CAMBIAMENTI CLIMATICI, LA CALABRIA È
SEMPRE PIÙ FAGILE: SERVE PIANIFICAZIONE

di GIULIO IOVINE – Il maltempo dei giorni scorsi ha, di nuovo messo, in evidenza le difficoltà del territorio calabrese sott’acqua con fiumi di fango e detriti. Ma perché basta una forte pioggia per mettere in ginocchio intere aree di un territorio abbastanza fragile?

Infatti, basta un temporale e la Calabria va in tilt. Questo perché un evento temporalesco di tipo autorigenerante ha interessato la Calabria ionica nel fine settimana, colpendo in particolare le province di Catanzaro e Crotone con piogge abbondanti, forti raffiche di vento e fulminazioni. Le precipitazioni hanno causato processi erosivi e frane sui versanti, con trasporto di detriti verso valle e piene torrentizie.

Negli ultimi tempi, questo tipo di fenomeni sembra manifestarsi con maggiore frequenza nelle nostre zone, probabilmente a causa del cambiamento climatico in atto e produce effetti devastanti sul territorio. In presenza di zone edificate o infrastrutture, si finisce per contare i danni, quando va male, anche le vittime.

A fronte di queste situazioni, bisogna analizzare le cause e i rimedi, in modo da prevenire i danni. Innanzitutto, c’è da considerare che il territorio evolve continuamente e si modella, attraverso dinamiche del tutto naturali. In tal senso, vanno interpretati i processi di modellamento dei versanti che erodono il materiale e lo trasportano verso valle, attraverso fenomeni di dilavamento o di frana. Analogamente, le acque incanalate trasportano i detriti verso il mare, contribuendo all’equilibrio dinamico delle spiagge lungo le fasce costiere.

La presenza degli umani incide su questi processi, condizionandoli in vario modo. Per esempio, l’uso del suolo può favorire il ruscellamento (a discapito dell’infiltrazione) e quindi amplificare il deflusso, con tutte le conseguenze di una maggiore disponibilità di acqua che scorre in superficie. In altri casi, l’edificazione può esporre gli edifici (e la popolazione) a situazioni di pericolo eccessive, con conseguenti danni potenziali anche severi.

Ancora, gli stessi edifici possono non essere realizzati in maniera adeguata e quindi, non essere capaci di resistere all’impatto dei fenomeni naturali. Ciò vale in generale, per le alluvioni come per le frane, i terremoti. In una fase di cambiamento climatico, i suddetti equilibri (precari) tendono a modificarsi, e possono esserci conseguenze disastrose per le aree urbanizzate e per le infrastrutture.

Se lo si vuole spiegare in termini geologici, bisogna premettere che il territorio, anche in Calabria, è in continuo modellamento. Non è mai uguale a sé stesso, perché tende a raggiungere condizioni di equilibrio in un contesto ambientale mutevole.

Per esempio, la tettonica determina un sollevamento differenziato e, grazie al clima, favorisce l’approfondimento delle incisioni torrentizie, con generazione di energia di rilievo, processi erosivi e frane. Tutto ciò, alimenta il trasporto di detriti verso la costa, dove il mare agisce per redistribuirli. Alcuni aspetti del clima sono condizionati da eventi astronomici ciclici, di lungo periodo.

Nel complesso, tali processi si sviluppano quindi in tempi molto lunghi, ben oltre l’orizzonte di interesse che normalmente consideriamo. Non dobbiamo, però, sottovalutare il ruolo delle attività umane nell’amplificare alcuni processi naturali, come i cambiamenti climatici. La stragrande maggioranza degli esperti ritiene che la tendenza in atto sia sensibilmente influenzata dalle emissioni antropiche di gas serra. Secondo un principio di precauzione e quindi, anche in assenza di certezze assolute, sarebbe saggio assumere provvedimenti per la riduzione degli impatti anche per senso di responsabilità verso le nuove generazioni.

Carl Sagan ci ricordava che, durante la Guerra Fredda, furono infatti investiti triliardi di dollari nella corsa agli armamenti nucleari, soltanto perché si temeva (ma non si era affatto certi) che il nemico volesse attaccare. Strano che, negli stessi “ambienti culturali”, ci si ostini a rifiutare l’approccio di precauzione e si tenda a minimizzare il ruolo delle attività umane nel condizionare il clima.

Eppure, gli effetti in termini di inquinamento (e malattie correlate) e di modificazioni climatiche (e relativi effetti al suolo) sono piuttosto evidenti. Qual è il motivo di tale atteggiamento?

Di fronte a questo quadro preoccupante, è necessario che le istituzioni locali e regionali mettano in campo degli strumenti di pianificazione. Innanzitutto, è importante sottolineare che il territorio deve essere utilizzato secondo principi di precauzione, in modo da tutelare sia l’incolumità della popolazione sia i beni (zone urbanizzate, infrastrutture, aree produttive e industriali, ecc.), permettendo al contempo un sano sviluppo economico.

L’approccio semplicistico del divieto assoluto, ampiamente adottato nel secolo scorso, è ormai superato da quello legato al concetto di rischio accettabile. In altre parole, non si può pretendere di garantire condizioni di rischio nulle. Ovunque, c’è sempre un livello di rischio cui resteremo esposti, perché il territorio è soggetto a una serie di processi che si sviluppano nel tempo e possono causare danni o distruzione. Ecco perché è meglio non utilizzare alcuni termini fuorvianti, come la famosa “messa in sicurezza”, che rischiano di infondere convinzioni errate nella popolazione: come sappiamo, nulla è sicuro.

Occorre, viceversa, analizzare più in generale il territorio in termini di multirischio, ovvero di condizioni potenzialmente dannose imputabili a una serie di fenomeni (naturali o artificiali), anche indipendenti tra loro. Se, per esempio, mi allontano da un torrente, posso magari riuscire a evitare una piena, ma posso essere colpito dai massi che precipitano dalle pareti rocciose più a monte. Quindi, mentre diminuisco il rischio legato alle alluvioni, aumento quello legato alle frane. Esistono diversi strumenti di pianificazione, a varia scala, che permettono di utilizzare il territorio consentendone uno sviluppo armonico, mitigando i rischi.
A livello comunale, i Piani di Protezione Civile sono uno strumento fondamentale, e dovrebbero essere conosciuti e praticati sia dagli amministratori sia dalla popolazione. Di recente, la Protezione Civile regionale ha stanziato dei fondi per la digitalizzazione. Bisognerebbe approfittarne per modernizzare il sistema e fare divulgazione. A scala regionale, i vari “piani stralcio” previsti nell’ambito della pianificazione di bacino (ex L.183/1989) sono uno strumento prezioso e imprescindibile. Attraverso la redazione di tali piani, le zone del territorio maggiormente esposte a problematiche di franosità, alluvione ed erosione costiera possono essere riconosciute e così, in esse, è possibile adottare criteri di utilizzo del territorio compatibili con le condizioni di rischio.
Purtroppo, in Calabria questi piani sono rimasti fermi per un quarto di secolo. Gli Ordini professionali dell’area tecnica hanno ripetutamente sollecitato l’Autorità di Distretto dell’Appennino Meridionale a provvedere, con urgenza, all’aggiornamento di tali strumenti di pianificazione, consapevoli della loro fondamentale importanza per la salvaguardia di beni e persone. In alcuni documenti, trasmessi formalmente all’Autorità, ne sono state evidenziate le principali criticità, fornendo suggerimenti per la risoluzione degli annosi problemi evidenziati dai professionisti.
A novembre scorso, c’è stato un colpo di scena. Abbiamo, infatti, appreso (casualmente) che era stato approvato il Progetto di Piano per il Rischio Alluvioni (inutile sottolineare che nessuno dei Presidenti dei 22 Ordini calabresi dell’area tecnica fosse stato avvisato). L’Autorità ha, però, concesso un periodo alquanto ridotto per formulare osservazioni: entro metà gennaio bisognava completare il tutto. Festività comprese.
L’analisi di un lavoro così articolato e specialistico necessita, evidentemente, di elevate competenze e di tempo. Ciò malgrado, già a un primo esame, sono sorte varie perplessità di carattere procedurale e metodologico, nonché inerenti alle Norme di Attuazione (ovvero ai vincoli che si intendono imporre nelle zone che risultano esposte a tale problematica).
In collaborazione con gli altri Ordini della Rete delle Professioni Tecniche calabrese, sono state quindi formulate tutta una serie di richieste di dati e informazioni, per mettere tutti in condizione di comprendere a fondo e replicare lo studio effettuato dall’Autorità, e proporre eventuali modifiche. Sono state anche formulate puntuali proposte di modifica alle Norme, per non bloccare i procedimenti in atto e per gestire le situazioni di rischio secondo una visione più moderna di mitigazione. Si tratta, nel complesso, di numerose osservazioni, difficilmente risolvibili con una semplice risposta formale. Attendiamo fiduciosi di capire come intenderà procedere l’Autorità di Distretto per chiarire le perplessità avanzate e condividere gli elementi informativi necessari per un corretto utilizzo del Piano.
Purtroppo, malgrado le sollecitazioni avanzate all’Autorità nel corso degli ultimi anni, è mancato del tutto il coinvolgimento del mondo professionale e di altri “portatori di interesse” nelle fasi di impostazione e di redazione del Piano (a differenza dell’esperienza pioneristica del 2001).
Auspichiamo, in futuro, una maggiore apertura al confronto costruttivo da parte dell’Autorità, anche in vista degli aggiornamenti di altri Piani (frane ed erosione costiera), attesi ormai da troppo tempo. (gi)
[Giulio Iovine è presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria]

La Provincia di Cosenza pronta a collaborare con i geologi calabresi

La Provincia di Cosenza, guidata da Rosaria Succurro, è pronta a collaborare con i geologi della Calabria «sulle necessità della rete viaria provinciale, sulla sicurezza in caso di sisma e sull’efficientamento energetico delle scuole superiori del territorio, anche in considerazione della possibilità di prevedere impianti geotermici per la climatizzazione degli edifici».

«Per la professionalità e la disponibilità mostrate – ha detto Succurro – ringrazio il presidente dell’Ordine, Giulio Iovine, e i suoi consiglieri Anna Altomare e Rosario Biafora De Simone. Come Provincia abbiamo investito tanto, abbiamo ottenuto ingenti risorse pubbliche e abbiamo già attuato interventi significativi per garantire la sicurezza, il risparmio energetico e le migliori condizioni nelle scuole di nostra competenza. Con i Geologi calabresi intendiamo cooperare a fondo, con l’obiettivo di ampliare e potenziare le attività già intraprese».

«La presidente ci ha accolto con evidente apertura e – ha detto il presidente Iovine – ha manifestato interesse e sensibilità verso gli argomenti affrontati, su cui l’Ordine può fornire un contributo qualificato. Con la disponibilità di nuovi fondi, non soltanto del Pnrr, si può imprimere una svolta, anche coinvolgendo soggetti come il Cnr e l’Arpa Calabria, intanto per mitigare il rischio geo-idrologico. Il territorio cosentino è, infatti, soggetto notoriamente ad alluvioni e frane, di cui abbiamo visto le gravi conseguenze anche negli ultimi giorni».

«Vi sarebbe poi la possibilità di collaborare anche per gli studi sulla presenza di gas radon nelle scuole e nei luoghi di lavoro, problematica – ha concluso Iovine – rispetto alla quale la Provincia di Cosenza potrebbe fornire un supporto determinante».

«Sono certa – ha concluso la presidente Succurro – che inizieremo una collaborazione reciproca, fattiva ed estremamente utile alla collettività». (rcs)

L’Ordine dei Geologi della Calabria chiede modifiche al Nuovo Codice dei Contratti Pubblici

L’Ordine dei Geologi della Calabria ha chiesto al Governo immediate correzioni al Nuovo Codice dei Contratti Pubblici.

«Se si considera quanto contenuto nel Rapporto Ispra Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Edizione 2021, circa il 94% dei comuni italiani risulta esposto al rischio da frana, alluvione e/o erosione costiera, e pertanto circa 1,3 milioni di italiani vivono in zone a rischio da frana e quasi 7 milioni in zone a rischio da alluvione. Ciò è ancor più preoccupante alla luce del cambiamento climatico in atto, ovvero nella prospettiva di eventi meteorici con intensità e frequenze ancor più accentuate, e conseguenti amplificazioni degli effetti al suolo in termini di fenomeni franosi, erosione del suolo lungo i versanti, eventi alluvionali ed erosione costiera». 

«In un simile scenario nazionale – si legge nella nota – il territorio calabrese è tra quelli maggiormente esposti per le proprie peculiarità geologiche e meteo-climatiche. Al contempo, è anche tra quelli maggiormente bisognosi di centrare gli appuntamenti di imminente scadenza, dettati dai finanziamenti del Pnrr, per cercare quantomeno di ridurre il ritardo storico nello sviluppo economico e infrastrutturale rispetto alle altre regioni italiane. La realizzazione delle opere strategiche infrastrutturali previste nel Next Generation UE, pertanto, rappresenta un obiettivo assolutamente imprescindibile per un territorio caratterizzato da un tessuto economico e un assetto geo-idrologico alquanto fragili». 

L’Ordine ha evidenziato quali sono le parti da correggere. «Se non saranno immediatamente corrette, esse rischiano di determinare gravi conseguenze per la sicurezza della popolazione», viene ribadito nella nota.

    1. L’art. 41, comma 1, della Parte IV della Progettazione deve essere integrato con la lettera “i) la compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica, sismica dell’opera” (già prevista all’art. 23 del D.Lgs. 50/2016). Si tratta, infatti, di aspetti differenti che, in diversi modi, possono interagire con lo spazio urbano e infrastrutturale, causando vittime oltre che danni al patrimonio edilizio, infrastrutturale e storico-artistico-culturale.
  • Allo stesso art. 41, è necessario un esplicito richiamo agli studi geologici (comprendenti gli aspetti geologici, geomorfologici, geo-idrologici e idrogeologici), da riportare nell’elaborato specialistico – la relazione geologica – quale elaborato “minimo” da predisporre per garantire la qualità progettuale e quindi la sicurezza dell’opera da realizzare. Peraltro, nel PFTE potrà essere condotto un confronto comparato tra differenti alternative progettuali, per le quali verranno eseguite valutazioni tecniche che non possono prescindere dalla definizione di un puntuale (i.e. accurato) modello geologico di riferimento.
  1. All’art. 100, occorre emendare il comma 3 come segue: «Per le procedure di aggiudicazione di appalti di lavori, servizi e forniture, le stazioni appaltanti richiedono l’iscrizione […]  presso i competenti ordini professionali per un’attività coincidente con l’oggetto dell’appalto […]», in quanto, per i servizi di architettura e ingegneria, deve essere prevista l’iscrizione per attività coincidente a quella oggetto dell’appalto;
  2. Nell’allegato XII, è necessario ribadire che la relazione geologica deve essere richiesta e resa obbligatoria in tutti i livelli di progettazione, assicurando in tal modo tutti gli approfondimenti tecnici di carattere geologico, geomorfologico, sismico e idrogeologico, sulla base di specifiche indagini geologiche atte allo studio delle formazioni geologiche e delle caratteristiche geomorfologiche del sito di interesse, delle caratteristiche strutturali e fisiche del sottosuolo, al fine di poter definire un accurato modello geologico-tecnico.
  3. Nel Codice deve essere espressamente ribadito che la relazione geologica non può essere oggetto di subappalto. Tale divieto è storicamente già previsto dalla normativa di settore, ritenendosi indispensabile che il Geologo intrattenga un rapporto diretto con il Committente, e assuma verso quest’ultimo conseguenti responsabilità dirette. La redazione della relazione geologica è una prestazione d’opera professionale specialistica, e può rientrare tra le deroghe ammesse dalla Direttiva UE, come si evince dalle sentenze della Corte di Giustizia del 26.09.2019 (causa C-68/18), e del 27.11.2019 (causa C-402/18). Sarebbe un gravissimo errore l’abrogazione dell’art. 31, comma 8, del D.lgs. 50/2016 e ss. mm. ii., ove veniva chiarito in modo specifico e puntuale il divieto di subappalto della relazione geologica al fine di “garantire l’indispensabile presenza diretta del geologo in ogni livello della progettazione e di prevenire quindi eventuali subappalti indiretti della relazione geologica, oltre che dall’esigenza di rendere chiara la responsabilità che ricade in capo a tale progettista specialista” (Linea Guida n. 1 ANAC- Indirizzi generali sull’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria- d.lgs. 56/2017- Delibera n. 138 del 21 febbraio 2018). 
  4. Nel Codice mancano chiari criteri rispetto alle modalità di gestione e disciplina degli Appalti integrati (art. 44) e dei Concorsi di progettazione (art. 46), con particolare riferimento alle basi progettuali su cui formulare le offerte, e alle modalità di valutazione delle proposte tecniche e di prezzo.
  5. Nell’allegato 1.7, occorre emendare l’articolo 8, comma 3, modificandolo come segue: «Salvo diversa motivata determinazione della Stazione Appaltante o dell’Ente concedente, in relazione alla tipologia e alle caratteristiche dell’opera o dell’intervento da realizzare, la Relazione tecnica è corredata da indagini e studi specialistici, aventi a oggetto almeno i seguenti tematismi della progettazione: aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici, idrologici, idraulici, geotecnici e sismici, che devono essere esaurientemente esposti e commentati in apposite Relazioni specialistiche; […]»;
  6. In riferimento all’art. 82, fra i documenti di gara, occorre inserire le specifiche tecniche inerenti al calcolo dei corrispettivi a base d’asta.

 

«Le suddette perplessità – viene spiegato – sono state recentemente evidenziate dal Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, F.A. Violo, al competente Ministero, e – per la Calabria – da una delegazione del Consiglio dell’Ordine dei Geologi alla Senatrice Minasi (Relatrice del provvedimento) e al Senatore Irto, entrambi componenti dell’VIII Commissione Permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica). Ulteriori confronti con i parlamentari calabresi si svolgeranno nei prossimi giorni, e analoghe iniziative sono in corso a cura degli altri Ordini regionali dei Geologi». 

«La sicurezza dei cittadini e del territorio non può prescindere da un’attenta azione di pianificazione – si legge ancora – e da un’efficace prevenzione e mitigazione dei rischi naturali. A tale fine, le fasi progettuali – oggetto del nuovo Codice dei Contratti Pubblici – assumono un ruolo fondamentale per una corretta pianificazione e per il controllo delle attività edilizie, infrastrutturali e ambientali, e pertanto devono assolutamente prevedere gli studi di compatibilità geologica, geomorfologica, idrogeologica, sismica, sia per le Pfte sia per le Esecutive. Il territorio italiano – quello calabrese, in particolare – è notoriamente caratterizzato da un’evoluzione geologica e morfodinamica rapida e intensa, e quindi gli studi e gli approfondimenti di carattere geologico assumono per esso un’estrema rilevanza – e devono essere esplicitamente e adeguatamente previsti nel nuovo Codice degli Appalti Pubblici».

«Confido, pertanto – conclude la nota –, che il nuovo Codice dei Contratti Pubblici possa essere corretto e migliorato prima di essere approvato definitivamente, tenendo in considerazione i suggerimenti sopra riportati, per garantire che opere e interventi siano effettivamente compatibili con le caratteristiche geologiche del territorio». (rcz)

 

Geologi della Calabria: Buoni gli esiti dell’esercitazione “Sisma dello Stretto”

I Geologi della Calabria hanno espresso soddisfazione per l’esercitazione Sisma dello Stretto, organizzata dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale d’intesa con le Regioni Calabria e Sicilia e le Prefetture-UTG di Messina e di Reggio di Calabria e svoltasi nei giorni scorsi a Reggio.

L’esercitazione ha compreso diverse iniziative volte a testare l’efficacia del sistema di risposta delle varie componenti e delle strutture operative del Servizio Nazionale di Protezione Civile, nell’ipotesi di un terremoto di Magnitudo 6, con conseguente allerta maremoto e significativo impatto su abitazioni e popolazione.

In accordo con il Codice della Protezione Civile, gli Ordini e i Collegi professionali e i rispettivi Consigli Nazionali concorrono alle attività di Protezione Civile. Pertanto, anche i geologi liberi professionisti sono stati coinvolti nelle attività esercitative per l’esecuzione di sopralluoghi sul territorio interessato dallo scenario di evento, a supporto della “Funzione Tecnica e di Valutazione – Rischi indotti” e della “Funzione Censimento Danni e Agibilità post evento delle costruzioni”, attivate durante l’esercitazione presso la Direzione di Comando e Controllo (DiComaC).

Il Consiglio nazionale dei Geologi e gli Ordini regionali dei Geologi di Calabria e Sicilia, coordinati rispettivamente dai delegati Lorenzo Benedetto (Consigliere nazionale dei geologi), Giulio Iovine (Presidente dell’ORG-Calabria) e Davide Siragusano (Vice Presidente dell’ORG-Sicilia), sono stati coinvolti nell’organizzazione e nella realizzazione delle attività esercitative, con l’impiego di diversi geologi liberi professionisti.

L’esperienza maturata in occasione dell’esercitazione, con la partecipazione attiva in sopralluoghi e riunioni di approfondimento, ha consentito di affinare le competenze e la capacità di risposta dei professionisti in occasione di eventi critici improvvisi e potenzialmente distruttivi.

Gli Ordini dei Geologi di Calabria e Sicilia, di concerto con il Consiglio Nazionale dei Geologi, desiderano esprimere grande soddisfazione per il supporto tecnico e umano fornito durante questa iniziativa, e auspicano l’organizzazione sistematica di eventi formativi analoghi (anche inerenti ad altri tipi di rischi naturali), per estendere maggiormente la platea di tecnici qualificati, pronti a offrire il proprio contributo specialistico in occasione delle emergenze che potrebbero interessare il territorio.

Al contempo, auspicano una crescente attenzione nei riguardi della pianificazione d’emergenza a scala comunale, per fare in modo che simili strumenti – di rilevanza vitale per la popolazione – non restino nei cassetti degli uffici tecnici ma vengano effettivamente implementati e aggiornati, pubblicizzandoli mediante azioni di informazione capillare ed esercitazioni periodiche, al fine di avere comunità sempre più resilienti. (rcz)

Grande successo al convegno nazionale sulle “Acque sotterranee” dell’Ordine dei Geologi della Calabria

Grande partecipazione, tra professionisti, rappresentanti delle Istituzioni, docenti e studenti di tutta Italia per il convegno nazionale sul tema  Le acque sotterranee: salvaguardia e gestione adattiva della risorsa, organizzato nell’ambito della Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 dal Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG), dall’Ordine dei Geologi della Calabria (ORG-C), dalla Fondazione Centro Studi del CNG e dal Dipartimento di Biologia, Ecologia, e Scienze della Terra (DiBEST) dell’Università della Calabria (Unical).

Gli interventi di apertura hanno offerto un’ampia panoramica introduttiva su molteplici aspetti e problematiche connessi al tema del Convegno, grazie ai contributi dei presidenti del CNG (Arcangelo Francesco Violo), dell’Ordine dei Geologi della Calabria (Giulio Iovine), della Fondazione Centro Studi CNG (Lorenzo Benedetto), e della Federazione Europea dei Geologi (Marko Komac), del Coordinatore del Corso di Laurea in Scienze Geologiche dell’Università della Calabria-DiBEST (Prof. Fabio Scarciglia), oltre che della rappresentante ISPRA (Dott.ssa Rossella M. Gafà) e dell’Assessore Regionale all’Agricoltura (On. Gianluca Gallo). 

I panel hanno ospitato esperti in rappresentanza del mondo della ricerca, dell’accademia e delle istituzioni. In particolare, sul tema dei cambiamenti climatici e i conseguenti effetti sulla risorsa idrica, sono intervenuti il Prof. Dino Zardi (ordinario di Fisica dell’Atmosfera, Università di Trento, e Presidente Associazione Italiana Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia), il Prof. Marco Petitta (Ordinario di Idrogeologia, Università La Sapienza di Roma, e Vicepresidente dell’Associazione Internazionale di Idrogeologia “IAH”), il dott. Carmine Apollaro (ricercatore del DiBEST-Unical). Sulla pianificazione della risorsa idrica, hanno relazionato i Segretari dei Distretti Idrografici dell’Appennino Centrale, Erasmo D’Angelis, e dell’Appennino Meridionale, Vera Corbelli.

L’economista Mauro Grassi, già Direttore di Italia Sicura, ha proposto indirizzi e possibili soluzioni riguardanti le politiche di gestione adattiva delle risorse idriche. Numerosi i riferimenti al PNRR, e in particolare all’irrisorietà delle risorse destinate al settore idrico (4,3 miliardi di euro, rispetto al totale di 190 miliardi disponibili). Sul piano dell’Agricoltura e sui fondi destinati dal PNRR per l’ammodernamento delle reti irrigue collettive, è intervenuto il Dott. Adriano Battilani, in rappresentanza del Direttore Generale ANBI. L’ing. Carmelo Gallo, Presidente Sogesid, oltre a sottolineare il ruolo della Società nella gestione della risorsa idrica, ha rimarcato la rilevanza culturale dei temi trattati durante il Convegno, e l’importanza di una corretta gestione di un bene prezioso e vitale come l’acqua. Il Dott. Endro Martini, della fondazione EWA, e l’ing. Stefano Chiarugi, Presidente Acque Sotterranee e Consigliere Associazione Nazionale Idrogeologia e Pozzi Acqua – ANIPA, hanno infine illustrato i temi legati al valore e alla salvaguardia della risorsa.

Le conclusioni sono state affidate al Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo. Infine, il Dott. Erasmo D’Angelis ha presentato ai numerosi uditori il suo nuovo libro Acque d’Italia.

Grande la soddisfazione degli organizzatori per l’iniziativa, che ha riguardato una tematica di grande attualità, fondamentale per un futuro sostenibile legato al concetto di equità inter-generazionale. (rcs)

Giornata mondiale dell’Acqua, il 1° aprile il convegno sulla salvaguardia e gestione delle acque sotterranee

Il 1° aprile è in programma il convegno nazionale Le acque sotterranee: salvaguardia e gestione adattiva della risorsa, organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG), dalla Fondazione Centro Studi del CNG, dall’Ordine dei Geologi della Calabria e dall’UniCal-DiBEST, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.

Nel corso del convegno, che si svolgerà all’Università della Calabria, «saranno analizzati gli aspetti tecnico-scientifici e pianificatori per la gestione della risorsa idrica, alla luce dei sempre più ricorrenti eventi estremi. In tale occasione, molti saranno gli spunti di analisi sugli scenari climatici – in una regione, come il bacino del mediterraneo, particolarmente colpita dagli effetti dei cambiamenti climatici che si ripercuotono anche sulle risorse idriche – attraverso l’analisi degli strumenti pianificatori e la proposta di soluzioni per una gestione adattiva della risorsa, anche in relazione alle misure di contrasto su Scala Nazionale (come quelle previste dal PNRR)», ha spiegato il presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria, Giulio Iovine.

Il 22 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, The World Water Day, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, come risultato della Conferenza di Rio. Ogni anno, durante la Giornata Mondiale dell’Acqua, viene scelto un tema di approfondimento su cui vengono incentrate tutte le attività celebrative. Per quest’anno, la scelta tematica ricade su Acque sotterranee – rendere visibile l’invisibile. L’obiettivo è porre l’accento sulle criticità relative alla scarsità della risorsa idrica, un bene prezioso che, a causa dei cambiamenti climatici, rischia di essere minacciato dalla siccità.

L’Italia, nel 2015, con i suoi 9,48 Mld di metri cubi di prelievo d’acqua, pari a 156 metri cubi annui pro capite, è risultato il paese Europeo con il maggior prelievo per l’approvvigionamento idropotabile (fonte Istat). Analizzando alcuni indicatori ISPRA, relativi al prelievo per uso civile (2018 Fonte Elaborazione ISPRA su dati ISTAT), l’approvvigionamento avviene prevalentemente da acque sotterranee (84,8%) e, in alcune regioni come la Valle d’Aosta e l’Umbria, quello per uso civile deriva totalmente da esse. 

Gli scenari climatici, che annunciano eventi siccitosi sempre più frequenti, impongono una politica adattiva efficace nell’uso della risorsa idrica, che permetta di preservare le acque (soprattutto quelle più preziose, come quelle sotterranee), nei periodi umidi e di utilizzarle, in misura sostenibile, nei momenti di necessità. Sulla questione è intervenuto anche il Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, dichiarando «Il Consiglio Nazionale dei Geologi propone da tempo, per la salvaguardia e corretta gestione di tale preziosa risorsa, interventi strutturali e non strutturali sul territorio, valorizzazione e riorganizzazione delle strutture pubbliche, ma soprattutto conoscenza e prevenzione a tutto campo».

«L’esperienza derivante dalla pratica professionale quotidiana e dal confronto con il complesso ed eterogeneo assetto idrogeologico del territorio italiano è, infatti – ha concluso – fondamentale per affinare il sistema di monitoraggio delle risorse idriche sotterranee, consentendo di implementare l’elemento conoscitivo che risulta basilare ai fini di una corretta pianificazione e di un uso sostenibile della risorsa». (rrm)

L’Ordine dei Geologi della Calabria scrive all’Anci: Coinvolgere Ordini professionali per progettazione interventi Pnrr

Giulio Iovine, presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria, ha scritto una lettera aperta a Marcello Manna, presidente di Anci Calabria, chiedendo di coinvolgere gli ordini professionali «e quindi delle centinaia di validi professionisti a essi afferenti» per le progettazioni degli interventi per il Pnrr.

«Grazie alle proprie competenze – ha spiegato nella lettera – i professionisti possono offrire un importante supporto (al pubblico e al  privato) per istruire correttamente le pratiche e ottimizzare l’impiego delle risorse, con maggiori garanzie sulla  qualità e la riuscita degli interventi tecnici. In particolare, i Geologi possono offrire il proprio peculiare contributo  per un ampio ventaglio di finalità – dalla salvaguardia del territorio alla mitigazione dei rischi naturali (in parte,  accentuati dai cambiamenti climatici), dalla bonifica dei siti inquinati al miglioramento della gestione dei rifiuti,  dall’utilizzo sostenibile delle geo-risorse alla riduzione dell’inquinamento, al miglioramento dell’efficienza  energetica».  

«Tra i temi principali del Pnrr – è stato spiegato – c’è il rapporto della Pubblica Amministrazione con il mondo delle professioni  nei diversi settori (scientifico, ambientale e di pianificazione/progettazione), anche attraverso la semplificazione  delle strutture organizzative e lo snellimento dei procedimenti decisionali, autorizzativi e di controllo.  Considerata la rilevante mole di risorse previste dal PNRR, risulta inoltre quantomai fondamentale una corretta  selezione dei soggetti da coinvolgere per il supporto alle attività della PA».

«A tal fine – si legge nella nota – dall’agosto scorso, è stato  implementato il portale inPA per il reclutamento di posizioni di carattere tecnico (cfr. https://www.inpa.gov.it/),  attualmente in corso di popolamento con la registrazione dei professionisti interessati. Attraverso semplici  strumenti di preselezione delle competenze desiderate, gli enti pubblici potranno scegliere in maniera più efficace  i soggetti cui affidarsi».  

«Il portale inPA – è stato spiegato – è destinato ad assumere un ruolo importante per le opportunità di impiego e di collaborazioni  qualificate, offrendo un ampio bacino di candidati esperti, appartenenti ai diversi ordini professionali, in grado di  dare un prezioso contributo alla crescita e alla modernizzazione della Calabria. Sollecitiamo, come ordini  professionali, l’adesione degli iscritti a detta piattaforma, e ne auspichiamo al contempo un utilizzo esteso da  parte della Pubblica Amministrazione». (rcz)  

Le proposte dell’Ordine dei Geologi ai candidati: Valorizzare geo-risorse e mitigare rischi naturali

Il presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria, Alfonso Aliperta, ha scritto ai quattro candidati alla presidenza della Regione, sottolineando la necessità di «indirizzi politici nuovi, capaci di superare la logica delle emergenze, e di coinvolgere i soggetti  interessati alla mitigazione dei rischi e alla valorizzazione delle geo-risorse, con effetti positivi anche sul piano  economico».

Questo, in quanto «i disastri che ciclicamente si verificano nelle regioni italiane evidenziano, semmai ve ne fosse bisogno, la  drammatica vulnerabilità del territorio rispetto agli eventi naturali, anche in conseguenza di  un’antropizzazione scriteriata e di una manutenzione insufficiente delle opere. Risulta quindi necessario  avviare, con urgenza, azioni politiche efficaci per la mitigazione dei rischi, basate su una corretta definizione  delle priorità degli interventi, prevedendo un’assegnazione adeguata di risorse economiche» ha spiegato il presidente Aliperta, che ha sottolineato come «assumono particolare rilevanza la qualità della formazione scolastica e  universitaria, l’aggiornamento professionale, e la diffusione di conoscenze specialistiche».

«Sulla base di tali considerazioni – si legge nella lettera – questo Ordine professionale ha individuato i seguenti indirizzi prioritari, e  ne auspica l’urgente attuazione da parte dell’amministrazione regionale. Detti indirizzi dovrebbero trovare  applicazione attraverso:  la semplificazione normativa per il governo e la manutenzione del territorio (anche attraverso la  riduzione/riorganizzazione dei Dipartimenti attualmente impegnati sulle stesse problematiche); l’adozione di un approccio tecnico-scientifico multidisciplinare, ispirato alle più recenti conoscenze nel  settore;  l’assegnazione di adeguate risorse economiche per idonei orizzonti temporali, mediante l’utilizzo di  opportuni meccanismi finanziari».  

«L’Ordine dei Geologi della Calabria chiede, pertanto – continua la lettera – che vengano incluse nel programma del nuovo governo  regionale le azioni sottoelencate. In tal modo, si produrrebbero notevoli benefici per la popolazione calabrese,  in termini di sicurezza, e si offrirebbe una formidabile occasione di rilancio economico e occupazionale per  l’intero territorio».

«I temi – viene spiegato – vanno dall’istituzione di una Servizio Geologico Regionale, alla Pianificazione territoriale (Legge Urbanistica, Piani di Emergenza comunali, Pai e PGRA), al riordino della normativa sulla difesa del suolo, all’istituzione di presidi idrogeologici permanenti, al monitoraggio e miglioramento della legge sismica, al completamento degli studi di microzonazione, alla riqualificazione urbana, al Piano di tutela delle acque, allo sfruttamento di forme di energia pulita (come quella geotermica)».

E ancora, «alla regolamentazione delle attività estrattive, allo snellimento delle procedure di pagamento delle prestazioni professionali, al miglioramento del sistema di allertamento regionale per il rischio geo-idrologico, alla redazione di una legge per la mitigazione del rischio da Radon, alle bonifiche ambientali. Dedicando la giusta attenzione alle tematiche proposte, si potrebbero produrre notevoli benefici, in termini di sicurezza, per la popolazione calabrese, cogliendo una formidabile occasione di rilancio economico e occupazionale per l’intero territorio». (rrm)

 

Giulio Iovine è il nuovo presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria

Prestigioso incarico per Giulio Iovine, che è il nuovo presidente dell’Ordine dei Geologi della Calabria.

La nomina è avvenuta nel corso delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’ordine, che ha visto su 721 aventi diritto, votare in 516 (pari al 72%), attraverso la piattaforma on line di SkyVote, già utilizzata in altre analoghe occasioni a scala regionale e nazionale.

La proposta di politica ordinistica della lista Geologi Calabria rappresenta la naturale continuazione di quanto già avviato e, in parte realizzato, nel corso delle precedenti consiliature.

Il Presidente Alfonso Aliperta, a nome dell’attuale Consiglio in carica (in scadenza il prossimo 1 ottobre), formula i migliori auguri ai Consiglieri neoeletti, confidando in un quadriennio fruttuoso nell’interesse dell’intera categoria professionale.
Il nuovo consiglio dell’ordine per il quadriennio 2021/25 che, secondo i termini di legge, si insedierà l’uno ottobre, è composto da: Giulio Iovine (464 voti), Anna Altomare (438), Carlo Artusa (437), Luigi Spina (431), Giuliana Teti (427), Giovanni Andiloro (425), Vincenzo Basile (419), Maria Alice (418), Domenico Putrino (417), Rosario Biafora (410), Geppino Feoli (Sez. B – 444). (rcz)

In copertina, Alfonso Aliperta e Giulio Iovine