Giuseppe Falcomatà, l’eretico in guerra con il suo Partito (democratico)

di SANTO STRATI – Quella che dovrebbe essere oggi, in Consiglio comunale a Reggio, una semplice seduta di routine per accertare l’incompatibilità del sindaco dopo la sua elezione al Consiglio regionale, potrebbe, in realtà, diventare l’atto finale della consiliatura.

Tutto nasce dall’eventualità (molto remota, per la verità) di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco che manderebbe tutti a casa: ci sarebbe il commissariamento per traghettare la città alle elezioni di primavera e si volterebbe drasticamente pagina.

Ma chi potrebbe presentare la mozione di sfiducia? La minoranza, si suppone, con l’appoggio (velato) di alcuni esponenti della maggioranza (cioè pd) che sono arrivati al limite della sopportazione. Oppure – ma è uno scenario da periodo ipotetico di IV tipo: praticamente irrealizzabile – il Pd, guidato dal segretario regionale – e senatore – Nicola Irto potrebbe decidere di porre fine all’assurda guerra che Falcomatà – in vera e propria eresia – ha dichiarato al partito. Uno stop obbligato per rifiatare e pensare come ricostruire sulle “macerie” che i dem si lasciano dietro ormai da troppo tempo. È finita la rendita vitalizia e – pur comprendendo bene che sarà sicuramente ed estremamente improbabile la riconquista della Città di Reggio – ci sarebbe da considerare che un gesto di tale portata avrebbe il grandissimo risultato di riavvicinare i reggini al partito e ripartire da zero a sinistra. In una nuova ottica che tenga conto, in primo luogo, del territorio e della sua gente e che torni a parlare ai cittadini, ma soprattutto ad ascoltarli. I mugugni che si registrano in riva allo Stretto sono in realtà urla eclatanti di una conclamata insostenibilità dello status quo.

E il sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà, continua a buttare benzina sul fuoco, anziché tentare di individuare eventuali “estintori” sociali, in grado di appianare il dissidio, ormai diventato guerra.

Le ultime mosse del sindaco Falcomatà, del resto, hanno gettato nello sconforto i dem reggini che non riescono a spiegarsi la scelta del nuovo assessore alla Cultura Mary Caracciolo, non solo smaccatamente di destra – era capogruppo di Forza Italia al Comune nella passata consiliatura–  ma anche, in passato protagonista di accesissimi scontri proprio con Falcomatà con relativi “insulti” politici non proprio eleganti.

E uguale stupore ha destato la scelta di modificare la composizione della Giunta mandando a casa Paolo Malara, l’assessore del pluricelebrato MasterPlan di Reggio (di cui lo stesso sindaco esaltava contenuti e obiettivi) e Anna Briante.

Ora, fermo restando che è prerogativa di ogni sindaco nominare e revocare i propri assessori, quello che tutti si chiedono a Reggio – sapendo che non avranno risposta  – è che senso ha modificare una Giunta su cui non si avrà alcun controllo? E perché sostituire, pochi giorni prima di lasciare Palazzo San Giorgio, i due manager delle società in house Hermes e Castore, i cui risultati – a detta dello stesso sindaco – erano stati eccellenti?

Le malelingue dicono che, vestiti i panni del Conte di Montecristo, Giuseppe Falcomatà ha voluto attuare la sua vendetta personale nei confronti di quanti non lo hanno sostenuto in campagna elettorale. Ora, premesso che il sindaco Falcomatà avrebbe potuto, a buon diritto, aspirare alla vicepresidenza del Consiglio regionale (assegnata d’imperio dal pd al sindaco di Palmi Giuseppe Ranuccio), l’ulteriore sgarbo nei suoi confronti dal PD è venuto con la mancata designazione a capogruppo a Palazzo Campanella. Una mortificazione che gli si poteva evitare, visto che, nel bene o nel male, ha tenuto per 11 anni un posto di grande prestigio in Calabria. Sindaco della città più popolosa, e sindaco metropolitano: un ruolo, che al di là di qualunque apprezzamento benevolo a contrario, non si può nascondere come la polvere sotto il tappeto quando si fanno di malavoglia le pulizie di casa.

Che le scintille fra Irto e Falcomatà avrebbero attizzato un grande incendio è stato evidente già dalla composizione delle liste elettorali: probabilmente Falcomatà non sarebbe riuscito – come è successo a Tridico – a battere Occhiuto, ma sicuramente i dem avrebbero potuto mostrare “l’esistenza in vita” del loro partito in Calabria, incapace persino di esprimere un candidato alla presidenza. Questo, ovviamente, con tutta la stima e il rispetto per Pasquale Tridico, il quale si è trovato a giocare un partita già persa in partenza.

Negata la candidatura alla presidenza della Regione, Falcomatà ha accettato il “contentino” della candidatura al Consiglio (e ci mancava pure che il pd non lo candidasse!) ma non immaginava che avrebbe fatto tutto da solo.

A Reggio due terzi della città lo ama, oppure no – scusate, è facile confondersi – due terzi della città non lo ama, eppure è riuscito da solo a raccogliere oltre 10mila preferenze. Una bella vittoria, un bello schiaffo morale a Irto e i suoi sodali che gli hanno fatto – parliamoci chiaro – una campagna contro, puntanto tutto, nella provincia reggina, su Ranuccio (che ha pur buoni meriti nella sua sindacatura a Palmi). Epperò, il sindaco “azzoppato” ha ugualmente raggiunto il traguardo.

Peccato che abbia deciso di buttare l’acqua sporca col bambino dentro, inguaiandosi – senza ragione – in un guazzabuglio di nomine e di revoche che il popolo reggino ha ha semplicemente identificato in una “grande vendetta”.

Probabilmente Falcomatà ha dimenticato le sue letture giovanili di Dumas e si è immedesimato tout court nel Conte vendicatore di torti ingiustamente patiti. Ma quali torti avrebbe subito Falcomatà? Quello dello sgarbo della mancata candidatura a rivale di Occhiuto? O quello del mancato “appoggio” del “suo” partito?

Non si trascuri il fatto che tra pochi mesi, in primavera, i reggini andranno al voto e una situazione di questo genere non solo ha provocato disagi e imbarazzi, nell’ala progressista della città, ma incoraggia la diserzione alle urne, per irreversibile disgusto della politica e dei suoi protagonisti.

Non c’era alcuna reale ragione, per Falcomatà,  per rimpastare la Giunta, visto che oggi saluta tutti e se ne va a Palazzo Campanella, e men che meno modificare gli assetti amministrative cui sono demandati compiti poco graditi (riscossione delle imposte) e servizi ai cittadini.

Forse Falcomatà voleva fare un colpo di teatro, ma rischia di provocare con le sue scelte, a di poco assai discutibili, ulteriori mugugni e mormori non proprio utili in vista della prossima campagna elettorale.

La sua guerra al Pd è sbagliata e tatticamente devastante nei suoi stessi confronti e nemmeno aver avuto tre innesti alla sua corrente in Comune – il vicesindaco Brunetti, Giovanni Latella e Carmelo sono passati al pd – lo aiuterà a uscire da questo incredibile casino che lui stesso sta provocando. Già perché – secondo voci abitualmente attendibili – non è ancora finita e non è improbabile che questa mattina, prima del congedo riserverà qualche altra sorpresa.

Certo, dopo quanto ha dichiarato in una nota Falcomatà («l’azione politica non può vivere ancora in Calabria di unanimismi ed equilibrismi. È arrivato il momento di offrire alla Calabria un’alternativa credibile all’abitudine alle sconfitte») è difficile immaginare che l’abitualmente imperturbabile Nicola Irto subisca le insinuazioni di fancazzismo politico e partitico senza rispondere adeguatamente. E lo vi vedrà, in diretta, questa mattina a Palazzo San Giorgio dove, in ogni caso, si consumerà un amaro epilogo della consiliatura, anche nel caso in cui Brunetti assuma il ruolo di sindaco facente funzione fino alle elezioni. Già perché – considerato che anche il gruppo Rinascita Comune guidato da Filippo Quartuccio ha scintille in corso col Sindaco, è facile prevedere che ci sono solo due scenari possibili: il suo nuovo colpo di teatro di azzeramento totale della Giunta, oppure la mozione di sfiducia della minoranza che conquista, nel segreto dell’urna, i voti di qualcuno della maggioranza che di questa situazione ha le scatole piene.

Senza contare che l’elezione “stentata” di Falcomatà in Consiglio è insidiata dal ricorso della vicesindaca di Catanzaro Giusi Iemma, forte della tesi portata avanti dall’avv. Oreste Morcavallo, che i conteggi non siano corretti, in quanto non sono stati presi in considerazione, nel riparto dei voti e dei successivi resti, i voti dei singoli candidati presidenti da aggiungere a quelli di lista. Procedura ampiamente giustificata dall’assenza, nella Regione Calabria, del voto disgiunto. Ci sono in discussione 34mila voti ed è evidente che, se il TAR dovesse accogliere questa tesi, ci sarebbe il finimondo in Consiglio regionale, con gioia di chi è rimasto tra i primi non eletti e la disperazione di chi si è già seduto negli scranni di Palazzo Campanella.

Nell’attesa di questa ulteriore polpetta avvelenata (il pd non credo scoraggerà Giusi Iemma dal proseguire nel ricorso che la vedrebbe vincitrice per pochi voti sul soccombente sindaco di Reggio) Giusppe Falcomatà si gioca il suo futuro aprendo una seria ipoteca sul prossimo candidato progressista per Palazzo San Giorgio. C’è chi insinua che è già pronto, tanto per restare in famiglia, il cognato Naccari Carlizzi, altro politico di mestiere, su cui, però, sono caduti gli strali dell’amministratore uscente di Hermes, l’avv. Giuseppe Mazzotta che non le ha mandate a dire.

Un appello per la mozione di sfiducia è stato lanciato dal Presidente dell’Associazione Amici del Ponte sullo Stretto, Simone Veronese. «La città – dice Veronese – vive una delle fasi più buie della sua storia recente… La misura è colma. È finito il tempo delle conferenze stampa, delle dichiarazioni di indignazio­ne, dei comunicati che non portano a nulla. È il momento di un gesto politico chiaro e inequi­vocabile: presentare la.mozione di sfiducia al sindaco Giuseppe Fal­comatà e all’intera Giunta comu­nale. Non farlo significherebbe tradire la città. Non farlo significherebbe rendere inutili undici anni di battaglie di opposizione, vanificare ogni denuncia, ogni conferenza, ogni voto contrario. Non farlo alimenterebbe, ancora una volta, il sospetto di un “inciucio” sottorreaneo, lo stesso che una parte dei cittadini ha percepito dopo il ballottaggio che rieleggendo Falcomatà sembrò frutto più di equilibri che di scelte politiche».

La città comprende bene che, comnque vadano le cose, ci sarà sicuramente un vincente che, però, non corrisponde al popolo reggino. (s)

Irto (PD) presenta la sua ricandidatura a segretario regionale

Al Cubo Cafè dell’Università della Calabria, il senatore del Pd, Nicola Irto, ha presentato le ragioni e gli obiettivi della sua ricandidatura a segretario regionale del Pd Calabria con la sua mozione significativamente intitolata “Ri-Generazione: Territorio, Identità, Futuro”.

«Il Pd Calabria deve alimentare nella piena unità la costruzione dell’alternativa al governo delle destre in vista delle prossime elezioni regionali e delle successive politiche, mettendo al centro anzitutto la sanità, lo Stato sociale, la difesa dei diritti insopprimibili, la legalità, la lotta allo spopolamento e il futuro dei giovani», ha detto il dem, spiegando che si candida «per proseguire il cammino di rigenerazione del partito già avviato insieme a tutte le sue componenti, cosciente che bisogna superare con intelligenza e coraggio particolarismi e frizioni di sorta; archiviare istinti di autoflagellazione; aprirsi il più possibile nei territori; ascoltare, avvicinare e includere le persone; consolidare la nostra identità politica; valorizzare i giovani e innovare sul piano delle regole interne, del linguaggio e degli strumenti di partecipazione».

«Sono grato al Pd nazionale – ha proseguito – che in molte regioni italiane ha anticipato i Congressi per consentirci di lavorare più a fondo all’alternativa di governo. È un’opportunità da cogliere e sfruttare. Siamo chiamati a impegnarci senza riserve per battere le destre, che a Roma come a Catanzaro aumentano i divari territoriali, puntano all’accentramento del potere, smantellano i servizi pubblici, marginalizzano il Sud, specie la Calabria, e mostrano crescente intolleranza per il pensiero diverso, il dissenso, il confronto paritario e l’opposizione democratica».

«Noi ci aspettiamo che tutto il centrosinistra partecipi convintamente a questa battaglia – ha evidenziato – necessaria ed essenziale, di rilancio e riscatto della Calabria, penalizzata e umiliata dai tagli del governo centrale, dal dirottamento delle risorse per lo sviluppo e la coesione e dall’abbandono degli investimenti, a partire da quelli per le infrastrutture indispensabili».

«Come Partito democratico calabrese – ha chiarito il senatore dem – abbiamo una responsabilità netta: dobbiamo scegliere se inseguire questo obiettivo politico, che è alla portata di tutto il centrosinistra, oppure se lasciare campo agli avversari, uniti dalle mire di potere, lontani dal popolo e abituati a nascondere i drammi collettivi con gli effetti speciali e la propaganda sui media».

«Allora – ha continuato – propongo di spingere sull’acceleratore, sia sul piano politico che su quello programmatico. Senza pregiudizi, dobbiamo costruire alleanze nel merito delle questioni e sulla base degli obiettivi, primo tra tutti il rilancio dalla sanità, che versa in una crisi mai vista e per cui scenderemo in piazza il prossimo 10 maggio a Catanzaro, per poi proseguire l’ascolto di operatori, pazienti e utenti, già intrapreso negli ospedali calabresi in accordo con il Pd nazionale».

«Dopo la fase congressuale – ha anticipato Irto – apriremo il ‘Cantiere delle idee per la Calabria’, chiamando a raccolta tutte e tutti coloro che vogliano contribuire alla crescita di un’alternativa partendo dai temi. Stiamo continuando ad aprire molte sedi fisiche dei nostri circoli, continueremo senza sosta e lanceremo l’App del Pd Calabria, che servirà ad aumentare la partecipazione, anche con la possibilità di trasmettere proposte, istanze e segnalazioni».

«Io immagino un partito coeso, dinamico, forte e determinante, vicino ai bisogni e al cuore delle persone, capace di affrontare le sfide locali e globali, di farsi interprete della grande – ha concluso Irto – voglia di cambiamento della comunità calabrese, che deve poter essere rappresentata e deve riavere fiducia, speranza e risposte concrete». (rcs)

Irto eletto nella Commissione parlamentare per la vigilanza della Cassa depositi e prestiti

Il senatore dem Nicola Irto è stato eletto componente della Commissione parlamentare per la vigilanza della Cassa depositi e prestiti, che si esplica sulla Gestione separata dell’istituto, relativa alle attività finanziate in prevalenza con risorse del risparmio postale.

I beneficiari dell’attività di finanziamento svolta dalla Gestione separata della Cassa depositi e prestiti sono in primo luogo gli enti locali e, più in generale, gli enti pubblici. (rrm)

Saccomanno (Lega): «Irto sui treni non ricorda, forse, che i ministri sono stati Del Rio, Toninelli e De Micheli»

di GIACOMO FRANCESCO SACCOMANNO – Per affermare certe cose è necessario avere la faccia di bronzo! Si addebita a Salvini, da parte di Irto, la «drammatica condizione del sistema ferroviario nella regione, confermata dai dati del rapporto Pendolare 2023, di Legambiente», rilevando la vetustà della flotta di Trenitalia e Ferrovie della Calabria, oltre ad una rete ad un solo binario e la mancanza di una elettrificazione totale.

Risulta evidente che trattasi di problemi storici e risalenti ad una passato di incapacità gestionale e non, sicuramente, a questioni recenti. La esistenza di un solo binario, della mancanza di elettrificazione per diversi tratti e la vetustà dei treni, non è, sicuramente, un problema sorto oggi, ma una condizione di degrado ereditata da Ministri che sono stati espressione del PD e M5S.

Infatti, a gestire il Ministero negli ultimi Governi sono stati Del Rio, Toninelli e De Micheli! Quindi, a costoro dovrebbe il sen. Irto chiedere cosa hanno fatto e perché non sono intervenuti a favore della Calabria. Non certamente al Ministro Salvini che è in carica dal 22.10.2022.

Come si può chiedere il conto dopo appena un anno, se prima e dal 2015 la gestione è appartenuta a persone indicate dal PD e M5S? Nicola Irto ha fatto un evidente autogol, dimostrando di come il suo partito e il M5S hanno veramente fallito se, in oltre 7 anni, non si sono mai interessati della Calabria! (gfs)

(Giacomo Francesco Saccomanno è commissario della Lega in Calabria)

Il senatore Nicola Irto nella commissione parlamentare contro le ecomafie

Il senatore del Pd, Nicola Irto è stato nominato componente della Commissione parlamentare contro le ecomafie.

«Come componente di questo organo parlamentare – ha detto Irto –, voluto anzitutto dal Partito Democratico, sento il peso e il dovere dell’impegno coraggioso, soprattutto per le nuove generazioni».

«Esistono territori che ancora pagano un prezzo altissimo a causa delle ecomafie – ha spiegato – degli smaltimenti illeciti e spesso occulti.
Dobbiamo individuare gli strumenti normativi più adeguati per sconfiggere la criminalità dei rifiuti, che ha già prodotto danni enormi all’ambiente e alla salute delle persone».
Grande soddisfazione è stata espressa dal capogruppo in Consiglio regionale del Pd, Mimmo Bevacqua, «certi che il senatore Irto saprà rappresentare al meglio la Calabria all’interno dell’organismo che ha il delicato compito di occuparsi dei reati ambientali e inerenti il ciclo dei rifiuti. Una funzione fondamentale per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia del territorio che, specialmente al Sud, ha bisogno di attenzione sempre crescente e di un’efficace attività di prevenzione». (rrm)

Pnrr, Irto (Pd) a Occhiuto: «Difenda di diritti dei calabresi»

«La classe dirigente calabrese si assuma la responsabilità di avviare una battaglia contro il dirottamento delle quote del Pnrr e del Fondo per lo sviluppo e la coesione», come pure contro «l’autonomia differenziata, che sarebbe la pietra tombale sulle possibilità di rilancio dei servizi sanitari pubblici, della scuola e dell’economia del Meridione».

L’ha affermato il senatore Nicola Irto, segretario dei dem calabresi, in un intervento, pubblicato dal Quotidiano del Sud, sulla recente proposta di rimodulazione del Pnrr firmata dal ministro del Sud, Raffaele Fitto. Così, ha precisato Irto, si levano «alla Calabria ben 905 milioni, cioè quasi la metà dell’importo già assegnato alla regione, destinati perlopiù a misure di contrasto del rischio idrogeologico, di transizione verde e sviluppo delle aree interne».

Irto ha poi ricordato che in proposito il Pd calabrese aveva già invitato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, «a difendere gli interessi dei calabresi» e a fronteggiare questo «ennesimo tentativo della destra meloniana, prona ai ricatti politici della Lega nordista, di privare il Mezzogiorno, dunque la Calabria, di risorse essenziali».

«Si tratta – ha puntualizzato il segretario dei dem calabresi – di un taglio sproporzionato delle somme del Pnrr; ingiusto e addirittura devastante, se teniamo conto che la decurtazione pro capite è di 121 euro per il Veneto, di 136 euro per la Lombardia e di 489 euro per la Calabria».

A giudizio di Irto, «le giustificazioni fornite dal centrodestra sono beffarde», perché, fermo restando che manca ogni credibile dettaglio, ha argomentato il senatore dem, «dare corso all’annunciato rifinanziamento con somme già disponibili significherebbe togliere ulteriori risorse destinate ad altri scopi».

«Oggi serve un approccio forte e chiaro con il governo Meloni, per salvare le risorse del Pnrr. Al riguardo, perché – ha chiesto Irto – il presidente Occhiuto aspetta a chiedere il voto di fiducia in Consiglio regionale? Non l’aveva domandato per la riforma dei consorzi di bonifica? Lo frena la consapevolezza che stavolta l’iniziativa non gli porterebbe like immediati?». (rrc)

Il neo sen. Irto formalizza l’addio al Consiglio regionale

Il neo senatore Nicola Irto ha formalizzato il suo addio al Consiglio regionale dopo l’elezione al Senato della Repubblica ottenuta alle politiche dello scorso 25 settembre. Una decisione che arriva molto tempo prima rispetto alla scadenza prevista dalla legge per optare fra una delle due cariche.

«Dopo l’attività politica in Consiglio regionale, dove ho avuto l’opportunità e l’onore di svolgere diversi ruoli, compreso quello di presidente dell’Aula, rassegno le mie dimissioni. L’elezione a senatore della Repubblica mi impone di concentrarmi sul nuovo ruolo che i calabresi hanno voluto affidarmi e che svolgerò con il massimo impegno e nell’interesse esclusivo della Calabria e del Paese. Sento, però, di dover rivolgere un sentito ringraziamento a tutti i colleghi con cui ho avuto modo di lavorare in questi anni, ma anche ai dipendenti del Consiglio e a tutti coloro che lavorano, e continueranno a farlo, per il bene della nostra Regione. E’ stata un’esperienza esaltante, contrassegnata da tante difficoltà, ma anche dal raggiungimento di numerosi obiettivi. Faccio i miei migliori auguri ai colleghi che proseguiranno il loro lavoro in questa legislatura, e li invito al massimo impegno perché il periodo che ci prepariamo ad affrontare sarà assai complicato. Serve, dunque, uno sforzo fuori dall’ordinario, da parte di maggioranza e opposizione, per fare in modo che la Calabria riesca a superare questa fase e costruire uno sviluppo reale per il nostro territorio. Lo stesso impegno che sarà richiesto al Parlamento al governo con i quali il Consiglio regionale deve avere una sempre più stretta e proficua collaborazione che, per quel che di mia competenza e possibilità, proverò ad agevolare in ogni modo». 

Ius Schoale, Irto (PD): Da PD Calabria sostegno su battaglia di civiltà

«Il Pd Calabria dà un sostegno attivo ai gruppi parlamentari su battaglia di civiltà». È quanto ha dichiarato il segretario del PD CalabriaNicola Irto, nel corso del’Agorà online dal titolo Ius Scholae: una questione di civiltà.

All’importante incontro hanno partecipato, oltre a Irto, il responsabile nazionale immigrazione e cittadinanza, Matteo MauriMarwa El Afia, membro dell’assemblea regionale del Partito Democratico e Cristiana Viola, membro dell’Assemblea Nazionale PD.

La Ius Scholae, come indicato, nel titolo è una questione di civiltà sul quale il Partito Democratico non intende arretrare. Il Pd Calabria si schiera dalla parte delle ragazze e dei ragazzi in attesa della Ius Scholae, fra questi vi sono anche ragazzi nati e vissuti in Calabria, italiani di fatto e non di diritto. Quello di ieri sera è stato un incontro molto positivo dove è stato ribadito il sostegno del Pd Calabria all’azione dei Parlamentari sull’approvazione dello Ius Scholae, una riforma della cittadinanza che non più attendere.

Il segretario Irto, durante il dibattito, ha dichiarato: «Non ci si può fermare sui diritti neppure nei momenti di emergenza. È opportuno parlare nei territori per far nascere una nuova consapevolezza».

Matteo Mauri ha ribadito che «vogliamo questa legge affinché la nostra società somigli sempre più ad una comunità. Le migliaia di ragazzi cittadini di fatto devono diventare cittadini italiani a tutti gli effetti. Lo Ius Scholae è una battaglia giusta – e già questo basterebbe – ma è anche una battaglia utile. Vogliamo fare al nostro Paese una legge all’altezza dei tempi». (rrm)

Nicola Irto si dimette da capogruppo del Pd in Consiglio regionale

Nicola Irto si è dimesso da capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale. Gli succede Domenico Bevacqua, eletto all’unanimità dal gruppo consiliare del Pd.

Quella di Irto è stata una decisione già presa al momento della sua elezione a segretario regionale, in quanto vuole occuparsi, a tempo pieno, della riorganizzazione del partito in Calabria.

«C’è la necessità – ha detto il segretario – di un impegno totale sia in segreteria regionale che alla presidenza del gruppo consiliare, per questo mi sono dimesso da quest’ultimo ruolo, affidandolo insieme ai colleghi consiglieri a Domenico Bevacqua che già nella scorsa legislatura aveva guidato il gruppo regionale. La rigenerazione del Partito Democratico della Calabria è l’obiettivo che mi sono dato candidandomi alla segreteria, mi dedicherò con molta attenzione al suo raggiungimento». (rrc)

 

Le felicitazioni dei calabresi al presidente Mattarella per la rielezione

Coro quasi unanime di felicitazioni da parte della Calabria e dei calabresi al Presidente Mattarella per la rielezione. Il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha inviato un messaggio stringato ma abbastanza eloquente: «Nessun giro di parole: i gruppi dirigenti dei partiti hanno dimostrato tutti i loro limiti, e sono dovuti tornare al punto di partenza. Allo stesso tempo, per fortuna, le Istituzioni sono in buone mani: il presidente Sergio Mattarella è un grande esempio, per senso dello Stato e per equilibrio. Grazie e buon lavoro, presidente».

Un augurio di «sincero buon lavoro al Presidente della Repubblica» è stato indirizzato dal Presidente del Consiglio regionale calabrese Filippo Mancuso. Da lui – ha detto Mancuso – «auspichiamo, in questa fase di crisi ma anche di straordinarie opportunità, una speciale attenzione alle esigenze dei giovani, delle donne e dei cittadini meridionali e, in particolare, la sua autorevole vigilanza sui meccanismi del Pnrr attivati per abbattere gli squilibri territoriali, di genere e generazionali Nord e Sud».

La sottosegretaria per il Sud e la Coesione sociale Dalila Nesci ha sottolineato che «Con un gesto di immensa generosità istituzionale, il Presidente Sergio Mattarella ha accolto l’appello del Parlamento alla sua rielezione: è la soluzione migliore per il Paese, che in questa fase ha bisogno di una guida salda e sicura per proseguire il percorso di ripresa già avviato. L’Italia può continuare a contare sull’autorevolezza, l’equilibrio e la saggezza di Mattarella che, ancora una volta, dimostra di essere un grande statista. Ora spetta alla politica essere alla sua altezza, lavorando unicamente per il bene dei cittadini». Secondo la Nesci «Il larghissimo consenso che Mattarella ha raccolto in Parlamento dimostra quanto il suo ruolo sia stato prezioso e quanto sia ancora indispensabile per il Paese. La sua permanenza al Quirinale è una garanzia per tutti i cittadini, per le istituzioni e per il sistema Paese all’insegna della stabilità. Anche l’azione del Governo Draghi potrà proseguire in un clima più sereno, concentrandosi sul lavoro che abbiamo di fronte per attuare il PNRR e superare la pandemia. Sono stati giorni segnati da continue contrapposizioni e fughe in avanti che rischiavano di bloccare il Paese, per questo siamo ancora più grati al Presidente Mattarella che ha anteposto a tutto gli interessi nazionali. La convergenza delle forze politiche sul suo profilo deve segnare anche una fase di rinnovata responsabilità. Il nostro dovere – conclude Nesci – è quello di lavorare subito ai tanti provvedimenti che il Paese attende, è il modo migliore di ringraziare il Presidente Mattarella».

Il sen. Marco Siclari (FI) ha voluto ringraziare «il Presidente Mattarella per la disponibilità data a ricoprire il secondo mandato presidenziale. L’accordo raggiunto dopo la riunione della maggioranza di governo di ieri sera conclama che Sergio Mattarella ha ottimamente svolto il proprio ruolo e merita la riconferma in questo momento così problematico per il Paese, non ancora fuori dalla crisi pandemica e da quella economica. Forza Italia ha sostenuto Sergio Mattarella per la sua rielezione. Un Presidente che unisce da sette anni gli italiani e le parti politiche,  a cui va la nostra gratitudine per aver accettato di svolgere un secondo mandato».

Il sen. Giuseppe Auddino (M5S) che già lo scorso 13 gennaio aveva auspicato la riconferma a Mattarella ha detto di essere «molto contento che la scelta sia ricaduta sul secondo mandato del Presidente Mattarella, come da me auspicato più di due settimane fa. Prima dell’inizio della settimana delle elezioni avevo infatti sottolineato come la soluzione migliore per tutti sarebbe stata quella di mantenere l’assetto cosi come era con Mattarella al Colle e Draghi a Chigi. Ciò in
ragione di alcune valutazioni sul momento storico che stiamo vivendo. È evidente che non si può affrontare la discussione sull’elezione del Capo dello Stato senza tenere conto di quello che sta succedendo nel Paese. Siamo in un delicatissimo momento di crisi sanitaria e di grave difficoltà economica: quando si è in piena bufera non si cambia il comandante né l’equipaggio. La scelta del Mattarella bis dimostra sicuramente un senso di responsabilità del Parlamento nei confronti dei
cittadini. Qualunque altra scelta avrebbe alterato gli equilibri precari di questo momento. Il Presidente Mattarella è sicuramente la figura migliore per garantire la continuità dell’azione governativa e parlamentare a partire dalla gestione della pandemia e dal Pnrr. Al Presidente Mattarella va un sentito grazie per la sua disponibilità verso gli italiani ed i miei migliori auguri di buon lavoro nell’alto incarico a cui è stato richiamato».

Il segretario regionale PD Nicola Irto in una nota ha affermato che «La conferma di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è la migliore soluzione possibile, considerata la difficoltà che la politica e i partiti hanno incontrato nell’individuare una figura in grado di ricoprire il delicato ruolo. L’esperienza e l’equilibrio di Mattarella saranno un punto di riferimento saldo per i prossimi sette anni e consentiranno a Mario Draghi di proseguire nell’azione di governo in una fase in cui l’Italia non poteva permettersi una crisi. Non può, però, essere ignorata la debolezza dell’attuale quadro politico e la cocente sconfitta del centrodestra e dei suoi leader che, a colpi di maggioranza, hanno tenuto ostaggio il Parlamento per questa lunghissima settimana. Un quadro preoccupante che dovrà chiamare tutti ad assumere un diverso senso responsabilità anche in vista di riforme di sistema che, a questo punto, sembrano indispensabili. Il Pd, che con la sua unità e con l’impegno del segretario Letta, ha contribuito a risolvere la crisi, dovrà trainare adesso il confronto politico per evitare che situazioni di questo tipo possano ripetersi».

Il commissario regionale della Lega avv. Giacomo Francesco Saccomanno ha dichiarato che «Dopo giorni di incertezze, finalmente l’Italia ha un “nuovo” presidente della Repubblica di altissimo profilo professionale, etico e morale. Una figura che ha dato tantissimo alla Nazione nella sua attività incessante e che oggi la rappresenterà ulteriormente e degnamente e saprà, certamente, condurla a quella crescita sociale, politica ed economica che potrà, finalmente, creare momenti di importanti sviluppi e di normalità. Tale risultato è stato raggiunto grazie alla determinazione del leader nazionale Matteo Salvini che ha cercato, in tutti i modi, di arrivare ad una elezione condivisa e con l’individuazione di persone di altissimo prestigio, anche internazionale. Ma, tra franchi tiratori o meglio ancora tanti traditori, nessuna indicazione è stata accettata! Una attività lenta, certosina, paziente, aperta, fondamentale, che ha consentito di raggiungere un risultato ragguardevole e che molti pensavano irrealizzabile. Un sentito ringraziamento al Presidente Sergio Mattarella che è riuscito, con calma e senza esasperazioni, a portare l’Italia quasi fuori dal Covid ed ha voluto e sostenuto un Governo con ampia maggioranza, che sta riuscendo a far riprendere alla Nazione un percorso virtuoso. Grandi uomini che, nel momento del bisogno e delle difficoltà immani, sono riusciti ad assumere decisioni fondamentali per la ripresa di una normalità quasi inimmaginabile».

Su Facebook il sen. Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, ha scritto che «Sergio Mattarella rappresenta una garanzia assoluta per tutti i cittadini italiani. Con lui Presidente della Repubblica e Draghi Premier, l’Italia potrà affrontare in serenità quest’anno cruciale e proiettarsi con fiducia al futuro».

Di tutt’altro tenore il commento della deputata Wanda Ferro (Fratelli d’Italia): «La rielezione di Mattarella è il fallimento della politica, ma anche l’ennesima prova di un sistema istituzionale inadeguato, non al passo con i tempi, che rende le sorti della Nazione ostaggio dei più piccoli interessi di parte. Il centrodestra – ha detto la Ferro – ha perso la grande occasione di far sentire finalmente rappresentati decine di milioni di italiani, anziché accettare che solo la sinistra possa esprimere personalità degne di ricoprire la massima carica dello Stato. La rielezione di Mattarella rappresenta un’anomalia istituzionale, ed ancor più grave e irriguardoso è stato eleggerlo all’ottavo scrutinio, quasi fosse il frutto di un compromesso al ribasso. Si è scelto di congelare il Paese perché politici che non hanno più il consenso della gente possano continuare a conservare il potere e le poltrone ancora per qualche mese. Milioni di Italiani sono nauseati dai giochi di palazzo a cui abbiamo assistito in questi giorni, e che diventeranno la regola se si realizzeranno le ipotesi di ritorno al passato con il sistema elettorale proporzionale, al quale ci opporremo con forza. Fratelli d’Italia – ha concluso la deputata calabrese – conta di tornare al più presto al voto, perché i cittadini possano finalmente scegliere da chi essere governati e, in futuro, possano eleggere direttamente il Capo dello Stato».  (rp)