Il grido della terra di Calabria: l’olio evo è stato abbandonato. Agricoltori in crisi profonda

di LUANA GUZZETTI – Doveva essere il momento della gioia e della speranza, la ricompensa per un anno di sacrifici culminato in un’estate di siccità estenuante. Invece, per la Calabria, una delle più grandi regioni olivicole d’Italia per superficie coltivata, la raccolta delle olive si è trasformata nell’ennesima, amara conferma di una crisi strutturale che sta mettendo in ginocchio migliaia di aziende. I campi restano desolatamente spopolati: mancano i lavoratori, i costi di produzione sono alle stelle e, sul versante opposto, il mercato tradisce chi produce onestamente.
Gli agricoltori calabresi sono stretti in una morsa finanziaria insostenibile. L’impiego di operai specializzati dotati di mezzi scuotitori arriva a costare fino a 150 euro l’ora, mentre la frangitura, l’atto finale della trasformazione, tocca i 20 euro al quintale. A questi si aggiungono gli oneri essenziali per la sopravvivenza della pianta e della filiera, aggravati dalle emergenze climatiche: gli oneri crescenti per l’irrigazione resa necessaria dalla crisi idrica, la concimazione organica, le complesse operazioni di potatura, la gestione del terreno e, non ultimo, l’aumento nel costo dei materiali come l’alluminio per l’imbottigliamento. Un salasso economico che si scontra violentemente con un mercato sempre meno disposto a riconoscere il valore del lavoro.
Il paradosso più doloroso si manifesta nel settore biologico. Nonostante gli investimenti e i rigidi protocolli di coltivazione, il mercato, in molti casi, non vuole nemmeno acquistare l’olio biologico, costringendo i produttori a svalutarlo.

Cooperative e intermediari offrono di acquistarlo come se fosse convenzionale, a non più di 7,50 euro al chilo: una cifra che non copre i costi, offende la qualità e calpesta la dignità di chi ha scelto di investire nella sostenibilità e nella tracciabilità. Questo è un chiaro disincentivo a produrre qualità.
Questa offerta “da fame” avviene mentre l’Italia registra importazioni record di olio d’oliva: oltre 252 mila tonnellate nei primi mesi del 2025, con un incremento del 66% e, contemporaneamente, un crollo del valore medio d’acquisto. Gran parte di questo flusso proviene da Paesi come la Tunisia, dove i prezzi all’origine sono scesi a cifre irrisorie, come 2,80 euro al chilo.
L’Italia acquista, imbottiglia nei propri stabilimenti e sfrutta un vuoto normativo: l’etichetta della vergogna. Le norme europee permettono che l’origine estera sia scritta in piccolo, rendendola invisibile, mentre in grande campeggia la dicitura “imbottigliato in Italia”. Un inganno visivo e legale che sfrutta la percezione del Made in Italy e premia la speculazione a scapito del produttore onesto.
La radice del problema è chiara: una tracciabilità asimmetrica e una legalità di comodo. Mentre l’agricoltore italiano/calabrese è soffocato da controlli, registri e obblighi digitali, l’olio importato sfugge a un monitoraggio trasparente, mancando un registro pubblico che ne segua il percorso dal porto allo scaffale.

Ciò alimenta un sistema ingannevole che confonde le carte e toglie valore al vero prodotto italiano, minando la fiducia dei consumatori e la sicurezza alimentare.
A questa dinamica internazionale si aggiunge il mercato invisibile dei social network, un vero e proprio “Far West” digitale. Pagine e profili vendono olio direttamente ai consumatori, spesso senza alcuna garanzia.

Ci appelliamo alle Istituzioni: Chi controlla l’etichettatura di questi prodotti? Quale tracciabilità è assicurata se l’olio parte da un magazzino anonimo o da un frantoio non registrato? Le autorizzazioni sanitarie ci sono? E la fatturazione? Quante vendite rispettano le regole fiscali e quante restano nell’ombra di un mercato digitale fuori controllo?
Senza trasparenza, questo mercato schiaccia l’imprenditore che lavora in regola, diventando la porta aperta alla frode e alla concorrenza sleale.La Calabria è il simbolo di questo fallimento: gli uliveti si spengono, i giovani fuggono. È il fallimento di un modello che premia la speculazione e abbandona i territori.

L’agricoltura calabrese non chiede sussidi o assistenza; chiede giustizia, parità di condizioni e il diritto di competere ad armi pari.
È vostro dovere, come Istituzioni, prendere a cuore il problema e agire con la massima urgenza per: imporre l’etichettatura chiara che indichi in modo evidente l’origine delle olive, il Paese di molitura e l’annata di produzione. Istituire una tracciabilità effettiva e controlli rigorosi su tutto l’olio importato, equiparando gli obblighi a quelli del produttore italiano. Regolamentare e sanzionare severamente la vendita online anonima che elude le regole fiscali e sanitarie.
Solo così potremo fermare l’emorragia e restituire dignità a un patrimonio produttivo unico, garantendo la verità e la salute sulle nostre tavole.

(Coordinamento regionale Altragricoltura Calabria olivicoltrice calabrese)

Il Consorzio Olio Igp di Calabria interviene sulle frodi in campo oleario e come difendersi

Stop alle frodi in campo oleario. Questo è l’appello che diffonde il Consorzio Olio Igp di Calabria. «Il nostro compito, oltre alla promozione, è anche quello di difendere, aggiornare, salvaguardare ed indicare soluzioni per i produttori ma anche per i cittadini consumatori», riferisce il presidente Massimino Magliocchi.

Può il consumatore finale riconoscere e difendersi dalle frodi, soprattutto in campo oleario? Probabilmente no, ecco perché serve anche l’aiuto del Consorzio. Partendo da una premessa importante: l’olio di oliva è molto controllato e quindi con un grado di sicurezza in più rispetto ad altre mercanzie.

Cosa fare allora? «I prezzi molto bassi degli extravergini non sono un sinonimo obbligato di truffa come sovente si crede. Dipende molto dalla filiera produttiva», spiega Magliocchi. Nei volantini pubblicitari dei supermercati c’è quasi sempre una bottiglia d’extravergine a prezzo estremamente basso.

«Questo modo di vendere oltre che mettere in difficoltà i produttori induce sempre di più il consumatore a non acquistare extravergini che hanno un prezzo superiore», aggiunge tecnicamente il Consorzio. Da qui, attenzione alla deodorazione, ad esempio. Si tratta della fase finale della raffinazione degli oli e consiste nell’eliminare idrocarburi insaturi, aldeidi e chetoni, responsabili di difetti organolettici.

«Viene fatta sotto vuoto, ad alta temperatura e in corrente di vapore, a volte in azoto. Ed è impossibile per il consumatore finale scoprire se il suo extravergine è stato miscelato con un deodorato”, dicono. E poi la “miscelazione di oli di semi con oli extravergine». Molti credono che per scoprire se c’è olio di semi sia sufficiente raffreddarlo: «non c’è alcun fondamento scientifico in ciò», afferma il presidente.

Da non sottovalutare, neppure, la colorazione e la falsificazione dell’origine, cioè vendere per italiano un olio che non lo è. «Se non si fanno analisi chimiche mirate non si può capire la differenza». Infine, ma non per ultimo, l’uso di enzimi in frantoio. «Ci riferiamo a quelli chimici, come si legge spesso nell’ottimo approfondimento di “Teatro naturale” che favoriscono la liberazione dell’olio agendo sulla pectina e sulle pareti delle membrane cellulari che lo contengono. Questi prodotti, anche se migliorano la qualità dell’olio, non creano danni o problemi, vengono usati in molti altri alimentari quali per esempio il vino, sono vietati perché il regolamento comunitario prevede che l’olio vergine di oliva sia ottenuto direttamente dalle olive e unicamente con procedimenti meccanici, al fine di mantenere quel concetto di naturalità, di puro succo di oliva: si possono utilizzare solamente quando il prodotto finale è un olio non commestibile. In questo caso, non è davvero possibile scoprire la frode, non solo per il consumatore finale». (rcz)

L’olio calabrese scelto da Trenitalia per i Frecciarossa

L’olio calabrese scelto per i passeggeri dei Frecciarossa. L’olio extravergine iGreco della linea “Tommy-Monodosi di qualità” in formato Mignon è stato infatti scelto per l’esclusiva ristorazione stellata dell’Executive Class, la classe di viaggio più prestigiosa del Frecciarossa di Trenitalia.

Oltre a vagoni dal comfort importante e sala meeting per incontri di lavoro, prevede un menù stellato, firmato dallo chef Carlo Cracco. Ricette preparate con ingredienti locali, di stagione e creatività tutta italiana. Piatti che valorizzano il meglio della produzione agroalimentare del nostro Paese in un’atmosfera unica e ricercata, in cui la scelta dei prodotti è orientata ai massimi livelli delle eccellenze agroalimentari italiane.

I viaggiatori dell’Executive Class potranno condire le portate proposte dal ristorante di bordo del Frecciarossa con olio extravergine iGreco. Un riconoscimento importante per l’altissima qualità dell’Evo calabrese.

«È un orgoglio essere parte di un progetto così importante che promuove il meglio dell’agroalimentare italiano tra i viaggiatori dell’Executive Class – spiega Tommaso Greco – Il nostro Evo, 100% calabrese, contribuirà a raccontare l’Italia delle mille ricchezze enogastronomiche regionali». (rrm)

A Tarsia si è festeggiato l’olio calabrese: Il sindaco annuncia la De.Co

La quarta edizione di Tarsia città dell’olio in festa è stato un vero e proprio successo. Una serata in cui si è festeggiato l’olio calabrese con la degustazione iniziale del dottor Mario Reda ed il dibattito, a seguire, con le istituzioni e gli esperti per focalizzare al meglio il cammino intrapreso e la valorizzazione del prodotto e dei produttori.

Nel corso della manifestazione, poi, è stato annunciato dal sindaco Roberto Ameruso, della De.Co., la denominazione comunale, altro importante traguardo a queste latitudini. Ed ulteriore base di partenza per altri obiettivi.

Alla fine musica popolare, canti e balli, con il “percorso” enogastronomico tra i vicoli illuminati della città.

Entusiasti gli amministratori locali con il sindaco Roberto Ameruso ed il consigliere comunale delegato Sara Scarola, che – insieme a tutta l’amministrazione comunale ed al sempre attivo centro anziani – hanno lavorato sodo all’organizzazione della kermesse.

Il dibattito, moderato dal giornalista Francesco Mannarino, ha coinvolto il presidente del Consorzio Olio di Calabria Igp Massimino Magliocchi che ha tracciato le tappe ed i risultati, anche nazionali, della campagna mediatica messa in campo (dal Ministero della Salute alla Lilt, dal campione di tuffi Tocci alla sponsorizzazione della squadra di pallanuoto femminile di serie A1 passando per i testimonial come Peppone Calabrese e la partecipazione alle trasmissioni Linea Verde ed a La7 con la Cucinotta).
Insieme a loro anche il commissario Arsac, Fulvia Caligiuri, e la piena disponibilità del “braccio operativo” della regione Calabria per “spingere” ulteriormente sulla qualità dell’olio ed infine, non per ultimo, l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo che ha parlato di “ascensore sociale” in riferimento alle opportunità, nelle famiglie calabresi del passato, che proprio l’albero di ulivo è riuscito ad apportare. Consentendo studi, crescite professionali e successi.
L’appuntamento, al Centro Visitatori Riserve, palazzo Rossi, diretto da Agostino Brusco, ha destato molta curiosità e tantissima partecipazione.
«L’olivicoltura rappresenta il primo settore agricolo a Tarsia in quanto ad estensione e produzione, la maggior parte Biologico e Igp», hanno rimarcato i protagonisti.
Cultivar principe e indiscusso è la Roggianella di Tarsia, dalla qualità superiore per via delle caratteristiche organolettiche e chimiche dell’olio che ne deriva.
«La storia ci racconta che Tarsia è arrivata ad avere fino a sette frantoi attivi contemporaneamente nel suo piccolo territorio», è emerso nel corso della serata. Tra orgoglio e appartenenza. In mezzo le videoricette di prodotti tipici tarsiani, curate da Pasquale Borchetta, patrimonio culturale indescrivibile, del circolo anziani “Maria Santissima”, promotore insieme all’amministrazione dell’iniziativa, il riconoscimento di impresa storica ottenuta dall’azienda Acquaceraso Contessa della famiglia Rende ed i balli popolari mescolati alle tradizioni culinarie. Tarsia, città dell’olio in festa. (rcs)

 

Consorzio Olio di Calabria Igp: «Quale è il prezzo giusto per l’olio extra vergine di oliva?»

Qual è il prezzo giusto per l’olio extra vergine di oliva? È questa una delle principali domande che, negli ultimi tempi, si pone il consumatore. Ed è questa una delle risposte che il Consorzio dell’olio di Calabria Igp non può disattendere. Soprattutto in un periodo di netta crescita del settore e dopo i tantissimi risultati ottenuti per uno slancio di qualità e di comunicazione non secondario.

«Per trovare il prezzo giusto per l’olio extra vergine di oliva occorre fare i calcoli con perizia, studiare i clienti, applicare i giusti aumenti, formare i consumatori all’utilizzo del vostro prodotto in maniera funzionale”, dicono ad esempio da “Teatro Naturale” che si occupa di agricoltura, alimentazione e ambiente. “A quanto vendi il tuo olio? Dopo “Quanto hanno reso le tue olive?” è la seconda domanda che si sente più spesso in questo periodo. La risposta oggettiva è molto complessa, si dovrebbe dedicare un lungo approfondimento
soltanto ai costi di una azienda agricola. Semplificando il tutto diciamo che il costo dell’olio dovrebbe essere il risultato del calcolo matematico dei costi della propria produzione più un guadagno desiderato. Il calcolo dei costi non è certo semplice, costi amministrativi, costi agricoli, costi marketing, costi gestione, ecc..», dicono dal Consorzio presieduto da Massimino Magliocchi.

Tenendo presente gli innumerevoli aumenti di quest’anno, è sempre tutto molto difficile. Sempre tornando all’autorevole inchiesta di Teatro Naturale, “Il “mood” del momento è urlare che i prezzi della Gdo non sono stati mai così alti (la Gdo è il vicino più controllato in questo momento), la stessa che vendeva il 70% dell’olio consumato in Italia e che, nel giro di pochi mesi, capendo che la sostituzione dell’olio extravergine (prodotto civetta) con l’olio di semi non avrebbe avuto così tanto successo, ha trasformato l’olio extravergine in prodotto premium a 13-14 € al litro, creandosi un nuovo mercato. In questo momento ci sono grosse porzioni di mercato a disposizione. Il prezzo non può essere l’unica discriminante per vendere l’olio anche se il momento storico è particolare, aver il proprio olio con un prezzo molto vicino ai prezzi della Gdo potrebbe essere spiacevole, emerge dallo studio.

Per il Consorzio dunque «occorre aggiornare il prezzo dell’olio in modo da dare dignità alle aziende, remunerare il lavoro in modo da incentivare la produzione e non soltanto perché la Gdo ha un prezzo alto». Senza sotterfugi o, peggio, prezzi non equilibrati per non perdere metri nel mercato. La qualità, su ogni casa, paga e ripaga sempre. (rcz)

Gli oli calabresi sono un vero e proprio alleato della Salute

Gli oli calabresi in una vetrina nazionale. In occasione della sua presenza a Sol&agrifood – la fiera btob dell’eccellenza agroalimentare che si svolge a Verona dal 2 al 5 aprile in contemporanea con Vinitaly – il Consorzio di tutela e valorizzazione olio di Calabria igo, in collaborazione con la Regione Calabria, organizza un incontro dedicato agli oli extravergine calabresi nel panorama italiano.
L’appuntamento, previsto per lunedì 3 aprile alle ore 15 all’interno dello stand Istituzionale della Regione Calabria, si propone di offrire una fotografia della produzione olivicola calabrese nel contesto italiano e di mettere in luce le innumerevoli proprietà salutistiche dell’olio extravergine di oliva.

Dopo un’introduzione a cura di Massimino Magliocchi, presidente del Consorzio olio di Calabria igp, il tema verrà approfondito attraverso gli interventi di Giacomo Giovinazzo, direttore generale del Dipartimento agricoltura della Regione Calabria, di Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani, e di Gianluca Gallo, assessore alle Politiche agricole e allo sviluppo agroalimentare della Regione Calabria.

Con 21 milioni di ulivi coltivati su una superficie di 184 mila ettari, il territorio calabrese vanta 50 qualità e 80 varietà di cultivar, un patrimonio che nel 2022 ha portato alla produzione di circa 29mila tonnellate di olio (il 13,5% sul totale prodotto in Italia), per un valore di produzione di 130 milioni di euro.

La tavola rotonda, moderata dal giornalista Claudio Brachino, sarà l’occasione per parlare delle politiche agricole previste a livello regionale per la tutela e la valorizzazione delle produzioni d’eccellenza del territorio e di quanto le Indicazioni geografiche protette, oltre a rappresentare una garanzia di qualità e genuinità, possano tradursi in un vantaggio competitivo determinante.
Durante l’incontro verrà inoltre dedicato ampio spazio alla descrizione delle caratteristiche organolettiche dell’olio calabrese con un focus sul suo prezioso contributo nella prevenzione di malattie cardiovascolari, gastrointestinali, neurologiche e tumorali, per merito delle sue numerose proprietà nutriceutiche.

L’olio extravergine d’oliva può considerarsi di fatto un vero e proprio alleato della salute e l’emblema della cultura, tipicamente italiana, del mangiare sano, che trova la sua massima espressione nella dieta mediterranea.