallo, il pessimo stato delle cose, ci spinge a cadere nelle maleodoranti grinfie della rassegnazione che non ha mai aiutato a risolvere nessun tipo di problema, oppure con riluttanza, amarezza, a seguire le raccomandazioni di Beppe Grillo il quale per risolvere i problemi suggerisce: «fate le brigate di cittadinanza, mettete il passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, mette a posto marciapiedi, aiuole, tombini (io aggiungo buche nelle strade). Fate il lavoro e poi scappate. Siate leader di voi stessi».

Visto la mancanza di veri leader, senza fare comunque di tutte le erbe un fascio, per non offendere la dignità e l’onorabilità, di coloro semplici cittadini e rappresentanti delle istituzioni che svolgono con dedizione, onestà e competenza, mi attrae, mi piace l’idea di ergermi a leader di me stesso; io ci andrei non da solo comunque perché una noce in un sacco non fa alcun rumore ma in compagnia di una decina di persone dotate di senso civico e amore verso i nostri territori, ma senza passamontagna, che mi qualificherebbe come un malavitoso, ma a viso scoperto facendo il lavoro di riempimento delle buche di notte, non per nascondermi ma soltanto per non arrecare alcun disservizio a chi deve recarsi a Valle per studiare o lavorare o a chi deve venire nei borghi aspromontani… (Sarei disposto a dare insieme con altri volontari il mio contributo per comprare il catrame necessario per risolvere un problema che sta sulle p…e a tutti ma che nessuno ha il coraggio di affrontare veramente e positivamente.. Potrei continuare e parlare della strada a scorrimento veloce o per meglio dire del suo stallo nella costruzione ma per oggi, stanco, mi fermo qui e per non tediarvi ulteriormente.

LA LETTERA / Damiano Silipo (Unical) dissente dal prof. Jorio

di DAMIANO SILIPOGentile Direttore,  il 10 maggio scorso su questo giornale è stato pubblicato un articolo di Ettore Jorio, sull’autonomia differenziata. Egli afferma che la discussione sull’autonomia differenziata è inficiata dal fatto che «la lotta politica prevale sulla ragione, sulle regole precostituite, sulla coerenza… Pertanto, al di là della corretta interpretazione di cosa possa o meno comportare l’accesso all’autonomia legislativa differenziata, così come prevista nel DDL Calderoli… il dibattito che lo circonda avrebbe bisogno di affrontare più seriamente l’argomento».

Da queste premesse, mi sarei aspettato che avrebbe esaminato senza preconcetti e con il supporto di argomentazioni ed evidenza empirica cosa comporta l’autonomia differenziata per l’Italia nel suo complesso e per le diverse aree del Paese. Ma non ho trovato niente di tutto questo. L’unica tesi che Jorio riporta è che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, perché nel nostro ordinamento l’autonomia differenziata già esiste da più di settant’anni, con l’istituzione delle regioni a statuto speciale (tralascio il tentativo di nobilitare il DDL Calderoli con il richiamo ai Padri della Costituzione e della Repubblica). Addirittura la Calabria, secondo Jorio, con l’autonomia differenziata avrebbe da guadagnare risorse rispetto alla spesa storica, e alla possibilità di costruire un ceto dirigente che sappia essere tale. 

Proprio l’evidenza empirica sulle regioni a statuto speciale dimostra che queste ultime hanno usufruito, grazie al debito pubblico, di risorse pubbliche doppie rispetto a quelle a statuto ordinario: quelle rese disponibili dalle tasse che si sono trattenute e quelle che sono state trasferite dalla Stato italiano, prelevate dalle regioni ricche a statuto ordinario. Quando anche queste ultime potranno trattenere le tasse per finanziare le 23 materie delegate, chi pagherà ad esempio il fondo perequativo sanitario, che, comunque, ha consentito alla Calabria di accorciare il gap nella spesa sanitaria procapite rispetto alle altre regioni dal 33% all’11%? Giustamente ci lamentiamo per l’eccessiva pressione fiscale in Italia.

Ma se le regioni più ricche potranno trattenere le tasse sui propri territori, chi pagherà l’enorme debito pubblico italiano e perché gli investitori istituzionali dovrebbero continuare a fidarsi della possibilità che l’Italia sia in grado di restituire i prestiti? In questo senso il pericolo più grande dell’autonomia differenziata non è l’aumento delle diseguaglianze, ma il default dello Stato italiano. Se le regioni più ricche potranno offrire redditi e prospettive di lavoro migliori di oggi, perché un giovane calabrese non dovrebbe avere ancora di più l’incentivo ad emigrare dalla Calabria?

Jorio si dichiara uomo di sinistra, e dovrebbe sapere che uno dei principi della sinistra è la promozione dell’uguaglianza delle opportunità. Con l’autonomia differenziata l’unica opportunità che crescerà è quella di fuggire dal Mezzogiorno. Ettore Jorio, come me, insegna all’Università della Calabria, che grazie ai finanziamenti statali e all’impegno di chi ci lavora, ha raggiunto una posizione di rilievo nel panorama nazionale. Se con l’autonomia differenziata le università calabresi dovranno basarsi prevalentemente sulle risorse regionali, quanta ricerca potranno continuare a fare in futuro? Condivido la necessità di rinnovare la classe dirigente in Calabria, che avverrà non per merito dell’autonomia differenziata, ma se i calabresi sapranno intraprendere una nuova strada. Invito Ettore Iorio ad  “affrontare più seriamente l’argomento” e non dire: “al di là della corretta interpretazione di cosa possa o meno comportare l’accesso all’autonomia legislativa differenziata”, perché da quello che comporta l’autonomia differenziata dipende il futuro dell’Italia e delle nuove generazioni. (ds)

[Damiano Silipo è docente Unical]

LA LETTERA / Salvatore Tolomeo: Noi Calabrolombardi indignati dalle parole di Majorino

di SALVATORE TOLOMEO – Caro Direttore, da calabrolombardo ho letto con attenzione l’articolo di Antonietta Maria Strati sulla infausta opinione che Pierfrancesco Majorino del PD e candidato a Presidente della Regione Lombardia ha della Calabria.

Condividiamo quanto è riportato nell’articolo ma, in modo particolare, quanto evidenziato nel riquadro con le scuse di Majolino da restituire al mittente.

Per quanto ci riguarda, già ieri sera 8 febbraio un centinaio di appartenenti ad Associazioni Calabresi della Lombardia ci siamo riuniti al Centro Sportivo Pavesi di Milano per concordare la massima diffusione sul territorio dell’infamante frase di Majorino e di diffondere il più possibile la decisione di contrastarlo nel voto, qualora qualcuno ancora avesse l’intenzione di dargli la preferenza, ripiegando semmai al voto disgiunto di lista e diverso candidato a Presidente.

Anche noi non abbiamo inteso accettare le tardive scuse. Analogo comportamento, anzi peggio, lo ebbe però nel 2014 l’ex vice ministro della Lega Roberto Castelli, senza che alcun politico calabrese intervenisse tranne la solita Calabrolombarda che fece una dura replica (documentata) che servì a far chiedere scusa al politico leghista da allora ridimensionato politicamente.

Ora, anche Occhiuto se ne è accorto e ha reagito. Peccato che non ritiene di instaurare un rapporto più coinvolgente dei calabresi del Nord Italia con la Regione Calabria, veri baluardi della reputazione della Calabria e dei Calabresi che, nella quasi totalità, hanno trovato si lavoro e benessere ma hanno anche consentito con braccia e cervelli di produrre sviluppo arricchendo la Lombardia e impoverendo la Calabria con la loro partenza da una terra meravigliosa, ma rimasta nel cuore di ognuno smentendo anche il prof. Mauro Alvisi, che non deve ritenere che ci sia fuoco amico per recuperare la cosiddetta reputazione. (st)

[Salvatore Tolomeo è dell’Associazione Calabrolombarda]

LA LETTERA / L’associazione Calabrolombarda: L’astensionismo in Calabria una piaga

Riceviamo e pubblichiamo

Caro Direttore, come sempre attento osservatore, Lei ha messo il dito nel fenomeno dell’astensionismo elettorale in Calabria falsato dai residenti elettori che sono fuori Regione per lavoro o studio. Solo in Lombardia sono 270.000.

È una piaga che la politica non intende sanare, forse perché questo sistema fa comodo alla lobby dei candidati paracadutati e territoriali. Ricordo quando la politica era più seria noi domiciliati fuori Regione eravamo contenti di poter usufruire del biglietto del treno ridotto per venire a votare ritenendolo un dovere morale e anche una occasione di ritrovare gli affetti familiare sia pure per qualche giorno.

Ora i giovani sono disamorati in mancanza di un adeguato stimolo ad affrontare un viaggio dal Nord Italia per poi ritrovarsi a dover votare un candidato padano o toscano in Calabria. Senza considerare che la legge prevede che per ottenere la riduzione ferroviaria si deve usufruire dei treni intercity che impiegano 14 ore di tragitto.

Più volte in passato, tramite la Consulta Emigrazione della Calabria, abbiamo sollevato il problema per poter votare anche alle elezioni regionali in Calabria. Si è alzato il muro della lobby politica che non ritiene degna di valutazione la proposta. E che la politica calabrese non gradisce il ritorno di chi è fuori è dimostrato dalla ingloriosa fine della Consulta Emigrazione: non ancora rinnovata in violazione della legge 8 e privata di qualsiasi risorsa finanziaria per la sua continuità.

Ricordo che c’è un nutrito drappello di calabresi all’estero candidati col voto degli italiani all’estero con le diverse formazioni politiche. Speriamo nella loro elezione per avere una seria rappresentanza in Parlamento che forse sarà più rappresentativa per la Calabria piuttosto che i parlamentari calabresi indigeni e paracadutati che della Calabria ne fanno solo uso per gli interessi personali, familiari e amicali.

La triste storia della Fondazione Calabresi nel Mondo caduta nell’oblio insegna. (Salvatore Tolomeo)

[Salvatore Tolomeo è presidente dell’Associazione Calabrolombarda di Milano]

La lettera del sindaco Gianni Papasso ai turisti per l’estate

Il sindaco di Cassano allo Ionio, Gianni Papasso, ha scritto una lettera indirizzata a tutti i turisti che hanno scelto la città come meta dove passare l’estate.

«Carissimi, benvenuti! È per noi occasione di grande gioia potervi accogliere nella nostra bellissima terra. È la terra ove nacque e si sviluppò la leggenda di Sybaris e ove, ancor prima di Sybaris, l’uomo antico ha cominciato a modellare il paesaggio e a scrivere la storia» ha scritto il sindaco Papasso, aggiungendo che «è terra ricca, per tutto quanto la natura le ha regalato e per la suggestiva bellezza del suo variegato paesaggio, che ha affascinato viaggiatori e studiosi di ogni tempo».

«Un microcosmo quasi fiabesco – continua la lettera – dai colori contrastanti e, allo stesso tempo, armonici, dove il verde della Piana di Sibari, incorniciata dalla nuda maestà della  dentellata Catena Appenninica, si adagia sull’ immensa distesa di spiaggia dorata, lambita dolcemente dalle acque cristalline del Mare Ionio. Quel Mare che, nei secoli, ha unito terre lontane ed ha consentito il passaggio di popoli diversi, che qui si sono incontrati, fusi e contaminati a vicenda, dando vita al patrimonio di saperi, tradizioni e rituali che, oggi, caratterizzano la cultura ed il modo di essere della nostra gente, vivace ed affabile, votata all’ospitalità».

«Il passaggio della storia  e dei popoli – ha, inoltre, argomentato il primo cittadino di Cassano – hanno lasciato tracce indelebili nelle stupende cavità carsiche delle Grotte di S. Angelo, nel dedalo di viuzze e vicoli dell’antico centro storico,  nella Basilica Cattedrale della Madonna del Lauro e nell’Abbazia di S. Maria della Catena e nelle altre antiche Chiese, nel verde lussureggiante delle Terme Sibarite, nello scenario meraviglioso della Riserva della Foce del Crati e del Laghi di Sibari, nel Parco e nel Museo Nazionale Archeologico di Sibari e in ogni angolo di  questa città di rara bellezza, che vi invitiamo a visitare e scoprire, per comprenderne il senso ed uscirne carichi di emozioni».

«Nell’augurare, infine, buone vacanze – ha concluso – al popolo di turisti e villeggianti presenti sul territorio cassanese, il sindaco Papasso, ha preso impegno a produrre ogni sforzo per rendere piacevole, sicuro e tranquillo il soggiorno in questo angolo stupendo di terra di Calabria, perché, possiate ritornare alle vostre case carichi di sensazioni positive ed annoverare questa esperienza  fra i ricordi più  belli e significativi». (rcs)