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LA LETTERA / Damiano Silipo (Unical) dissente dal prof. Jorio

LA LETTERA / Damiano Silipo (Unical) dissente dal prof. Jorio

di DAMIANO SILIPOGentile Direttore,  il 10 maggio scorso su questo giornale è stato pubblicato un articolo di Ettore Jorio, sull’autonomia differenziata. Egli afferma che la discussione sull’autonomia differenziata è inficiata dal fatto che «la lotta politica prevale sulla ragione, sulle regole precostituite, sulla coerenza… Pertanto, al di là della corretta interpretazione di cosa possa o meno comportare l’accesso all’autonomia legislativa differenziata, così come prevista nel DDL Calderoli… il dibattito che lo circonda avrebbe bisogno di affrontare più seriamente l’argomento».

Da queste premesse, mi sarei aspettato che avrebbe esaminato senza preconcetti e con il supporto di argomentazioni ed evidenza empirica cosa comporta l’autonomia differenziata per l’Italia nel suo complesso e per le diverse aree del Paese. Ma non ho trovato niente di tutto questo. L’unica tesi che Jorio riporta è che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, perché nel nostro ordinamento l’autonomia differenziata già esiste da più di settant’anni, con l’istituzione delle regioni a statuto speciale (tralascio il tentativo di nobilitare il DDL Calderoli con il richiamo ai Padri della Costituzione e della Repubblica). Addirittura la Calabria, secondo Jorio, con l’autonomia differenziata avrebbe da guadagnare risorse rispetto alla spesa storica, e alla possibilità di costruire un ceto dirigente che sappia essere tale. 

Proprio l’evidenza empirica sulle regioni a statuto speciale dimostra che queste ultime hanno usufruito, grazie al debito pubblico, di risorse pubbliche doppie rispetto a quelle a statuto ordinario: quelle rese disponibili dalle tasse che si sono trattenute e quelle che sono state trasferite dalla Stato italiano, prelevate dalle regioni ricche a statuto ordinario. Quando anche queste ultime potranno trattenere le tasse per finanziare le 23 materie delegate, chi pagherà ad esempio il fondo perequativo sanitario, che, comunque, ha consentito alla Calabria di accorciare il gap nella spesa sanitaria procapite rispetto alle altre regioni dal 33% all’11%? Giustamente ci lamentiamo per l’eccessiva pressione fiscale in Italia.

Ma se le regioni più ricche potranno trattenere le tasse sui propri territori, chi pagherà l’enorme debito pubblico italiano e perché gli investitori istituzionali dovrebbero continuare a fidarsi della possibilità che l’Italia sia in grado di restituire i prestiti? In questo senso il pericolo più grande dell’autonomia differenziata non è l’aumento delle diseguaglianze, ma il default dello Stato italiano. Se le regioni più ricche potranno offrire redditi e prospettive di lavoro migliori di oggi, perché un giovane calabrese non dovrebbe avere ancora di più l’incentivo ad emigrare dalla Calabria?

Jorio si dichiara uomo di sinistra, e dovrebbe sapere che uno dei principi della sinistra è la promozione dell’uguaglianza delle opportunità. Con l’autonomia differenziata l’unica opportunità che crescerà è quella di fuggire dal Mezzogiorno. Ettore Jorio, come me, insegna all’Università della Calabria, che grazie ai finanziamenti statali e all’impegno di chi ci lavora, ha raggiunto una posizione di rilievo nel panorama nazionale. Se con l’autonomia differenziata le università calabresi dovranno basarsi prevalentemente sulle risorse regionali, quanta ricerca potranno continuare a fare in futuro? Condivido la necessità di rinnovare la classe dirigente in Calabria, che avverrà non per merito dell’autonomia differenziata, ma se i calabresi sapranno intraprendere una nuova strada. Invito Ettore Iorio ad  “affrontare più seriamente l’argomento” e non dire: “al di là della corretta interpretazione di cosa possa o meno comportare l’accesso all’autonomia legislativa differenziata”, perché da quello che comporta l’autonomia differenziata dipende il futuro dell’Italia e delle nuove generazioni. (ds)

[Damiano Silipo è docente Unical]