Seduto in quel caffè di Sergio Dragone

di PINO NANO – Non sono un esperto di critica musicale, né tantomeno di storia della musica, non suono e non ho mai suonato nessuno strumento musicale, non ho mai cantato in vita mia, ma in questi giorni ho goduto della lettura di un libro sulla storia della musica scritto da un cronista che in Calabria ha rappresentato molto per la storia del giornalismo, quindi per tutti noi, soprattutto del giornalismo politico.

Parlo di Sergio Dragone, per lunghi anni storico Capo Ufficio Stampa del comune di Catanzaro, giornalista di grande capacità e di grandi interessi culturali. Bene, il suo ultimo saggio vi assicuro è quanto di più amabile e delizioso Sergio Dragone ci potesse regalare con il Natale alle porte, e quindi l’idea giusta di un regalo da fare all’amica più cara o anche o all’amico più caro.

Il titolo è ”Seduto in quel caffè”, lo pubblica Media&Books con la direzione editoriale di Santo Strati, 448 pagine, una bellissima e inedita Antologia dei versi più belli della canzone italiana, un saggio di rara bellezza, ma soprattutto un testo di rara modernità, scritto in maniera quasi didascalica, veloce, accattivante, di grande effetto emozionale, e di grande suggestione, perché dentro ci sono le più belle canzoni della nostra vita, i testi, i commenti, gli aneddoti legati al loro successo, ma ci sono anche i profili e le storie private dei grandi maestri della musica italiana.

Sergio Dragone li chiama “poeti della musica italiana”, e in realtà questo libro non fa che esaltare la bellezza dei versi di questi testi, che cantati o ascoltati in televisione o alla radio rischiano magari di distrarti, ma che invece letti, così come sono stati magistralmente impaginati, sono vere e proprie opere d’arte poetica. “Fabrizio De Andrè e Giulio Rapetti, in arte Mogol, – sottolinea Sergio Dragone- stanno alla canzone d’autore italiana, se mi si passa il paragone forse irriverente, come Dante Alighieri e Giacomo Leopardi stanno alla letteratura del nostro Paese. Quando, tra cento anni, si scriverà la storia della poesia italiana tra Novecento ed inizio Nuovo Secolo, i loro nomi saranno scolpiti nell’ideale pantheon”.

Questo di Sergio è un libro che si legge in una notte, tutto d’un fiato, che ci riporta indietro nel tempo, che ci rammenta pezzi del nostro vissuto, che ci aiuta a ritrovare emozioni sopite o dimenticate negli anni, che scandisce le stagioni della nostra vita, quando un tempo almeno noi che non siamo più ragazzi ballavano il ballo della mattonella, ma era l’unico modo allora per poter stringere a sé la donna del cuore.

Per me erano gli anni di Rose Rosse per te, di Massimo Ranieri, un pugno nello stomaco, che d’improvviso risveglia ricordi e immagini del passato, perché dietro ogni canzone c’è una stagione precisa della nostra vita, c’è un momento del nostro stato d’animo che ricompare prepotente dal buio e dal silenzio di tanti anni ormai trascorsi troppo in fretta e sempre di corsa, c’è la luce che solo la musica riesce ancora a darti. “Ogni giorno racconto la favola mia, La racconto ogni giorno, chiunque tu sia.

E mi vesto di sogno per darti, se vuoi, l’illusione di un bimbo che gioca agli eroi”. A pagina 158 Sergio Dragone copia integralmente Renato Zero, per raccontare la grande favole della vita di tutti noi, perché dentro questo saggio ci sono, in versi, i sogni, le rivolte, le tenerezze, le delusioni, le sconfitte e i successi della vita di ognuno di noi, ma è questa la forza e la grandezza della musica.

Un libro questo diverso dal solito, credetemi, un saggio che è sociologia della musica, una ricerca quasi maniacale di quella che è la storia dei parolieri italiani, oltre 250 brani analizzati e raccontati come lo si può fare a un bambino, oltre 500 gli autori e gli artisti citati, raccontati con un linguaggio comprensibilissimo e avvolgente, un vera e propria prova d’autore di quanto la musica e la poesia siano spesso la stessa cosa, lievito madre l’una dell’altra, mosaico indistruttibile della vita del mondo, anzi di più, perché la musica a volte supera la poesia e coinvolge molto più di quanto non sappia e non possa fare la poesia.

È difficile spiegarlo, lo so bene, me ne rendo conto, ma a me questo libro ha fatto uno stranissimo effetto, perché mi ha riportato prima bambino, poi ragazzo adolescente, poi ancora agli anni del mio liceo, e ancora dopo tra le camerate della Scuola Area di Firenze alle Cascine dove ero finito a fare l’ufficiale dell’aeronautica militare, e infine per le strade della vita, quelle percorse in tanti anni di mestiere e di professione.

Dietro ogni nota, dietro ogni testo, dietro ogni canzone che Sergio Dragone ha minuziosamente archiviato e catalogato c’è un avvenimento preciso della mia vita. Ma sarà lo stesso per voi nel momento in cui avrete questo libro tra le mani. Sergio Dragone lo spiega molto meglio nella sua introduzione: “Come diceva Roberto Roversi, il poeta di Lucio Dalla: «Anche con una sola canzone, oggi si può infilare un coltello nella schiena del mondo. Dunque, non è vero che con la canzone non si può fare altro che cantare.

Con una canzone oggi si può intanto discutere, sbagliare, ridere, avvertire, comunicare, lottare. Una cosa invece non si può più fare: ingannare”. La cosa che più mi affascina di questo libro è la suddivisione dei temi trattati, la musica suddivisa per argomenti, per concetti, per “ispirazioni”. Proprio così, per ispirazioni. A come Amicizia, come amore, amore assoluto, amore perduto, A come angeli, come anima, B come bacio, come bellezza, C come Cielo, come calcio, come città, D come Dio, come disperazione, come domani, e via di questo passo, una cavalcata metaforica nei meandri del proprio io e dell’esistenza delle proprie vite.

Bellissima la prefazione che fa al libro Carmen Di Domenico Bardotti, Presidente del Premio “Sergio Bardotti” e autrice lei stessa: «Questo lavoro – scrive – rappresenta la rivincita dei poeti che hanno messo il loro genio al servizio del prodotto musicale. Oggi, e dico finalmente, il posto degli autori, certo non di tutti, è saldamente nel campo della letteratura».

Ma la cosa più vera Carmen Bardotti la scrive subito dopo: «La missione del poeta è tutta racchiusa in un verso di una delle più belle canzoni di Sergio Bardotti, Piazza Grande, scritta assieme ad altri grandi autori “E se la vita non ha sogni io li ho e te li do”. È assolutamente vero, “non era facile sedersi in quel caffè con i mostri sacri della canzone italiana e scavare nella loro opera e nella loro creatività”, ma Sergio Dragone lo ha saputo fare con la stessa padronanza di linguaggio, e la stessa dimestichezza con cui per lunghi anni ha raccontato a noi la politica della sua città del cuore, che era Catanzaro.

Francamente non mi sarei mai aspettato da un giornalista come lui, analista impeccabile del suo tempo, al tempo stesso socialista e visionario dell’era Craxiana, un romanzo dedicato alla musica, e scritto con tanto cuore e con tanta luce negli occhi, ma non mi meraviglio più di tanto perché anch’io ricordo che in RAI a Cosenza, dove ho vissuto i miei primi 30 anni di vita professionale, c’era per esempio Raffaele Malito, storico cronista sindacale e politico, che intimamente e molto segretamente seguiva e coltivava la grande passione per la musica jazz, e non fu un caso che alla fine fu proprio lui negli anni con le sue cronache puntuali e informatissime fece del Festival Jazz di Roccella Ionica un evento nazionale.

E dopo di lui, fece altrettanto bene, e forse ancora di più Alfonso Samengo, oggi autorevole e amatissimo Vice Direttore di Rai Parlamento, perché la verità è che alla fine “al cuore non si comanda” e la musica è più forte di tutto il resto.

SEDUTO IN QUEL CAFFÈ
di SERGIO DRAGONE
Media&Books – Isbn 9788889991855

Stasera su Striscia la Notizia il museo di Mino Reitano e il nuovo libro di Gegè

Il Museo Mino Reitano di Fiumara di Muro, protagonista questa sera a Striscia la Notizia, con la presentazione del nuovo libro di suo fratello Gegè Mino Reitano e la vita continua (edizioni Media&Books). 

Gegè – che sta preparando il tradizionale memorial (il 14° dopo lo stop di due anni imposto dalla pandemia) per il prossimo 27 gennaio al Teatro Cilea di Reggio Calabria, è instancabilmente  la “memoria” di Mino.

Il memorial (celebrato sempre il giorno della morte dell’amatissimo cantautore calabrese) è uno spettacolo-tributo all’indimenticabile Mino. Al fratello, cui era legatissimo, gegè ha già dedicato lo scorso anno il libro    Mino Reitano e i suoi fratelli (Media&Books). Nel nuovo raccoglie altre nuove inedite immagini e racconta molti particolari di una carriera eccezionale che ha conquistato fans (calabresi e non) in tutto il mondo. (rs)

Rinviato il tradizionale Memorial Mino Reitano: stasera uno special su ReggioTv

Causa Covid, l’infaticabile Gegè Reitano ha dovuto rinviare il tradizionale Memorial Mino Reitano che da dodici anni offre, dal Teatro Cilea di Reggio, un grande e affettuoso tributo all’indimenticabile “ragazzo di Fiumara”. Gegè, che del fratello è la memoria instancabile, ha appena pubblicato un bel libro di ricordi dedicati a Mino e ai suoi successi, con un racconto della storia della sua famiglia e del suo straordinario cuore generoso (Mino Reitano e i suoi fratelli, Media&Books, con un’introduzione del giornalista musicale Enzo Gentile). Il libro, che ha avuto per i testi la preziosa collaborazione di Rocco Sergi (un amico di famiglia, molto vicino a Mino e a Gegè), doveva essere presentato in occasione del XII Memorial, ma il Cilea è impraticabile e sarebbe stato un delitto tenere fuori la folla che ogni anno non ha mai voluto mancare all’appuntamento musicale in memoria di Mino. Anche per il libro (328 pagg. a colori, oltre 500 foto, tra cui molte inedite) Gegè è stato costretto a rinviare la presentazione a data da definire.

La copertina del libro Mino Reitano e i suoi fratellliMa il Memorial, organizzato anche quest’anno da Natale Princi, non è annullato, anzi si sdoppia con due appuntamenti a Reggio e a Palmi, prevedibilmente a giugno, con la partecipazione di tanti nomi della musica e dello spettacolo che non hanno dimenticato Mino e non perdono occasione per manifestare il loro affetto e la grande amicizia che legava il popolare cantante a tanti personaggi del mondo dello spettacolo. Lo stesso Striscia la notizia (di cui Mino fu anche conduttore per un periodo) ha voluto ricordare qualche giorno fa Reitano e salutare con simpatia il libro di Gegè (è disponibile su Amazon e nelle principali librerie online).

Non ci sarà dunque il Memorial, stasera, ma a ricordare la data della sua scomparsa (27 gennaio 2009) ci pensa ReggioTv: l’emittente televisiva reggina  diretta da Francesco Chindemi, manderà in onda stasera uno speciale dedicato al cantante con il filmato quasi integrale del Memorial del 2020. (rs)

Completamente falso, praticamente vero
di Aldo Mantineo

Si fa presto a dire fake news. La tentazione che prende molti – anche sulla scia di “autorevoli” testimonial di caratura internazionale come Donald Trump – di appiccicare l’etichetta di fake news a tutto ciò che non ci sta bene e che non coincida con il nostro pensiero è davvero straordinaria. Ma occorre procedere con grande cautela, tenere ben separato un errore (sempre possibile) e come tale rimediabile a patto di riconoscerlo, dalla volontà di distorcere la realtà, manipolare immagini, mischiare “pezzi” di verità a scenari verosimili, decontestualizzare racconti.  E mai come in questi tempi di smarrimento generale, nel quale abbondano virologi, immunologi e tuttologi, c’è invece necessità di informazioni verificate e accurate, c’è necessità di notizie non urlate e di contenuti scientificamente validati per fare fronte alla marea montante del pressapochismo, del clamoroso ad ogni costo, della disinformazione che trova preziosi (e pericolosissimi) alleati nel negazionismo e  nel complottismo.

Insomma, cercare di non finire nella trappola delle fake news, non è solamente questione di (buona) informazione, il che già non sarebbe cosa da poco. È questione di salute. Quanto le fake news abbiano pesato, e continuino a farlo ancora oggi, sulla gestione della pandemia è davvero sotto gli occhi di tutti. In piena estate, mentre l’emergenza tornava a conquistare in maniera sempre più prepotente spazio e visibilità sui media, a ricordare – numeri alla mano – di cosa si stesse parlando ci aveva pensato uno studio internazionale coordinato da esperti presso la University of New South Wales in Australia e pubblicato sull’American Journal of Tropical Medicine and Hygiene secondo il quale sono state almeno tre – da gennaio ad aprile scorso – le ondate infodemiche a colpi di affermazioni false o non verificate, frasi discriminatorie e complottismo. Nel mirino, forse più di altri Paesi,  proprio l’Italia.

Completamente falso, praticamente vero di Aldo Mantineo, giornalista che per oltre trent’anni col suo lavoro quotidiano ha dato voce ai territori,  analizza il racconto dell’emergenza coronavirus fatto dal sistema dei media, non solo di quelli mainstream, e dalla composita galassia dei social e indica la strada per evitare e tenere lontana la disinformazione, soprattutto online. È un “viaggio” nella pandemia fatto anche guardando ad alcuni “casi” specifici diventati paradigmatici per una lettura più generale della vicenda. (dc)

COMPLETAMENTE FALSO, PRATICAMENTE VERO
di Aldo Mantineo
Edizioni Media&Books, ISBN 9788889991619

 

CATANZARO – Ai tifosi piace la “Leggenda del Catanzaro” di Dragone

Successo della presentazione alla Casa delle Culture del Palazzo della Provincia di Catanzaro del libro di Sergio Dragone La leggenda del Catanzaro. Il giornalista e scrittore catanzarese racconta in 300 pagine la bella storia dell’US Catanzaro attraverso settanta quadri d’autore, con inediti profili di presidenti, allenatori e calciatori che hanno fatto la storia della squadra di calcio che quest’anno festeggia i suoi “primi” novant’anni. Nel libro trovano spazio anche alcune delle indimenticabili partite che hanno lasciato un ricordo unico nei tifosi. Alla presentazione hanno preso parte il presidente dell’Us Catanzaro, Floriano Noto, il giornalista Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, l’ex giocatore Tato Sabadini, l’attore Enzo Colacino e il direttore editoriale di Media&Books (l’editrice del libro) Santo Strati. Ha condotot brillantemente la serata la giornalista Stefania Scarfò.

Ai tifosi il libro è piaciuto tantissimo. Abbiamo scelto la testimonianza dell’avvocato Antonio Ludovico sul lavoro di Dragone, a rappresentare l’entusiasmo suscitato tra gli appassionati.

«Esistono storie calcistiche – ha scritto l’avv. Ludovico – che sembrano autentiche storie d’amore, non solo per come vengono raccontate, ma per come sono state vissute. Con inaudita passione, con ingenua visceralita’, con sano entusiasmo. Quella della squadra di calcio del Catanzaro è una di quelle e il giornalista Sergio Dragone ne offre uno spaccato, luminoso ed efficace, nel suo ultimo libro, edito da Media&Books, La leggenda del Catanzaro.
Ed a scanso di ogni equivoco, mi piace sottolineare come il titolo sia assolutamente azzeccato per inquadrare da subito un lavoro enciclopedico che si snoda attraverso settanta schede (di allenatori, di giocatori e perfino di partite “storiche”) che si leggono tutte d’un fiato, non solo per colmare le proprie lacune calcistiche, ma per un arricchimento tout court che da quelle pagine emerge imperioso. Ed infatti, si nota sin dalle prime righe quanto incessante e meticoloso sia stato il lavoro di Dragone per riannodare il filo dei ricordi, per rimembrare gli aneddoti più curiosi, per ricostruire, con il solo ausilio della memoria, una storia che si è trasformata in leggenda per un’intera regione e non solo per la città di Catanzaro. Innumerevoli e ben documentate le infinite curiosità, tantissime le voci e i protagonisti di una sorta di memoriale che scalda il cuore anche di coloro che non amano lo sport più bello del mondo, perché Dragone riesce a miscelare con inaudita abilità la passione per la storia e l’amore per la geografia, la cura maniacale del dettaglio e la fluidità della narrazione. E così si passa dalle rievocazioni partigiane di Ballacci all’eroismo di Kertesz, dalle parate del piccolo “ragno nero” di provincia (il portiere Umberto Provasi) agli stacchi di testa del “grande airone” Gianni Bui. Senza dimenticare le gesta eroiche del Presidentissimo Nicola Ceravolo, del primo “straniero” Egidio Ghersetich, dell’uomo chiamato cavallo (Pierluigi Busatta), del George Best italiano (Sergio Pellizzaro), dell’Angelo del fango (Angelo Mammì), del “fornaretto” di Pizzo Calabro( Gianni Fanello), dell’uomo che volle farsi re (Massimo Palanca), dell’allenatore del miracolo (Gianni Seghedoni).
«Come un fiume in piena, – conclude l’avv. Ludovico – Sergio Dragone dimostra non solo un amore incondizionato per i colori giallorossi, ma una ricerca storica che entusiasma per il suo rigore filologico. Un libro, insomma, che dovrebbe stare sul comodino di ogni vero cittadino catanzarese, non solo tifoso di calcio, che riporta alla luce episodi conosciuti e non, che tocca le corde dell’anima e che in un pomeriggio di pioggia, mi ha fatto perfino riporre momentaneamente la splendida biografia di John Lennon di Philip Norman, per dare spazio alla magnifica “leggenda in giallorosso “. Non me ne sono affatto pentito. Assolutamente consigliato. (rcz)

Nella foto di copertina: Floriano Noto, Tato Sabadini, Giuseppe Soluri, Santo Strati, Sergio Dragone ed Enzo Colacino.

 

Reggio: Il curioso giornalista salverà l’informazione?

24 luglio – I dibattiti sull’informazione, abitualmente, rischiano di diventare discorsi per addetti ai lavori, giornalisti, comunicatori, editori; al contrario, l’incontro su “Stampa, giornali e giornalisti” al Circolo del tennis “Rocco Polimeni” di Reggio Calabria è diventato un vivace confronto su come è cambiato il mestiere di giornalista ma soprattutto su cosa vogliono oggi i fruitori della comunicazione, ovvero lettori, telespettatori, naviganti della rete. Lo spunto al dibattito lo ha dato il bel libro “Il curioso giornalista (Media&Books, 2018) di Mario Nanni, ex capo redattore centrale della maggiore agenzia di stampa italiana, l’ANSA, e cronista parlamentare con oltre quarant’anni di frequentazione dei Palazzi. Il libro di Nanni – utilissimo agli aspiranti professionisti che devono superare l’esame di stato per diventare giornalisti – in realtà è una miniera di informazioni utili sia a chi i giornali li fa che a chi li legge. Il “racconto” di una professione che ha perso un bel po’ di smalto negli ultimi vent’anni e subisce le insidie di una crisi apparentemente irreversibile: si vendono sempre meno giornali, perché è cambiato il modo di informarsi da parte dei cittadini, ma non è calato l’interesse verso l’informazione, anzi, nel corso dell’incontro, si è notato che la domanda di notizie cresce parallelamente alla vertiginosa crescita dell’offerta informativa che Internet propone.
A confrontarsi sul presente, il passato e il futuro di un “mestiere”, che comunque sia rappresenta ancora un traguardo dal fascino immutato per molti giovani, con l’autore del libro Mario Manni sono stati il segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Carlo Parisi e il portavoce del Presidente del Consiglio regionale, Giampaolo Latella, moderati da Santo Strati, direttore di Calabria.Live, con l’intervento della voce storica Rai Tonino Raffa. Quattro giornalisti che, tra arguzia e aneddoti della professione, hanno stuzzicato l’interesse del pubblico (e non solo degli addetti ai lavori, presenti in buon numero) che ha mostrato come l’attenzione dei lettori sia sempre crescente sul modo di fare informazione.
Carlo Parisi ha preso spunto dalle pagine del libro di Nanni per evidenziare la decrescita del giornalismo di qualità: l’informazione richiede la massima curiosità del giornalista (senza la quale farebbe male il suo mestiere) ma per produrre giornalismo di qualità serve cultura e formazione, i due elementi base per comunicare adeguatamente. Giampaolo Latella ha sottolineato come le nuove tecnologie abbiano rivoluzionato il modo di fare informazione, concordando con Parisi e Nanni sulle necessità di rivedere il processo formativo dei nuovi giornalisti: i social – ha detto Latella – non sono, come spesso erroneamente si pensa, una minaccia per l’informazione, bensì uno strumento che, se ben utilizzato, può rivitalizzare una professione in crisi. Tonino Raffa ha posto l’accento anche sulla nuova precarietà del lavoro di giornalista, ricordando il modo avventuroso di una volta di giungere al “tesserino” professionale: s’imparava stando dietro ai cronisti, si cercavano le notizie, si consumavano le suole delle scarpe; oggi ci sono le “scuole di giornalismo” ma non formano adeguatamente i giovani per l’accesso alla professione. E Nanni ha rimarcato come le tante facoltà di scienze della comunicazione sono responsabili di non preparare come dovrebbero “comunicatori” di domani: forse – ha detto provocatoriamente – bisognerebbe chiuderle per un po’ come suggeriva Pasolini nei confronti della televisione. Il giornalista Strati ha stuzzicato gli oratori con diverse “provocazioni” sul tema, chiedendo alla fine se non siano cambiati anche i lettori: la risposta, pressochè univoca, ha delineato l’effettivo cambiamento. Il vicepresidente del Circolo “Polimeni”, Ninni Romeo, che ha fatto da padrone di casa nell’incantevole cornice di Pentimele – nel ruolo di lettore abituale di giornali e “consumatore” di tv e internet ha confermato come il libro di Nanni non sia solo per chi scrive, ma anche e soprattutto per chi legge, rivelando chiari e scuri della professione: se mia figlia – ha detto – trent’anni fa avesse letto questo libro avrebbe voluto fare sicuramente la giornalista.


Carlo Parisi, infine, ha voluto sottolineare come la qualità della professione passi attraverso le regole basilari di un lavoro adeguatamente retribuito: i giornalisti italiani sono molto liberi, ma la loro precarietà si deve a editori senza scrupoli e al mancato rispetto dei contratti di categoria. Il futuro dell’informazione passa anche da qui.
II lavoro di giornalista che resta – dice Nanni – un mestiere bellissimo anche se – citando il libro di Franco Calabrò – a volte diventa un “Mestieraccio” ha bisogno di regole, ma soprattutto di studio e formazione. Non esistono cattivi giornalisti, ci sono giornalisti impreparati: l’accuratezza è la regola numero uno, metteteci la cultura e la naturale curiosità e avremo la cosiddetta informazione di qualità. Quella che i lettori, soprattutto i giovani, mostreranno di apprezzare sempre di più. (rrc)

REGGIO: AL CIRCOLO DEL TENNIS INCONTRO SU GIORNALISMO E INFORMAZIONE

23 luglio – Stasera incontro al Circolo del Tennis “Rocco Polimeni” di Reggio con il giornalista parlamentare Mario Nanni (ex capo redattore centrale dell’Agenzia Ansa) autore dell’apprezzatissimo best-seller “Il curioso giornalista” (edizioni Media&Book). Il libro fa da spunto al tema della serata “Stampa, giornali e giornalisti”: un confronto di idee su come è cambiata l’informazione e com’è cambiato nel corso degli anni il mestiere di giornalista. Con Mario Nanni dialogano i giornalisti Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, e Giampaolo Latella, portavoce del Presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto. Introduce e modera il dibattito il giornalista Santo Strati, direttore del quotidiano on line “Calabria Live”. La serata sarà introdotta dai saluti del Presidente del Circolo dott. Igino Postorino.

I giornalisti Mario Nanni e Santo Strati
Mario Nanni e Santo Strati

“Il curioso giornalista” è un libro sulla professione più bella del mondo, pensato originariamente per la preparazione agli esami di stato per i giornalisti professionisti, ma diventato subito una godibilissima lettura non solo per chi si occupa di comunicazione e di informazione, ma anche per chi i giornali li legge. Non è un manuale, ma fornisce attraverso un racconto non avaro di arguzie e di curiosità le basi fondamentali per chi voglia saperne di più sul mondo dell’informazione o voglia intraprendere la carriera di giornalisti. È una miniera di dati, di informazioni e dati che riguardano 70 anni di vita italiana: un compendio straordinario e accuratissimo che racconta fatti e personaggi della politica, dell’informazione, della cultura, con la leggerezza di un racconto piacevole e avvincente.
Nanni ha 40 anni di cronache parlamentari alle spalle (è stato premiato come miglior giornalista parlamentare), tutti passati nella principale agenzia di informazione italiana, l’ANSA. La sua esperienza in diverse sessioni d’esame per giornalisti ha suggerito di raccogliere anche alcuni divertenti strafalcioni dei candidati, per spiegare. senza cattiveria ma con la pazienza del buon insegnante, come evitare di scrivere stupidaggini o, peggio, fare cattivo giornalismo. Non è un libro per addetti ai lavori: piace a chi legge i giornali e s’informa dalla tv, ma sta spopolando anche tra i giovani, che s’informano solo attraverso il web, e sognano di diventare giornalisti. Nanni dà una ricetta semplice: studio e accuratezza. La cultura, evitando la superficialità, sta alla base del miglior modo di diventare e fare i giornalisti. (rrm)

Il booktrailer del libro: Il curioso giornalista booktrailer