Protocollo tra Confcommercio Calabria Centrale e Ministero della Giustizia

Costruire una rete territoriale per l’inclusione socio-formativa-lavorativa di minori e giovani adulti in carico ai servizi della giustizia minorile e di comunità. È l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra Confcommercio Calabria Centrale, il ministero della Giustizia, Centro per la Giustizia Minorile, il Centro Studi Opera Don Calabria di Verona, Farimpresa s.r.l. di Locri per la Calabria. nei giorni scorsi.

Oltre a Confcommercio Calabria Centrale hanno aderito al protocollo di intesa la Regione Calabria – Dipartimento Lavoro e Welfare, Anpal Servizi s.p.a., Confcommercio di Reggio Calabria, Confartigianato Imprese Calabria, Confagricoltura Calabria, Confindustria Catanzaro, Legacoop Calabria.

Nello specifico Confcommercio Calabria Centrale, insieme agli altri soggetti firmatari, fornirà il proprio contributo per promuovere, sostenere e implementare azioni, interventi e iniziative finalizzati a facilitare l’inserimento occupazionale e l’inclusione sociale dei minori e giovani adulti in carico alla Giustizia Minorile.

«Confcommercio Calabria Centrale – ha dichiarato Pietro Falbo – ha aderito con consapevolezza e convinzione a questo protocollo di intesa perché certa del suo elevato valore sociale. Per quanto nelle proprie possibilità Confcommercio continuerà a fornire il proprio contributo per tentare di incidere positivamente non solo sugli aspetti economici e imprenditoriali del territorio, ma anche negli ambiti sociali della nostra comunità».

«Questo importante protocollo di intesa – ha commentato il direttore di Confcommercio Calabria Centrale Giovanni Ferrarelli – rappresenta per la nostra associazione di categoria un altro momento di collaborazione e coesione con le istituzioni, oltre che di concreto impegno sociale. Sono tanti i protocolli d’intesa che si stipulano, ma quelli che impattano sull’aspetto sociale rivestono, senza dubbio, una valenza particolarmente rilevante». (rrm)

 

 

Giannetta (FI) scrive al ministro Bonafede: è tempo di tutelare i magistrati onorari italiani

Il consigliere regionale di Forza ItaliaDomenico Giannetta, ha scritto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in quanto «i magistrati onorari sono retribuiti con compensi oggettivamente irrisori e non godono di alcuna tutela da parte del Ministero, essendo loro negata addirittura ogni protezione previdenziale e assistenziale».

«Siamo di fronte ad una grave distorsione di principi giuridici basilari della nostra Repubblica – ha dichiarato il consigliere forzista – una situazione aberrante che deve essere risolta con assoluta urgenza, anche per non incorrere nell’ennesima infrazione da parte dell’Europa, che continua a richiamarci alle nostre responsabilità».

«È innegabile – ha proseguito Giannetta – che il funzionamento della Giustizia sia inscindibilmente legato a questa essenziale componente della giurisdizione. Come evidenzia lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, i Vpo(Vice Procuratori Onorari) rappresentano l’accusa nel 90% dei procedimenti penali monocratici e i Got (Giudici Onorari di Tribunale) trattano e definiscono un terzo del contenzioso civile e penale dei tribunali».

«Il Governo avrebbe potuto – ha incalzato il consigliere forzista – sfruttare l’opportunità del Recovery Fund sul potenziamento della giustizia. Invece continua a non trovare soluzioni serie e definitive.Una “disattenzione” davvero grave, anche in considerazione dell’apporto, consolidato, storico, competente, della magistratura onoraria presso i tribunali “di frontiera”, come quelli calabresi, per esempio, in cui sull’amministrazione della giustizia incidono in modo gravoso le azioni di contrasto alla criminalità organizzata».

«Il Ministro – ha concluso – non ignori i diritti dei lavoratori della Giustizia. Le soluzioni non possono essere oltremodo procrastinabili». (rrc)

GIUSTIZIA, VINCE IL MODELLO CATANZARO
GRATTERI PRIMO IN ITALIA PER EFFICIENZA

È motivo di grande orgoglio veder figurare il Distretto della Corte d’Appello di Catanzaro al primo posto nella graduatoria stilata dal Ministero della Giustizia sull’efficienza dei tribunali in Italia. Il distretto catanzarese ha eliminato il 110% dei procedimenti, mostrando una capacità organizzativa e un’efficienza sorprendenti: si consideri che mediamente, secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia, in Italia le altre Corti d’Appello hanno smaltito solo il 75% dei procedimenti, quindi Catanzaro ha siglato un onorevolissimo distacco di ben 35 punti in percentuale.

È utile sottolineare che con l’arrivo di Nicola Gratteri a procuratore generale di Catanzaro le cose a piazza Matteotti (sede del Tribunale) hanno preso un’altra piega. Il magistrato di Gerace si è sempre distinto per l’organizzazione degli uffici giudiziari, con uno sguardo sempre attento alle esigenze dei cittadini. E se si considera che questo straordinario risultato in termini di efficienza è stato ottenuto pur con una ormai storica carenza di organico, sia come magistrati sia come personale amministrativo, non si può che restare ammirati e orgogliosi delle capacità operative di Gratteri e di tutta la Procura che, com’è noto, è stata impegnata in importanti inchieste (solo la Scott Rinascita conta 400 imputati).

Il presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso non ha nascosto la sua soddisfazione per l’esempio che da Catanzaro parte verso le altre sedi di Corte d’Appello, dove – come nel capoluogo di regione calabrese – le pratiche e i procedimenti si ammassano e si accatastano fino a provocare gravi disagi per le parti lese nonché per gli avvocati. In Calabria, si sa, sono molti i processi contro la ‘ndrangheta e il crimine organizzato, ma la lotta avviata contro il malaffare da Gratteri e i suoi preziosi collaboratori della Procura non si è mai arrestata: decine e decine di inchieste, centinaia di indagati, migliaia di agenti delle forze dell’ordine da coordinare e organizzare per la notifica dei provvedimenti di custodia cautelare o di arresti domiciliari. Un lavoro per il quale il procuratore Gratteri si è giustamente meritato la grandissima stima dei calabresi per bene (cioè la quasi totalità) e un largo apprezzamento fin oltre i confini. Il presidente Introcaso ha voluto esprimere «riconoscenza per i risultati ottenuti a tutti i dirigenti dei sette Tribunali e procure. Particolare riconoscenza va al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e al presidente del Tribunale del capoluogo Rodolfo Palermo, per la gestione dei numerosi maxi-processi in corso. Il presidente Introcaso ha anche dato atto agli avvocati del Distretto «dello spirito di collaborazione profuso, nel rigoroso rispetto dei ruoli, indispensabile nei momenti di criticità».

È giusto di qualche giorno fa l’intervista pubblicata dal prestigioso e autorevole quotidiano francese Le Monde (vedi altro articolo) dove il magistrato calabrese spiega che l’Europa ha sottovalutato per troppo tempo il pericolo della ‘ndrangheta, «la sola mafia presente in tutti i continenti». Gratteri – cui Le Monde dedica l’intera seconda pagina – parla del processo Rinascita Scott, considerato come il Processo del Secolo, e lancia un appello, affinché l’Europa apra gli occhi, una volta per tutte. «Purtroppo – si legge nell’intervista – l’Europa sottovaluta la ‘Ndrangheta da troppo tempo. L’Unione europea non è pronta al livello normativo. Non controlla il concetto stesso di sicurezza dinanzi al crimine organizzato né la cultura di controllo del territorio. Da europeista convinto, mi dispiace molto. Dobbiamo condividere gli stessi codici, essere più uniti, altrimenti non saremmo in grado di contrastare l’invasione delle mafie». E ancora: «Troppi Stati non capiscono questo pericolo o fanno finta di non capire».

Gratteri che ai tempi della formazione del governo Renzi era stato in predicato di diventare ministro della Giustizia, ma – a quanto si mormora – la sua nomina ha incontrato il veto del presidente Napolitano il quale non ha mai pubblicamente spiegato le ragioni. Già in quell’occasione Nicola Gratteri aveva le idee chiare su come rendere più efficiente la giustizia in Italia e non ha mai smesso di studiare soluzioni ottimali per giungere a soddisfacenti risultati come quello odierno. La procura di Catanzaro, peraltro, figura tra le dieci che hanno formulato al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede una serie di proposte per contenere il rischio del contagio Covid nelle aule di tribunale. Secondo la proposta di Gratteri non è possibile svolgere i processi penali in remoto ma si può utilizzare questa opportunità per le attività di indagine. Porta la firma delle procure di Roma, Milano, Torino, Firenze, Perugia, Salerno, Reggio Calabria, Catanzaro, Napoli e Palermo l’atto inviato al Guardasigilli, dove si mette in evidenza «la condizione di emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Covid-19 nella quale versa il Paese, con il conseguente concreto rischio di diffusione dei contagi anche negli uffici giudiziari». Con il documento – firmato anche dalle Camere penali delle rispettive procure – si chiede al Governo di «assumere ulteriori iniziative legislative per l’adozione urgente, per il tempo strettamente necessario al superamento della fase acuta, di misure normative essenziali alla prosecuzione del lavoro giudiziario in sicurezza. Tali misure dovranno essere comunque idonee ad assicurare il mantenimento di adeguati livelli di efficienza e di tutela dei diritti fondamentali».

Il documento sottolinea «la prospettiva del leale e costruttivo confronto tra uffici giudiziari e Avvocatura che ha consentito finora di ridurre l’impatto negativo della prolungata e drammatica emergenza epidemiologica». I procuratori e la Giunta dell’Unione delle Camere Penali italiane affermano che «tali misure non possono riguardare la disciplina dell’udienza dibattimentale e dello svolgimento del giudizio di merito, data l’intangibilità del principio dell’oralità, cardine della formazione in contraddittorio della prova nel processo penale». Allo stesso tempo si mette in evidenza che «nondimeno, esistono spazi per un urgente intervento legislativo razionale e costituzionalmente coerente». Proposte che arrivano anche da Catanzaro e che dovrebbero essere prese in seria considerazione dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. (rrm)