di MAURIZIO CONDIPODERO – Il mondo dello sport calabrese esprime enorme soddisfazione per i risultati ottenuti dall’Italia ai Giochi di Tokyo, dove la spedizione azzurra, guidata dal presidente Giovanni Malagò e dal capo delegazione Carlo Mornati, ha scritto la storia conquistando il maggior numero di medaglie nelle Olimpiadi moderne.
Un successo che dimostra come il Coni, che ha portato in Giappone atleti provenienti da tutte e 21 le Regioni e Province autonome italiane, sia un’eccellenza assoluta in termini di preparazione olimpica e management sportivo.
In questo contesto, lo sport calabrese è orgoglioso di essere parte di una realtà straordinaria e prestigiosa di cui è riconosciuto il merito ai massimi livelli istituzionali.
Lo sport è un attore della vita sociale a pieno titolo e, in questi anni durissimi per il Paese, ha dimostrato di essere il motore della rinascita e della ripartenza dell’Italia.
Ma, in Calabria, tutto questo è colpevolmente ignorato da chi ha responsabilità di governo. E, per questo, il mondo dello sport regionale, che ha condiviso una comune posizione in occasione dell’ultima riunione del Consiglio regionale del Coni, esprime forti perplessità sull’operato della Regione Calabria in materia di ripartizione delle risorse per il sostegno alle attività sportive e, in particolare, di quelle destinate ai titolari e gestori di alcune strutture.
Pur apprezzando l’attenzione rivolta a specifici segmenti del panorama sportivo, duramente provati dalle conseguenze di oltre un anno e mezzo di pandemia, si stigmatizzano le modalità totalmente discrezionali con cui si è ritenuto di individuare le priorità operative e di soddisfare alcune aspettative invece che altre.
Sia chiaro che lo sport calabrese è unito, e continua a fare della coesione un tratto caratterizzante della propria azione. In particolare, sotto la presidenza regionale dell’avvocato Maurizio Condipodero, il motto è stato e continua a essere “tutti per uno, uno per tutti”. Per questo, non è accettabile che la Regione Calabria segua percorsi e logiche che nulla hanno a che vedere con la tutela e promozione dell’intero movimento sportivo regionale, ancor meno ammissibili con l’approssimarsi dell’appuntamento democratico per il rinnovo del Consiglio regionale, dopo la prematura scomparsa della presidente Jole Santelli.
Il messaggio che intendiamo mandare è chiaro: nessuno pensi di strumentalizzare lo sport e di emanare atti dal contenuto e dallo spirito clientelari, volti ad accontentare, a turno, chi giustamente protesta per manifestare la preoccupazione e la paura di non sopravvivere a questa drammatica fase.
Il discutibile modus operandi della Regione Calabria nell’erogazione dei fondi è solo la punta dell’iceberg di una serie di comportamenti amministrativamente scorretti, che non è più possibile ascrivere soltanto alla mancanza della più essenziale pedagogia istituzionale e dell’educazione al bon ton della cosa pubblica.
La Regione Calabria – e desta rossore doverlo ricordare a chi è chiamato a rappresentare i cittadini al massimo livello istituzionale – ha il dovere di confrontarsi con chi rappresenta le federazioni, gli enti di promozione sportiva e le discipline associate: ovvero il vertice del Coni regionale e la giunta eletta dal Consiglio calabrese del Comitato olimpico, il “parlamento” dello sport che – si ricorda sommessamente a chi dovesse averlo dimenticato – è un ente pubblico. L’unico ente pubblico preposto a parlare in nome e per conto di chi esercita attività sportiva.
Ci domandiamo con chi si sia confrontata la Giunta regionale presieduta da Antonino Spirlì, prima di decidere come destinare risorse che avrebbero potuto soddisfare un’amplia platea di beneficiari, di federazioni e di società in difficoltà. E ci chiediamo, anche, sulla base di quali criteri si sia proceduto alla nomina di organismi regionali deputati a confrontarsi con le istituzioni sportive, scelti attraverso procedure assai discutibili che, ne siamo convinti, potranno essere di interesse delle autorità deputate ad accertare la regolarità dell’azione amministrativa.
Sullo sfondo si staglia una sconcertante incapacità di confronto e di relazione con gli attori istituzionali del mondo sportivo, in discontinuità con l’alto spirito di collaborazione che ha contraddistinto le giunte Oliverio e Santelli; incapacità che si associa, forse, alla convinzione di non dover rendere conto né alla legge, né alle istituzioni sportive, né soprattutto alla generalità dei cittadini.
Prima di assumere questa ferma e decisa presa di posizione pubblica, abbiamo invano tentato di intraprendere con la Regione un percorso trasparente, di reciproca legittimazione e di dialogo nell’interesse collettivo.
Adesso, però, non è possibile continuare a tacere. Lo sport non è terra di conquista e la libertà di chi si impegna nello sport non è saccheggiabile politicamente da nessuno.
In vista delle prossime elezioni regionali, chiederemo a tutti coloro i quali intendono cimentarsi nella gestione della “res publica” un impegno chiaro e circostanziato per il bene dello sport, che è bene comune e non bene di alcuni.
Avere a cuore il nostro mondo non significa pubblicare sui social qualche post per saltare sul carro del vincitore che, in questo 2021, più volte è stato bardato d’azzurro e del nostro Tricolore, grazie ad anni di sacrifici e di impegno di atleti, tecnici e dirigenti.
Noi a quei sacrifici e a quell’impegno continueremo a dare voce, con rispetto per tutti ma senza timore reverenziale verso nessuno. (mc)